venerdì, maggio 31, 2013

Everybody's Changing, Keane Too.

Anche questo mese è ormai archiviato. Tra escursioni, studi matti e disperati e relazioni da consegnare, il tempo da dedicare a questo blog non è proprio tantissimo, ma cerco di tenere dignitosamente alta la bandiera del "venerdì alle 12" per quanto possibile.

Il mio desiderio era chiudere questi 31 giorni all'insegna dell'innocenza con qualcosa che seguisse il suddetto tema, ma i nomi che mi ronzavano in testa erano ben altri e ben lontani da possibili collegamenti appropriati. Stavolta si torna nella grande Inghilterra, dove abbiamo già fatto capolino per parlare di Imogen Heap. Il gran finale spetta di diritto a una band di quattro ragazzi (anche se fino a un paio di anni fa erano tre) che si è fatta apprezzare a suon di capolavori senza l'uso del basso, al punto di essere conosciuti come The band without guitar, la band senza chitarra. Il loro esordio risale a quasi dieci anni fa, con un brano orecchiabile che praticamente tutti ricordano:

So Little Time, try to understand that I'm
Trying to make a move just to stay in the game, I'm
Trying to stay awake and remember my name, but
Everybody's changing and I don't feel the same... 

Vi è tornata in mente la melodia? Everybody's Changing segnò il debutto prorompente dei Keane sul panorama musicale britannico ed internazionale. Poco però si sa di loro in Italia da un bel po' di tempo. Per cui sorge spontanea la domanda: che fine han fatto i Keane?

La formazione attuale dei Keane. Da sinistra: Tim Rice-Oxley, Richard Hughes, Tom Chaplin e Jesse Quin.
Tutto inizia in un reparto di ostetricia nell'Inghilterra meridionale. A distanza di meno di un mese due madri danno alla luce i propri figli, e diventano amiche, dando peraltro ai loro figli lo stesso nome: Tom Chaplin e Tom Rice-Oxley. Chaplin comincia a frequentare anche l'altro componente di casa Rice-Oxley, Tim. Nel corso degli anni (e dei passaggi di scuola, fino all'università) hanno avuto modo di conoscere anche gli altri due membri della futura band, Richard Hughes e Dominic Scott, in una sequela di eventi che si svolge tra lo University College di Londra, il Surrey ed Edimburgo. Ne nasce una cover band che ripropone brani di U2, Oasis e Beatles, dal nome Lotus Eaters. Nel 1997, dopo aver apprezzato ampiamente le doti al pianoforte di Tim Rice-Oxley, uno sconosciutissimo CHRIS MARTIN gli propone di lasciare i Lotus Eaters per unirsi ad un nuovo progetto, i Coldplay, ma lui rifiuta; di lì a poco, il nome del gruppo verrà cambiato in Cherry Keane, in onore di un'amica delle madri di Tim e Tom, che li ha incitati a seguire i loro sogni. Quando Cherry muore di cancro, lascia in eredità ai due una somma di denaro non indifferente, che sarà di grande aiuto al gruppo durante i momenti di difficoltà nella scalata verso la notorietà. Il nome della band viene ancora modificato, per l'ultima volta finalmente, ed abbreviato in Keane.

Il sound originale dei Keane è, a questo punto, molto diverso da quello attuale: Dominic Scott suona la chitarra elettrica, ed è presente nel gruppo solo fino al 2001, anno in cui lo lascia per i grandi timori sull'insuccesso del progetto dei quattro. I brani rilasciati sono Call Me What You Like e Wolf At The Door, fisicamente introvabili (i CD venivano venduti durante i concerti nei locali e negli eventi in cui si esibivano), ma disponibili online senza alcun problema - Tom si è espresso su questo argomento confessando di non essere turbato dalla condivisione di brani mai rilasciati ufficialmente. Ecco quindi lo stile originale dei Keane, a dodici anni di distanza!

 


 L'abbandono di Scott lascia i Keane senza un chitarrista, ma non viene sostituito: ecco che nasce il nuovo stile, questa volta quello definitivo, caratterizzato da un estensivo uso del sintetizzatore, che distorce anche il timbro distintivo delle tastiere. Chaplin, in un'intervista, le ha definite uno strumento inusuale per una band di ispirazione rock, ma considerando il loro suono "noioso", ha voluto utilizzarle in un nuovo modo, più originale, in modo che non fosse subito riconosciuto come il tipico suono di una tastiera.

Nel 2003 inizia la fase ascendente: vengono invitati in uno studio di registrazione a Les Essarts, in Francia, per registrare alcune canzoni, e tornati in Inghilterra riprendono le esibizioni live, interrotte nel 2002 durante il momento negativo. Il primo singolo pubblicato è Everybody's Changing, nel Maggio 2003. Il brano riceve critiche decisamente positive, e scala velocemente le classifiche britanniche rimanendoci per parecchio tempo. Nel frattempo i Keane ricevono numerose offerte di contratto, scegliendo la Island Records a Luglio 2003. Ma si congedano dalla loro vecchia casa discografica pubblicando con essa la potente This Is The Last Time. Mentre questa canzone ha un andamento più movimentato ed è una sfida per le doti vocali di Tom, la prima ha un ritmo più lento e meno esasperato dal punto di vista dell'estensione vocale, ma il mix di sintetizzatore e tastiere definisce una melodia molto orecchiabile e accattivante.



 

You have a bond with someone but you don't want to stay with them forever, so you decide to go. But you're not saying "I hate you and I'm leaving"...you're trying to say "I think you're great but I've seen that there's something more perfect and magical out there for me and I need to find it. But I will always be your friend if you need me." (…) I guess the feeling of conflict within yourself and the difficulty of making that decision is what the song is really about. It's not sarcastic or anything but it is certainly confusing(…)
Tim Rice-Oxley a proposito di "This Is The Last Time"





The song is about trying to work out where you are in the world, while some of the people around you are going off and doing different things. Tim wrote it while we were really struggling to get anywhere as a band, and we were watching all our friends move away and get on with their lives, while we were stuck in Battle getting nowhere, and wondering if we were doing the right thing...Tom Chaplin su "Everybody's Changing"

Il 10 Maggio 2004 segna l'uscita del primo album dei Keane, Hopes And Fears, che rimanda fortemente ai periodi travagliati della band negli anni precedenti. Sono inclusi nel disco molti dei brani registrati durante la sessione francese, e riarrangiati nello stile che segue l'abbandono della chitarra. Ad oggi, Hopes And Fears ha venduto circa 6 milioni di copie nel mondo, con certificazioni oro e platino sia in Europa che in America, affascinate dalle melodie gradevoli che si fondono bene con la voce non potentissima ma simpatica di Tom Chaplin. In particolare, i fan hanno apprezzato, oltre ai singoli precedentemente rilasciati, anche la sognatrice Bedshaped e la malinconica Somewhere Only We Know. Eccole qua:
 




I Keane vanno in tour tra il 2004 e il 2005 su entrambe le sponde dell'Atlantico, e si fanno anche un buon numero di simpatizzanti in America Latina e Giappone, dove Hopes And Fears fa registrare un apprezzabile volume di vendite. Durante i concerti, Rice-Oxley comincia a comporre alcuni di quelli che diventeranno i brandi del secondo album della band, Under The Iron Sea. Il concetto di una musica "piano-rock" viene infuso di toni più cupi, malinconici, gotici e trasmettono una sensazione di forte inquietudine. Lo testimonia anche il titolo della raccolta: il "mare di ferro" è, metaforicamente, quello che ha un po' destabilizzato il rapporto di amicizia tra Tim e Tom; colpa, ancora una volta, delle incertezze per il futuro e della mancanza di tempo per coltivare relazioni umane dignitose. Il tutto è sintetizzato in un verso di Crystal Ball, rilasciata nell'Agosto 2006 due mesi dopo l'album: 
I've lost my heart, I buried it too deep, under the Iron Sea 

Il processo di maturazione è piuttosto evidente già nelle prime tracce dell'album, dove spiccano Is It Any Wonder? per energia, Nothing In My Way per emotività e A Bad Dream per la capacità di rilassare l'ascoltatore nonostante il tema trattato non sia proprio positivissimo: è basata su "Un Irlandese Prevede La Sua Morte" di W.B.Yeats e polemizza contro le atrocità fratricide della guerra.

 


We wanted to get a balance between a kinda dream sequence. It starts very quietly, and I love the idea of being in a plane, like a Spitfire or something, being so high up in the sky that you can't hear the guns below you and so on. And it's almost got a serene silence which is what this Yeats poem seemed to really express. The song starts very quietly, but it gets huge and angry as it goes on... The big distorted washy piano sound in the middle is a pretty vast sound and it's I guess an attempt to express all that anger bursting out.
Tim Rice-Oxley su "A Bad Dream"




The song is not an attempt at some sort of wide-sweeping political statement, it's just about just seeing things from a personal level - what are you supposed to believe, what is actually right? How can you work out what is the truth, and what is the right thing to do? And there's so many different opinions, and you're supposed to have an opinion on what your country is doing, and yet it is so hard to even begin to gather all the facts. It's really distressing thing for people of our generation I think, the feeling of not being able to do anything about that. I guess that was something we were all feeling very acutely in the song. And I think the sounds of the song sum that up in a very tangible way.
Mentre Nothing In My Way viene inserita nella soundtrack di FIFA 07, i Keane si imbarcano per un nuovo tour, che farà visita anche al Sudamerica, e ricevono anche delle nomination ai Grammy Awards, ma non riescono a trionfare. Il 2008 è però un anno di svolta decisiva per il gruppo: l'incontro con il chitarrista Jesse Quin, che entra a far parte della band come supporto in studio e dal vivo, segna il ritorno dello strumento nei loro brani. Per di più si stava cercando un approccio più organico e votato alla commistione tra sintetizzatore e nuove sonorità (sassofono e archi sono presenti per la prima volta). Il risultato è Perfect Symmetry, che ha come punte di diamante Spiralling, con il suo video pieno di robot goffi, la title track con la sua polemica sul fanatismo religioso e la disincantata Better Than This. Spazio alla musica, però, ne vale davvero la pena.








In occasione del lancio del Perfect Symmetry World Tour, i Keane diventano la prima band al mondo a registrare uno show dal vivo in 3D, negli studi storici di Abbey Road. Lo show è disponibile tuttora sul sito ufficiale dei Keane, bastano solo gli appositi occhialini!
Poco meno di un anno e mezzo dopo, nel Maggio 2010, viene pubblicato un EP dal titolo Night Train, registrato durante il suddetto tour mondiale. Notevole le collaborazione con il rapper somalo-canadese K'NAAN, con cui mettono a punto Stop For A Minute, brano che esalta le sonorità (per l'appunto) rap dei Keane senza snaturare il mix di batteria, basso e sintetizzatore. Il video che accompagna il brano mostra Tom e K'NAAN in pub londinese mentre si godono la serata, in contrasto con il testo della canzone; tutte le comparse, intanto, si muovono a scatti, quasi a fare il verso al titolo. Eccolo qui:




Night Train
, a dispetto della dicitura EP, si può considerare un album vero e proprio, sebbene il vero seguito di Perfect Symmetry sia stato pubblicato a Maggio 2012, dopo una lunga attesa e due concerti in antemprima al DeLaWarr Pavilion di Bexhill-On-Sea, nell'East Sussex, non lontano dal luogo in cui Tim e Tom sono cresciuti. Il titolo è Strangeland, e Rice-Oxley spiega:
"It's a very emotional album. The title track is about setting off in a certain path in life and thinking it's going to go one way, but finding out life's taken a detour. Pretty much every song on the album is about that"

Strangeland segna l'ingresso ufficiale di Jesse Quin come membro dei Keane, ed è quindi il primo disco a presentare un chitarrista dopo 11 anni di carriera. Il punto focale dell'album sono i testi, mentre la musica serve essenzialmente ad enfatizzare il loro significato: per i "puristi" dei Keane, in effetti, l'album può sembrare a prima vista più piatto e scontato dei precedenti. Ad uno sguardo più attento però si può riconoscere l'impegno profuso nella realizzazione dell'album, ed in particolare di brani come Disconnected, Sovereign Light Café e Strangeland.











In conclusione, i Keane hanno macinato così tanta strada dai tempi di Everybody's Changing che magari conviene concedere loro di farsi strada nel vostro "Olimpo" di cantanti e band preferite. O almeno tentar non nuoce. Ma ricordate una cosa: Tim, Tom, Richaed e Jesse hanno piazzato cinque album direttamente al primo posto delle classifiche di vendita britanniche: un record superato solo da ABBA (8), Led Zeppelin (8), Beatles (7) e Eminem (6). Forse potrebbe bastare questo, spero, per giustificare la grandissima qualità dei loro lavori sempre impeccabili.

giovedì, maggio 30, 2013

Aqua: dall'innocenza di Barbie Girl al sesso di Like A Robot

gli Aqua: (da sinistra) Claus Norreen, Lene Nystrøm, René Dif, Søren Rasted.
L'innocenza nel mondo della musica negli anni '90 è stata un tema centrale, attraverso il teen pop che ha reso famosi molti artisti e molte band. Il teen pop mostrava il lato innocente e fanciullesco del pop, attraverso brani orecchiabile e freschi e ballate adolescenziali sul primo amore. 
Artisti come gli Hanson, le B*Witched, Jessica Simpson, Britney Spears, e soprattutto le Spice Girls e gli Aqua, sono nati sotto questa corrente musicale, o forse l'hanno creata, e specie gli ultimi due gruppi hanno rappresentato la vera esplosione del genere, pur non essendo esattamente degli adolescenti, e neanche così innocenti. Infatti per cantare il teen pop non dovevi necessariamente avere 12 anni, e non dovevi necessariamente cantare di cose così pure e caste. 
Il loro merito infatti fu di parlare di cose da adulti, ben nascoste nei testi, senza ricorrere a termini espliciti e mantenendo una parvenza molto pulita e apparentemente bambinesca (lo avreste mai detto che I' wanna zigazih-ha delle Spice significasse in realtà 'voglio fare sesso'?).

So tell me what you want, what you really really want,
I wanna, I wanna, I wanna, I wanna, I wanna really really really wanna zigazig ha.

Molti di questi brani venivano considerati 'bubblegum pop', ovvero quel pop da buttare via una volta masticato. Così lo consideravano i loro contemporanei, ma la fortuna di questi brani fu proprio i loro riff ripetitivi e orecchiabili, che hanno consacrato come pietre miliari del pop brani come MMMbop, C'est la vie, Wannabe e Barbie Girl, e hanno reso i loro artisti idoli indiscussi del pop anni '90.
Aqua: immagine promozionale di Aquarium (1997).
Gli Aqua più di tutti hanno giocato sul fattore innocenza, diventando praticamente dei personaggi usciti dai cartoni animati, colorati, spaziali, come delle creature venute dal mare, attirando un pubblico di bambini e adolescenti, incantati dalla band danese.

I'm a blond bimbo girl, in a fantasy world
Dress me up, make it tight, I'm your dolly
You're my doll, rock'n'roll, feel the glamour in pink,
Kiss me here, touch me there, hanky panky...
You can touch, you can play, if you say: "I'm always yours"


Il successo mondiale arriva con il singolo Barbie Girl nel quale la band ironizza sulla famosa bambola, desiderio di ogni bambina, che qui diventa desiderio del suo Ken, con tanti riferimenti sessuali da far arrossire chiunque la riascoltasse oggi. Con abiti coloratissimi, una voce in falsetto, melodie da cartone animato, gli Aqua raccolgono fan in ogni parte del mondo.
Attraverso i loro brani e i loro video passano dall'incantevole mondo di plastica (Barbie Girl) a quello della giungla (Doctor Jones), diventando pirati (My Oh My), alieni (Lollipop), riescono a interpretare tutti quei personaggi e stereotipi familiari ai bambini, diventando l'incarnazione dell'innocenza nel mondo degli adulti.
Aqua: immagine promozionale di Aquarius (2000).
Già nel secondo album (Aquarius), la band mostra una leggera crescita, pur restando eroi dei cartoni animati (Cartoon Heroes), anche se in una veste meno colorata e sempre più futuristica.
Non mancano ballad nel loro repertorio, che danno alla band l'opportunità di essere apprezzate anche da un pubblico più adulto, come Turn Back Time (colonna sonora di Sliding Doors), Aquarium, We Belong To The Sea, e la mia preferita, Good Morning Sunshine, un mistro tra una ballad d'amore e una uptempo fine anni '90.
 
Good morning sunshine,
you're my only light
lying with me by my side,
you keep me warm all day
Just stay with me
 
Il risultato è un repertorio di potenziali hit, snocciolato in pochi anni tra solo due album, che hanno reso iconici gli Aqua. Ma verso la fine della promozione del secondo album si respirava un'aria diversa, e quell'arcobaleno di fantasie lasciava sempre più spazio ad un cambiamento inevitabile, non si può restare bambini per sempre.
Gli Aqua si sciolgono lasciando spazio a brevi carriere soliste, e Lene Nystrøm, la voce femminile della band, incarnazione della Barbie per milioni di fan, abbandona il lato fucsia della vita per diventare una sexy cantante solista, tagliando ogni collegamento con l'immagine della band.
Aqua: immagine promozionale del Greatest Hits (2009).
Il pubblico continua ad amare gli Aqua, e seppur ormai cresciuto, canta ancora in tono fanciullesco Barbie Girl e gli altri successi della band, che così nel 2007 si riunisce, e nel 2009 pubblica un Greatest Hits, con due singoli che racchiudono le due anime diverse della band.  
Infatti se in Back To 80's la band torna al sound catchy degli inizi, in My Mamma Said la band stravolge la propria immagine, il proprio sound e tutto quello che prima aveva creato.
Il brano, che parla della morte di una mamma, è ricca di riferimenti personali di Lene, delle sue paure per la perdita di sua madre, e di riferimenti letterari e filosofici sulla morte. Tutto in questo brano si distacca dalle produzioni precedenti, con un video abbastanza inquietante, e un suono cupo e doloroso.
Quello che spesso viene ignorato di questi artisti e che spesso ci sono riferimenti letterari che un pubblico di bambini o di distratti ascoltatori difficilmente percepisce.
Comincia quindi una svolta più matura per gli Aqua, una svolta più dark, addio abiti rosa e gialli, e benvenute tutine di pelle e giacche borchiate.
Aqua: immagine promozionale di Megalomania (2011).
Il terzo album della band, Megalomania, vede la luce nel 2011, ben undici anni dopo Aquarius, e rappresenta la svolta dei beniamini di quei ex bambini cresciuti con loro. I brani sono ancora accattivanti ma moderni, il pop ha lasciato spazio all'electro, e i testi son diretti, non più filtrati da mondi di plastica e sottomarini appariscenti.
Per la prima volta la band parla di sesso senza censure (Like A Robot), parla di amore universale (Playmate to Jesus), parla della disillusione verso il mondo (If The World Didn't Suck), e porta un ritratto veritiero dei quattro musicisti. Brani come Dirty Little Pop Song sono una evoluzione del vecchio sound della band, lasciando quindi ancora intatto quell'animo danzereccio.

So why-y-y do you
Still fuck me like a robot-bot-bot-bot?
Still fuck me like a robot-bot-bot-bot?
So why do you, why do you, why do you
Still fuck me like a robot-bot-bot-bot-bot-bot?
 
E' inutile nascondervi che una parte dei fan sono rimasti sconvolti dallo stravolgimento musicale degli Aqua, incapaci di vedere oltre la musica le persone cresciute che vi sono dietro.
Gli Aqua cantano ancora Doctor Jones e gli altri successi del passato, ma con la consapevolezza che la vita non è un cartone animato e che i dolori arrivano, anche quando ti tingi i capelli rosso fuoco e indossi una tutina luccicante, ma la tua innocenza riesce a farti superare anche questo con un sorriso, perchè non importa mostrarlo all'esterno, la crescita è necessaria, il fanciullino è dentro di noi, l'importante è continuare a vivere ogni momento cercando quello che renderà la nostra vita piena di storie da raccontare e non un posto noioso in cui restare.
Live fast, die young
All we are looking for is hope and glory
'Cause I was born to run
There's not a boring page in my life story 

 

martedì, maggio 28, 2013

Ore 12 - The Great Gatsby: paillettes e sogni.

“Ero dentro e fuori, contemporaneamente affascinato e respinto dall'inesauribile varietà della vita.”


Primi anni 20. Luce, sfarzo, ricchezza. Le grandi città come New York. La crisi del mercato finanziario è lontana. Le feste e gli spettacoli lussuosi abbondano a contrasto con i sobborghi cupi e grigi, delle periferie. La gente è ipocrita.
Jay Gatsby, ci racconta la voce narrante Nick Carraway, è l'unico ad avere speranza. E' il solo a vedere l'innocente sogno e a volerlo stringere fra le mani.
E' significativa, infatti, la scena del film di Buz Luhrman, dove un magnifico Leonardo Di Caprio stringe la famosissima luce verde proveniente dal molo opposto, dalla abitazione di Daisy.
Il Grande Gatsby è un libro perfetto: F. Scott Fitzgerald ci trascrive il mondo americano con le sue delusioni e dispiaceri in un'aria pessimistica ma allo stesso tempo realistica. L'universo umano cambia, l'eroe si ribalta e tutto si capovolge in una spirale che riporta alle origini. Il 1929 ne è la prova.
Il regista crea tuttavia un altro capolavoro: cast adeguato, scenografia e fotografia imbattibili e la collaborazione tra la costumista Catherine Martin e Miuccia Prada.
La stilista per l'occasione ha adattato diversi abiti delle sfilate della sua personale linea Miu Miu, accentuando lo stile retro ricco di paillettes e ricami.
Circa quaranta abiti da cocktail e da sera accostati a due mondi stilistici, quello dei roaring twenties e quello glamour dei salotti dell'Europa.
In un contrasto tra nuovo e antico Luhrman mette in scena lo scorrere di luci, frange, cristalli, pellicce, insieme a champagne, whisky e musica jazz.

Abito in radzmire con bustino ricamato di perle, pietre e piccole frange di paillettes. Ispirato alle silhouette anni 20 e rivisitato in chiave moderna con tessuti contemporanei e ricami anni 50.

Jay Gatsby è un semplice ragazzo con dei sogni: diventare ricco e conquistare la donna della sua vita, Daisy. Ma non è tutto oro quello che luccica: l'affascinante uomo famoso per il suo intercalare “vecchio mio” è un contrabbandiere e organizza ogni settimana feste sfarzose e incredibili aspettando che un giorno la piccola e dolce Daisy (sposata con un altrettanto milionario) arrivi da lui. Ma questo ovviamente non accade.
E allora il povero sognatore guarda l'orizzonte dal suo castello, solo e in silenzio, carpendo la luce verde del molo dei Buchanan e assaporando la vita che non ha avuto.
Nick Carraway, cugino di Daisy, diventa così l'obiettivo di Gatsby: tra i due nasce una sincera amicizia ma giunge anche l'occasione di ritrovare la sua amata.
Si organizza un tè in cui riaffiorano vecchie emozioni, in quel costante andirivieni tra il passato e il presente.
Sottile è l'ironia che spesso aleggia intorno alle situazioni o ai personaggi, pedine mosse su una scacchiera già rotta.
Qui l'abito indossato da Carey Mulligan è in forte contrasto con quello bianco e luccicante con il quale appare la prima volta di fronte al cugino. Di un verde scuro, sembra che non rifletta la luce e la gioia di una carattere spensierato e frivolo. Se nella scena della cena con Nick, Daisy piange per il tradimento del marito e la fastidiosa presenza dell'amante, con Gatsby ritrova quella felicità che sembra persa. Le situazioni quindi non racchiudono il significato degli abiti, ma ne sottolineano la diversità psicologica, preannunciando un finale non positivo per il milionario scapolo.

Miuccia Prada disegna poi a perfezione l'esile figura della signorina Baker, incorniciandola in abiti sottili che risaltano il suo modo di fare leggiadro e quasi etereo. Mentre è forte il contrasto fra Gatsby e Carraway: l'eleganza di uno è ben lontana dalla semplicità dell'altro.

Abito in organza con ricamo di paillettes con motivo a scaglie di pesce in plastica arancio ispirato alla collezione Prada Autunno/Inverno 2011.

Comincia una storia “d'amore” fra Jay Gatsby e Daisy Buchanan: da non perdere è la festa spettacolare organizzata per l'arrivo dei coniugi. L'abito è questa volta sfavillante: Miuccia ha confessato di averlo realizzato con gocce di veri lampadari per dare massima intensità alla figura. Daisy sembra vibrare, emanare potenza, è l'incarnazione del sogno stesso, è la stella che brilla sul buio.
Ma presto tutto è destinato a spegnersi: in una tensione costante, il film si sviluppa sempre più carico di emozioni, fino ad esplodere con l'incidente causato dalla donna. Daisy investirà con la famosa auto gialla di Gatsby, l'amante del marito.
Tutto sembra essersi placato: ma è solo l'inizio della fine. Gatsby pensa di poter ripetere il passato, di poterlo migliorare e modificare a piacimento, ma è impossibile: la donna dei suoi sogni svanisce e lui, senza mai scoprirlo, crede di aver ricevuto una sua telefonata. Quella telefonata. Prima di morire, assassinato per una colpa da lui non commessa.

Daisy fugge con Tom Buchanan, lascia la sua casa per un viaggio vuoto, credendo di avere già la felicità che cerca e di aver amato due uomini, diversi ed opposti, ma alla fine scegliendo il peggiore.
Solo con se stesso, Nick è l'unico a conoscere Gatsby per ciò che è realmente, ma a nessuno importa, tutti abbandonano il re delle feste.
La speranza è per gli sciocchi.


“Gatsby credeva nella luce verde, il futuro orgiastico che anno per anno indietreggia davanti a noi. C'è sfuggito allora, ma non importa: domani andremo più in fretta, allungheremo di più le braccia...e una bella mattina...
Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato.”

venerdì, maggio 24, 2013

L'Olanda è rock con Anouk, la donna di nessuno!

Oggi mi addentro nelle basse pianure di Amsterdam, Rotterdam, Eindhoven e dintorni. Ovviamente non per infilarmi in qualche coffee shop - ho un certo rispetto per i miei polmoni, che già devono sorbirsi i fumi delle marmitte catalitiche baresi.

Ho sempre tenuto molto ai Paesi Bassi, per la loro storia e per la loro sensibilità avanzatissima in fatto di diritti umani e civili, ma solo di recente ho cominciato ad interessarmi del suo panorama musicale.
Panorama che non è assolutamente morto o senza fantasia, anzi ce n'è per tutti gusti: le sonorità anni '20-'30 rievocate da Caro Emerald ne sono un esempio. Ma non è di lei che voglio parlare (magari più in là). Si tratta comunque di una donna - e che donna! - dal carattere forte e deciso, con una voce non potentissima ma che si abbina perfettamente al suo rock energetico così come alle poche tristi ballate che ha composto.

In Italia ha fatto capolino nel 1997 per un po' di settimane, grazie al suo singolo di debutto Nobody's Wife, tuttavia poi è calato il silenzio su una delle cantanti più talentuose ed amate del Paese dei tulipani. Sto parlando di Anouk Teeuwe, meglio nota solo come Anouk (stranamente è un nome proprio in Olanda, non un soprannome)
.

Anouk sul set fotografico per la copertina del suo album del 2009 For Bitter Or Worse
Ma che fine ha fatto Anouk?

Anouk Teeuwe nasce l'8 Aprile 1975 a L'Aia, la capitale de facto dei Paesi Bassi. La sua adolescenza è parecchio travagliata: il padre lascia la famiglia Teeuwe quando lei ha solo 3 anni, mentre a 14 sperimenta l'uso di droghe e si ritrova a visitare numerose case di cura per disintossicarsi. A soli 15 anni, incoraggiata dalla madre - cantante blues -, dà il suo primo concerto all'Aia ed entra in una band R'n'B che suona a diversi eventi, privati e non, come festival, matrimoni e fiere di paese. Dal 1994 al 1996 frequenta anche il Conservatorio di Rotterdam, ma non completa gli studi.

Il debutto di Anouk come cantante solista arriva nel Settembre del 1997 quando, dopo aver incontrato diversi nomi importanti della musica neerlandese e aver collaborato con loro alla stesura del suo primo album, pubblica Nobody's Wife, che si rivela una hit di enorme successo in patria e nel resto del Nord Europa, e che trascina le vendite del CD Together Alone, che contiene tracce palesemente rock (come appunto quella di esordio) ma anche brani dove le sue doti vocali risaltano su un semplice accompagnamento di chitarra (Sacrifice). L'impressione che si ha è quella di una cantante che vuole raccontare tutto quello che ha passato fino a quel momento, sfogandosi sia in maniera energica che dimessa. Un mix riuscito ed interessante, di cui riascoltiamo, appunto, Nobody's Wife e Sacrifice.

 





Due anni dopo, a fine millennio, Anouk è di nuovo ai blocchi di partenza per il lancio del suo secondo album da solista. Il titolo è Urban Solitude e riprende le sonorità tipicamente rock del primo album, specie in R U Kiddin' Me, The Dark e U Being U, ma ritornano anche le canzoni dal tono più malinconico e triste come Michel, che è forse la sua ballata più riuscita in tutti questi anni di carriera.
Poco prima della pubblicazione del singolo apripista Anouk era volata negli Stati Uniti per contrattare un tour americano con la sua casa discografica. Tuttavia le trattative si arenarono malamente e lei tornò in patria furiosa e si dedicò esclusivamente alla sua nazione e ai Paesi confinanti, con un buon successo (Urban Solitude è stato certificato disco di platino nei Paesi Bassi). Da questo album vale la pena di godersi la grandiosa Michel e la sottovalutata U Being U, non pubblicata come singolo ma straordinariamente energetica e quella che più simboleggia lo stile di Anouk.

 




Tra il 2002 e il 2006 la rocker olandese pubblica diversi album live che riassumono i suoi tour, dove registra sempre il "sold out" e dove cementa sempre più il suo rapporto con i fan. Ma non mancano gli inediti: del 2002 è Graduated Fool, da cui spicca la hit Everything (e dove comincia a intravedersi la curiosità indagatrice di Anouk, che sconfina anche nel grunge e nel rock alternativo, anche se senza grossi successi commerciali), mentre nel 2004 esce Hotel New York (un omaggio al luogo in cui ha composto i suoi brani, un hotel di Rotterdam), un enorme successo certificato triplo disco di platino e rimasto nelle classifiche musicali olandesi per ben 87 settimane di fila, con ben tre estratti che hanno debuttato direttamente alla posizione 2 delle charts nazionali, segno della grande qualità complessiva dei brani, che ritornano un po' sul pop-rock tanto caro ai fan duri e puri di Anouk e che è possibile ritrovare in Girl e Jerusalem, ottimi pezzi che dopo 9 anni non sono minimamente invecchiati e sono altamente godibili. Riascoltiamoli.

 




Anouk torna a sperimentare nuove sonorità, e nel 2007 esce Who's Your Momma, che debutta direttamente al primo posto in Olanda e riceve numerose certificazioni anche in Belgio: merito del rock mescolato al soul che si può riascoltare in Good God, un brano piuttosto energetico che mette di buon umore già al primo ascolto. E dopo nemmeno due anni Anouk ha già prodotto il suo sesto album solista, For Bitter Or Worse, dove appare tumefatta e insanguinata, come dopo un allenamento di pugilato, e dove esprime tutta la sua grinta, come in In This World e Three Days In A Row, mentre nella title track canta mestamente di un amore finito male.





In occasione di For Bitter Or Worse, Anouk ha presentato il suo logo ufficiale, disegnato in modo che sia possibile leggerlo da sinistra a destra e viceversa. Il logo riappare nel 2011, quando la cantante pubblica il settimo album solista, To Get Her Together, omaggio evidente a Together Alone, uscito 14 anni prima. È un mix di sonorità punk, funk, soul e rock, segno della maturazione evidente di Anouk, e anche della sua voglia di sperimentare qualcosa di diverso dal solito. La rocker pubblica anche alcuni suoi singoli online, e tra questi spiccano Killer Bee e Down & Dirty, dominata da un ritmo quasi ipnotico.

 





Anouk è recentemente tornata agli onori della cronaca quando, nell'ottobre del 2012, ha espresso il forte desiderio di rappresentare i Paesi Bassi all'Eurovision Song Contest. L'emittente nazionale TROS non ha perso tempo e l'ha chiamata a sventolare il tricolore bianco, rosso e blu a Malmö a metà Maggio. L'unica condizione di Anouk era quella di poter scegliere liberamente il brano da cantare. La scelta è ricaduta su Birds: un pezzo non proprio adatto ad una manifestazione che privilegia coreografie, strabilianti estensioni vocali e strambi costumi di scena. Ed è proprio in questo la sua forza, nella sua semplicità e nel fatto che, a detta della cantante, ognuno può dare il suo significato al brano. Anouk alla fine ha portato l'Olanda in finale, risultato che non accadeva dal 2004, e addirittura al nono posto complessivo (miglior piazzamento dal 1999, dove Edsilia Rombly portò Amsterdam al quarto posto). Il video di Birds è stato pubblicato il 15 Maggio, due giorni prima del nuovo album Sad Singalong Songs e insieme ad altri tre videoclip, a formare una specie di "minisaga" a tema. Il sound si sposta decisamente verso toni più seriosi (The Good Life), a tratti inquietanti (The Rules), a tratti anche seducenti e ipnotici (Kill), ispirati dalla musica sinfonica e gospel.




Insomma, Anouk è una vera e propria miniera di rock, e non solo. Con la sua voce singolare, piegata agli usi più disparati, è riuscita a conquistare il cuore di migliaia di fan. Il mio auspicio è che il suo nome venga trattato anche in Italia come è considerato in Italia, un'artista del genere non merita certo silenzio. Alla prossima settimana!
Peana dei Traditi

Peana dei Traditi


E il Destino dal trono suo d'ossa s'alzò,
tonanti pronunciò parole, e come incendio furioso
rombava la voce sua.
"Figli, che non traditori, traditi siete,
mio è il dolore vostro,
nel Tartaro infernale
senza appiglio nè perdono
scagliarvi devo, chè così
ha imposto l'Umana Provvidenza."
Impotente pareva il Sire,
della distesa umana innanzi a lui schierata
offuscato l'aureo lucore pareva,
quando s'alzò, e parole di guerra
con voce di lama sputò un viandante solitario:
"Sire, come un'asse bascula e barcolla,
così è l'animo degli uomini deboli,
e a loro appartiene la Provvidenza degli uomini.
E perduto io non sono, nè gli altri con me."
Così parlò, e il silenzio attorno a lui
roboante s'aprì.
L'un l'altro nel tradito esercito formavansi,
all'attenzione i confusi e i persi chiamando.
E come fulgore fulgore richiama,
e fiamma richiama fiamma, e la infiamma,
salda l'unità dei traditi si forma,
alle parole di nera vendetta
del Viandante.
"Compagni, Fratelli, giunto è il giorno
del tradimento e del massacri, perduti i viandanti
e infranta la spada che fu sana.
Caduti l'onore e i giuramenti senza interesse offerti,
l'acquisito sangue, come proprio accolto, offerto il proprio,
la sempre con gioia fedeltà del cuore donata,
giacciono al suolo, riversi,
e vitrei gli occhi al sole e al vento
guardano, senza vista, nelle orbite, nei corpi
sdraiati e scomposti nel fango insanguinato.
Ogni lacrima d'Amor tradito, ogni goccia di mare,
amara, dal cuore e dagli occhi sfuggita,
che d'Amor fiamma ha spento,
e vento del pianto le ceneri ha disperse,
piangeranno quelli che un tempo lealtà e fiducia giurarono.
Gli amici d'un tempo, compagni d'armi,
che con noi, canne d'addestramento incrociarono,
hanno ordito complotti nell'ombra
e fiducia per cupidigia nei rovi vollero gettare.
Non staremo ancora più noi qui a guardare,
già finito il breve pianto e il lutto.
Sangue unghie e denti e lame reclamano.
Il nostro dolore finisce ORA, e ORA
l'ombra il vostro tradimento punisce,
il vostro sangue reclama.
S'erge Vendetta e Giustizia cade,
Pietà fugge nel vederci levare, o fratelli,
a voi traditori, sommersi ci alziamo,
spina nel vostro piede,
rovo nella vostra mano,
e la vostra rovina con ogni forza ognun di noi punta.
Mareggiate intere di livido odio vi sommergeranno,
torrenziali piogge di sangue vi soffocherà,
le traditrici lingue vostre lingue d'impiccato enfiate siano,
chè l'ombra greve, zuppa di sangue nel sangue vi anneghi.
Andiamo, fratelli,
armate di falci le mani e morte mietete,
nell'ombra colpite, folgore spietata, imprevista e imprevedibile siate."
Così alla folla dei Perduti parlò,
e rombo di tuono si chiuse acclamante su di lui, Viandante Solitario.
Chiuse, impotente, il Sire gli occhi.

giovedì, maggio 23, 2013

Ore 12 - L'iconica innocenza di Marilyn


Marilyn Monroe (by Sam Shaw, 1958)
 Le persone dolci non sono ingenue né stupide, né tanto meno indifese. Anzi, sono così forti da potersi permettere di non indossare nessuna maschera. Libere di essere vulnerabili, di provare emozioni, di correre il rischio di essere felici

Siamo giunti al termine di questo viaggio attraverso gli adulti e la loro innocenza, e dopo aver parlato di maniacali collezioni, travestimenti fumettistici, canzoni innocentemente rock, è l'ora di lasciare spazio all'incarnazione dell'innocenza, alla prima ed inimitabile icona pop, una diva che ha fatto della suo distratto divismo e del fanciullesco sorriso le sue armi.
L'imperfezione è bellezza, la pazzia è genialità, ed è meglio essere assolutamente ridicoli che assolutamente noiosi.
 
Marilyn Monroe (by Sam Shaw, 1956)
Marilyn Monroe, al secolo Norma Jeane Mortenson, ha rappresentato per gli anni '50 l'innocenza femminile e al tempo stesso la sua malizia, il sorriso e la sensualità, la diva e la fragile donna.
Quello che viene a volte confuso con leggera fatuità è in realtà una necessità di sentirsi innocenti e bambini, una necessità di vivere una spensieratezza che ci è stata negata da bambini.
Marilyn era questo prima di essere una diva, una donna che aveva bisogno della leggerezza per affrontare i tanti problemi e drammi che la vita le aveva posto davanti.
Quando ero piccola, nessuno mi diceva mai che ero carina; bisognerebbe dirlo a tutte le ragazzine, anche se non lo sono.
Si potrebbe pensare che Marilyn fosse la donna più fortunata, amata, bella, perfetta dell'epoca, anzi di tutti i tempi, ma la Monroe aveva affrontato una infanzia tra famiglie affidatarie e orfanotrofi, una madre colpita da diversi disturbi mentali, fino al punto di dimenticarsi, nel vero senso della parola, dell'esistenza di sua figlia, abusi sessuali, matrimoni sempre terminati male, qualsiasi tipo di lavoro, anche il meno onorevole, per sopravvivere, e diversi problemi di salute che le hanno impedito nel suo ultimo anno di vita di girare film e lavorare a tutte le pellicole propostele.
Ed una eterna solitudine ed infelicità, che la portò ad abusare di medicinali e barbiturici, gli stessi che la portarono alla morte la notte del 5 agosto 1962.
Non starò qui a fare teorie sulla sua sospetta morte, sui complotti, sui Kennedy, perchè che sia stato un suicidio, un incidente, un omicidio, nulla cancellerà la turbolente anima di questa donna, che usava il sorriso per assaporare una innocenza ed una infanzia negate e rubate.
La gente non mi vede! Vede solo i suoi pensieri più reconditi e li sublima attraverso di me, presumendo che io ne sia l'incarnazione.

Marilyn Monroe (by Nickolas Murray, 1952)
Marilyn incarnava i canoni della bellezza giunonica anni '50, diventando poi lei stessa l'icona e l'incarnazione di questa bellezza, che ancora oggi ispira milioni di donne comuni e dello showbiz, da Madonna a Gwen Stefani, per citare gli esempi più noti.
Marilyn è diventata per milioni di persone, specie dopo la sua morte, una icona indiscussa del cinema e della moda, perchè con quell'aria distratta e un po' infantile incantava tutti, e con la sua bellezza e la sua sensualità convinceva chi ancora non credeva nella stella di Hollywood.
La abilità di Marilyn è stata proprio quella di saper unire in un unico personaggio la bambina e la donna, la bambola e la diva, un po' come un angelo e un diavolo che condividevano lo stesso abito di paillettes, gli stessi boccoli biondi, e la stessa tonalità di rossetto.

Le donne sono dotate di due armi formidabili: il trucco e le lacrime. Fortunatamente per gli uomini, non possono essere utilizzate contemporaneamente.

La femminilità è ancora più attraente se dolcemente ammiccante, e l'innocenza è ancora più stuzzicante se sessualmente provocante.
La Monroe aveva capito tutto questo, e ci giocava in parte, ma probabilmente lei era davvero fatta così, e il suo successo era dovuto proprio a questa dualità, a queste due anime che lottavano tra loro, tra divertimento e tristezza, tra sogni e reali dolori, tra sesso e amore.
Tutto nella storia di Marilyn ha un doppio risvolto, e tutto può essere visto sotto queste due luci diverse, ma una non esclude l'altra.

Non sarò soddisfatta finché la gente non vorrà ascoltarmi cantare senza aver bisogno di guardarmi.

Marilyn Monroe (by George Barris, 30 giugno 1962)
L'innocenza di una donna che non è riuscita ad essere bambina, quando diventa felice, si triplica, l'innocenza di una donna che ha sofferto, quando viene delusa si nota ancora di più, l'innocenza di una diva, quando i riflettori si spengono, brilla ancora di più, brilla più di quei famosi diamanti, migliori amici delle ragazze.
Marilyn sapeva di essere bella, e sapeva che avrebbe dovuto pagare un prezzo anche per quello. Forse la sua bellezza era la fonte del suo successo, visto che lei stessa non credeva nelle proprie doti recitative, ma quello che resterà impresso in tutti noi sarà quel sorriso da bambina, quegli occhi sinceri, e quell'aria spensierata qualunque cosa facesse o dicesse.

Non sono stata abituata alla felicità: è qualcosa che non ho mai dato per scontato, ma pensavo che sarebbe arrivata con il matrimonio.

Perchè nonostante Marilyn dicesse di preferire una tiara di diamanti ad un bacio, era il calore umano che quella ex bambina maltrattata cercava in chi le si avvicinava, per questo si innamorava così facilmente, e altrettanto facilmente restava delusa dalle persone.
Non so chi fosse davvero Marilyn, ma senza dubbio Norma e la sua innocenza son sempre state la parte più importante di una icona patinata scappata troppo in fretta da una vita che forse le aveva dato tutto, o forse niente.
Sapevo di appartenere al pubblico e al mondo, non per il talento o la bellezza, ma perché non ero mai appartenuta a nient'altro o a nessun altro.

martedì, maggio 21, 2013

L'innocenza (spesso ingannevole) delle Fate.

Esiste un mondo parallelo al nostro. O meglio, alcuni credono che esista.
All'orizzonte, nei punti di confine, o sotto i nostri piedi. Un velo che separa qualcosa di magico e meraviglioso ma allo stesso tempo maligno e vendicativo. Si tratta delle Fate.
Stranamente da quanto si possa pensare, nel Nord Europa vi è una grande tradizione che le precede, riti e misteri, superstizioni e credenze.
Non tutti possono permettersi di vedere un vero e proprio abitante del regno delle Fate: ciò dipende non solo dalla loro volontà ma anche da una nostra caratteristica. Avere innocenza nel nostro cuore.
Ora vi spiegherete perché tanti bambini disegnano esseri volanti e piccoli sui loro fogli colorati.
Il loro animo è puro, innocente, trasparente.
Purtroppo gli adulti perdono queste qualità e ritornano nel “buio”, nella realtà, allontanandosi dal mondo fatato.

Ma che cosa sono le Fate? Da dove vengono?

La mitologia norvegese racconta che le larve che uscirono dal gigante Ymir si trasformarono in Elfi della Luce ed Elfi delle Tenebre, i primi buoni e felici, gli altri oscuri, malefici e abitatori del buio. La versione
islandese, invece, si ricollega alla Bibbia: Eva, mentre lavava i suoi figli, vide Dio e per paura nascose coloro che non aveva ancora pulito. Dio le chiese se fossero tutti lì e lei rispose che solo i bambini alla luce erano suoi. Così, i piccoli catturati dall'ombra divennero Elfi e Fate e crearono il popolo di Huldre.
Secondo altre tradizioni, sono angeli caduti, o spiriti pagani fermi nel “Purgatorio”, non abbastanza buoni per il Paradiso e non abbastanza crudeli per l'Inferno, ma è un'ipotesi improbabile, il mondo delle Fate è persino più antico del cristianesimo di molti milenni.

Il termine Fata deriva dall'antico “faunoe” che nella mitologia pagana indicava le compagne dei fauni, creature capaci di predire il futuro e soprassedere agli eventi umani. Ma proviene anche da “fatica”, parola che nel Medioevo era sinonimo di “donna selvatica”, ovvero donna dei boschi e del mondo naturale in genere.

Le loro terre sono nascoste ai nostri occhi, alla nostra realtà: sono parallele al mondo umano ma sempre collegate da un filo sottile. Possono svelarsi senza preavviso e stabilire un contatto che poi verrà interrotto. Non viviamo su stessi piani, anche se ci è dato vederci. Alcune Fate rapiscono gli uomini o li maledicono, a loro piacimento. Da sempre sono invidiose dei nostri sentimenti in quanto non posso sentire come noi. Vorrebbero gioire o commuoversi ma a loro è proibito, per questo spesso ci procurano guai o interferiscono col nostro destino.
Anche se creature di rozza sostanza vitale sono attratte da ogni forma di creatività: tutti gli artisti, scrittori, musicisti sono in debito con una forza sconosciuta che dona loro ispirazione. Ecco, si tratta proprio delle bellissime ed invisibili Fate.

Che il loro regno sia nel bosco o su un isola deserta al largo del mare sono sempre vicino a noi.
Avalon è probabilmente l'isola delle Fate più famosa. Si narra che il leggendario Re Artù sia stato portato qui ferito a morte per essere curato da quattro regine e ora giaccia,
con i suoi cavalieri, nel cuore di una collina immaginaria, immerso in un sonno profondo, dal quale si sveglierà quando ci sarà il bisogno di governare le sue terre.

Il regno di questi esseri misteriosi e magici è talmente vasto da non poterlo sintetizzare totalmente in poche parole. Tante sono le figure che lo abitano e tanto strani sono i loro nomi e i loro poteri.
Ma è importante ricordare una cosa: la chiave per scorgerle al confine del buio o delle ombre è l'innocenza. Aprite il vostro animo alla purezza, al sentimento chiaro e infantile che scorreva nel vostro cuore e potreste intravedere una piccola luce che vi catturerà all'istante. Quella è una Fata.
Ma attenti: ci si può smarrire facilmente.

lunedì, maggio 20, 2013

Ore 12 - Solo Lacrime (di gioia), la Danimarca vince l'Eurovision Song Contest 2013. Settimo Marco Mengoni.

Il logo dell'Eurovision Song Contest 2013: "We Are One"

In questo periodo non si fa altro che parlare di questo continente come una terra divisa, per colpa della crisi, e a causa del ruolo preponderante di certe nazioni rispetto ad altre. L'edizione 2013 dell'Eurovision Song Contest ci voleva davvero, proprio per questo: il palco di Malmö ha unito tutt'Europa già sin dallo slogan We Are One, mentre fan e simpatizzanti delle nazionalità più disparate si scambiavano opinioni e commenti sui vari partecipanti.

Il palco dell'Eurovision Song Contest 2013, nella Malmö Arena

Lo show musicale più grande al mondo, con una platea media di 120.000.000 spettatori non ha deluso: sotto la direzione della Sveriges Television, e sotto la scure di una spending review più che doverosa dopo i 100 milioni di € spesi dal predecessore Azerbaijan l'anno scorso, il Paese scandinavo conosciuto per gli ABBA, per l'IKEA e Zlatan Ibrahimovic (simboli ricorrenti, insieme alle polpette di carne, al latte che consumano a tonnellate, ai festeggiamenti di Midsommar, agli abiti da vichinghi e tanto altro, nello spettacolo di metà serata) ha confezionato uno spettacolo moderno e altamente godibile nonostante la grande differenza di gusti tra il pubblico occidentale e quello russo-slavo, ripercorrendo anche la storia dell'eurovisione dal 1956 ad oggi, e rievocando gli stellari nomi di Gigliola Cinquetti, Domenico Modugno, Lys Assia, Cèline Dion, ABBA, Lulu, Olivia Newton-John, Dana International, Johnny Logan, Carola Häggkvist, France Gall, Katrina And The Waves, gli Herreys e Alan Sorrenti.
 
Alcuni tra gli abiti firmati da Jean-Paul Gaultier per la presentatrice, Petra Mede. Gaultier era anche tra il pubblico della finale, e qualche anno fa accettò anche di commentare la finale per la TV di Stato francese.


Ma, come affermato anche dalla canzone svedese The Winner Takes It All...chi ha portato a casa il trofeo musicale più ambito del continente?
Emmelie De Forest, 20 anni - Danimarca


Risposta: la DANIMARCA. Con 281, Emmelie De Forest, 20 anni e una voce che molte possono solo invidare, ha stregato la Malmö Arena e gran parte del pubblico da casa con l'esecuzione di Only Teardrops. Un'esibizione magica, poetica e senza alcuna sbavatura nè stonatura, con il tocco in più dato dal tin whistle. C'è anche da dire che, sin dalla sua vittoria al Dansk Melodi Grand Prix il 26 gennaio 2013 era stata annunciata come favorita assoluta, con quote che i bookmakers hanno fissato tra 2.50 e 5.00 (per confronto, Marco Mengoni era quotato 20-25 volte la somma scommessa). Ma ecco il brano vincitore. L'appuntamento è quindi il 13, 15 e 17 maggio sull'altra rampa dell'Oresundsbron, il ponte che collega Malmö (città ospitante del 2013) e Copenaghen (probabile sede dell'edizione 2014).
 



Dietro di lei un vuoto non proprio eccezionale, solo 47 punti. A sorpresa sul podio torna la nazione partecipante più orientale, l'Azerbaijan, con un cantante piuttosto bravo, Farid Mammadov, che è stato aiutato parecchio anche dall'esibizione sofisticata, caratterizzata da una teca di vetro in cui, sotto l'artista, vi era un uomo vestito tutto di vero che si muoveva specularmente, a rappresentare la sua ombra e i suoi sentimenti nascosti. 234 per la nazione vincitrice del 2011, che sin dalla sua prima partecipazione è abituata ai piani alti della classifica (8° nel 2008, poi 3°, 5°, 1°, 4° e ora 3°). Riascoltiamola.

 

Al terzo posto si piazza, meritatamente, una fresca bellezza mediterranea...che però viene dall'Ucraina. Alcuni suoi avi si trasferirono infatti dall'Italia nelle sterminate pianure intorno a Kiev. E infatti Zlata Ognevich la potreste scambiare per un'affascinante e formosa donna del meridione italiano, specie se lei si mette a cantare divinamente "E Poi" di Giorgia in duetto con Marco Mengoni, come ha fatto durante un'intervista che ha rilasciato a un sito inglese. Sul palco svedese ha portato un brano che sembra uscito direttamente da una fiaba dei fratelli Grimm, con tanto di gigante che la prende in braccio e la porta fin sulla sua postazione al centro della scena. Per di più le sue doti vocali hanno stregato il pubblico che, alla fine dell'esibizione, ha risposto con un vero e proprio boato. Unitevi anche voi al pubblico, attratti dalla sua Gravity.

 

Giù dal podio, medaglia di legno, la Norvegia, ultima l'anno scorso e ottimamente riscattata dalla performance dell'eterea Margaret Berger che canta senza errori (a differenza della semifinale) la sua I Feed You My Love. Subito dopo l'Adele russa, vincitrice di The Voice Of Russia, che con la sua voce potente ma anche delicata ha portato al quinto posto la ballata What If. A sorpresa, invece, al sesto posto si piazza la Grecia, che negli ultimi dieci anni è finita sempre nei primi 10 (eccetto che nel 2012): artefici del "miracolo" di una nazione che era persino sull'orlo del ritiro dalla manifestazione è stata la band folk-rock Koza Mostra, che ha portato energia, gonnellini a strisce e un po' di ironia cantando Alcohol Is Free.


Al settimo posto, in risalita dal nono di Nina Zilli l'anno scorso....Marco Mengoni! In effetti il cantante esploso grazie a X-Factor e fresco vincitore di Sanremo non era proprio tra i favoriti, e il pronostico è stato rispettato. L'Essenziale non è stata accompagnata da alcuna coreografia, e per di più il colore dell'abito di Marco, blu/verde esattamente come lo sfondo e le luci, non era proprio entusiasmante, sembrava conciato come una vecchia gloria degli anni '60 (Claudio Villa, per fare un esempio). Mengoni per di più non ha mai nascosto l'insofferenza verso una manifestazione che predilige la musica dance-commerciale ai brani più elaborati dei Paesi musicalmente più all'avanguardia come l'Italia, per cui quei 126 punti sono oro colato per questo tipo di manifestazione. Grande Marco, ed ecco la sua esibizione!

 

A chiudere la top 10 ci sono il medico interista maltese Gianluca Bezzina con Tomorrow, la grandiosa cantante olandese Anouk che ha incantato il pubblico della Malmö Arena con la triste ballata Birds (e portando l'Olanda a un risultato che non conseguiva addirittura da 14 anni), ed un flemmatico e semisconosciuto ragazzo ungherese, ByeAlex, che nella lingua magiara ha cantato Kedvesem (My Darling). E a proposito di Anouk, ecco il video ufficiale di Birds, che ha anticipato l'uscita dell'album Sad Singalong Songs, programmata per VENERDI' 17 Maggio. Scaramanzia? Chissà.

 

Incredibilmente steccano molte nazioni che erano date, se non ai piani alti, almeno intorno al settimo-ottavo posto, serie concorrenti di Mengoni e Anouk. In particolare, le cosiddette Big hanno fatto registrare punteggi bassissimi: la Germania, dopo tre anni in stato di grazia, torna a livelli deprimenti, con Natalie dei Cascada che non arriva tanto bene alle note più alte di Glorious e finisce 21a; un po' meglio fa Bonnie Tyler per il Regno Unito, ma la performance non è esaltante e lei finisce 19a; la Spagna fa registrare il suo peggior piazzamento numerico (non ultima, lo fu nel 1999), 25a su 26 con soli 8 punti, probabilmente dovuti al fatto che la cantante della band ESDM ha dimenticato il testo della seconda strofa ed è rimasta immobile per circa 5-6 secondi, incitata dal pubblico ma "uccisa" dal televoto. Per loro verranno giorni migliori, mentre a metà classifica fanno bene nazioni come Moldova, Romania, Belgio e Islanda. La Svezia, paese ospitante, chiude 14a, molto lontana dall'obiettivo della top 5. Sarà per la prossima volta, dall'altra parte del ponte sull'Oresund. 13-15-17 maggio, nella terra dei Lego e della Sirenetta!


Classifica della gran finale dell'Eurovision Song Contest 2013:
DANIMARCA: Emmelie De Forest - Only Teardrops - 281
AZERBAIJAN: Farid Mammadov - Hold Me - 234
UCRAINA: Zlata Ognevich - Gravity - 214

Norvegia: Margaret Berger - I Feed You My Love - 191
Russia: Dina Garipova - What If - 174
Grecia: Koza Mostra & Agathon - Alcohol Is Free - 152
ITALIA: Marco Mengoni - L'Essenziale - 126
Malta: Gianluca Bezzina - Tomorrow - 120
Olanda: Anouk - Birds - 114
Ungheria: ByeAlex - Kedvesem (Zoohacker Remix) - 84

Moldova: Aliona Moon - O Mie (A Million) - 71
Belgio: Roberto Bellarosa - Love Kills - 71
Romania: Cezar Florin Ouatu - It's My Life - 65
Svezia: Robin Stjernberg - You - 62
Georgia: Nodi & Sophie - Waterfall - 50
Bielorussia: Alyona Lanskaya - Solayoh - 48
Islanda: Eyþór - Ég Á Líf -  47
Armenia: Dorians - Lonely Planet - 41
Regno Unito: Bonnie Tyler - Believe In Me - 23
Estonia: Birgit Oigemeel - Et Uus Saaks Alguse - 19

Germania: Cascada - Glorious - 18
Lituania: Andrius Pojavis - Something - 17
Francia: Amandine Bourgeois - L'Enfer Et Moi - 14
Finlandia: Krista Siegfrids - Marry Me - 13
Spagna: ESDM - Contigo Hasta El Final - 8
Irlanda: Ryan Dolan - Only Love Survives - 5