sabato, maggio 31, 2014

Tana libera tutti


Pensavamo che sulla libertà avremmo potuto scrivere come fiumi in piena, e poi ci siamo accorti che era forse l'argomento più difficile di cui avessimo trattato fino ad ora.
Perché parlando di libertà ci siamo accorti delle sue contraddizioni.
Molto spesso credendo di generare libertà creiamo una dipendenza da qualcos'altro.
Assecondando una moda, un vizio, una fissazione, ne diventiamo schiavi.
E siamo convinti che seguendo queste cose saremo liberi.
Un circolo vizioso.
Per essere liberi diventiamo schiavi di qualcos'altro.
Ovvio, non sempre.
La libertà è una cosa bellissima, questo non dobbiamo mai dimenticarlo.
E non dobbiamo mai smettere di lottare per qualunque forma di libertà.
Ma come per ogni cosa, dobbiamo saperne dosare l'uso.
Non dobbiamo essere schiavi alla ricerca della libertà, non dobbiamo compiacere una libertà illusoria diventandone schiavi.
E ci vorrebbe un modo, un logo, una persona, che liberi tutti, visto che spesso una volta ottenuata la libertà non sappiamo gestirla.
Nell'attesa che qualcuno inventi una "guida alla libertà", cercherò la mia tana dove essere libero, senza far del male agli altri...e a me stesso.

mercoledì, maggio 28, 2014

"La libertà è un sistema basato sul coraggio"


Osservo spesso la gente, le persone. Guardo alla società come fosse un animale e ne studio i comportamenti.
Non è difficile ragionare come loro, alla fine tutti vanno verso una stessa direzione, tutti sono facilmente prevedibili.
Aborriamo i secoli precedenti credendo di averne costruito uno totalmente diverso dove ognuno è libero di crearsi la vita che desidera, ma non è così.
Se vedeste realmente cosa accade, vi accorgereste che le anomalie sono stranezze, che la diversità è ancora minaccia, e non siamo poi così evoluti più dei nostri predecessori.
Se nasci uomo e vuoi essere donna, se ami qualcuno del tuo stesso sesso, se sei una donna e non vuoi avere figli, se le tue aspirazioni non sono quelle di sposarsi e poi costruire la classica famiglia allora sei un reietto. Se denunci la corruzione allora sei morto.
Combattiamo ancora per le parità, per i diritti che non ci sono concessi, per ciò che perdiamo e per ciò che non possiamo avere.
La storia ha fatto passi da gigante, è vero, ma l'uomo nel suo essere rimane quello di sempre.
Quello che preconfeziona concetti e li mette alla base delle tradizioni, dove la novità e il diverso non sono contemplati.
Una società che è ancora in grado di sfornare razzisti, antisemiti, omofobi e chi più ne ha ne metta.
Al cui interno le libertà dell'individuo non sono riconosciute, devi essere uno dei tanti e non un'essenza con un proprio pensiero.
Un mondo che sembrava essere aperto ma invece è ancora chiuso.
Un mondo in cui dobbiamo ancora lottare.
Per renderci liberi dagli schemi, dalla vita che ci hanno già scritto.
Per gridare cosa è sbagliato.

Per continuare a credere nella giustizia, nell'uguaglianza, nella libertà.

martedì, maggio 27, 2014

Nuove schiavitù.



Parlare di libertà non è semplice. Almeno per me, non lo è. In questi giorni ho riflettuto molto sul tema del mese corrente e ho esplorato questo concetto mettendomi in gioco. Non ne sono uscita vincente, mio malgrado. La libertà è un potere che non ci appartiene, uno stato mentale effimero. La libertà è al di là delle prigioni, non solo personali, caratteriali... La libertà è un confine inesplorato, una terra sconosciuta, una terra promessa.
Non siamo liberi. Siamo come i pazzi dei manicomi, rinchiusi in celle, come unica veste, una camicia di forza.
Non siamo liberi.
Siamo circondati da false libertà: di pensiero, di comunicazione, di espressione, di amore, di religione.
E' tutta una enorme bugia. Per non parlare delle schiavitù tecnologiche.
Dove sono andati a finire i bambini che giocavano a pallone, nel cortile del proprio palazzo?
Dove sono i ragazzi che amoreggiavano sulla panchina del parco?
Dove sono gli amici al bar a bere un caffè, che parlano di donne e calcio, guardandosi negli occhi?
Dove sono le regazze che chiuse nella proprie camerette mangiano pop corn, ridono, parlano di ragazzi e scelgono insieme quale top indossare?
Basta vedere quanto sono vuoti i cortili, le panchine... Basta vedere i tavolini del bar, tutti con gli smartphone in mano, magari seduti vicini senza nemmeno parlarsi. Basta vedere quelle camerette... vuote.
Oggi si gioca a computer, con l'xbox, la playstation.
Oggi si è più concentrati a fare foto e a metterle su instagram.
Oggi è più importante caricare uno stato su facebook e indicare dove siamo, piuttosto che dare la nostra attenzione alle persone che abbiamo intorno.
Anche io sono così.
Anche io ho smesso di essere libera.
In questi giorni, dove l'attenzione era rivolta alle elezioni europee, mi ha colpita una cosa banale e all'apparenza stupida: domenica, come sempre, ho effettuato dal mio samsung l'accesso alla mia pagina facebook. Boom! La prima notizia che mi appare sullo schermo è la richiesta di COMUNICARE ai miei amici se andavo a votare e chi votavo.
Ecco, cari lettori prudenti, la nostra libertà è stata compromessa da tempo. E' ormai un ricordo sfumato che si è ingiallito nel tempo, tra un mi piace qui e una condivisione lì.
Sarei bugiarda, tuttavia, se non ammettessi, che i social networks ci hanno reso la vita più semplice. Ritroviamo vecchi amici, sono più vicini i parenti lontani, possiamo promuovere le nostre passioni e pubblicizzarle in modo da renderle più "conosciute". Ma tutte queste informazioni che costantemente ci vengono richieste non sono un po' troppe? Perchè dobbiamo "schedare" dove lavoriamo, chi frequentiamo, che tipo di evento abbiamo vissuto e vogliamo ricordare, che scuola abbiamo frequentato?
Non siamo più persone, siamo facce associati a nomi. Non ha più valore ciò che abbiamo dentro, perchè anche quando abbiamo qualcosa da dire, non ha più lo stesso significato di quando lo diciamo ad alta voce o ne parliamo con persone alle quali guardiamo negli occhi.
Siamo alla ricerca costante di approvazione. Dobbiamo mostrare agli altri quanto siamo belli, quanto siamo amati, quanto amiamo. Scriviamo citazioni, o rubiamo tempo agli affetti per scrivere una frase che faccia effetto.
La libertà, allora, cosa è? In quale meandro sperduto del nostro tempo è andata a finire?
Una volta ho letto:
L’uomo veramente libero è colui che rifiuta un invito a pranzo senza sentire il bisogno di inventare una scusa. (Jules Renard)
Ma noi, quante scuse inventiamo per non spegnere quel dannato cellulare? 

domenica, maggio 25, 2014

Il Castello Errante di Howl


Non ha bisogno di presentazioni, perché è sicuramente uno dei film più noti della produzione dello Studio Ghibli. Il Castello Errante di Howl è stato il secondo film che ho visto di Hayao Miyazaki, ed è quello che mi ha convinto ed incuriosito a vedere anche tutti gli altri, una afosa serata di agosto dello scorso anno.
Un capolavoro indiscusso, che unisce tutti gli elementi rintracciabili nelle altre pellicole.

La giovane Sophie, 18 anni, lavora senza posa nella boutique di cappelli che, prima di morire, apparteneva a suo padre. Durante una delle sue rare uscite in città, conosce Howl il Mago. Howl è molto affascinante, ma non ha molto carattere… Fraintendendo la loro relazione, una strega lancia un maleficio terribile su Sophie e la trasforma in una vecchia di 90 anni. Prostrata, Sophie fugge e vaga nelle terre desolate.

Per puro caso, entra nel Castello Errante di Howl e, nascondendo la sua vera identità, si fa assumere come donna delle pulizie. Questa “vecchia signora”, tanto misteriosa quanto dinamica, riuscirà in breve tempo a dare nuova vita alla vecchia dimora abitata solo da un giovane apprendista, Markl, e da colui che manda avanti il Castello, Calcifer, il demone del fuoco. Più energica che mai, Sophie compie dei miracoli. Quale favoloso destino la attende? Cosa succederà tra lei e Howl?
Tutta la storia ha un qualcosa di misterioso, perché ognuno dei personaggi nasconde qualcosa agli altri. Ed è proprio questo dire e non dire che rende interessante il rapporto tra Sophie e Howl. Lei forte e determinata, lui volubile, irrequieto e influenzabile, come chiunque abbia assaporato il potere e crede solo nella propria libertà.
Come sempre, io resto estasiato dai dettagli delle ambientazioni, e in questo caso la camera di Howl nel castello errante è un qualcosa di talmente meraviglioso, da spingervi a fare un fermo immagine per ammirare con cura qualsiasi dettaglio.
Tanti i personaggi di questa storia che accompagnano i due protagonisti, tutti perfettamente riusciti.
Markl e Calcifer sono davvero divertentissimi (adoro quando il bambino si maschera da anziano e gira per la città), e sono l'anima pulsante del castello. Senza di loro, apparentemente i più "piccoli e indifesi", il castello non andrebbe avanti.
Come non amare la Strega delle Lande, in particolar modo nella scena, inquietante ma meravigliosa, in cui viaggia in quel minuscolo trasportino, nonostante la sua grande stazza.
E poi ci sono Heen, il cane che accompagna sempre Sophie, insieme a Rapa, lo spaventapasseri, che svolgono un ruolo di contorno e a volte di aiutanti, ma senza di loro la storia sarebbe meno particolareggiata.
Tutta l'idea di questo castello animato che vaga e si mimetizza ovunque si fermi è sorprendente, ognuno di noi sognerebbe di viverci, con le sue mille stanze che la fanno sembrare una piccola città. Ho immaginato mille volte di visitarlo tutto, e poi purtroppo sono tornato alla realtà.
La storia d'amore tra Sophie e Howl, anche se solo sottointesa per buona parte del film, rende particolare il loro rapporto, a tratti un po' conflittuale.
Una storia narrata in maniera ottima, con colpi di scena e attimi divertenti, molto scorrevole. Probabilmente non riuscirei mai a scegliere il mio film preferito dello Studio Ghibli, ma potreste puntate su Il Castello Errante di Howl come pellicola vincente.

mercoledì, maggio 21, 2014

Liberi. Vincitori. Soli. Noi Stessi. Liberi.

 

Liberi. Tutti vogliono essere liberi.
Perché? Per fare ciò che si vuole, dire ciò che si vuole, pensare ciò che si vuole, baciare chi si vuole.
Vincenti. Tutti si sentono vincenti.
Perché? Hanno ottenuto la loro libertà, hanno fatto ciò che volevano, hanno preteso di aver sempre ragione perché sono liberi.
Soli. Alcuni si sentono soli. 
Hanno vinto, hanno ottenuto ció che volevano, hanno detto quello che pensavano, non pensando che quello che dicevano poteva ferire qualcuno. Hanno baciato chi passava di li, non capendo che liberandosi dai legami affettivi alla fine nessuno sarebbe rimasto accanto a loro.
Se stessi. Tutti vogliono essere se stessi, pensando che essere liberi significhi questo. 
Vero, ma solo in parte.
Liberi. Tutti vogliamo essere liberi, tutti vogliono vincere, nessuno restare solo, tutti vogliono essere se stessi.
Liberi. Peró è così bello cedere una piccola parte di libertà per avere qualcuno accanto.
A quel punto saremo vincitori, perchè trovare l'amore significa aver vinto tutto, non saremo piú soli perchè avremo finalmente qualcuno accanto, noi stessi, perchè possiamo esserlo solo con qualcuno accanto che ci capisce e ci accetta per quelli che siamo.
Liberi. Tutti siamo liberi di avere tutto questo pur avendo rinunciato ad una fetta di libertà per la persona che amiamo.

martedì, maggio 20, 2014

Come Dio Comanda

La libertà è distruttiva. Se non per tutti, lo è per alcuni, e può essere distruttiva anche soltanto la lotta per arrivarci, perché molti non riescono a raggiungere la libertà e dopo l’ennesimo fallimento si fermano, lì dove sono, sono stanchi e spaesati, incominciano a sentire uno strano e lontano dolore in tutto il corpo e decidono che da quel momento in poi smetteranno di cercare quello che stavano cercando perché tanto non ce la faranno mai. E questo vuol dire distruggersi perché si perde tutta la fiducia in sé stessi e alla fine si viene invasi dalla convinzione di non aver combinato nulla di buono, niente per cui ci si possa sentire felici e orgogliosi e per cui poter dire un giorno “ce l’ho fatta”. Ma molti di quelli che si fermano a metà strada non sanno o forse si dimenticano di esser comunque andati avanti, vedono solo la strada che non hanno fatto, ma non si girano indietro a vedere tutta quella che hanno già percorso, si focalizzano sui fallimenti dimenticandosi dei successi.
E poi ci sono quelli che invece non si arrendono mai, può succedere qualsiasi cosa ma sono sicuri che non si fermeranno, anche se hanno sofferto, soffrono e sanno che soffriranno ancora, hanno un coraggio infinito e una forza che solo poche persone hanno.
È questa la storia dei protagonisti di uno dei più famosi romanzi di Niccolò Ammaniti: Come Dio comanda. Rino e Cristiano sono padre e figlio con una storia complicata alle spalle e una vita ancor più difficile da affrontare ogni giorno, una lotta continua per non perdersi, infatti Rino è costantemente in conflitto con gli assistenti sociali che non gli permettono l’affidamento del figlio, del suo Cristiano, il bambino che ha cresciuto e che continua a crescere da ormai quattordici anni. È una storia di amore e odio la loro, un rapporto irresponsabile e sregolato, così come le loro vite, sono entrambi scontrosi, violenti e terribilmente soli ed è proprio questo ciò che rende speciale la loro unione: la presenza di uno è indispensabile all’altro. Sono molto poveri e si sentono ogni giorno prigionieri di qualcosa che è troppo grande per loro, li sovrasta facendoli sentire schiacciati e la loro rabbia verso il mondo cresce sempre di più, l’unico momento in cui si sentono davvero liberi è quando stanno insieme. Rino, nazista convinto, odia gli immigrati che gli rubano il lavoro e gli imprenditori che assumono solo gli stranieri, per colpa loro non ha i soldi per mantenere il figlio e rischia continuamente di farselo portare via da quegli “infami” degli assistenti sociali, come li chiama lui.
Cristiano invece odia i bulli e non si accorge di esserlo a volte lui stesso, e cerca di passare inosservato, evita tutti e non vuole avere niente a che fare con i suoi coetanei, sembra ritenerli tutti stupidi e infantili, l’unica cosa che vuole è essere libero, trovare i suoi spazi e rimanerci, senza che nessuno gli dica come comportarsi, il mondo è pieno di gente così e lui lo sa.
Quella di Cristiano e Rino è una continua ricerca di libertà, di fuga verso nuovi luoghi dove nessuno possa giudicarli per i vestiti o per i loro pensieri fintamente stupidi e folli.
Un giorno, un po’ più buio degli altri, Rino arriva alla conclusione che l’unico modo per salvarsi e risolvere tutti i problemi sia fare una rapina, impresa che dovrà coinvolgere anche gli unici due suoi amici, anche loro alla disperata ricerca della felicità. “Disperata” è la parola esatta perché Ammaniti in questa storia analizza con disarmante lucidità e crudezza, come è solito fare, i pensieri di tre uomini e un ragazzino circondati da altri personaggi, tutti in preda alla disperazione, allo sfinimento dovuti a una vita che è stata fin troppo crudele con loro. Può sembrare paradossale, surreale, quasi ridicolo che in un’unica storia siano concentrati così tanti aspetti negativi della vita e della libertà, ma l’autore vuole sottolineare il lato oscuro di noi stessi che spesso ci risucchia, descrivendolo in più modi attraverso vari personaggi, tutti apparentemente diversi fra loro.

E in questo mese dedicato alla libertà, ho pensato tanto a come descriverla, a come parlarne e quindi ho voluto raccontare questa storia pensata da Ammaniti e scritta di getto, senza inutili illusioni e con una sincerità che ha soltanto chi si sente davvero libero.

domenica, maggio 18, 2014

Porco Rosso


Devo ammetterlo. Prima di vedere questo film ero molto scettico. Nulla nella trama, nell'ambientazione, nei protagonisti, attirava minimamente la mia attenzione.
E probabilmente mai come in questo caso mi sono totalmente ricreduto dopo averlo visto.
Tutto nella trama, nell'ambientazione, nei personaggi, ha attirato completamente la mia attenzione.
In quella che Miyazaki Hayao definisce “l’epoca degli idrovolanti”, Marco Pagot è un ex-pilota che si è misteriosamente ritrovato nelle mutate sembianze di un maiale antropomorfo. Con il nome di battaglia di Porco Rosso, vola alla ventura sui cieli dell’Adriatico a bordo del suo idrovolante vermiglio, sfuggendo al giogo fascista e sbarcando il lunario come cacciatore di taglie. Ma l’arrivo del pilota americano Curtis, assoldato dai Pirati del Cielo, lo costringerà a nuove battaglie per salvare il proprio onore e quello di una radiosa fanciulla, per la riconquista di un perduto amore e della fiducia nell’umanità.
Intelligente, arguto, vintage, avventuroso. Sono solo alcuni dei tanti aggettivi con i quali descriverei Porco Rosso. Ambientato in Italia, e ricco di riferimenti al nostro paese, è sicuramente la pellicola che traspira maggiore amore verso la nostra penisola, anche se avevamo visto qualche riferimento qua e la anche in altri film dello Studio Ghibli.
Questa volta, nonostante la strana maledizione che ha reso Marco Pagot per l'appunto Porco Rosso, non ci troviamo inondati da magie, castelli, spiriti e strane creature, e probabilmente anche il fatto di essere usciti dall'ambientazione nipponica contribuisce a questo fattore.
Spicca la passione di Miyazaki Hayao per l'aeronautica militare. Potreste storcere il naso leggendo di aerei militari, gare di volo, e protagonista scorbutico; ma il tocco con il quale tutto questo viene raccontato, rende questi temi per l'appunto i più interessanti.
Il tutto è tra il realistico e il surreale, con una vena ironica differente da altre pellicole. C'è una vena malinconica, ma anche questa viene elegantemente sdrammatizzata.
I personaggi femminili, come sempre, apportano un qualcosa in più, e non potreste immaginare la storia di Marco senza Fio, la diciassettenne nipote del signor Piccolo, che si occupa di progettazione e ristrutturazione dell'aereo di Marco, e soprattutto senza Gina, amica d'infanzia di Marco, divenuta proprietaria di un night club allestito su un'isoletta dell'Adriatico e frequentato da contrabbandieri ammaliati.
Fio alimenta la vena pratica di Marco, Gina quella romantico/sentimentale. Proprio il sentimento tra la donna e il maiale fa da sottile e nascosto filo conduttore, perché l'amore di una donna può spingere un uomo a fare tante cose, e al tempo stesso a rimanere fedele ai suoi principi.

mercoledì, maggio 14, 2014

Doppio Sogno: tra libertà e perversione


Quella sessuale è sicuramente una delle più grandi libertà di cui l'uomo abusa.
Premettendo che ognuno è libero di fare ciò che vuole, specie in camera da letto, la linea tra libertà e perversione è spesso sottile.
Quando la libertà sessuale va a ledere la salute di qualcuno, è perversione. 
Quando la libertà sessuale va a compromettere la serenità di qualcuno, è perversione.
Quando quell'irrefrenabile bisogno fisico da esaudire con chiunque capiti sotto mano infrange il cuore di qualcuno, è perversione.
Quella che colpisce Fridolin e Albertine, i protagonisti di Doppio Sogno di Arthur Schnitzler, è la noia, che porta entrambi alla perversione.
Stuzzicare l'altro al tradimento può essere divertente, può essere una bizzarra fantasia, ma nel momento in cui l'altro la realizzerà saremo ancora così eccitati.
La noia di una coppia tranquilla colpisce i due protagonisti, che spinti da questo iniziano ad immaginare avventure con altre persone.
Tutto questo, questo irrefrenabile desiderio di adrenalina, vale il prezzo di un tradimento?
Queste cose accadono, veniamo traditi da chi amiamo di più, e cerchiamo di trovare una giustificazione, o una scusa per perdonare.
Fridolin e Albertin vedono ciò che accade solo come un sogno, dal quale, dopo averlo confessato, si svegliano per sempre, per riprendere la vita di ogni giorno.
Ma se accadesse ancora?
Beh, è un incubo con il quale dovremmo convivere per sempre, ed è il prezzo della libertà sessuale che avevamo dato o negato al nostro compagno.
Questa è libertà o perversione?
Non lo so, la linea è sottile, e se abbiamo deciso di amare, dovremo stare attenti che nessuno dei due superi quella linea.

lunedì, maggio 12, 2014

L'Austria risorge dalle proprie ceneri: vittoria all'Eurovision 2014

Un'altra edizione dell'Eurovision Song Contest si è finalmente conclusa. Tenutasi nella capitale danese, Copenhagen, è stata probabilmente una delle serate più sorprendenti e al cardiopalma degli ultimi anni, e sicuramente la più avvincente da quando è tornata l'Italia, nel 2011.

Alla fine, dopo ventisei esibizioni, tra cui quella di Emma con "La Mia Città", è iniziato il solenne rito dell'annuncio dei voti. I bookmakers sono andati sempre più in confusione man mano che passava il tempo: le nazioni favorite (Svezia, Austria, Armenia, Ungheria, Olanda) sembravano piuttosto vicine tra loro prima del voting.
Trentasette nazioni hanno decratato i loro pareri sui finalisti. Dal Portogallo alla tanto detestata Russia, da Malta all'Islanda, è praticamente stata una corsa a cinque verso il microfono di cristallo: prima si è fermata l'Ungheria, poi l'Armenia, successivamente la Svezia, terza. Alla fine l'ha spuntata la drag queen austriaca Tom Neuwirth, in arte Conchita Wurst, con il brano Rise Like A Phoenix.

Giorno dopo giorno, a partire dalla presentazione della sua canzone, Conchita è riuscita nell'impresa di unire tutto il Vecchio Continente. Nonostante l'aspra avversione di tanti politici ed esponenti del mondo russofono tuonassero contro di lei, definendola "il risultato decadente del liberalismo omosessuale europeo", la cantante austriaca è risultata addirittura tra le preferite secondo i televoti di nazioni piuttosto arretrate dal punto di vista dei diritti rainbow, come Russia, Bielorussia, Ucraina e Azerbaijan, e conquistando i tanto agognati "12 points" da quasi tutta l'Europa occidentale e settentrionale.



Un pubblico stimato di oltre 180 milioni di persone ha assistito alla sua vittoria e al suo messaggio di ringraziamento: "Questa vittoria è un messaggio di pace e tolleranza. Insieme siamo inarrestabili", accompagnato dall'enorme boato dei 10mila spettatori della B&W Hallerne, sede del concorso. Altri milioni di persone hanno guardato la sua performance di Youtube in poche ore, e il suo nome ha praticamente fatto il giro del mondo.

VINCITRICE: AUSTRIA - Conchita Wurst: "Rise Like A Phoenix"


E Emma? Su 26 finalisti si è piazzata 21a, con 33 punti conquistati  (di cui 12 da Malta e 10 dall'Albania), davanti soltanto ad Azerbaijan (33), Malta (32), San Marino (prima volta nella storia in finale, 14), Slovenia (9) e Francia (peggior risultato di sempre, 2). Dopo la diffusione dei dati complessivi, si è visto che non è piaciuta per niente, né alle giurie, né al televoto, che l'hanno piazzata quasi sempre tra le ultime sei canzoni in gara.
Probabilmente è stata l'esibizione un po' troppo "abbondante": vestita in maniera succinta, con un abito bianco aderente e molto corto, tempestato di frammenti di vetro e motivi dorati, e con una corona d'alloro in testa (anch'essa dorata), Emma ha dimostrato una buona padronanza del palco, ma la performance vocale non è stata esattamente esaltante, e spesso si è trovata a dover prendere fiato nelle parti sbagliate del brano.



Brano che forse non era abbastanza adatto alla competizione, essendo semplicemente un estratto del suo CD Schiena, e non una composizione ad hoc per l'Eurovision, dove il pubblico si aspetta qualcosa di più cliché dalle varie nazioni (ovviamente non è sempre così; l'audacia può pagare e può mandarti in fondo alla classifica). Per la prima volta dal 2011 siamo fuori dai primi 10 e sotto i 100 punti (Gualazzi 189 punti nel 2011, Zilli 101 punti nel 2012, Mengoni 126 punti nel 2013, Emma 33 punti nel 2014).

Scoreboard finale. L'Austria trionfa con 52 punti sull'Olanda e 72 sulla Svezia. L'Ucraina si prende una specie di rivincita finendo davanti alla Russia. Ottimo esordio del Montenegro, 19° alla prima apparizione in finale.
2.5 milioni di italiani hanno seguito l'esibizione di Emma su Rai2 sabato 10 maggio, con uno share di circa il 10,7%. Ripercorriamo i momenti salienti della finale.

SECONDO POSTO: PAESI BASSI - The Common Linnets: "Calm After The Storm"

Ilse DeLange e Waylon riportano Amsterdam sul podio dopo un'attesa di ben 39 anni con una ballata malinconica in stile country (e gli abiti non sono da meno). Non erano dati tra i favoriti alla vittoria, ma la loro performance sul palco è stata straordinaria. Un successo che ha valicato i confini olandesi e si è sparso in tutto il continente. Questo per dire che non ci vogliono per forza giocolieri, acrobati e ballerini all'Eurovision. Basta portare la qualità.

TERZO POSTO: SVEZIA - Sanna Nielsen: "Undo"

Al settimo tentativo alla selezione nazionale svedese è riuscita a trionfare, e a Copenhagen ha portato una power ballad sicuramente impeccabile e piuttosto toccante. Un'esibizione con giochi di luce non troppo elaborati che hanno permesso di concentrare l'attenzione sulla musica più che sulla scenografia, e la sua voce ha fatto il resto. La Svezia porta a casa un altro podio, il terzo in quattro anni (3° 2011, 1° 2012, 3° 2014), e non a torto.

VINCITRICE MORALE: SAN MARINO - Valentina Monetta: "Maybe (Forse)"

Il 6 maggio è successo l'impossibile: SAN MARINO IN FINALE. Aveva debuttato nel 2008 finendo ultimo in semifinale, ed era tornato nel 2011. Nelle ultime tre edizioni Valentina Monetta, 39enne dello Stato del Titano, è riuscita nell'arduo compito di portare la sua nazione in finale per la prima volta nella storia. Maybe è una ballata che si potrebbe definire jamesbondiana, dolce, piena di vita e anche piuttosto accattivante. La Monetta, nella sua esibizione, ha dato il massimo e forse anche di più. Ovviamente in finale non ha potuto molto contro lo strapotere dei favoriti, ed è finita 24a su 26 con 14 punti. Ma essere in finale è motivo di grande orgoglio (e anche una bella vittoria dopo una cocente delusione come l'11° posto del 2013 con uno dei migliori brani che l'Eurovision abbia mai visto). In bocca al lupo, Valentina.

L'Eurovision Song Contest festeggerà i 60 anni di vita nel 2015, e lo farà al 99% a Vienna, dove Conchita Wurst ha iniziato la sua ascesa a partire dal nulla, proprio come la fenice della sua canzone. All'anno prossimo!   

Leggere con Prudence: libri in uscita a maggio.

I racconti di Lalaluki. Gabriele Del Buono
(04/05/2014)
Una raccolta di sei brevi racconti per bambini, che vede come protagonisti Uldi e sua sorella Ermy, due gattini che vanno alle elementari, il loro amico Renato, un ranocchio che frequenta la stessa classe di Uldi, e gli abitanti della cittadina di Lalaluki. Tra la scuola, corsi di danza, leggende sui draghi, e gare di mirtilli, i piccoli lettori saranno portati in questa ridente città abitata da animali con usi e costumi identici a quelli degli umani.

Il nero e l'argento. Paolo Giordano
(06/05/2014)
È dentro le stanze che le famiglie crescono: strepitanti, incerte, allegre, spaventate. Giovani coppie alle prime armi, pronte ad abbracciarsi o a perdersi. Come Nora e suo marito. Ma di quelle stanze bisogna prima o poi spalancare porte e finestre, aprirsi al tempo che passa, all'aria di fuori. "A lungo andare ogni amore ha bisogno di qualcuno che lo veda e riconosca, che lo avvalori, altrimenti rischia di essere scambiato per un malinteso". E così che la signora A., nell'attimo stesso in cui entra in casa per occuparsi delle faccende domestiche, diventa la custode della loro relazione, la bussola per orientarsi nella bonaccia e nella burrasca. Con le pantofole allineate accanto alla porta e gli scontrini esatti al centesimo, l'appropriazione indebita della cucina e i pochi tesori di una sua vita segreta, appare fin da subito solida, testarda, magica, incrollabile. "La signora A. era la sola vera testimone dell'impresa che compivamo giorno dopo giorno, la sola testimone del legame che ci univa. Senza il suo sguardo ci sentivamo in pericolo".
Uscirne vivi. Alice Munro
(06/05/2014)
Basta un racconto a esplorare tutta la complessità dell'esistenza umana. Basta un racconto, se a scriverlo è Alice Munro. Vincitrice del Premio Nobel per la Letteratura 2013, l'autrice canadese supera se stessa - una volta ancora - con una raccolta illuminata da una chiarezza di visione e da un talento narrativo senza pari. E ci rivela, cristallina, la verità su ciò che siamo. Incontri casuali, azioni mancate, semplici scherzi del destino. Sono i momenti che ci trasformano per sempre quelli che Alice Munro, storia dopo storia, illumina con il suo sguardo indomito, sempre più nitido, sempre più capace di mettere a fuoco l'egoismo, l'irrazionalità, il disinteresse di cui siamo capaci. Eppure, insieme, sempre più partecipe. Quello che abbaglia, in Munro, è l'amore della scrittrice per i suoi personaggi cosi imperfetti e compiutamente umani, interpreti di vite che ci attraggono nella loro quieta profondità e ci sorprendono con svolte inaspettate. In questa raccolta, l'ultima (e forse decisiva) prima del Nobel che l'ha consacrata come «maestra della .short story», lo scenario è quello ormai famigliare del lago Huron, ma ora l'autrice si spinge in un territorio ancora più intimo: il quartetto finale della raccolta - «le prime e le ultime cose, oltre che le più private, che ho da dire riguardo alla mia vita» ­ ci offre l'immagine vivida di Munro bambina, dei suoi tentativi di venire a patri con i sentimenti ambivalenti che la legano ai genitori e alla sorella, della sua improvvisa e precoce presa di coscienza della precarietà della vita. Meditazioni raffinate su come il tempo e la memoria plasmano il nostro sguardo sul mondo, le storie di Ustime vivi mostrano quanto possa essere strana, pericolosa e straordinaria la vita di ogni giorno.
La mia Londra. Simonetta Agnello Hornby
(07/05/2014)
Tra autobiografa e racconto dei luoghi più amati della capitale inglese, dagli anni Sessanta a oggi, l'autrice insegue una Londra che rapida si trasforma ma mantiene le sue radici più profonde. Mentre la memoria riannoda i suoi fili, catapultata nella capitale per un soggiorno di studio per imparare l'inglese fino alla scelta definitiva di Londra come luogo della vita e di lavoro, Simonetta Agnello Hornby mette a nudo alcuni momenti cruciali della sua esistenza (il matrimonio, due figli, la professione di avvocato) e cattura l'anima "vera" della città. Un'anima che si nasconde e si svela soprattutto nelle passeggiate nei parchi, nella scoperta di piccoli musei, nelle chiese meno appariscenti, nei ristoranti etnici, nel dialogo con le comunità straniere che affollano il quartiere di Brixton dove per tanti anni ha operato il suo studio di avvocato per minori, e ancora nell'amatissima casa di una vita a Dulwich, nel monumentale quartiere di Westminster e a tu per tu con il fascino intramontabile della City.
Finché amore non ci separi. Anna Premoli
(08/05/2014)
Amalia Berger è un affermato avvocato newyorkese, nota nel foro come "la regina di ghiaccio". I ricchissimi genitori però le riservano da sempre poche attenzioni. Ryan, di origini irlandesi, è il maggiore di quattro figli maschi e la sua caotica famiglia gestisce un tipico pub nel cuore della Grande Mela. I due si sono conosciuti alla scuola di legge di Yale, dove è nata la loro reciproca antipatia. Amalia è poi rimasta a New York, mentre Ryan ha fatto carriera a Chicago. Finché un giorno, l'offerta di un posto da vice procuratore lo riporta a New York. Il primo caso che si trova ad affrontare sembra davvero banale: l'arresto per guida in stato di ebbrezza di una ragazza dell'alta società. Ma quel che appare semplice, si può complicare inaspettatamente, se per esempio l'avvocato difensore della ragazza proprio quella Amalia Berger, che Ryan non vede da almeno dieci anni... Lo scontro in aula degenera a tal punto che il giudice condanna entrambi a una pena esemplare, che li costringerà a trascorrere parecchio tempo insieme. E cosa può accadere se due persone che si detestano dal profondo del cuore sono costrette dalla legge a collaborare?
Bambino n°30529. Felix Weinberg
(08/05/2014)
Felix aveva tutto nel suo paese natio, la Cecoslovacchia: una famiglia felice e abbiente, un'infanzia serena. A dodici anni, però, il suo mondo va in pezzi: il padre fugge in Inghilterra, nella speranza di potersi rifare una vita con la sua famiglia. Ma il piccolo Weinberg, i fratelli e la madre non fanno in tempo a raggiungerlo: saranno catturati dai nazisti e inizierà il loro drammatico calvario nei campi di concentramento. Felix sopravvivrà addirittura a cinque lager, tra cui Terezín, Auschwitz e Birkenau, nonché alla terribile "marcia della morte" per essere trasferito da un campo all'altro. Dopo essere stato deportato per l'ultima volta a Buchenwald, riuscirà finalmente a tornare in libertà e a riabbracciare suo padre, dopo cinque anni di orrore. Quella di Felix Weinberg è una storia raccontata attraverso gli occhi puri di un bambino, senza risparmiare alcun dettaglio, nemmeno il più doloroso.
Un'idea di destino. Tiziano Terzani
(08/05/2014)
«Cosa fa della vita che abbiamo un’avventura felice?» si chiede Tiziano Terzani in questa eccezionale opera inedita, che racconta con la consueta potenza riflessiva l’esistenza di un uomo che non ha mai smesso di dialogare con il mondo e con la coscienza di ciascuno di noi. In un continuo e appassionato procedere dalla Storia alla storia personale, viene finalmente alla luce in questi diari il Terzani uomo, il padre, il marito: una persona curiosa e straordinariamente vitale, incline più alle domande che alle facili risposte. Scopriamo così che l’espulsione dalla Cina per «crimini controrivoluzionari », l’esperienza deludente della società giapponese, il passaggio professionale dalla Repubblica al Corriere della Sera, i viaggi in Thailandia, URSS, Indocina, Asia centrale, India, Pakistan non furono soltanto all’origine delle grandi opere che tutti ricordiamo. Furono anche anni fatti di dubbi, di nostalgie, di una perseverante ricerca della gioia, anni in cui dovette talvolta domare «la belva oscura» della depressione. E proprio attraverso questo continuo interrogarsi («tutto è già stato detto, eppure tutto è da ridire»), Terzani maturava una nuova consapevolezza di sé, affidata a pagine più intime, meditazioni, lettere alla moglie e ai figli, appunti, tutti accuratamente raccolti e ordinati dall’autore stesso, fino al suo ultimo commovente scritto: il discorso letto in occasione del matrimonio della figlia Saskia, intriso di nostalgia per la bambina che non c’è più e di amore per la vita, quella vita che inesorabilmente cambia e ci trasforma.
Vita dopo vita. Kate Atkinson
(22/05/2014)
«Pochi istanti dopo essere venuta al mondo, il mio cuore ha smesso di battere. A quattro anni, sono annegata nell’oceano. A cinque anni, sono scivolata da un tetto coperto di ghiaccio. A otto anni, ho preso l’influenza spagnola. Quattro volte. A ventidue anni, mio marito mi ha spinto con violenza contro un tavolino, uccidendomi. A trent’anni, sono morta durante un bombardamento tedesco su Londra. E su di me cadevano le tenebre. Ma ho sempre avuto un’altra possibilità.» In una gelida notte di febbraio del 1910, a Londra nasce una bambina. Il cordone ombelicale è stretto intorno al suo collo, e nessuno riesce a salvarla. In una gelida notte di febbraio del 1910, a Londra nasce una bambina. Il cordone ombelicale è stretto intorno al suo collo, ma il medico di famiglia, giunto proprio all’ultimo istante, lo taglia e permette alla piccola di respirare. Inizia così la vita straordinaria di Ursula Todd, una vita che, nel corso degli anni, verrà spezzata più e più volte, mentre l’umanità si avvia inesorabilmente verso la tragedia della guerra. Vita dopo vita, Ursula troverà la forza di cambiare il proprio destino, quello delle persone che incrocerà e quello del mondo intero? «Vita dopo vita» è uno di quei rari e fortunati casi in cui il talento creativo e la qualità letteraria hanno saputo conquistare anche il grande pubblico. Salutato dalla critica come un capolavoro destinato a rimanere nella storia della letteratura, questo romanzo è da mesi in testa alle classifiche inglesi e americane ed è stato eletto miglior romanzo dell’anno da alcune tra le più prestigiose testate giornalistiche del mondo.

domenica, maggio 11, 2014

Principessa Mononoke


È la storia di Ashitaka, un guerriero Emishi, e della maledizione caduta su di lui dopo che ha salvato il suo villaggio dalla furia di Nume cinghiale, impazzito dall’ira. Destinato a morte certa, il giovane abbandona il villaggio per evitare che il maleficio ricada su tutti gli abitanti. Durante il suo viaggio per liberarsi dalla maledizione, si ritroverà immischiato in una guerra tra umani e divinità. È qui che incontrerà le due acerrime nemiche Eboshi, la padrona della città del ferro, e San, la principessa spettro. L’umana che cerca di distruggere il bosco delle divinità e la ragazza lupo che cerca di contrastarla.

Coraggio. Valore. Forza. Tradizione.
Sono i termini che racchiudono il senso di questa pellicola. Sono i principi che animano i protagonisti nella loro battaglia.
Natura.
La vera protagonista del film, nella sua lotta contro l'uomo che cerca di distruggerla.
Quando i principi sopra elencati vanno a sfidarsi con la natura, questa diventa viva, questa diventa quasi umana.
Hayao Miyazaki rende quasi sempre nei suoi film la natura protagonista, o parla comunque della sua salvaguardia, ma questo film esprime davvero tutto il suo amore per esse, rendendola viva e partecipe della storia. Che si tratti del dio cervo o della lupa o degli alberi, tutti sono li per mantenere intatto il mondo dalla distruzione degli uomini.
Vi si spezzerà il cuore sentendo dalla voce della lupa che gli alberi piangono quando vengono abbattuti, ma l'uomo non può sentirli.
I protagonisti dovrebbero essere gli uomini, Ashitaka, San, la Signora Eboshi, ma loro sono solo un mezzo per raccontare la storia, diventando pian piano solo personaggi di secondo piano.
E' un film forse meno adatto ai bambini per alcune scene più cruente, ma che bisognerebbe comunque mostrare loro, per imparare il rispetto della natura, delle piante, degli alberi, degli animali.
Unica pecca di questo film è la durata, davvero eccessiva, oltre due ore per una storia che nella parte centrale si prende troppi momenti di silenzio, che tendono i meno "audaci" a vedere anche l'ora successiva.
Tutto in questo film è diverso dagli altri dello Studio Ghibli, non vi è innocenza o fanciullesca sobrietà, ma non per questo i bambini non dovrebbero vederlo, anzi sarebbe molto educativo per i più piccoli.
Non manca l'elemento fantastico comunque, tra divinità, demoni e quegli adorabili ed inquietanti spiriti degli alberi, i Kodama.
La figura della donna è di spicco in questa storia, perché sono sempre loro al comando, o nelle posizioni di spicco, con una splendida carrellata di personaggi, dalla ribelle Sam, alla senza scrupoli Padrona, alla signora Hii, e per finire l'audace e divertente Toki.
Le donne lavorano anche il ferro, diventando così anche la parte produttiva della popolazione, in questo scenario a tratti moderno, a tratti surreale, ma che sicuramente fa riflettere.

sabato, maggio 10, 2014

Leggere liberamente


Fin da piccola ho avuto un amore spropositato per i libri, quei piccoli rettangoli che profumano di conoscenza, e con i miei occhi da sognatore ho sempre immaginato di poterne avere sempre di nuovi, di essere libera di sfogliarli e rileggerli fino allo sfinimento pur di immergermi sempre in nuove realtà. Sembrerà strano ma proprio in una società come la nostra, sempre maggiormente legata alla tecnologia è nata l’idea di costruire delle piccole librerie libere dove chiunque può donare o prendere libri.

L’idea è della Little free library, un movimento culturale creato nel 2009 da Todd Bol, un consulente per aziende, e da Rick Brooks, docente dell’Università del Winsconsin, che prevede la costruzione di piccole librerie pubbliche in legno, a forma di cassette postali, in ogni parte del mondo.

Grande riscontro ha avuto l’iniziativa a New York, dove dietro al progetto ci sono anche un’associazione locale di architetti e il comitato organizzatore del PEN World Voices, un festival di letteratura internazionale che si svolge ogni anno in città: insieme hanno indetto un bando per giovani artisti e tra questi ne hanno scelti dieci i cui progetti sono stati effettivamente realizzati. «È un’idea così profonda, così romantica, che ti fa tornare fiducia nelle persone, nel modo in cui viene riscoperta l’importanza e la bellezza dei libri», ha detto Jakab Orsos, il direttore del PEN World Voices.

Da dov’è nato tutto? Todd Bol, uno dei due fondatori dell’associazione, ha raccontato che per commemorare la morte della madre, che era stata una maestra, all’inizio del 2009 costruì la replica di un’aula scolastica in miniatura e la mise nel suo giardino: accanto c’era un cartello che invitava chiunque volesse a lasciarci dentro un libro e a prenderne un altro in cambio. Presto lo imitarono anche i suoi vicini e Bol decise in seguito di fondare l’associazione, che oggi si è molto ingrandita e collabora con scuole e istituti culturali.


Chiunque può scegliere di costruire la propria libreria oppure farsela spedire e l’associazione a questo scopo ha assunto uno staff di falegnami e artisti. La più economica costa 250 dollari, ma sul sito ci sono le istruzioni per costruirne una da sé.

Per ora ci sono più di 5.000 strutture registrate nel mondo, il 90% di queste si trova negli Stati Uniti, ma ce n’è almeno una in ogni continente. Recentemente Little Free Library ha collaborato anche con Books for Africa, un’organizzazione culturale no profit americana, per la quale ha costruito alcune strutture che saranno gestite in varie nazioni africane da Books for Africa. In Italia ce ne sono otto: quattro nella provincia di Milano, due in quella di Roma e due vicino Trento.


Un’iniziativa simile è nata anche in Puglia, dove ad Acquaviva delle Fonti un gruppo di ragazzi che si fanno chiamare i “Ravvivati” hanno recuperato dei vecchi frigoriferi con l’idea del richiamo alla cultura come “cibo” per la mente, frigoriferi decorati successivamente da artisti locali che vanno a creare delle vere e proprie librerie free in giro per la città.

mercoledì, maggio 07, 2014

Liberi di sognare, prigionieri dell'agire.

 

In molti sono morti per darci quello che ad oggi è un diritto scontato per tutti (almeno nel nostro paese), la libertà.
A dire il vero il termine libertà ha davvero una gran bella sfilza di limiti, finisce dove inizia quella di un altro, s'infrange quando si crea una legge, si deve frenare per il politically correct, quello che una volta si chiamava il "quieto vivere".
C'è quindi da domandarsi se la libertà sia rimasta un sogno realizzato a metà o come dice il cattivissimo Ming in Flash Gordon: "regalerò un mondo ai terrestri in cui la poca libertà concessagli sembri sufficiente.".
E se fosse davvero così?
Se fosse tutta una vana illusione?
Se davvero fossimo solo liberi di sognare sogni pilotati anch'essi dalle mode, dai mass media, da un oscuro grande fratello...non ci farebbe un po' arrabbiare?
Se l'unica libertà che ci è fosse rimasta fosse qual'ancestrale libero arbitrio che ci consente di fare quello che vogliamo e prenderci le conseguenze delle nostre azioni?
Non lo so.
Quando leggo pongo attenzione a quello che scrivono.
Quando scrivo pongo ancor più attenzione a quello che la gente legge.
La società stessa ha mutato il vero senso della libertà.
Prima potevi urlare delle cose, adesso non puoi più, l'urlo è diventato un'offesa, l'offesa può portarti ad una querela, la querela ti potrebbe ledere la libertà.
Che circolo vizioso.
Mio nonno mi parlava del fascismo in termini meravigliosi, si dormiva con le porte aperte e non c'erano i disoccupati ma se parlavi male del regime arrivavano con l'olio di ricino ed erano dolori.
Ma lui sacrificava la libertà.
Poi sono arrivati gli americani e ci hanno liberati tutti.
Liberati per imprigionarci meglio.
Mio padre ha combattuto nel 68, in piazza (ci è mancato poco che diventasse un brigatista) e mi ha sempre detto che lo faceva per la libertà di questo paese, per il mio futuro.
E adesso?
Per quale libertà dobbiamo combattere?
Forse la libertà di essere liberi realmente.
Di poter tornare a non aver più paura di quello che pensa la gente.
I film, la musica, la televisioni, i giornali, tutto, almeno dieci volte al giorno inserisce la parola "libertà".
Nel master di marketing, nelle lezioni sulla "cattura" del cliente bisognava sempre concludere con una frase, una specie di specchietto per le allodole: "si senta libero di decidere"...quando in realtà avevi già in pugno la situazione.
La libertà è un arma spuntata.
Sono rimasti forse solo gli uomini d'amore, per citare il mai troppo grande Luciano De Crescenzo, la libertà l'abbiamo tranquillamente messa in vendita su Ebay.

martedì, maggio 06, 2014

Le prigionie nella testa






L' unica certezza che abbiamo, è come l'
Ingnoranza
Bagna 
E
Riduce
Tutto quello che abbiamo costruito,
A (') una flebile e deleteria bugia.

Le bugie uccidono. 
Le bugie ti incatenano e ti etichettano.
Le bugie tarpano le ali e quando non puoi volare, la libertà è il sogno vivo della speranza. 


La strada per il Nebraska

Cos’è la libertà? Nessuno lo può dire con certezza, forse perché non c’è un’Idea precisa di libertà, un qualcosa di fisso e ben definito, per ciascuno di noi è qualcosa di diverso, magari per uno può essere trascorrere la vita con una persona, per l’altro lasciare la città per qualche giorno e partire in macchina verso la campagna.  C’è qualcuno che si sente libero pur avendo vissuto chiuso in quattro mura per tutta la vita e chi si sente prigioniero in un giardino immenso, perché, come diceva una canzone, la libertà è più ampia di quello che la vista rivela. Essere liberi non vuol dire necessariamente scappare via dove si vuole e lasciare tutto, anzi significa scegliere una strada e percorrerla senza che nessuno ci opprima e ci dica dove andare, dove sbagliare e come rialzarci, la libertà, così come lo sguardo, è una scelta. “Chi guarda decide di soffermarsi su una determinata cosa e di escludere dunque dall'attenzione il resto del proprio campo visivo. In questo senso lo sguardo, che è l'essenza della vita, è prima di tutto un rifiuto” (da Metafisica dei tubi di Amélie Nothomb). Vivere ed essere liberi vuol dire prima di tutto rifiutare. Rifiutare tutto ciò che non vogliamo e che crediamo non sia giusto per noi, e accettare invece tutte quelle cose che ci rendono felici.

Guardando Nebraska, un film molto particolare girato l’anno scorso completamente in bianco e nero, pensavo a queste cose. Il protagonista Woody Grant si mette in viaggio dal Montana al Nebraska per riscuotere una vincita che è palesemente una truffa, lui non lo capisce o forse ci spera così tanto da non accorgersene, ma solo uno dei suoi due figli, David, capisce che per lui significa qualcosa di più. Per il padre raggiungere Lincoln, in Nebraska, significa prendersi una rivincita sulla vita che l’ha fatto sentire prigioniero in una stanza per troppo tempo, per lui vuol dire dare un senso a un’esistenza che ormai sembra continuare senza uno scopo. Allora un giorno Woody si sveglia e decide di cominciare a camminare da solo verso Lincoln perché nessuno lo sostiene e le persone che dovrebbero essergli vicine sembrano solo ostacolarlo, lo ritengono folle e soprattutto stupido, perché crede a tutto quello che la gente gli dice. Ma dopo qualche ora di cammino arrivano puntualmente la moglie e il figlio a riprenderlo per portarlo a casa urlandogli contro i peggiori insulti, Woody non risponde e ci riprova il giorno seguente, e questa scena si ripete per quasi una settimana. Alla fine il figlio capisce che quel viaggio rappresenta per il padre una vera e propria ricerca della libertà e non, come tutti pensano, un semplice desiderio di soldi. Comincia così un lungo tragitto che ripercorre tutta la vita di Woody, dalla guerra al matrimonio, dai figli mai voluti alla vecchiaia, un percorso che fa capire a David quanto sia stata complicata la vita del padre, che non è sempre stato un vecchio alcolizzato scorbutico, ma un uomo con una storia infinita piena di dolori e insperate gioie che l'hanno reso quello che è. Ognuno ha la propria storia, anche se c'è qualcuno che preferisce non raccontarla.

Quella strada per il Nebraska secondo me la percorriamo (o almeno ci proviamo) tutti prima o poi, se siamo fortunati sappiamo già dove andare per trovare la libertà, altrimenti è una ricerca che dura tutta la vita. Quello che non capisco mai è perché ci dev’essere sempre qualcuno ad ostacolarti, a prenderti di peso per un braccio e riportarti a casa, anche se tu ti dimeni e non ci vuoi tornare sul divano perché senti che il tuo tempo sta finendo e prima arrivi alla meta meglio è, o semplicemente perché hai bisogno di un motivo per vivere, in fin dei conti tutti vorremmo avere un motivo per alzarci dal letto la mattina. E se io un giorno mi sveglio e ho voglia di andare nel Nebraska a piedi, chi sei tu per impedirmelo e per chiamarmi ‘pazzo’? Qualcuno tra noi dovrà pur essere un po’ matto e, come diceva Pasolini, tutti dovrebbero cercare di capire il punto di vista di un pazzo, non sai mai cosa potresti scoprire, e soprattutto tutti hanno il sacrosanto diritto di essere liberi, e intendo completamente. Liberi di camminare, di sognare qualcosa che non c’è, di rifugiarsi in una fantasia, di scappare dalla realtà, di rimanere in silenzio perché ormai non si ha più niente da dire e liberi di essere irrimediabilmente tristi o schifosamente felici, perché le emozioni non le puoi nascondere troppo a lungo, per sentirti davvero vivo e libero devi urlarle al mondo, non riesci a non farlo.

E quindi siate liberi, e non tutti nello stesso modo, non cercate la libertà in cose ovvie, non omologatevi ad un’idea di libertà che non vi appartiene perché poi la vostra “felicità” sarà identica a quella degli altri, ma soprattutto non vi fate dire da NESSUNO come essere felici perché tutti quelli che passano e si affacciano nella vostra vita senza conoscervi cercheranno di influenzarvi, convincervi di cose in cui voi non credete e quando qualcuno proverà a fermarvi e a riportarvi a casa mentre camminate sulla strada per il Nebraska, voi riprovateci il giorno dopo, perché quella strada non ci sarà per sempre. 






domenica, maggio 04, 2014

Essere liberi...


Ho provato a pensare a ciò che mi fa sentire libera: il silenzio, un libro, l'immaginazione, il mare, il tramonto, il vento. Ma per provare libertà e sentirla, devo per prima cosa esserlo io.
Io scelgo di essere libera.
Ma di farlo con saggezza. Libera di rispettare gli altri, libera di render loro la pariglia, libera di perdonare, libera di scegliere e agire, libera di andare.
Perché essere libera è una vera e propria scelta.
E in ogni situazione, nonostante tutto, anche se si tratta di sacrificarsi, abbiamo la possibilità di scegliere, dire si o no, di rimanere legati o lasciarci andare.
La libertà è poter dire a se stessi cosa si vuole e deve fare, senza idee altrui, secondo il proprio credo.
Ognuno ovviamente prenderà una strada diversa, sbaglierà, si porterà su sentieri difficili e senza ritorno ma lo avrà deciso lui stesso, senza condizioni.
E allora quando sarò sola ma avrò con me un libro, o starò guardando il mare, o sarò chiusa nel mio mondo immaginario, potrò dire di sentirmi potente, padrona del mio destino e viva.
Potrò prendere la mia penna e dire al mondo quello che sento, continuando a lottare affinché venga diffuso in tutto il mondo e la espressione non sia oppressa.
E noi tutti dovremmo farlo.
Rendere libera l'anima ed il pensiero.

Se solo ne foste consapevoli. Se solo non ci avessero ammaestrato tanto tempo fa.


Kiki – Consegne a domicilio.


Dei film di cui vi sto parlando in questa piccola rassegna dedicata allo Studio Ghibli, Kiki – Consegne a domicilio è senza dubbio il più fanciullesco e il più adatto ai più piccoli, ma è proprio la sua semplicità, la sua purezza, la sua innocenza, a renderlo uno dei miei preferiti.
Kiki è una giovane strega simpatica e un po’ maldestra. Come impone la tradizione, compiuti i tredici anni deve lasciare casa e partire alla ricerca di una città in cui svolgere un anno di apprendistato, così da dimostrarsi capace di rendersi indipendente.

In compagnia dell’inseparabile gatto nero parlante Jiji, a cavallo della scopa di sua madre corredata con la radiolina di suo padre, Kiki arriva nella grande città di Koriko, che bagnata dal mare e sovrastata da una splendida torre con l’orologio, rappresenta la città dei sogni di Kiki.

Ma la città ha in serbo molte sorprese per la piccola strega, prima fra tutte l’indifferente freddezza dei suoi cittadini. Armata del suo unico talento magico, quello di volare nel cielo, Kiki riesce faticosamente ad avviare un’attività di consegne a domicilio.

La conquista dell’indipendenza economica ed emotiva si mostra subito come un duro percorso di crescita per Kiki, che dovrà affrontare molte sorprese e tante difficoltà, sia fuori che dentro di lei…
Un film che parla di crescita, di maturazione, ma lo fa con la serenità e lo spirito vivo di una streghetta alle prime armi. E' tutto deliziosamente tranquillo, anche nei momenti più concitati della pellicola, e questo dimostra che le storie garbate sono sempre le più piacevoli.
Un variegato ventaglio di personaggi brilla nella storia, ogni personaggio porta qualcosa di importante, e crea una sua storia nella storia.
Kiki fa spesso spazio agli altri personaggi nelle singole storie, risultando un collante, seppur di rilievo, degli altri racconti.
Senza dubbio la panettiera Osono e suo marito sono i miei personaggi preferiti, perché sempre gentili e premurosi con Kiki, e sono coloro che riescono a farle trovare la sua strada, appunto nel campo delle consegne a domicilio.
Adoro la parte delle due nonnine e del forno, con il loro sformato di aringhe e zucche, che proprio non ne vuole sapere di cucinarsi. Anche qui sembra di immergersi in una nuova storia, così come accade con Tonbo, il ragazzino appassionato di volo, e la giovane pittrice Ursula.
Ogni volta che Kiki incontra uno di loro, la storia cambia registro, come se fossimo in un cartone a puntate, ogni volta con nuove avventure.
Credo che questo rendi così interessante questo film, che in definitiva ha una trama meno complessa di altri, ma non appare per nulla inferiore al confronto.
La città immaginaria di Koriko sembra ispirata ad una città di mare europea, e molti spunti sono arrivati dalla Svezia e da Stoccolma. Sembrano assenti in questa pellicola riferimenti all'Italia, anche se alcuni nella città vedono riferimenti a Napoli.
Tra magia, sogni, e cucina, in uno spazio temporale non ben definito, la storia di Kiki vi catturerà con quella prelibata dolcezza che rende unico questo piccolo gioiello di film.

sabato, maggio 03, 2014

Al cinema con Prudence: film in uscita a Maggio

Anche con l'arrivo della bella stagione mai perdere il desiderio di godersi un bel film al cinema, vediamo insieme cosa troveremo a Maggio nelle sale.



Brick Mansions
(dal 01 Maggio al cinema)

In una Detroit in mano al crimine, le fatiscenti case con mattoni a vista della città sono occupate completamente dai peggiori criminali della zona. Incapace di tenere a bada il crimine, la polizia ha eretto delle mura per contenere i criminali in quest’area e proteggere il resto della città. Per il poliziotto sotto copertura Damien Collier (Paul Walker), ogni giorno è una lotta contro la corruzione; per Lino (David Belle), ogni giorno è una lotta per vivere una vita onesta. Le loro strade non si sarebbero mai dovute incontrare, ma quando il re della droga di Detroit Tremaine Alexander (RZA) rapisce la fidanzata di Lino, Damien accetta con riluttanza l’aiuto del coraggioso ex-galeotto. Insieme dovranno sventare un sinistro piano che potrebbe distruggere l’intera città.

Genere: Azione, Drammatico.



Diario di un maniaco per bene
(dal 08 Maggio al cinema)

Lupo, comico e disperato artista quarantenne, nella sua vita non ha mai concluso niente, a partire dalle donne. D'altronde, è un "maniaco perbene" e come tale, vede la sua vita attraverso uno "spioncino". Trascinato dalle proprie manie e dai suoi eterni interrogativi sul mondo, a suo modo rassicura ed approccia ogni "categoria" di donna, dalla sensuale "esperta di Hemingway e di Kamasutra", alla giovane suora, che corteggia spudoratamente usando come pretesto i propri finti dubbi "teologici".

Genere: Commedia 




The English Teacher
(dal 08 Maggio al cinema)

La vita tranquilla di un insegnante d'inglese è destinata a cambiare quando un suo ex-studente torna nella sua piccola città dopo aver cercato il successo come sceneggiatore a New York. Una nuova esilarante commedia dai produttori di “A Single Man”.

Genere: Sentimentale, Commedia









Grace di Monaco
(dal 15 Maggio al cinema)

Il racconto di un momento cruciale nella vita di Grace Kelly, quando neo sposa in crisi si trova a dover scegliere se rinunciare definitivamente alla sua fantastica carriera di attrice o diventare la principessa più amata della storia.
E' Nicole Kidman la protagonista del film di apertura del Festival di Cannes.

Genere: Biografico, Drammatico








Mademoiselle C
(dal 15 Maggio al cinema)

Insieme ad Anna Wintour (a cui è ispirato il film Il diavolo veste Prada), Carine Roitfeld è l'editor di moda più famoso del mondo. Dopo 10 anni coronati da successi e scandali di ogni genere, decide di lasciare la guida di Vogue Paris verso ciò che definisce "la libertà". La sua più grande sfida: creare un nuovo magazine: CR. Il più chic, il più sorprendente, il più glamour, il più innovativo.

Genere: Documentario







St@lker
(dal 15 Maggio al cinema)

Ispirato ad un fatto realmente accaduto. Alan e Ines lavorano come procacciatori in grandi società multilevel. Alan è separato ed è andato a vivere in un magazzino fatiscente, portandosi solo due materassi, un televisore, una stufa e un sacco da boxe, con cui si sfoga spesso durante il giorno. L'ex moglie, dopo anni di soprusi, si rifiuta di vederlo e di parlargli, divenendo così vittima di atti di stalking, sia reali sia informatico-virtuali. Ultimamente Alan si rifiuta di lavorare, e passa il suo tempo nel tentativo, il più delle volte frustrato, di chattare su siti di online-dating. Ines vive sola, con fare metodico, priva di appagamento sia nel lavoro sia nelle relazioni private, dilettandosi di letture e di piccoli hobby. Ha una sola amica intima, Mina, collega di lavoro, che la introduce nel mondo, fino all'ora a lei sconosciuto, dei social network. Lì incontrerà Alan.

Genere: Drammatico



Maps to the Stars
(dal 21 Maggio nelle sale)

Il nuovo film di David Cronenberg, ancora una volta in collaborazione con la star di Twilight, Robert Pattinson, racconta la storia ruota attorno a due ex attori bambini, rovinati dal lato oscuro di Hollywood.

Genere: Drammatico










X-Men: Giorni di un futuro passato
(dal 22 Maggio al cinema)

Gli X-Men dovranno combattere una battaglia per la sopravvivenza della specie attraverso due periodi storici. Gli amati personaggi della trilogia originale "X-Men" uniranno le forze con i loro stessi più giovani di "X-Men: First Class," in un’epica battaglia per cambiare il passato e salvare il nostro futuro.

Genere: Azione, Fantascienza, Fantasy








Maleficent
(dal 28 Maggio nelle sale)

La rilettura della Bella Addormentata dal punto di vista della cattiva, Malefica. Una bella e giovane donna dal cuore puro con impressionanti ali nere, Malefica vive una vita idilliaca immersa nella pace della foresta del regno, fino a quando, un giorno, un esercito di invasori umani minaccia l'armonia di quei luoghi. Malefica diventa la più fiera protettrice delle sue terre, ma rimane vittima di uno spietato tradimento, ed è a questo punto che il suo cuore comincia a tramutarsi un pietra. Decisa a vendicarsi, Malefica affronta una battaglia epica con il re degli umani e, alla fine, lancia una maledizione contro la piccola Aurora. Quando la bambina cresce, Malefica capisce che Aurora rappresenta la chiave per farle trovare la vera felicità e riportare la pace nel regno.

Genere: Fantasy


Edge of Tomorrow – Senza domani
(dal 29 Maggio nelle sale)

Una razza aliena, i Mimics, ha colpito la Terra, devastando le città e uccidendo milioni di esseri umani. L'unico modo per resistere alla brutalità dell'offensiva aliena è quello di unire le forze e tentare l'impossibile. Il tenente Bill Cage (Tom Cruise), ucciso in pochi minuti, si risveglia finendo però in un loop temporale, che lo condanna a vivere lo stesso giorno e lo stesso combattimento all'infinito... Aiutato dall'agente delle forze speciali Rita Vrataski (Emily Blunt), cercheranno insieme di annientare gli invasori e salvare la Terra.

Genere: Azione, Fantascienza