domenica, giugno 30, 2013

Teseo - Canto Sesto

Teseo - Canto Sesto

a queste parole il principe,
che era stato sino ad allora sicuro
di aver ingannato l'intera Creta
nascondendo
il legno all'interno del corpo,
come l'ippico inganno l'igneo
che prese la città di ilio,
però al contrario,
perse il lume della ragione,
e precipitandosi giù,
non fece caso alla presenza
della punta della sbarra
ancora saldamente inserita
là dove prime era stato
ucciso il minotauro.
dilaniato dal dolore,
piomba a terra 
dopo essersi 
disimpigliato dallo strumento di piacere
che contro di lui si era malignamente rivoltato.
ancora zoppicante per la verga,
il mostruoso membro del mostro e la sbarra traditrice,
accusa un pungente fastidio
causato dalla scheggia che ancora è confitta nella sua carne.
"che hai, mio principe,
che ti affligge
e ti obbliga a saltellare come
nel letto di mio padre le concubie calcidiche?"
"Arianna, figlia di Minosse,
sappi che il mio inganno 
mi è costato un grande prezzo
in termini di legno:
una scheggia
della verga che ho ricavato
dalla balaustra della nave che mi ha portato
a Creta è ancora confitta 
nel mio principesco ano,
e ad ogni passo sempre più profondamente
nella carne spinge e affonda."
a queste parole pericolosamente
si illumninano gli occhi nelle orbite
alla figlia del defunto re
"ma se è solo quello il vostro problema,
o sire, posso aiutarvi io."
detto ciò, 
da dietro la schiena
(dove sino ad allora le aveva tenute)
tira fuori due mani
smisurate,
assai simili per dimensioni
agli zoccoli del fratellastro.
Lesta, prima che possa Teseo scappare,
infila prima la sinistra poi la destra
nel culo del principe di Atene,
grande dolore procurandogli
per le dimensioni
e grande piacere causandogli
per la liberazione dalla spina.
"Principessa, grazie davvero,
come potrò sdebitarmi?"

sabato, giugno 29, 2013

Teseo - Canto Quinto

Teseo - Canto Quinto

ma il fato ancora
con il principe non ha finito.
le sorprese ben lungi sono dal terminare.
ancora dolorante, ancora con la scheggia
nel didietro principesco,
Teseo arranca fino al cadavere
del re di Creta,
avendo visto tra le mani
un oggetto insolito.
"una matassa di filo rosso
mi mandano gli dei!
il Fato ha deciso di concedermi
la vita salva
dopo aver distrutto il mostro di Creta!"
così dicendo,
giunge arrotolando la matassa
alla sbarra che, dritta accanto alla porta,
fa da sostegno al filo rosso.
dietro la porta non c'è nessumo che gli apra,
e aspettando che arrivi ad aprire
qualcheduno di buon cuore
o qualche guardia
all'alba con il secondo fanciullo,
notata la tondeggiante forma della sbarra,
ricordatosi di aver lasciato 
la verga di legno
accanto ai cadaveri,
si arrampica e si siede proprio
sulla punta,
sperando così di ovviare al problema
che il divieto paterno gli aveva presentato.
giunto che era sulla cima del bastone,
sente un sinistro quanto inaspettato
cigolio di cardini.
è arianna, principessa di creta,
che viene a controllare che il padre stia bene.
trova lì teseo,
e i due cominciano a parlare.
"che ci fate lassù, per zeus,
e che ne avete fatto di mio padre e del mio fratellastro?
siete voi teseo, il portatore di verga?"
"quassù, mia signora,
io soddisfo quello che della mia anima
e del mio corpo è bisogno e necessità,
mi duole riferirvi che
vostro padre è al pari del vostro orribile
fratello morto poco più avanti,
quanto a me, sorge nella mia mente
spontanea una domanda.
a che verga vi riferite?"
"ma mio futuro Sire di Atene,
spero non siate
stato così ottuso da non rendervi conto
di aver dimostrato a tutta creta
che le voci su voi greci
sono reali, e che avete moltissimo spazio
procuratovi dal vostro piacere!
inoltre, nel porto,
la vostra nave faceva bella mostra
di un buco nella balaustra!
quanto a voi, camminavate dritto
proprio come il pezzo di legno
che vi farciva il culo!"

giovedì, giugno 27, 2013

Ore 12 - Diario di un prudente: io e la mia fobia.

Un piccolo me ad un anno nella casa al mare di San Menaio (1989)
Un odore di salsedine inconfondibile sento ogni volta che passo per quella strada, un odore di sabbia finissima scottata al sole, un odore che non posso dimenticare perchè ho passato li ogni estate della mia vita. San Menaio è un piccolo paesino in provincia di Foggia, una piccola perla sperduta e poco nota nel Gargano, che ha dato i natali alla mia mamma e che quindi conosco meglio di qualunque altro posto.
Quell'odore di sabbia bollente è legato a tanti splendidi ricordi, ad una vita diversa da quella che vivo ogni giorno, ma altrettanto mia.
Quell'odore di sabbia mi fa provare un brivido perchè non l'ho mai sentito altrove. Penserete, è solo sabbia, no, quella sabbia per me è speciale, e ne ho un vasetto conservato nella mia camera, per sentire quel posto sempre vicino a me.
Però quell'odore di sabbia mi ricorda anche qualcos'altro, qualcosa di più spiacevole, qualcosa che ha lasciato per sempre in me un segno indelebile.
Non ricordo quello che sto per raccontarvi, avevo solo 7 mesi quando la mia fobia più grande venne a bussare alla mia porta, e questo bel bimbo da allora non riuscì più a liberarsi di questa fobia... o quasi!
Eravamo nella nostra casa al mare, era il mese di ottobre, stranamente, perchè di solito eravam li sono in piena estate, e i miei genitori mi portarono a bordo del mio carrozzino a fare una passeggiata in pineta.
Ed eccolo li, dietro un albero, spuntare il mio futuro nemico di sempre. Un cane, credo fosse un pastore tedesco, corse verso il mio passeggino abbaiando ferocemente.
Il risultato? Iniziai a piangere e strillare, non capendo cosa stesse accadendo, cosa volesse quella brutta bestia da me, perchè tutto questo stesse sconvolgendo il mio bel mondo infagottato, fatto di sabbia, pannolini e pappine.
Non ricordo la scena, ma ricordo perfettamente la sensazione, quella sensazione di un nemico da riconoscere ogni volta che si avvicina.
Un trauma infantile, che mi perseguita da ben venticinque anni, perchè no, non è finita li, non ho mai amato i cani, li ho sempre scansati, li ho sempre odiati. No non odiati nel senso che farei mai loro del male, ma il cuore in gola arriva ogni volta che ne incrocio uno per la mia strada, grande o piccolo che sia.
La fobia è una paura, scatenata da qualcosa che ci è successo, e che magari, come nel mio caso, neanche ricordiamo. E' una sensazione talmente forte da farti scappare, da farti sentire a disagio, da farti cambiare strada, da farti creare un mondo nella tua testa in cui quella cosa non esiste.
E un giorno 'tac'! Arriva il mio ragazzo dicendo che vuole un cane, un cane tutto nostro quando vivremo insieme, mi supplica, mi elenca i vantaggi, mi elenca i tipi di cani (lui impazzirebbe per sentirsi Paris Hilton con chiwawa al seguito), lo chiamerebbe Diva (si molto sobrio lo so!).
E così forse, per amor suo, per proiezione nel futuro, perchè so già che se lui dice che lo vuole mi convincerà alla fine, come solo lui sa fare, ho cominciato ad avere meno paura dei cani, diciamo di quelli piccoli per ora.
Immaginate, io, quello che è terrorizzato dai cani, ho ora tre piccoli peluches di cagnolini (si, me li ha regalati sempre lui!), sul mio comodino. Immaginate, per tenerlo contento ho regalato al mio ragazzo due cagnolini di peluches, uno dei quali si chiama appunto Diva, con i quali lui si 'consola' nell'attesa di quelli veri.
Questo significa vincere una fobia? Lo spero, perchè son stufo di dover cambiare sempre lato della strada.

domenica, giugno 23, 2013

Teseo - Canto Quarto

Teseo - Canto Quarto

ed eccolo arrivare,
massiccio, pesante,
dal petto villoso
gronda odoroso sudore,
e i suoi possenti zoccoli,
che una mano coprirebbero
sette volte
battono la terra
come mille buoi.
le sue spalle immense
appaiono esili, 
una volta realizzato che corre piegato in due
sotto un soffitto alto quattro metri.
E ci si chiede come possa essere stato partorito
un essere simile
e come la tenera carne della madre
non sia stata dilaniata
dalle immense corna
che gli spuntano dal capo di toro,
enorme e terribile
ornato da zanne gialle
e acuminate, simbolo di ferocia.
ma la sua più devastante arma
è ritta tra le gambe,
e come una terza gamba 
che marcia arriva a molto più
dei novanta centimetri
dei racconti più fantasiosi.
preparato per nulla ad uno spettacolo
così agghiacciante,
Teseo sente venir meno il coraggio
e, ipnotizzato
dal bovino sguardo della Bestia,
prono s'arrende e porge la porta
dalla quale la lignea verga,
che adesso appare inutile,
è appena uscita.
Il Minotauro,
solitamente costretto a lottare
con coloro i quali il Fato porta
nella sua caverna,
stupito si sofferma a osservare,
ma poco dura il suo sbalordimento,
chè vede Minosse dietro la colonna,
che guarda a brache abbassate,
ma sarebbe davvero impensabile,
una volta chiamato verga
il membro dell'uomo-toro,
usare lo stesso appellativo
per la punta di matita
che rosea si drizza
tra i suoi fianchi,
a stento superando
i bruni peli ricciuti.
Avuto lo stesso pensiero
il figlio cornuto 
del cornuto padre, imprecando parole oscure
"huh huh huh muuuuuu"
subito lo prende, lo gira e lo prende.
Teseo, inorridito, vede lo scempio
e terrore invade il suo animo già scoraggiato
dalla scheggia che traditrice
se prova a raddrizzarsi
amaramente lo punge.
scempiato il vecchio, ecco che torna
il minotauro
a dedicarsi al principe di Atene.
solo poche decine di centimetri
ha inserito all'interno 
del figlio di Egeo
che repentinamente si accascia.
era infatti suo punto debole
la sua più forte e tremenda arma,
che anche appena graffiata
lo conduce a morte rapida
e dolorosa.

sabato, giugno 22, 2013

Teseo - Canto Terzo

Teseo - Canto Terzo

Si parlava proprio ora
di spine e scheggie.
ed ecco che, come una scheggia
arriva rapida al porto
la nave dei giovini
pronti per il loro triste destino.
tra loro il nobile teseo
è nascosto, non lo si vede,
dietro gli altri resta nascosto.
"spuntano ancora trent...aaah,
venti centimetri di verga da nascondere,
ma la tunica è lunga,
se resto dritto nessuno la noterà.
però devo entrare oggi nel labirinto,
o la mia segreta arma
verrà alla luce
e non potrò infliggere al minotauro
la pena che merita.
non fosse per questa scheggia
che dal dolore mi piega le ginocchia,
sarei davvero felice, 
al colmo del piacere."
così Teseo pensava,
e intanto Minosse
con la figlia Arianna
guardava, affascinato,
i fanciulli, goloso come il figlio.
posti gli occhi sul principe, però,
gli apparve dinanzi l'imamgine
del suo vecchio nemico Egeo.
"che abbia mandato qui suo figlio
mi puzza un bel po'...
che sia una trappola per privarmi del mio segreto diletto?
quali segreti cela dentro di sè
questo ragazzo?
non porta nè spade nè bastoni,
e avrebbe necessitato di un duro allenamento
per poter nascondere più di un bastoncino
nel segreto del suo corpo."
insospettito,
continuava a guardare Teseo
che, intimidito,
prese a una sola mano il coraggio
(con l'altra si manteneva il dolorante
quanto ripieno posteriore)
ma la mano sua, grazie ad anni di...
allenamenti con la lancia
era enorme e forte.
levata questa mano, 
in preda al dolore
si inginocchiò
porgendo al re un'insana richiesta
"ti prego, Sire,
concedimi di non sapere il mio popolo martoriato
e divorato,
e permettimi di andare per primo
a compiacere tuo figlio."
per niente alleggerito
dal peso dei sospetti,
il pensiero di Minosse
scelse una strada
che in pochi non definirebbero
perversa.
dato alla figlia un gomitolo rosso,
glielo fece legare alla porta,
e dopo che teseo fu entrato,
lo seguì da vicino,
badando a non farsi vedere.
grande fu il suo stupore
nel vedere quale fosse la ragione
della premura del principe
nel correre incontro al destino.
lo vide contorcersi
e sfilare dallo stesso posto
in cui credeva che neanche un bastoncino
sarebbe potuto entrare,
una nera e puteolente
verga coperta di escrementi.
in quel momento
si sentì il richiamo amoroso
dell'eccitato Minotauro.

domenica, giugno 16, 2013

Teseo - Canto Secondo

Teseo - Canto Secondo

e mentre il nobile principe,
non senza un brivido di piacere,
fissava il mare
pensando alla grandiosa virilità
della quale il suo avversario era dotato,
pianse lacrime amare
sapendo che mai
avrebbe potuto provare
il brivido di novanta centimetri
di ariete taurino
che bussavano prepotentemente
alla porta del suo posteriore.
"povero me! me meschino!
me disperato e condannato!
non è possibile
che io vinca
senza evitare di cedere alla tentazione.
dice la profezia della vecchia
che solo il vergine figlio
del re Egeo
potrà sconfiggere
il figlio cornuto del padre cornuto,
senza soccombergli nella pugna!"
e mentre con queste amare parole
di rimpianto atroce
il figlio del sire
si dispera,
alla balaustra frignando
come un naufrago si aggrappa,
e si consola per un momento,
al constatare la piacevolezza
del legno levigato
della sua rotondità
e della considerevole lunghezza
del bastone che tiene tra le mani.
subito è però soppiantata la consolazione
da una ancora più cocente
delusione amara.
la balaustra, in legno d'ulivo,
per quanto levigata, lunga e rotonda,
è pur sempre inchiodata alla nave!
ma Zeus, sempre pronto ad accogliere
le richieste dei virginei fanciulli,
quando al suo preferito diletto
si vogliono accostare,
pronto una folgore dal cielo sereno manda,
proprio sulla balaustra
a poco meno di un metro dal principe.
per il colpo, il principe balza indietro,
e la sua forza, unita al fulmine
del re degli dèi, 
spezza un metro e venti di bastone ligneo.
Ma non è solo Zeus a fare doni di piacere
al fanciullo: anche Eros, per pietà,
la sua arte sul bastone impone:
leviga al puntino le estremità frastagliate
e scheggiate
del legno d'ulivo, appuntendone appena
un'estremità, per maggior piacere concedere.
Ma Hermes furbastro,
per diletto, mentre Teseo
è impegnato a godere
del dono degli altri dèi,
quasi mosso dal fato (come più in là si vedrà)
una scheggia lievemente solleva,
mandandola a conficcarsi
nella sottile e delicata pelle
dell'ano del principe,
infliggendogli grande fastidio
per la profondità
alla quale questa è situata.

sabato, giugno 15, 2013

Teseo - Proemio e Primo Canto

Teseo - Proemio e Primo Canto

Cantami, o Diva, del largo Teseo
che il figlio di Minosse vinse
e alle divine astuzie malvagie
di donna, soccombette.
Narrami con alate parole il gesto
del sacrifizio dell'orifizio.
In ascolto adorante
chino sono.

Primo canto
quando passato l'anno
sette fanciulle formose
e sette aitanti giovinetti
mandati furono alla volta
di creta, verso il dedalo di Dedalo,
dove la vergogna di Minosse dimorava
si propose al padre re,
il figlio principe di nobili fattezze.
"Padre, tu che mandi i figli del tuo popolo
a morte certa
nelle fauci e tra le gambe
del mostruoso figlio, bastardo e cornuto
del cornuto re
della città delle grandi colonne,
libera il popolo dalle catene
del cannibalismo taurino, manda me, tuo figlio,
saprò riportare a casa il salume
celebre di Creta,
che qui da noi è detto
palle di toro."
"figlio mio, tu sragioni,
la follia ti ha occupato la testa
già colma del fumo della gioventù!
Quale dea ti ha offuscato la vista,
non vedi quanti centimetri
ti separano dal Minotauro?
egli, del toro non ha preso
solo la testa e le corna,
ma si dice che Minosse
abbia mandato il figlio prigioniero
perchè le sue concubine
più non gli si concedevano,
dopo aver conosciuto
le virtù nascoste della cornuta progenie,
raccontando a chi chiedesse
che assai poco nascoste erano,
che il pastore cieco, trovandosi
ubriaco nel palazzo,
abbia incontrato
il principe dall'ornato capo
che gli porgeva il bastone,
e afferratolo fosse rimasto stupito
nel sentirlo caldo
nel sentirsi la faccia
innaffiata di qualcosa che vino non era."
"padre mio, conosco
le tue preoccupazioni,
ma non temere,
non solo madre natura è dalla mia parte,
ma anche la nave
mi concederà
un "aiutino",
per sconfiggere nella tenzone
l'orrendo mostro che divora."
"e allora va, senza indugi,
ma bada di non farti cogliere
alle spalle dal mostro.
tieni, prendi le vele bianche e le vele nere.
or che tu vai più non m'importa se torni vivo,
ma ricorda che dovrai mantenere ben saldo
l'onore della mia casa.
issa le bianche vele
se il Minotauro
tu cogli alle spalle.
Ma se pure vincessi,
se la vittoria dovesse giungere
dopo anche un solo momento di tentazione
in cui, sprovveduto o in mala fede
ti sei lasciato tentare
e girare e piegare, fino a lasciare che la porta
del tuo didietro venisse aperta dall'ariete del Toro,
issa le nere, perchè a lutto sarà la mia casa
nel sapere che mio figlio è divenuto
culattone."

giovedì, giugno 13, 2013

Ore 12 - Tutte le manie di Bob


Gli americani e la psicoanalisi. Un binomio che viene rappresentato nel cinema e nella tv a stelle e strisce dagli anni '80 in maniera sempre più abituale, a tratti maniacale, e spesso comica.
Una satira su una condizione che accomuna molti americani, il ricorso alla terapia per affrontare anche i più banali problemi quotidiani.
Un popolo macchiato da decine di fobie, scaturite da un progresso che avanza e che schiaccia il singolo che si sente solo nell'immensità della folla che cammina per le strade trafficate.
E' il 1991 quando 'Tutte le manie di Bob' inquadra le fobie di un uomo comune, che teme qualsiasi cosa avvenga fuori dal suo appartamento. Non ho citato l'anno per semplice informazione, ma perchè è proprio tra la fine degli anni '80 e i primi '90 che il cinema americano si concentra sull'analizzare la mente umana, in maniera più o meno satirica, attraverso il rapporto paziente dottore.

Di che cos'è che lei ha VERAMENTE paura, Bob?
E se smette di battermi il cuore? E se cerco un gabinetto e non riesco a trovarlo? E se la vescica mi esplode?
 
 

Bob è un multifobico, ha paura del contatto le altre persone, dei germi, delle malattie, del mondo esterno, entra in iperventilazione, ipersudorazione, le sue gambe si bloccano, le sue braccia tremano, la sua gola si ottura, non riesce più a respirare. Bob non riesce ad entrare in un ascensore, tocca qualsiasi maniglia con un tovagliolino, contra prima di salire su un autobus.
Il suo psicanalista parte e lo affida ad un suo noto collega, anche lui in partenza, che lo affida a sua volta alle cure del suo nuovo libro 'Passi da bimbo', e sarà attraverso questi piccoli passi che Bob riuscirà ad iniziare un cammino verso la guarigione. Però non sarà quello il vero motivo della sua rinascita.
Un esilarante e stravagante Bill Murray riesce ad interpretare tutte le fobie più comuni racchiuse in una unica persona, e un eclettico Richard Dreyfuss è il suo nuovo presuntuoso psicoanalista. Non vi annoio con la trama, ma vi basta sapere che alla fine Bill guarisce e il dottor Leo impazzisce.
Come? Le fobie non sono altro che reazione a delle nostre mancanze, a dei nostri limiti, e nel caso di Bill si tratta di una mancanza di affetto e di contatto sociale.
Una volta intrufolatosi nella famiglia del suo dottore, la quale lo accoglie con amore e simpatia e disponibilità, le sue fobie cominciano a sfumare, perchè comincia a fidarsi di loro e a vedere che qualcuno lo trova davvero simpatico e può provare davvero affetto per altre persone.
Il dottor Leo non sarà dello stesso atteggiamento della sua famiglia. Maniaco anche lui, ossessiona la sua famiglia, quasi fossero suoi pazienti (basti vedere la scena della marionetta con sua figlia per capire come veda i suoi figlii come un qualcuno su cui usare metodi terapeutici semplicemente se disubbidiscono), e Bob invece riuscirà a guadagnare la fiducia di quei figli che il suo bisbetico dottore non sa capire ed apprezzare.
Se da un lato abbiamo un uomo fobico che per questa sua insicurezza non riesce ad affrontare neanche il quotidiano, dall'altro lato abbiamo un uomo talmente sicuro di se che analizza qualsiasi cosa lo circondi, diventando così fobico delle reazioni non previste dai suoi studi scientifici.
Perchè la fobia può avere varie forme, e loro due ne sono la dimostrazione.
C'è una cura a tutto questo? Si, forse, perchè no... lasciarsi andare senza dubbio aiuta, fidarsi della gente aiuta, credere in se stessi aiuta. Le fobie le possiamo curare solo noi, non uno psicoanalista, perchè dipendono solo da noi. Se noi non affrontiamo il limite quello resterà li a deriderci.
Se noi non costruiamo quello che ci manca (nel caso di Bob la famiglia), non usciremo dalla paura, perchè resteremo dietro ad una scusa pur di non darci da fare. E infatti la scena in cui il dottore lega con l'esplosivo Bob rappresenta questa metafora, quando Bob riesce a sciogliere la corda è libero, dalle sue paure, dalle sue angosce, dalle sue fobie, e si è liberato con le sue stesse mani.
Il film è brillante perchè riesce a rendere una situazione tragica in versione comica, Bob scherzando sulle sue fobie riesce ad affrontarle.
C'è un Bob Whiley in tutti noi, basta saperlo rendere esilarante, e il resto svanirà da se.

Questo mi ricorda la mia poesia preferita che dice:
stretta la foglia, larga la via, l'amor mio si chiama schizofrenia.

Padri, Infanzia e Ricordi

C. Dion e C.Aguilera
Non esiste un età per l'innocenza, si nasce e si muore innocenti.
Ci sono tanti tipi di innocenza, l'innocenza infantile di un bimbo che gioca con i suoi peluche e le sue macchinine, l'innocenza di un piccolo sognatore, quella di una donna, e quella che molti bambini hanno perso a causa dei loro padri.
Le protagoniste di questo articolo saranno tre gandissime pop star, che hanno raccontato le loro esperienze attraverso le loro canzoni.

La prima, con un esperienza molto forte e toccante è Christina Aguilera. Il Brano in questione si intitola “Oh Mother”.

She was so young with such innocent eyes
She always dreamt of a fairytale life
[...]
Oh mother, we're stronger
From all of the tears you have shed
Oh mother, don't look back
Cause he'll never hurt us again
So mother, I thank you
For all you've done and still do


Dal testo si evincono molti particolari dell'adolescenza e dell'infazia della cantante. La Aguilera racconta che sua madre era follemente innamorata di quest'uomo e pensava di poter vivere con lui la sua favola d'amore, ma così non è stato. Egli, si è rivelatto tutt'altro che buono, picchiandola continuamente ma la donna non aveva nessuna forza per reagire e seplicemente

She kept all of her pain locked away,

fino a quando la vittima di questi abusi non divenne la piccola Christina e decise di abbandonarlo e di crearsi un nuova vita con la figlia.

So many voices inside of her head
Saying over and over and over,
"You deserve much more than this."

Il brano si conclude con un semplice I Luv U mum, e la ringrazia per aver rimesso insieme i pezzi della loro vita che erano stata distrutti dal padre.


Dopo questa canzone molto triste e malinconica, ma anche molto profonda e personale, passiamo ad un'altra artista, Celine Dion. Il brano si intitola “Parler à Mon père”. La canzone è dedicata al padre, che è scomparso nel 2003. Più che il testo, questa volta sono alcune immagini del video, che richiamano all'innocenza e alla spensieratezza della sua infanzia.

Je voudrais passer l’océan,
croiser le vol d’un goéland,
penser à tout ce que j’ai vu,
ou bien aller vers l’inconnu.
Je voudrais décrocher la lune,
je voudrais même sauver la Terre
mais avant tout je voudrais
parler à mon père,
parler à mon père.

Vorrei poter, attraversare l'oceano e incrociare il volo di un gabbiano, vorrei addiruttura salvare la terra, ma prima ditutto vorrei parlare con mio padre. Queste sono le parole della Dion, che attraverso questo brano ci fa capire quanto fosse legata al padre e quanto le mancano i tempi della sua infanzia.

Je voudrais freiner pour m’asseoir,
trouver au creux de ma mémoire
des voix de ceux qui m’ont appris
qu’il n’y a pas de rêve interdit.

Il brano continua fino alla fine ad accostare e a raccontare molte cose impossibili, da fare, ma la prima cosa, che lei ricerca di più è il poter parlare ancora una volta con suo padre.

Je voudrais trouver les couleurs,
des tableaux que j’ai dans le cœur,
de ce décor aux lignes pures,
où je vous vois et me rassure.
[…]
Je voudrais partir avec toi,
je voudrais rêver avec toi,
toujours chercher l’inaccessible,
toujours espérer l’impossible.


Si può constatare come, nel bene e nel male le due cantanti abbiamo ricordato e ci abbiano raccontato alcuni lati della loro innocenza, attraverso due esperienze totalmente diverse.