martedì, settembre 09, 2014

Cronaca di una fuga oltre i confini



“La nostra unica esperienza del mondo esterno passa per la distorta percezione che ne abbiamo” diceva Kenny di A single man in un bar della California davanti a un bicchiere di scotch e con gli enormi occhi azzurri puntati sul suo grigio professore di lettere. “Siamo assolutamente, completamente, intrappolati nei nostri corpi. E’ davvero assurdo. Pensarci mi fa impazzire”. Il suo è un flusso di coscienza che lo ha colto in una serata forse più triste delle altre, ma quello che pensa, le parole che escono dalla sua bocca veloci e taglienti, sono vere, così come per lui, anche per me. Siamo bloccati, limitati nei nostri corpi, nelle nostre vite e non conosciamo mai fino in fondo cosa ci circonda, vediamo solo quello che crediamo che siano le cose, solo una parte della realtà e delle persone. C’è un confine tra noi e il mondo esterno, un muro che molte volte non ci lascia arrivare alla vera essenza delle cose, come in una fotografia sfocata, sappiamo cosa c’è in quello scatto, ma lo vediamo male, come avvolto in una nebbia e arranchiamo cercando di capire cosa ci sfugge, magari è solo un dettaglio del volto di uno sconosciuto o magari qualcosa di più. Se non cerchiamo non lo sapremo mai.

Ed è questo il punto: distruggere quel muro, varcare quel confine. Se pensate all’affascinante Johnny Depp in Neverland, vi dico di superare questo limite con la sola forza dell’ immaginazione, chiudendo gli occhi e magari scrivendo le cose che vi vengono in mente su un quaderno di pelle. Oppure, sempre a voi sognatori, dico di pensare alla soglia che varca Truman Burbank in The Truman show, deciso finalmente a lasciarsi la finzione alle spalle e ad avere davanti solo la realtà, a mettere a fuoco quella foto che per tanti anni gli era sembrata terribilmente sfocata per un crudele scherzo del destino, o forse solo per colpa sua.
O magari all’ Amelie Nothomb di Stupore e tremori che, ogni volta che si trova davanti ad una grande finestra, immagina di uscire dal suo corpo e buttarsi, non sa e non le importa se andrà a sfracellarsi sul marciapiede o se qualcuno la salverà all’ ultimo momento, lei è solo felice perché si è liberata del corpo che la intrappolava e  perché precipita alla velocità della luce, sentendo finalmente di essere libera da quei limiti che la bloccavano.
Invece ai meno sognatori, dico di superare i vostri limiti pensando a Christopher di Into the wild, che è il film per chi vuole partire sul serio, lasciare ogni orizzonte conosciuto, la storia per tutti quelli che non si “accontentano” della fantasia, ma vanno via davvero. Pensate alla luce cha ha negli occhi il protagonista mentre dice che “la gioia di vivere deriva dall'incontro con nuove esperienze, e quindi non esiste gioia più grande dell'avere un orizzonte in costante cambiamento, del trovarsi ogni giorno sotto un sole nuovo e diverso”. 
Immaginatevi, come me, di avere accanto il Kerouac di On the road con il suo amico Neal, chiedete a loro come si fa a uscire dai propri corpi, a rompere i muri che ci intrappolano dentro noi stessi, sapranno cosa rispondervi, vi diranno di spingere più che potete sull’acceleratore, di vedere quanti più tramonti possibili e di guardare gli occhi delle donne, è lì che si nasconde la felicità.
O fate finta di vivere nel 1992 con Alex D. di Jack Frusciante è uscito dal gruppo che cerca il suo posto nel mondo tra il rock, l’amore della sua vita e le birre, tentando continuamente di “saltare fuori dal cerchio” che lo rinchiude.
Vi dico anche di pensare ad Atticus Finch de Il buio oltre la siepe, al suo diverso tipo di liberarsi dai limiti imposti, al suo essere un usignolo tra tanti bluejays e ai suoi tentativi di vivere secondo una propria morale.
Ad ogni modo, continuiamo a cercare di superare i nostri limiti, a sognare, perché chi sogna è vivo e quando ci diranno che sappiamo solo crearci mondi che non esistono, risponderemo che “in ogni falso si nasconde sempre qualcosa di autentico”.

E intanto ascoltiamoci questa…

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4/ 5
Oleh