mercoledì, luglio 23, 2014

Waiting Room

Waiting Room
Bianca Rita Cataldi
Butterfly Edizioni

È il 1942. In una Puglia bruciata dal sole, Emilia e Angelo condividono la passione per il sapere, il desiderio di libertà e il tempo della loro giovinezza. Settant'anni dopo, seduta nella sala d'attesa di un dentista, Emilia rivela a se stessa la verità negata di una giovinezza che adesso, per la prima volta, ha il coraggio di riportare alla luce. Con una scrittura che è poesia del ricordo e caleidoscopio di emozioni, Bianca Rita Cataldi accompagna il lettore tra i sorrisi e le lacrime di una donna come noi, raccontando la storia di un amore mancato, di una generazione nell'età dell'incertezza, di un'attesa che attraversa tutta una vita.

Quando ho iniziato a leggere questo romanzo ero carico di aspettative positive, non solo perché conosco l'autrice ormai da un po', ma perchè il suo primo romanzo,"Il fiume scorre in te", lo avevo divorato in pochi giorni, appassionandomi dalla prima all'ultima pagina.
Alle volte l'aver letto altri romanzi dello stesso autore e quindi aspettarsi qualcosa può essere una limitazione, si è convinti di ritrovare le stesse cose che ci sono piaciute nel precedente, e non sempre è così.
Le mie aspettative però non sono state deluse, anzi. Non mi aspettavo di leggere ancora della stessa ragazza, del suo viaggio, di quel treno, al quale ripenso ogni volta che mi ritrovo alla stazione di Adelfia e nel buio della notte vedo uscire dalla galleria il treno della Sud Est, mi aspettavo di leggere quella capacità di esprime concetti e sentimenti molto complessi, spiegati con le parole dirette e chiare di Bianca, che ti rendono la lettura talmente piacevole da non doversi mai porre un quesito su cosa stia accadendo, è sempre tutto limpido e chiaro, anche quando scrive di situazioni che nella vita reale poi non lo sono davvero così tanto.
Dovrei essere più professionale, e dire "le parole dirette e chiare della Cataldi", ma questa volta preferisco lasciare certi schemi nel cassetto, non solo perchè la conosco, ma perchè leggendo ciò che lei scrive tutti possiamo un po' immedesimarci nelle vicende da lei narrate.
Siamo in Puglia, anche questa volta, ed è piacevole non dover leggere sempre di quei posti quasi finti narrati di solito nei libri, quelle New York, Parigi, Londra narrate da scrittori della nostra terra, che magari queste città neanche le hanno mai viste.
Siamo in Puglia, e lo si respira in queste pagine, mentre Emilia, la protagonista, cammina tra i campi dei suoi genitori, contadini benestanti ma comunque umili, lo si avverte mentre si parla di quelle domeniche a messa, di quelle tradizioni ormai in disuso, della famiglia, così importante. 
Tutto si svolge in una sala d'attesa del dentista, la waiting room, dove l'Emila ottantasettenne di oggi ricorda l'Emilia ragazza del 1942, quella che voleva studiare, distaccandosi da ciò che era la consuetudine per i suoi tempi e la sua famiglia. Emilia vuole diventare professoressa (e lo diventerà), non vuole sposarsi, non ha fretta di avere figli, non vuole fare ciò che è tradizionale.
Non sono qui per svelare la trama, non è quello che amo fare nelle recensioni, ma vi basti sapere che Emilia è un personaggio forte, di quelli che nei romanzi spesso non si vedono più, una vera protagonista, che sa comunque lasciare spazio ai variegati volti di contorno, tra i quali spicca senza dubbio sua sorella Rosetta, che seppur non indispensabile alla trama, dà maggiore sensibilità al personaggio di Emilia.
Una cosa che amo nella scrittura di Bianca sono i suoi riferimenti al mondo mediatico quotidiano. Nel primo romanzo, durante la linea temporale, venivano citate diverse canzoni, a seconda dell'anno in cui la scena si svolgeva. Qui invece incontriamo il mondo televisivo, inserito come testimonianza del realismo del racconto, e quindi tra Martina Stella e Mara Venier, ci sentiamo davvero partecipi, ci sentiamo davvero proiettati in quel momento descritto.
I gesti poi così consueti descritti con precisione e naturalezza (la scena di Emila sul balcone con il suo basilico mi ha fatto davvero sentire a casa), e lo svolgere i pensieri della protagonista tra le righe della pagina, tutto sembra così concreto da poterlo immaginare.
E quella sensazione di attesa, di irrequieta attesa, che tutti abbiamo provato, tutti come Emilia nel cuore della notte, almeno una volta nella nostra vita, siamo rimasti in attesa, del giorno dopo o di un giorno lontano, che in quel momento non avevamo più la pazienza di aspettare.
"La vita alla fine è l'attesa di qualcosa, se noi arrivassimo non ci sarebbe più niente da conquistare" dice Bianca parlando del tema principale del libro "Anche quando conquistiamo qualcosa, poi ricomincia l'attesa, per qualcos'altro".
Emilia avrebbe potuto porre termine a quella attesa ad un certo punto, ma decide di non farlo, forse perché non ne è davvero convinta, forse per non fare del male a chi le sta attorno, per mantenere quella promessa fatta alla sua Rosetta, forse perché le manca il coraggio. Emilia preferisce restare nella "waiting room" della sua coscienza, dei suoi sentimenti, e andare avanti solo per il suo lavoro, per la sua passione per il sapere.
Non è però una decisione egoistica come può sembrare, non è il successo che cerca, è probabilmente la tranquillità, quello che renderà tranquillo il suo spirito e la sua famiglia, anche se forse non il suo cuore.
Emilia però sa che forse ha sbagliato, e per questo nella sua "nipotina" Martina ripone le speranze e la fiducia, Martina deve fare ciò che lei non ha fatto, ovvero agire e prendersi tutto quello che può prendersi, non deve accontentarsi o solo dall'amore o solo del lavoro.
"L'insegnamento è quello, muoviti, non puoi aspettare tutta la vita qualcosa che non esiste, qualcosa che non arriverà. E non bisogna mai arrendersi" dice Bianca parlando del messaggio che vuole dare attraverso questa donna che ha deciso di mettere in pausa un aspetto della sua vita, e si accorge troppo tardi di aver atteso inutilmente.
Il finale non deve essere a mio avviso però visto come qualcosa di negativo, la speranza che Emila ripone nei giovani, nella sua Martina, e in quella ragazza, a me familiare, che è li con il suo taccuino a scrivere pagine del suo libro, è la speranza che deve spingere ognuno di noi ad andare avanti, ad andare oltre a quello che ci sembra insormontabile, per il tempo in cui viviamo, per le persone che ci circondano, per quello che gli altri hanno già deciso per noi.
Dobbiamo fare la rivoluzione, per citare un personaggio del libro che non ho descritto nella recensione, perchè vi spiegherà, tra le pagine che profumano di Puglia e di progresso, perchè Emilia non ha lasciato la waiting room.

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4/ 5
Oleh