sabato, marzo 30, 2013

Hermione vs Bella Una sfida tutta al femminile




JK Rowling,autrice della saga HarryPotter ha creato il personaggio di Hermione Granger, mentreStephanie Meyer, autrice di Twilight, ha creato Bella Swan.
Senza ombra di dubbio i due personagg icoprono generazioni diverse, la piccola maghetta è sicuramentel'idolo delle teenager dei primi anni duemila, mentre la vampira sarà sicuramente l'idolo delle ragazzine degli ultimi anni duemila e deiprimi anni dieci.


Hermione viene presentata al pubblico come una giovane ragazza in età preadolescenziale, con tanta vogliadi apprendere e di essere indipendente. Assieme ai suoi amici Harry eRon, suo futuro marito, frequenteranno la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Insieme sfideranno per più di una volta, nel corso dei 7 libri, il malvagio Lord Voldemort arrivando a sconfiggerlo alla fine del settimo capitolo della saga.
La giovane maga ha un carattere molto solare, ma molto spesso è sulle sue, non si lascia andare facilmente ai sentimenti e ha come primo obbiettivo nelle sua vita quello di diventare una grande maga. Può essere definita la tipica secchiona del corso, ma in realtà ha un alto QI e un grande senso dell'organizzazione che le permette di seguire e di conseguire ottimi risultati in tutti i corsi scolastici. Basti pensare a quando fa uso del gira tempo durante il terzo libro per poter seguire due lezioni contemporaneamente. Questa voglia di intraprendenza è data soprattutto dal suo voler dimostrare che può benissimo essere una grandissima maga, sebbene sia una mezzosangue.
Il lato sentimentale di Hermione non è mai messo in secondo piano, anzi è comunque una parte integrantedella storia, però la sua descrizione non è mai stucchevole o nauseante come accade in altri autori. Qui i suoi sentimenti sono trattati ed esposti al pubblico sotto un profilo romantico e soprattutto reale, sebbene ci troviamo all'interno di un libro fantasy. Hermione coronerà il suo sogno d'amore alla fine del settimo libro sposandosi con Ron Weasley, e lavorerà come impiegata presso il ministero della magia e si occuperà della difesa dei diritti degli elfi e della regolamentazione della magia; riuscendo a realizzare tutti i suoi obbiettivi.


Bella invece è già un'adolescente quando il pubblico la incontra. Sin dalle prime righe viene descritta dalla Meyer come una ragazza sfigata, con una apatia allucinante e con una vita abbastanza piatta. La sua vita piatta, stile ECG dopo una dissecazione aortica, inizia a rianimarsi quando incontra Edward Cullen, il vampiro centenario che insieme ai suoi fratelli frequenta ancora il liceo.
I due iniziano a conoscersi, basta uno sguardo per farli innamorare, e già qui si capisce il QI di questi due.
Saltiamo tutti questi fronzoli e arriviamo direttamente al nocciolo della questione.
Lei è innamorata del vampiro, lui dilei, ma poi si lasciano, lei inizia a frequentarsi con il suo ex migliore amico Jacob, un futuro lupo mannaro (anche qui abbiamo la conferma del suo QI in continua crescita) e nemico giurato dei vampiri, e in tutto questo lei tenta il suicidio perché non può vivere senza il suo amato Edward, ma lui a sua insaputa la salva.Alla fine i due tornano insieme, con la promessa di un amore eterno a patto che lui la trasformi in vampira. Tra “no” “ma si...”“chissà... forse un giorno”, Bella resta pregna di un vampiro(roba che nemmeno il paradosso di Achille e della tartaruga reggerebbe a questo), partorisce la bambina in men che non si dica,rischiano di morire, ed è qui che lui decide di trasformarla.
Ora vi chiederete “Quindi è finita qui la storia?”. Purtroppo per noi NO perché la Meyer poi ci regalerà un ultimo e avvincente libro... ma questa è tutta un'altra storia.
Di cosa sono portatrici queste due figure?
Hermione sicuramente reincarna tutti i valori e gli ideali per i quali le donne hanno combattuto negliultimi duecento anni, dall'indipendenza dal genere maschile (sembra che invece Ron e Harry dipendano da lei), fino al coronamento di una carriera stupenda e alla realizzazione nell'ambito famigliare.
Bella forse o quasi certamente ha distrutto quelli che sono gli ideali e i valori del genere femminile.Ha cambiato se stessa per l'uomo che ama, e ha anche cercato di annullare la sua vita suicidandosi, per amore. Non si può certo definire un esempio morale da seguire, sebbene nell'ultimo capito della saga ha dimostrato un forte senso materno e il desiderio di proteggere la famiglia ad ogni costo, sentimenti che a volte sono innati in una donna.

E con questo post la redazione di Prudence chiude il suo mese femminile. Speriamo di aver celebrato a lmeglio la donna, in ogni ambito, e speriamo anche... che vi stiate appassionando.

venerdì, marzo 29, 2013

Ore 12 - Lene Marlin's sitting down here...

Bene. Da una settimana all'altra siamo passati da un emisfero all'altro. Infatti se sette giorni fa abbiamo fatto una capatina in Indonesia, oggi torniamo nell'emisfero nord...e anche parecchio a nord; più precisamente ci spostiamo nella fredda Norvegia, in quel di Tromsø, oltre il Circolo Polare Artico.


È tra il ghiaccio e il gelido vento del nord che è cresciuta un'artista che, ormai due decenni or sono, fece capolino nel panorama musicale internazionale. A dire la verità, anche io l'avevo un po' dimenticata, e in testa mi era rimasto il ritornello di una sua canzone, ma non ne ricordavo bene nemmeno le parole. Poi, grazie al mio nuovo telefono (ci manca solo che facciano il caffè!), ho svelato l'arcano mistero: si trattava di Sitting Down Here, capolavoro di Lene Marlin. Quando poi ho notato che era anche scandinava, e data la mia preferenza assoluta per il Nord Europa, non ho potuto far altro se non apprezzare ancora di più tutta la sua discografia.

 
In Italia, Lene Marlin ha avuto un ottimo esordio, per poi vedere la propria fama sbiadire con il passare del tempo. Per cui oggi "riabilitiamo" la bella norvegese che era seduta proprio qui.

Lene Marlin Pedersen nasce a Tromsø nell'Agosto del 1980. A soli 18 anni, nel 1998, è presente nella colonna sonora del film francese Mauvaises Fréquentations (il titolo inglese è Bad Company), che ha un ottimo riscontro di vendite in Francia, Italia, Regno Unito, Svezia e Nuova Zelanda, oltre che nella sua natìa Norvegia. Il brano si intitola Where I'm Headed, e fa presagire lo stile tipico della cantante: chitarra, un po' di batteria e una voce melodiosa, dolce e simpatica che mette buonumore già dopo pochi secondi.
Il successo riscosso da Where I'm Headed sostiene anche quello, ancora più clamoroso di Unforgivable Sinner e Sitting Down Here, che per mesi spopolano nelle classifiche di tutta Europa, e in particolare in quelle italiane, dove l'album che contiene i suddetti brani, Playing My Game, viene riconosciuto triplo disco di platino (riconoscimento superato solo in Norvegia dove diventa addirittura quintuplo). Il pop spensierato e sincero di Lene Marlin piace sia da questa parte dell'Atlantico che dall'altra, e i riconoscimenti arrivano nel corso del 1999, quando viene proclamata "Migliore Artista Nordico" da MTV, e del 2000. Ecco a voi gli ultimi due singoli menzionati: la malinconica Unforgivable Sinner e la movimentata Sitting Down Here!


"You know where you've sent her, you sure know where you are
You're trying to ease off, b
ut you know you won't get far
And now she's up there, s
ings like an angel

But you can't hear those words, and now she's up there
Sings like an angel, unforgivable sinner" (Lene Marlin - Unforgivable Sinner)



"I'm sitting down here, but hey you can't see me
Kinda invisible, y
ou don't sense my stay
Not truly hiding, not like a shadowJust thought I would join you for one day" (Lene Marlin - Sitting Down Here)

Dopo i grandi successi del suo primo album, Lene torna tre anni dopo con una nuova raccolta di inediti, e il primo Paese in cui la pubblica è proprio l'Italia, che sembra apprezzare di buon grado la musica della cantante scandinava. Successivamente il CD viene rilasciato anche nel resto d'Europa, con il titolo Another Day. Inutile dire che il successo commerciale è stato immediato, a conferma del suo grande potenziale artistico. Le tracce dell'album mostrano una serietà e una maturità evidenti, ma non stravolgono lo stile introdotto in Playing My Game e nonostante i testi siano un po' più impegnativi, la Marlin sfoggia un sorriso sereno e non dà mai l'impressione di essere troppo tragica o disperata: praticamente una vera scandinava.
I singoli estratti sono Another Day, You Weren't There e, in esclusiva per l'Italia (cosa insolita, ma dato il forte legame tra Lene e i suoi fan italiani), Sorry. Tutti brani che meritano di essere ascoltati...e infatti sono qui in basso!



 

"Another day goes by, will never know just wonder why
You made me feel good, made me smile
I see it now, and I can say it's gone.
That would be a lie,

Cannot control this, this thing called love
Always have to move on, to leave it all behindGo along with time..."
(Lene Marlin - Another Day)

"You weren't there, distant, far away
It's like this every day, they see you in their heads

Wonder if you'll come

Afraid to close their eyes, and miss you once again
Cannot turn back time, a wish yet to come true
They're making up these stories about you" (Lene Marlin - You Weren't There)

"I'm sorry, it's just too late to get it all back, get back what we hadI'm sorry, it's just not rightWe both know it wasn't meant to be like this at all
Time won't change this,
change the way I feel" (Lene Marlin - Sorry)



Nel 2005 Lene Marlin torna con un nuovo album, dal titolo Lost In A Moment. A dirla tutta, questa raccolta segna l'exploit della norvegese...in Asia! Infatti, durante un tour promozionale in Cina e Taiwan, nel 2006, Lost In A Moment va incontro a un successo di vendite inimmaginabile, diventando a fine anno uno degli album europei più venduto nell'Estremo Oriente. Tutto ciò anche grazie alla presenza del brano Still Here, cover di una canzone dell'apprezzatissima (almeno in Asia) cantante Faye Wong. In Europa, al contrario, non è stato accolto così bene come i due precedenti lavori, e oltre al solito estratto esclusivo per l'Italia, palcoscenico preferito della Marlin (What If), è stato rilasciato un solo brano, How Would It Be. Il timbro vocale della cantante è un po' cambiato, ormai ha 25 anni e non è più una teenager, ma riesce comunque a trasmettere emozioni a chi la ascolta. Di questo album propongo How Would It Be e My Lucky Day, che è stata usata, inoltre, come sottofondo per uno spot pubblicitario del Kinder Sorpresa.




"I know you must be happy
Thrilled that I'm not there
Yet I know that I will make it,

Make it good for me out here
And soon I will be smiling,
Everything will be okay
I'll not worry anymore,
that will be my lucky day" (Lene Marlin - My Lucky Day)


"And now, I won't see you again
The moment was there but we lost it

Time changed it all
And we let it, we let it happen
And now,
I wonder how it would beIf things stayed the same and we liked it

The end of a search 'cos we found it..."
(Lene Marlin - How Would It Be)


Al momento, l'ultimo album di inediti pubblicato da Lene Marlin è quello del 2009, che si chiama Twist The Truth. Il disco ha ottenuto un buon piazzamento in Norvegia e ha confermato il gradimento del pubblico orientale, mentre nel resto d'Europa ha tirato parecchio il fiato, offuscato dalla miriade di artisti emergenti in quel periodo, e poi anche dalla risalita dei dischi di Michael Jackson, morto tre mesi dopo la pubblicazione del CD. Here We Are è il primo (e unico) estratto dall'album, che viene purtroppo trasmesso, seppur con numerosi apprezzamenti, solo nel suo Paese natale, mentre all'estero passa inosservato. Ancora una volta lo stile della Marlin è semplice e lineare, senza grandi elaborazioni o uso di sintetizzatori o di artifici per migliorare la qualità della sua voce. La sobrietà la fa da padrona (e forse anche un po' troppo, aggiungerei), ma la qualità dei brani rimane molto alta. Ecco, quindi, Here We Are, nella speranza che Lene Marlin ritorni presto con un nuovo disco di inediti (al momento è stata pubblicata una compilation con i suoi più grandi successi, dal titolo Here We Are - Historier så langt, solo in Norvegia però).


"Now you wanna hold my hand
You chose to take it

The truth is that I never really thought we’d make it

Here we are
No chance I’m leaving
Ideas of love and life for sure can be deceiving
Here we are now" (Lene Marlin - Here We Are)

le Regine del Fantasy


In questa soleggiata ma ventosissima domenica di marzo, sto seduta davanti al computer pensando all’oggetto del mio prossimo articolo. L’idea era quella di parlare di una scrittrice, una donna in un “mondo di uomini” quale quello della scrittura: la prima a cui ho pensato, essendo una sua grande fan, è stata Jane Austen, ma poi ho preferito di altre due scrittrici, modernissime e famosissime.

Sto parlando di J.K. Rowling, mamma di Harry Potter, e Stephenie Meyer, creatrice della saga di Twilight. Una inglese, l’altra americana, una “bravissima” e l’altra “non tanto brava” (cito Stephen King, e condivido).


Magia e vampiri, letterariamente parlando, due dei temi più inflazionati nel corso di questi ultimi duecento anni. La Rowling e la Meyer vantano dei predecessori quali Lewis Carrol ,J.R. Tolkien, Le Guin ed anche Stevenson, Stoker, Ann Radcliffe, Anne Rice… un fardello bello pesante da portare, ma comunque un modo facile di fare successo, perché da sempre, i lettori hanno amato i romanzi che parlavano di mondi nuovi, strabilianti e di imprese epiche. 

Il punto è che mentre la mamma di Harry Potter ha dato vita ad una saga indimenticabile e ricca di temi, la sua collega non è stata all’altezza del compito.

Il solco della tradizione

In Harry Potter la vicenda è ambientata prevalentemente in Inghilterra; più o meno quella che conosciamo noi. Ministero della Magia, Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwartz, Diagon Alley e gli altri posti frequentati dai personaggi del libro, sono celati agli occhi della comunità dei non magici,i babbani, ma esistono. Il mondo magico è caratterizzato da varie comunità sparse per il mondo, che per ragioni di sicurezza si nascondono tra i babbani mantenendo l’anonimato. Hanno regole, statuti, corpo di polizia, organi politici e, perfino uno sport nazionale! Inoltre spesso la Storia del mondo magico si intreccia con quella dei non magici(la nostra Storia).
La grande forza della Rowling è stata quella di creare un mondo incantato, ma allo stesso tempo plausibile perché ricco, tra le tante cose, di richiami alla tradizione popolare inglese, alle leggende e anche ai miti. Fenici dalla mitologia classica, draghi dalla tradizione medioevale inglese, la spada di Grifondoro magicamente estratta dal cappello come chiaro riferimento alla leggenda di Re Artù e della sua Excalibur, Giganti, lupi mannari (non quelle femminucce senza maglietta della Mayer, ma veri e spaventosi licantropi); Le fiabe di Beda il Bardo, hanno la stessa anima delle fiabe dei fratelli Grimm. Ogni cosa è stata studiata nei minimi dettagli: gli incantesimi in latino, sintomo dell’influenza del mondo romano anche nell’antica Inghilterra,tutti tranne l’anatema che uccide: strana forma, di una lingua ignota, perché è l’incantesimo che più si allontana dalla civiltà.  
 E Fuffy?Il cane a tre teste a guardia della pietra filosofale? Non vi dice niente il nome Cerbero? Il potere del basilisco di pietrificare chiunque lo guardasse negli occhi? Ricorda Medusa, no? Insomma, potrei passare la vita a citarvi i vari richiami e le strizzatine d’occhio che la Rowling ha introdotto nei suoi sette libri, ma ciò che conta è capirne la genialità: ha creato qualcosa di nuovo poggiandosi su un sapere passato.
Nella saga di Twilight, si parla di vampiri. Nella fattispece essi  non mangiano sangue umano, non muoiono se impalettati e soprattutto…brillano al sole! Se io fossi Stoker, non mi sarei limitato a rigirarmi nella tomba, no! Io sarei risorto e avrei staccato la testa a morsi a quella pseudo scrittrice della Mayer! Li chiamano creature della notte per una ragione, no? Nella tradizione il vampiro è un uomo infettato da un demone. Morto che cammina, dotato di grande forza e che deve bere sangue per continuare a vivere. Il vampiro è cattivo, non ha compassione, non prova amore e tutto ciò che lo smuove è la sete di sangue e invece in Twilight noi abbiamo una intera famigliola vampiresca che ha scelto in virtù di non si sa che cosa di diventare “vegetariana”! ok, posso pure concederlo, ma Carlisle chirurgo?  Come mettere un alcolizzato a vendere liquori.

 Non voglio mettere in dubbio le conoscenze letterarie della Mayer, magari ha scelto di ignorare la tradizione per dare un tocco di originalità… si, ma le creature della notte che brillano??? Perché? Che senso ha?
Dopo aver ignorato le basi più elementari dei racconti sui vampiri, oltre che andandosene per la tangente con i lupi mannari (si possono trasformare quando vogliono? E la questione della luna piena? La perdita di controllo del lupo ogni volta che si trasforma?) rendendoli creature destinate a debellare dal mondo i vampiri (eh?), ha deciso di richiamarsi ad un altro tipo di tradizione letteraria: Austen, Shakespeare di Romeo e Giulietta, e la Bronte di Cime Tempestose (uno per ciascuno dei tre libri, per il quarto, credo che pure lei si sia resa conto dell’insensatezza dilagante nella trama). Purtroppo, sono tre dei miei autori preferiti, tre delle mie opere preferite…usate nel peggiore dei modi possibili. Prendiamo ad esempio New Moon: Edward lascia Bella perché teme che per lei sia troppo pericolosa la loro relazione. Bella, da “vera donna” cosa fa? Passa tutto il tempo in depressione, un’ameba , un essere inanimato che preferisce rischiare la vita semplicemente per risentire ancora la voce del suo amato non-morto, piuttosto che farsene una ragione. E lei con estrema modestia paragona la propria situazione a quella della famosissima tragedia di Shakespeare “Romeo and Juliet”: Giulietta, a parer mio, ha un bel caratterino; sposa Romeo in segreto, si mette contro il padre per non sposare Paride e cospira con frate Lorenzo per simulare la propria morte. Giulietta è tutto tranne che una depressa maniaco compulsiva. Bella si sente come Elisabeth Bennet davanti a Mr Darcy, non ricordo che Elisabeth abbia mai sbavato sui pantaloni di Fitzwilliam Darcy…

L’amore e la guerra

Harry Potter, lo sappiamo, è la storia di una guerra, la guerra dell’intero popolo magico contro Lord Voldemort: il signore Oscuro. Non una sola guerra, ma due, una combattuta prima della nascita di Harry, e fermata involontariamente da lui, e l’altra ricominciata grazie a lui (non è un richiamo alle due guerre mondiali?) Harry Potter è un romanzo di lotta,ma anche, di amore declinato in tutte le sue forme( da quello materno che protegge Harry dall’anatema che uccide,a quello tra gli amici fidati di sempre, ai compagni, fino all’amore tra uomo e donna) l’amore è il motore della lotta, è la ragione per cui Harry e gli altri membri dell’Ordine della Fenice sono pronti a morire. L’amore è la forza, è ciò che porterà al trionfo di Harry ed alla sconfitta di Voldemort (più volte da Silente accusato di non poter provare questo sentimento). La Rowling ha trovato il giusto tempo e il giusto spazio per raccontare delle vicissitudini amorose di ciascun personaggio ( vogliamo dimenticare Piton?)senza far apparire la trama stucchevole e senza incentrarla solo su questo argomento. Tutti i personaggi sono impegnati in una lotta più importante, una battaglia per il bene superiore, per proteggere i propri cari. Ognuno conosce il proprio dovere, ognuno sa che c’è un prezzo da pagare. Non c’è tempo per le smancerie o le interminabili dichiarazioni di Bella ad Edward e viceversa. Ron ed Hermione ci mettono sette anni per dichiararsi, ma in effetti non si dichiarano nemmeno, non serve: Hermione bacia Ron dopo che lui sottolinea la necessità di liberare gli elfi domestici delle cucine. Harry lascia Ginny perché deve andare in cerca degli Horcrux, ma Ginny non va in depressione come Bella, anzi,  mette su ad Hogwartz un fronte partigiano contro Piton e i mangiamorte che infestano la scuola. Si amano davvero, ma non in maniera morbosa ed assillante. Bella più di una volta nei libri sottolinea il suo malessere nello stare fisicamente lontana da Edward! È amore? È follia! Bella rinuncia alla sua umanità, alla sua famiglia, ai suoi amici e alla sua vita per diventare vampiro, per stare accanto a lui? Si, romanticissimo se il prezzo non fosse la propria vita.
Vogliamo parlare dell’epica battaglia contro i Volturi che la Meyer ha promesso ai lettori fin dalla fine del secondo libro? Dov’è? La Meyer tutte le volte che deve raccontare una scena di guerra o la evita discostando lo sguardo e focalizzandosi (ma guarda un po’) sul travaglio Bella-Edward, o non la racconta perché la voce narrante (sempre la nostra superwoman) è svenuta, si è addormentata o è caduta. La parte più bella dei romanzi di Harry Potter era l’immancabile battaglia finale, battaglie che in un climax ascendente diventano anno dopo anno sempre più travolgenti, potenti ed importanti. Mentre leggevo dell’ultimo scontro tra Harry e Voldemort, ricordo che mi tremavano le mani per quanto la Rowling avesse tenuto altissima la tensione della scena:  solo loro due, bacchette puntate che camminano in cerchio, aspettando il momento opportuno per colpire. Una cosa del genere la Meyer se la sogna.

Tutto è bene quel che finisce bene…

 Qual è la prima cosa da fare quando si sta scrivendo una saga? Costruire la storia e darsi un inizio uno sviluppo ed una fine, e poi, scrivere il primo libro. In una sua intervista la Meyer diceva candidamente al giornalista di “non avere minimamente idea di come potesse finire il suo romanzo” e, a giudicare dalla qualità di Breaking Down, penso che fosse assolutamente sincera. Il Quarto libro della saga di Twilight ci regala subito: una gravidanza inspiegabile umana-vampiro, un lupo mannaro innamorato Follemente di Bella che ha l’imprinting con la figlia mezza-vampiressa-appena-nata di lei e del suo acerrimo nemico, il vampiro Edward, che altro? Ah, si la trasformazione di Bella in vampiro; trasformazione che al contrario delle più tetre premesse si rivela facile come cambiarsi le mutande, e l’assenza totale dell’epico scontro che tutti aspettavano. Quattro libri, uno più inspiegabile dell’altro con quelle quarantamila storie lasciate in sospeso e mai giustificate tanto che una volta letta l’ultima parola dell’ultima pagina dell’ultimo libro, tutto ciò che ti viene in mente è una sonora e lunga parolaccia rivolta all’autrice, all’editore, al tuo libraio, ma, soprattutto a te stesso che hai deciso di continuare a leggere questo abominio “fin proprio alla fine”.
J.K.Rowling ci ha messo cinque anni per scrivere il primo libro, ha delineato gli sviluppi della storia fin dalla prima pagina, e ha guidato i lettori passo passo, scoprendo di volta in volta nuovi particolari. I libri crescono con il lettore, diventando sempre più complessi man mano che Harry e noi cresciamo. La Rowling guida i propri lettori come Silente guida il suo pupillo, e , alla fine, quando tutto è finito, devi rileggerti tutto l’ultimo capitolo perché con i lacrimoni che ti sono venuti giù, hai capito si e no due parole.

giovedì, marzo 28, 2013

Ore 12.00: La forza di noi donne.



Perché non ha saliva, perché non ho robaccia, perché non ho la polvere, perché non ho quello che c’è nell’aria, perché io sono aria. Lasciate che vi tenti col mio magico potere…. 
Sono un donna che Grida Sono una donna di Discorso Sono una donna Non so niente Sono una donna So tutto Sono una donna a Giornata Sono una donna Sole Sono una donna Tardo pomeriggio Sono una donna Luce d’argento Sono una donna Luce d’ambra Sono una donna Luce Smeraldo Sono una donna Abbandonata Sono una donna Confusa Una donna Latitante Una donna Assente Una donna Trasparente Una donna Assenzio Una donna Tiranneggiata Una donna Sventrata Sono una donna con le Ferite Sono una donna Seducente Sono una donna che Parla in fretta Sono una donna Vagabondo Sono una donna Che sfida Sono una donna Impazzita Sono una donna Annientata Una donna Detonante Una donna Demone Sono una donna Embrione Sono una donna Paradiso Sono un donna Solo Sono un donna Farfalla Sono un donna Giustizia. 
Io so come urlare io so come cantare. Sono la donna che parla in fretta. Io so come urlare io so come cantare. Sono la donna che parla in fretta. 
Sono la donna Luna Sono la donna Giorno Sono la donna Bambola Sono la donna Rock La signora nel Lago La signora nella Sabbia Sono unaa donna Strega Sono un donna Mendicante Una donna Tenebra Una donna Ombra Una donna che Canta Una donna che Dorme Una donna Musica Una donna Mistica Una donna Kaktus Sono una donna Terribile Sono una donna Impaziente Sono una donna Bamabina, e piangerò, Sono una donna Senza fiato Sono una donna Tagliata Una donna Cucita Sono una donna Infibulata l’Artista che sogna dentro la sua casa Sono una donna Criminale Sono una donna Dissonante Sono una donna Anarchica Sono una donna Budda Una donna Senza casa Una donna Dimenticata Una donna Divisa Una donna che Balla nella sua casa Sono una donna Contesa Sono una donna Irrisolta Che studia Che scrive Che chiama Sono una donna Vendetta Sono una donna Inventiva Sono una donna Invettiva. 
Io so come urlare io so come cantare. Sono la donna che parla in fretta. Io so come urlare io so come cantare. Sono la donna che parla in fretta. 
Sono una donna Angelo Sono una donna Diavolo Sono una donna Impoverita Una donna con bambino Una donna Ermafrodite Sono una donna dai Piedi grandi Sono una donna dal Cuore grande Sono una donna con il Passaporto Sono una donna Immigrante Sono una donna Col peso sulle spalle Sono una donna Vecchia Sono una donna Principessa Sono una donna Serpente Sono una donna Sensibile Sono una donna Senza sensi Sono una donna Ambigua Una donna Tecnologica Una donna Magica Sono una donna Ermetica Una donna Zingara Sono una donna Percussione Sono una donna Ieratica Sono una donna Vesuviana Sono una donna Temeraria 
Sono una donna Barracuda Una donna Bellicosa Una donna Caritatevole Sono una Assassina sola e sono seduta nella mia cella Sono una donna Infiammata pronta a bruciare Sono la Notoria Infedele Una donna Infetta Una donna nella sua casa 
Sono un donna Innamorata. Io so come urlare io so come cantare. Sono la donna che parla in fretta. Io so come urlare io so come cantareIo so come Godere (Donna che parla in fretta; Marina Rei.)


mercoledì, marzo 27, 2013

Ore 00 - Alda Merini: una donna amante del vivere.


Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso
sei un granello di colpa
anche agli occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre
per l'emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d'amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci
ancora a piangere,
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra
e innalzi il tuo canto d'amore.”

Versi d'amore, di rabbia, di delusione ma anche di forza e tenacia, quelli della grande poetessa Alda Merini. Conosciuta, purtroppo, come La donna “pazza” capace di esprimere egregiamente i sentimenti attraverso le parole: questo è ciò che gli ottusi vedono.
Io vedo una magnifica donna, dall'animo coraggioso, pronta a resistere alle sofferenze del manicomio e a vivere di poesia. Una poesia in grado di lasciarti senza parole, di stupirti e sorprendenti per la sua intensità, quasi a voler lasciar scorrere lacrime consapevoli e profonde.
La cantante delle emozioni per eccellenza.

Alda Merini ha sofferto e patito nella sua vita. Sin da subito con la guerra: costretta a vivere per anni in un casolare vicino ad una risaia e privata della possibilità di studiare, riesce a resistere sino a quando non torna a Milano (la sua città) ma si ritrova in un locale, accampata, soffocata. Sposa Ettore Carniti, un uomo che amerà con tutta se stessa ma dal quale dovrà subire violenze. Il suo stato d'animo inizia a vacillare per poi sfociare in disturbi psichici: malinconia, depressione nell'ambiente domestico. Anni e anni in manicomio segnano la sua personalità. Dure sono le parole che la stessa poetessa esprime nei confronti del trattamento riservato soprattutto alle donne internate nei diversi ospedali che si trova a frequentare.

Quando ci mettevano il cappio al collo
e ci buttavano sulle brandine nude
insieme a cocci immondi di bottiglie
per favorire l'autoannientamento,
allora sulle fronti madide
compariva il sudore degli orti sacri,
degli orti maledetti degli ulivi.”
e ci buttavano sulle brandine nudeinsieme a cocci immondi di bottiglieper favorire l'autoannientamento,allora sulle fronti madidecompariva il sudore degli orti sacri,degli orti maledetti degli ulivi.”

O contro gli stessi preti che si occupavano delle funzioni religiose in quegli ambienti: stuprano le giovani donne, ridono di loro, e Alda non può che allontanarsi dalla sua fede in Dio e dipingerlo come un tempio cattivo che ci guarda da lontano.
Solo con il passare degli anni Anna, ormai vedova, riuscirà a ritrovare se stessa e l'amore per la poesia superando il periodo cupo e vuoto della sua esistenza. Da clochard nella casa dei Navigli, fra libri, quadri e sigarette, spesso in compagnia dei suoi amici artisti. Scoperta da Giacinto Spagnoletti sono in tanti ad apprezzarla: da Quasimodo a Montale, a Pasolini alla Spaziani. Ottiene persino il premio Montale Guggenheim nel 1993. Ma ciò che rimane di lei è la sua profonda passione per la letteratura e la poesia, la sua voglia di vivere e l'ardore che accompagna i suoi scritti. E' “una macchina d'amore”: è ciò che muove la sua vita, ciò che la avvicina nonostante tutto a suo marito, ciò che la porta ad aprirsi al prossimo, a resistere fra mura oscure, a pregare quando ne aveva bisogno, a sognare di poter volare in alto, a desiderare le sue figlie, a mascherare la malinconia o il vuoto della quotidianità, a desiderare e a soffrire allo stesso tempo.
Io ero un uccello
dal bianco ventre gentile,
qualcuno mi ha tagliato la gola,
per riderci sopra
non so.
Io ero un albatro grande
e volteggiavo sui mari.
Qualcuno ha fermato il mio viaggio,
senza nessuna carità di suono.
Ma anche distesa per terra
io canto ora per te
la mie canzone d'amore.”
Innalza il suo canto d'amore, non privo di sofferenza. Amare è soffrire. Ma “Chi ama è il genio dell'amore.”

La poetessa vive burrascosamente ma non si risparmia mai: la donna è un essere splendido che brama ogni giorno e può arrivare fino alla cima dell'universo.
Alda Merini trae il bene anche dalle sue esperienze negative, dalla sua fragilità d'animo, dalla sua battaglia interiore; non disdegna mai ciò che è stato: “Io la vita l’ho goduta tutta, a dispetto di quello che vanno dicendo sul manicomio.
Io la vita l’ho goduta perché mi piace anche l’inferno della vita e la vita è spesso un inferno…. per me la vita è stata bella perché l’ho pagata cara”
.

Un esempio di donna. Un esempio di scrittrice. Un esempio di libertà.