Non preoccuparti più di essere diverso.
Non preoccuparti più di fare ciò che vuoi.
Non preoccuparti più di come appari agli occhi degli altri.
Non preoccuparti più se quello che stai facendo è quello che ti è sempre stato detto di non fare, tutto ciò che ti è stato vietato.
Ribellati.
Non preoccuparti più di apparire come quello che esce dalla riga.
Non preoccuparti più di non sembrare uguale agli altri.
Non preoccuparti più se i tuoi amici hanno già fatto tutto, e tu hai fatto tutto il contrario.
Non preoccuparti più di come la gente ti guarda per strada, di come la gente parla di te, di come la gente ti sbarra la strada perchè non rientri nella loro tipologia di giusto.
Non preoccuparti più di aver torto, di aver ragione, di sbagliare o di fare bene.
Ribellati.
Ribellati essendo sempre te stesso, non facendo mai del male agli altri, rispettando gli altri ma per prima cosa rispettando te stesso. Ribellati perchè senti la necessità di farlo, non perchè vuoi farlo per essere diverso.
Ribellati perchè sei diverso, non per differenziarti.
Ribellati perchè ti sembra giusto, non perchè sai che è sbagliato.
Ribellati perchè ribellarti è quello che senti di fare in quel momento, non perchè è quello che ti dicono di fare.
Ribellati, ma fallo sempre con intelligenza.
Oggi
vorrei parlarvi di qualcosa che mi sta molto a cuore e che mi ha davvero
lasciata senza parole. Ho scoperto casualmente su YouTube una video denuncia
contro il fenomeno dei siti “Pro-Ana”.
Che
cosa sono i siti “Pro-Ana”? Sono dei blog gestiti da ragazze in età
adolescenziale e post adolescenziale con l’ossessione per il dimagrimento
compulsivo e patologico. Ana è naturalmente l’abbreviazione di anoressia.
Sono dei diari virtuali dove chi li visita trova suggerimenti su come perdere
peso in fretta e se possibile senza destare sospetti in chi gli sta attorno. Le
caratteristiche comuni a ogni post sono l’ossessione per il controllo del
proprio peso e di se stessi e la certezza assoluta di non essere affetti da
qualsivoglia patologia del corpo e della mente. Sono molto seguiti e chi li
gestisce ha uno spaventoso numero di seguaci che cercano disperatamente di
adottare questa filosofia di vita.
“Con Ana mi
sento bene, lei mi aiuta a far sparire ogni problema e mi fa pensare solo a
come sta cambiando il mio corpo. Questi cambiamenti mi rendono felice.
Ogni giorno che passa, sento sempre di più che sto per raggiungere la
perfezione esteriore.”
“Stanotte sono
tornati i miei sogni/incubi legati al cibo... Mi capitava molto spesso prima,
soprattutto nei giorni di digiuno o in cui non mangiavo niente... Ora sono
tornati.... Nel sogno ci sono sempre io che mi abbuffo come una balena, mi
sveglio nel bel mezzo della notte ed è un sollievo scoprire che in realtà non
ho mangiato niente..... Il sogno st notte è stato più strano del solito, io
stavo mangiando dei biscotti a forma di cuore e sulla copertina del pacco vi
erano delle ragazze pro ana magrissime”
E
cosa forse ancora più spaventosa esistono dei veri e propri decaloghi per
tenere bene a mente cosa è giusto fare.
DECALOGO PRO ANA
1) Se non sei
magra, non sei attraente
2) Essere magri
è più
importante che
essere sani
3) Compra dei
vestiti, tagliati i
capelli, prendi
dei lassativi,
muori di fame,
fai di tutto
per sembrare più
magra
4) Non puoi
mangiare senza sentirti
colpevole
5) Non puoi
mangiare cibo
ingrassante
senza punirti dopo
6) Devi contare
le calorie e
ridurne l'
assunzione di conseguenza
7) Quello che
dice la bilancia
è la cosa più
importante
8) Perdere peso
è bene,
guadagnare peso
è male
9) Non sarai mai
troppo magra
10) Essere magri
e non
mangiare sono
simbolo di
vera forza di
volontà
e autocontrollo.
So
benissimo che si tratta di una questione davvero delicata e credo che questi
blog siano la parte malata delle moderne tecnologie, l'anoressia come la bulimia sono vere e
proprie patologie e trovare dei siti che incitino delle ragazzine al digiuno e all'autodistruzione è davvero sconcertante.
In un mondo sempre più proiettato
verso stereotipi della perfezione ho voluto approfittare di questo spazio per
divulgare il più possibile la questione nella speranza che tutto questo prima o
poi finisca.
“-Sal, dobbiamo andare
e non fermarci mai finché non arriviamo.
-Per andare dove, amico?
- Non lo so, ma dobbiamo andare.”
"Voglio sposare una ragazza" dissi
loro "in modo da poter riposare la mia anima insieme con lei finché
entrambi non diventeremo vecchi. Non si può andare avanti continuamente...
tutta questa frenesia e questo saltar qua e là. Dobbiamo arrivare in qualche punto,
trovare qualcosa"
Per raccontarvi di questo libro parto da qui, da queste due
citazioni apparentemente in contrasto fra loro, non so con precisione cosa mi
abbia spinto a scegliere proprio queste due frasi, mi avevano colpito alla
prima lettura, ma così come queste anche molte altre parole hanno
prepotentemente lasciato il segno nella mia memoria tanto che mi tornano alla
mente molto spesso quando sono davanti a una persona con un particolare scintillio
negli occhi.
Parto da qui perché forse è il modo migliore per spiegare qualcosa di inspiegabile
e raccontare una storia che può essere capita solo se letta: la storia di Sal
Paradise, alter ego di Jack Kerouac, fondatore della cosiddetta beat generation e (soprattutto) di Dean Moriarty,
personaggio ispirato allo scrittore ed altro esponente della beat generation Neal Cassady, amico e
costante fonte d’ispirazione dell’autore. Infatti in On the road Kerouac ha voluto raccontare una delle parti più belle, drammatiche e poetiche della sua vita, anche se con qualche elemento di fantasia.
Sal Paradise è un tranquillo e romantico ventenne che vive con la zia nel New
Jersey, dividendosi tra il college e i suoi sogni di scrittore di romanzi. Alla
perenne ricerca del suo posto nel mondo e con la testa piena di sogni, di jazz
e di amori mai esistiti ma tanto desiderati, Sal ha il suo gruppo di amici,
tutti dolci romantici squattrinati come lui e vive di giorno, ma sogna di
abitare la notte per guardare le stelle e sentirsi vivo per davvero, almeno per
un istante. E questa è, così come lui stesso la chiama, la sua “situazione di
partenza”, che viene troncata bruscamente dall’incontro con Dean, un folle
ragazzo di strada cresciuto in riformatorio, con gli occhi luminosi e spalancati
di chi brucia vivendo e le basette da eroe del West. Tra Dean e Sal è amore a
prima vista, nel loro rapporto, che va oltre qualsiasi definizione, c’è
qualcosa di speciale, un’intesa che nessuno riesce a capire e delle parole che
si scambiano con sguardi da allucinati che spaventano e disorientano. Sal,
grazie a Dean, sente per la prima volta il bisogno e il desiderio di viaggiare,
di lasciare il proprio mondo per proiettarsi in un altro, di saltare in
macchina e partire in cerca di qualcosa, di quella cosa di cui parla sempre Dean sudando, con gli occhi iniettati di
sangue e le mani tremanti per la febbrile eccitazione.
Così Sal incomincia i suoi viaggi in autostop e guarda la vita con una nuova e
potente voracità, osserva gli occhi dei suoi compagni di viaggio e analizza le
loro parole, il modo in cui bevono, fumano e ridono, perché vuole cogliere
l’essenza di tutto, arrivare all’anima delle persone.
Dopo molti giorni di viaggio attraverso le polverose pianure dell'est arriva finalmente a Denver, la tanto agognata
prima tappa, e incontra Dean che vive come sempre ad un ritmo forsennato, è uno
di quelli che la vita preferisce farsela correndo, tra le due donne della sua
vita: la dolce Camille e l’esuberante Marylou, e gli incontri notturni con il suo amico
poeta Carlo Marx durante i quali si raccontano i propri pensieri. Da qui parte il loro vero
viaggio in cui il desiderio di fuggire dalla realtà tanto odiata per cercare in
continuazione qualcosa di nuovo si interseca in modo straordinario con la
voglia di trovare il luogo perfetto, una donna da amare alla follia, un mondo
in cui stabilirsi per sempre aspettando dolcemente la vecchiaia. E così s’intersecano
anche i due complessi e apparentemente diversi caratteri di Dean e Sal che
invece sono profondamente uguali e allo stesso tempo meravigliosamente
complementari, alla calma riflessiva di Sal si contrappone il chiassoso e
fragoroso amore per la vita di Dean, al desiderio di un amore stabile e
rassicurante di uno, la voglia di amare ogni donna dell’altro. Dean è pazzo e
Sal lo sa, più di chiunque altro, perché a differenza di quelli che lo
considerano solo un fallito, Sal vede l’amico come un “bellissimo angelo”, come
un profeta e assorbe tutte le sue parole e i suoi gesti e lo difende in qualsiasi
circostanza in modo quasi fastidioso scatenando l’ira degli amici stanchi del
menefreghismo di Dean e delle ragazze da lui sedotte e abbandonate. Sal e Dean
diventano ad un certo punto una cosa sola, incominciano a far parte dello stesso
mondo e finalmente, così come Sal aveva sempre desiderato, vivono la notte
insieme, scatenandosi al ritmo del be-bop dell’est, del forsennato jazz nei
fumosi locali del West e del mambo messicano , saltano sorprendendosi di tutto come bambini, amano
ragazze sotto la luce delle stelle del cielo americano e “sentono il Tempo”
avendo come unica guida la strada che diventa per loro una necessità, un’inesauribile
fonte di vita e come unica preoccupazione quella di andare, qualsiasi cosa
accada, continuare ad accumulare chilometri su chilometri perché, a dispetto di
tutto quello che la gente pensa e dice riguardo il destino e un ipotetico Dio
che sa cosa accadrà ad ognuno di noi“nessuno
sa cosa toccherà a nessun altro se non il desolato stillicidio della vecchiaia
che avanza”.
"Il mio cuore si ribella a te, ma il mio corpo no!
Le mani tue, strumenti su di me,
che dirigi da maestro esperto quale sei..."
Cantava Mia Martini...
Giovanna si perdeva tra il richiamo del cuore che la spingeva tra le braccia di un amore disperato, e il fuoco del corpo che bramava di desiderio verso quel corpo troppo simile a lei.
E la mente...confusa, spaventata, impaurita, respingeva ogni impulso.Fingeva che quello che le stava accadendo fosse il frutto di un sogno, di un momento di pura scoperta.
Ma non era così.
Giovanna pensava. Giovanna si poneva tante domande. Giovanna si guardava allo specchio e non capiva. Perchè le stava accadendo tutto questo? Perchè lei? Perchè provava quelle emozioni?
Il vortice di emozioni che si era impadronito di lei, aveva un paio di occhi dallo sguardo di gatto, due mani perfette laccate di rosso, un sorriso radioso tinto di ciliegia.
Negare non sarebbe servito.
Ribellarsi avrebbe ferito.
Passò il tempo, si accettò.
Giovanna era in pace, tra quelle braccia.
Giovanna era la donna che aveva la forza di essere se stessa.
Giovanna amava Paola.
Giovanna si lasciava andare al richiamo del cuore, spense le parole della mente, dando tutte le risposte che avevo conosciuto.
"Amami come la terra, la pioggia d'estate;
amami come se fossi la luce di un faro nel mare;
amami senza un domani, senza farsi del male
ma adesso amami dopo di noi c'è solo il vento
e porta via l'amor"
Cantava Emma...
La musica faceva da sottofondo, mentre Paola si perdeva negli occhi di Giovanna. Era la donna più bella che avesse mai visto... la purezza e il candore del suo sguardo erano totalmente disarmanti. Non aveva paura, non aveva dubbi, nutriva solo tante speranze. Che diventasse sua, che l'amasse, che si innamorasse di lei.
E sei lei non era omosessuale? Se le piacessero gli uomini? Come poteva capire se anche lei la guardava con la stessa intensità con cui la desiderava lei stessa?
Poteva provarci senza rischiare di fare una brutta figura?
Fu uno schiocco di dita, un battito di ali, il suono di un campanello, lo squillo di un cellulare... e l'amore è amore.
L'amore non ha bisogno di troppe parole, di situazioni strambe, di complicanzioni troppe complicate. A volte l'amore si ingarbuglia, ha bisogno di compiere passi più lenti o di rendere più appetitoso un incontro.
L'amore è un attimo fuggente o una lunga vita insieme.
Per Paola, l'amore fu il sorriso timido di Giovanna.
Paola rischiò. Andò contro ogni barriera sociale, emotiva. La conquistò.
Paola e Giovanna si tennero per mano, per tutto il tempo in cui si amarono.
La peggior domanda che mi possa fare una persona è: "quali sono i tuoi gusti musicali?". A quel punto si profila tutto uno spettro di possibili risposte che variano da un semplice balbettio ad una disquisizione filosofica sul perché certi artisti siano oggettivamente meglio di altri. Alla fine, come spesso accade (anche per molti altri interrogativi), lascio cadere nel dimenticatoio l'imbarazzante domanda e passo avanti.
Le peggiori persone di questo mondo, però, sono quelle che ti annunciano trionfanti e spensierate che la musica che ascolti (in auto, per strada, in salotto) fa immensamente schifo; a questo proclamo segue di solito un breve elenco di ciò che questi esseri si iniettano nei timpani. Al 99% sono artisti americani, italiani e britannici; le altre nazioni non esistono perché "cosa vuoi che ne sappiano quelli là?".
Ecco, la mentalità italiana è questa: se non è di origine nostrana o anglosassone, automaticamente è spazzatura senza alcun valore (a meno che non sia qualche insulso ballo di gruppo rumeno, indiano o sudamericano). Quello che passano radio e case discografiche in questo Paese viene automaticamente riconosciuto come il meglio che la storia dell'industria musicale abbia mai prodotto, senza un minimo di mentalità critica; senza andare in giro per internet a vedere se per caso c'è qualcosa che in Italia purtroppo non arriverà mai.
Vorrei evitare polemiche facendo esplicitamente nomi e cognomi di quelli che oggettivamente non meritano di essere nemmeno considerati artisti/rockstar/popstar, anche se la lista è interminabile. Come indizio posso dire che rientrano svariate cantanti "pop" americane e tanti pseudo-rocker italiani bolliti che più bolliti non si può; in mano alle major, vengono spolpati fino all'osso sfornando brani inascoltabili che si assomigliano l'uno con l'altro, per giunta con testi dal significato profondo come una pozzanghera dopo 10 minuti di pioggia.
Per cui alla domanda "Io mi ascolto **** **** e **** ****, tu invece?", rispondo così:
OLANDA - The Common Linnets - Time Has No Mercy Ovvero uno dei migliori brani country di quest'anno, direttamente dalle (non molto) sconfinate pianure olandesi. Insieme al rock possente ed energetico di Anouk Teeuwe, sono una delle punte di diamante del Paese dei tulipani.
GALLES - Feeder - Just A Day Con i Feeder ci sono cresciuto, i loro brani nelle colonne sonore di Gran Turismo 3 e 4 mi hanno accompagnato per tutta l'adolescenza. Non ho potuto resistere alla tentazione di comprare il loro Best Of durante il mio ultimo viaggio a Londra, sono parte di me ormai.
GIAPPONE - Angela Aki - Kiss Me Good-bye Non ascolto molta musica asiatica ma lei è un mito assoluto. Una pianista e cantante davvero talentuosa e una voce che più dolce non si può; ha tradotto in giapponese diversi brani occidentali senza snaturarli (come True Colors di Cyndi Lauper e Creep dei Radiohead) e ha sfornato diversi capolavori molto apprezzati in patria e tra gli amanti del J-Pop. Kiss Me Good-bye l'ha resa famosa nel mondo grazie alla sua comparsa nel video finale di Final Fantasy XII. Ascoltare per credere (e c'è anche in inglese, se non digerite gli ideogrammi).
ISLANDA - Emilíana Torrini Davíðsdóttir - Speed Of Dark Madre nordica, padre mediterraneo. Il mix è fatale per la compositrice della Canzone Di Gollum ne Il Signore Degli Anelli. Ma Emiliana non si è fermata di certo lì, e ha proseguito la sua carriera fino a diventare una delle tante icone dell'Isola di Ghiaccio grazie a brani come Speed Of Dark e Jungle Drum.
SVEZIA - Darin Zanyar - You're Out Of My Life Origini curde per una delle migliori voci della Scandinavia (ormai nella Svezia multiculturale puoi trovare qualsiasi etnia e cognome), sulle scene da un decennio dopo essere arrivato secondo a Idol 2004. Un'anima dance-pop che sconfina anche nello schlager. Milioni di dischi venduti, tranne in Italia dove non lo conosce nessuno e ci dobbiamo sorbire i cantanti di Amici. Che tristezza.
Fin dal 1937, con la diffusione di “Snow White and the Seven Dwarfs” la Disney si preoccupò di incentrare il suo magico film d’animazione sulla differenza tra bene e male, tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
Le favole tradizionali vedevano il mettersi in atto di una situazione molto semplice da comprendere.
I protagonisti indiscussi erano i buoni: le principesse, i guerrieri o i poveri orfani, assoggettati al potere malvagio dei cattivi.
La Disney continuò su questa linea per moltissimi anni, passando per Cenerentola, La Bella Addormentata nel Bosco e la celeberrima Sirenetta.
Dopo 75 lunghi anni di principesse, ingiustamente torturate da regine cattive, ed eroicamente salvate dal vero amore, finalmente arriva la tanto attesa svolta: Frozen.
Le protagoniste sono due donne bellissime, due sorelle, sole a capo di un unico Regno. Arrivati ai giorni nostri, possiamo però dire che la situazione sia cambiata quasi radicalmente.
Per arrivare al famoso “Happy Ending”, Elsa ed Anna non hanno affatto bisogno di un principe su un cavallo bianco, bensì sarà la loro determinazione, ma soprattutto l’affetto che le lega, che le condurrà verso l’inevitabile lieto fine.
Finalmente le donne sono l’avventura; gli uomini, invece, anche se belli, forti ed innamorati, fanno solo da contorno nello svolgersi della storia.
Frozen rappresenta una vera e propria rivoluzione all’interno della consuetudine Disney.
Ma perché si è arrivati a tale trasformazione di vedute?
La Disney ha evidentemente deciso, negli ultimi anni, di reinventarsi e di modificare quelli che sono i veri punti cardine che l’hanno sempre caratterizzata fino ad oggi, senza però stravolgerli.
I classici Disney, infatti, presentano una concezione di vita e di società molto lontana da quella attuale, o quasi incompatibile.
Per questo la famosa azienda ha deciso di cambiare rotta, e di abbandonare gli stereotipi solitamente proposti, che difficilmente si sposano con la società attuale.
Tale esigenza di cambiamento è testimoniata anche dalla celebre serie televisiva “Once Upon a Time”, (apparsa per la prima volta sugli schermi statunitensi nell’ottobre 2011).
La serie vede Biancaneve, non solo come una principessa candida e pura, ma anche come una vera e propria indomabile guerriera.
Capitan Uncino è solo un marinaio che, affranto dalla perdita del fratello, causata delle esigenze di un avido re, decide di ribellarsi al sistema, diventando un pirata senza alcun indugio.
Peter Pan, invece, è un uomo immaturo ed egoista che, per poter magicamente ritornare giovane, decide di abbandonare il suo povero figlio, trasferendosi da solo, sulla famigerata “Isola che non c’è”.
Apice di questa splendida modernizzazione è ovviamente “Maleficent” film uscito nelle sale nel 2014.
Nel 1959 la Disney ci proponeva la storia della bella addormentata del bosco.
La protagonista era una piccola principessa, colpita dalla fatale maledizione della malvagia “Malefica”, che infuriata per non essere stata invitata al battesimo della principessina, le scaglia contro un sortilegio che l’avrebbe vista cadere in un sonno profondo ed eterno, al compiersi dei suoi 18 anni.
La Disney nel 2014 ha deciso di stravolgere completamente la storia, raccontando il vero motivo per cui Malefica era così tanto adirata con la famiglia reale.
Alla fine dell’avventura, lo spettatore inevitabilmente simpatizza per Malefica, descritta nel corso della storia come una giovane e bellissima fata, alla quale sono state rubate le ali da un uomo avido di potere, che ingannandola l’aveva fatta innamorare di lui.
Ora cambia tutto! Malefica non è più vista come la strega malvagia del 1959. Ella, si rivela essere solo una povera fata, col cuore spezzato e senza le ali, che cerca di vendicare il proprio orgoglio di donna e di creatura magica.
La Walt Disney Company, perciò, non è solo la leader assoluta per l’intrattenimento dell’infanzia, ma è anche riflesso di come il mondo sta cambiando, ma soprattutto, di come il cambiamento possa giovare ad un’azienda che ha costruito le sue basi solide su una società molto diversa da quella attuale, piena di problemi e contraddizioni.
Prendete tre mogli tradite e abbandonate, aggiungete risentimento e ribellione, mixate libertà e vendetta, un pizzico di divertimento e una cucchiaiata di ironia. Il risultato sarà lo splendido Il club delle prime mogli.
Diretto da Hugh Wilson, il film parla di tre ex mogli, amiche dai tempi dell'università, che si rincontrano al funerale della quarta amica, morta suicida dopo la fine del suo matrimonio.
Sembra un inizio drammatico, e lo è, ma questo riavvicina le tre donne, che si trovano tutte nella stessa situazione, il loro mariti le hanno lasciate, per tre ragazze più giovani.
E così una attrice alle prese con la chirugia per restare giovane (Goldie Hawn), una donna con un figlio adolescente che lotta con le bollette (Bette Midler), e una insicura madre di una ragazza lesbica e figlia di una madre autoritaria (Diane Keaton), riscoprono il piacere di stare insieme, e insieme organizzano una grandissima vendetta contro i loro tre mariti. Seppur il piano grottesco e divertentissimo, alla fine, le tre donne fondano un centro di sostegno per le donne in necessità, per proteggere dalle insidie e pericoli della vita e degli uomini. Tre grandissime attrici che insieme hanno reso la pellicola indimenticabile. L'ironia della storia si unisce ad un importante messaggio di emancipazione femminile, negli anni '90 dominati dal Girl Power, e dal rimodellamento della società. La ribellione femminile delle donne borghesi verso mariti insolenti e indolenti, e ogni schema che le vedeva ferme al loro posto nel focolare familiare, è il vero messaggio del film.
Tu non mi possiedi, cantano le tre protagoniste alla fine del film, ed è vero. La rabbia e la vendetta si trasformano in un aiuto per tutte le donne, la ribellione diventa capacità di aiutare chi ha subito quello che hanno subito loro. Una commedia brillante, che fa ridere e riflettere, tre attrici immense, che rappresentano un cinema anni '80 e '90 intelligente anche quando fa ridere al limite dell'assurdo. Tre signore della commedia americana, che rappresentano tutti quei valori femministi di una America cinematografica oggi sbiadita, ma in quegli anni unicamente insuperabile. Il film vede anche l'ultima apparizione cinematografica della grande Eileen Heckart e una giovane Sarah Jessica Parker prima del successo di Sex & The City. Una storia tutta al femminile, che però piacerà anche agli uomini.
Seguo Jennifer Lopez fin dal primo singolo, "If You Had My Love" del 1999, e questa notte è stata l'ottava volta che ho ascoltato per la prima volta un nuovo album di inediti di Jenny.
Incuriosito dal cambio di genere musicale dopo le hit dance degli ultimi anni, ho ritrovato la Jennifer dei primi album, e ho scoperto dei nuovi lati musicali e non solo davvero interessanti.
A.K.A. è un esperimento ben riuscito, che unisce le origini musicali della cantante, con delle ottime intrusioni in generi musicali mai approfonditi con cura negli album precedenti.
Una cosa che amo di Jennifer Lopez, è che quando ascolti un suo album per intero non ti perdi, non ti sembra di uscire continuamente dal tracciato, ogni brano, seppur differente, seppur un richiamo ad altri generi o a lavori precedenti, è perfettamente posizionato nell'album.
Come dicevo, il ritorno all'r&b rende l'album apprezzabile anche al tanto pubblico che ha disprezzato il filone dance degli ultimi album (anche quelli però a mio parere sempre ben fatti), e stupirà coloro che credevano che l'urban non facesse più per lei.
Jennifer dimostra con questo album di essere sempre se stessa (tanti i riferimenti a tutti gli album precendenti, come leggerete dopo), con una grande ispirazione a This Is Me...Then del 2002; dimostra però di avere ancora tanto da esplorare, assaggiando, passatemi il termine, nuovi gusti musicali.
Sperimentale ma tradizionale, A.K.A. al primo ascolto vi lascerà stupiti, e al secondo lo canterete già. No, non è un album pop, non è un album radiofonico, non è qualcosa che tutti potranno cantare, ma sarà qualcosa che nessuno dimenticherà, perchè realizzare un album come questo, nel 2014, per una artista che può dominare le chart con pezzi decisamente più commerciali, è una scommessa, pericolosa, intelligente, artistica e realmente musicale, e completamente vita.
1. “A.K.A.” (featuring T.I.)
"This is not the girl you used to know". Con questa frase si apre l'album, e ci fa già capire che cosa dobbiamo aspettarci (o non aspettarci) dal disco. Il sound che incontriamo in questo brano è del tutto nuovo per Jennifer, ma una giusta direzione da seguire dopo i primi album. La traccia a metà strada tra urban ed elettronica riprende il suono originale della Lopez, abbandonato con Brave e LOVE?
T.I. come sempre non porta nulla di interessante nel brano, che sarebbe uguale anche senza di lui.
2. “First Love”
Senza dubbio il brano più bello dell'album. Un sapore di ballad alla Jennifer Lopez di un tempo. First Love ci riporta indietro nel tempo, non per questo perdendo di modernità. Il sound è quello di "This Is Me...Then", perché questo album ripercorre davvero il sound originale della Lopez che conquistava le vette negli anni 2000. First Love ha una intensità che vi farà venire voglia di struggervi cantandola ogni volta che l'ascolterete. Il testo è molto sentimentale e personale, come tutti i pezzi dell'album.
Una perla di brano, di quelli che non si producono più, purtroppo.
3. “Never Satisfied”
Una classica ballad americana. Un crescendo nel ritornello, un pianoforte nelle strofe, suoni soffusi, voce intensa, testo personale. Uno dei pezzi migliori dell'album, che segna la maturità musicale di Jennifer Lopez, che non ha nulla da invidiare a nessun'altra neanche nei pezzi come questo, che uniscono una ballata da rocker al soul. Esperimento perfettamente riuscito.
4. “I Luh Ya Papi” (featuring French Montana)
Il brano più fresco e divertente dell'album. Autoironico, catchy, estivo (infatti andava fatto uscire ora e non come primo singolo!), un hip hop senza troppe pretese, che non risulta pesante o fastidioso all'orecchio di noi europei, abituati ad un altro genere di musica. Penso che continueremo a ballarlo per tutta l'estate.
5. “Acting Like That” (featuring Iggy Azalea)
Jennifer ha duettato con decine di rapper uomini, ma è la prima volta che canta insieme ad una donna. Il brano però sinceramente è il meno di impatto dell'album, una traccia che sinceramente non avrei incluso, aggiunta all'ultimo momento (sostituendo purtroppo il duetto con Robin Thicke che ero curiosissimo di ascoltare). Sinceramente non capisco l'utilità di Iggy Azalea, ma è un genere musicale che non amo quindi non mi soffermo sui commenti. Comunque il pezzo sembra una demo post Rebirth, ha un sound alla Jennifer Lopez, però un sound di una delle tante tracce scartate dal 2005 in poi (come ad esempio Hooked On You).
6. “Emotions”
Meravigliosa ballad r&b, che ricorda Beyoncé. Ancora un ritorno ai suoni di This Is Me...Then, e più ascolti l'album e più noto che probabilmente Jennifer voleva tornare proprio a quel punto della sua carriera. Il testo è molto personale, ruvido, e la rende una potenziale hit. Questa è la classica JLo da album track che viene ignorata nella scelta dei singoli, ma che dimostrerebbe al pubblico quanto vale davvero questa artista.
7. “So Good”
Questa canzone mi ricorda meravigliosamente per la base gli Empire Of The Sun, questa malinconica melodia che unisce un testo personale ad una base synth-pop, una rivisitazione della sound sperimentale anni '80 di gruppi come gli Alphaville o persino Depeche Mode anni '90.Sto facendo davvero paragoni azzardati forse, ma ascoltate questo brano senza preconcetti, perché è l'esperimento meglio riuscito dell'album. Il modo melodico/soul di cantare di Jenny unito ad un sound inedito per lei.
8. “Let It Be Me”
L'unica traccia che rimanda a suoni latin. Questa chitarra spagnola, il modo romantico in cui è cantata la canzone, il violino. Un rimando a Como Ama Una Mujer e anche a On The 6, perfettamente riuscito, totalmente distaccato dal resto dell'album, che viene spezzato a metà da questa traccia.Forse anche un tributo musicale a Selena, visto che questo pezzo me la ricorda molto.
9. “Worry No More” (featuring Rick Ross)
Uno dei pezzi r&b più forti dell'album. Una melodia che cattura, per un pezzo che nella chart r&b della Billboard potrebbe ottenere davvero ottimi risultati. Un po' Kelly Rowland, ma con questa voce infondo sempre un po' spanish di Jenny. Ancora un featuring, questa volta con Rick Ross (che era stato escluso dalla versione finale di Run The World in LOVE?).
10. “Booty” (featuring Pitbull)
Poteva mancare Pitbull? Il brano è meravigliosamente orientale, (mi ricorda tantissimo One Night Man di Ricky Martin), e con un video in stile ballerine indiane tutto sarebbe perfetto. Mi immagino già Jennifer Lopez vestita come Jasmine di Alladin.
11. “Tens” (featuring Jack Mizrahi)
Non potrete non ballare con questa perla. Una canzone totalmente differente da quello che Jennifer Lopez abbia mai fatto in passato. Autocelebrazione femminile, ma non solo. Ognuno di noi si può sentire il re o la regina della passerella su queste note. Ognuno di noi si sentirà tremendamente sexy. Una rivisitazione di Supermodel (You Better Work) di RuPaul, misto a Work Bitch di Britney Spears e a Sexy and I Know It dei LMFAO. 12. “Troubeaux” (featuring Nas)
Torniamo all'r&b e ad un gusto più classico, molto primi anni '90. Una mid-tempo accattivante, che ricorda la JLo che avevamo perso dopo i primi album. Se fosse uscita negli anni '90 sarebbe stata una hit. Un elemento invece ci riporta a Rebirth, è quel martellante sax che ricorda tantissimo Get Right. Quasi una rivisitazione della sua stessa hit.
13. “Expertease” (Ready Set Go)
L'unico brano pop dell'album. Fresco e radiofonico,è un suono diverso per Jennifer. Il suo pop è sempre stato a metà strada tra r'n'b e dance, invece qui il suono è pulito e senza contaminazioni. Anzi, forse questo è il vero primo brano pop della carriera di Jennifer. Il pop anni '80-'90, non quello degli anni 2000 in cui Jennifer ha iniziato la sua carriera. Davvero una piacevole scoperta.
14. “Same Girl” (featuring French Montana)
La Jenny From The Block del 2014? In parte si, Jennifer ci tiene sempre a ribadire le sue origini, e questo è sempre apprezzabile, e ci tiene a dimostrare che lei è sempre la stessa. E questo è vero, nonostante in pochi ci credano, e ascoltando A.K.A. capite che invece è vero. Splendida la solo version, il feat. con French Montana sporca la canzone.
15. “Girls” (featuring Tyga)
Uno dei pezzi urban dell'album. Anche in questo caso avrei evitato il featuring nell'album e preferisco la solo version del singolo. Un pezzo da club, molto notturno e sicuramente da ballare nell'ambiente hip hop. Non è certamente una delle migliori, ma sicuramente contribuisce molto a delineare l'immagine dell'album.
"La bella addormentata nel bosco" non è mai stato uno dei miei film Disney preferiti, e nonostante l'insuccesso al cinema nel 1959, è uno dei più famosi.
Aurora è uno dei personaggi con minore personalità della storia del cinema di animazione, un personaggio trasparente di fronte ad una Ariel o una Belle.
Un personaggio anacronistico e distante dal pubblico, di certo non uno di quelli in cui ti puoi imedesimare.
Però questa pellicola resta un classico, amato da grandi e piccini.
Maleficent dal canto suo è sempre stata considerata una dei più cattivi personaggi di sempre, per alcuni la più cattiva della Disney, ma a mio parere sempre un gradino più in basso di Grimilde, la regina cattiva di Biancaneve.
E così, dopo oltre cinquanta anni, la Disney ha deciso di ritirare fuori dal cassetto la storia, e di rivisitarla, etichettando quella targata 2014, come la vera storia di Maleficent e Aurora.
La biondina è da sempre protagonista del marketing della Disney sulle principesse, e Maleficent nel corso degli anni ha fatto comparsate in prodotti del marchio, da bambole a tazze.
Ma nessuno ha mai approfondito la storia di questi due personaggi, trattata troppo blandamente nella pellicola originale.
Ecco, precisiamo, è ovvio che inventando una nuova storia si può approfondire tanto, ma bisogna comunque saperlo fare.
Se siete amanti delle fiabe e dei classici decisamente storcerete il naso davanti a questo nuovo colossal, ma come in ogni rivisitazione ci sono aspetti negativi ma anche aspetti positivi.
Io per primo durante il film ho sbuffato per i troppi cambiamenti, che vengono pian piano spiegati.
Precisando che ho amato il film, per la scenografia e la capacità di reggere in piedi un racconto tanto distante da quello che tutti conosciamo, decisamente sono rimasto deluso dal cast e da alcune variazioni nella trama, a mio parere non necessarie.
Non ho mai amato Angelina Jolie, lo ammetto, e l'ho sempre considerata una bambola di cera inespressiva, ma ho visto il film senza pregiudizi, perchè fisicamente ed espressivamente l'ho ritenuta davvero perfetta per il ruolo.
Ma stop. Si ferma qui la nota positiva. Assente, distante, a tratti inutile. La bellezza di Angelina nel ruolo di Maleficent distrae per poco dalla sua totale incapacità di intrattenere un ruolo di protagonista per quasi due ore. Un involucro perfetto, ma vuoto.
Il personaggio di Maleficent viene giustificato, e se odio una cosa dei cattivi del nuovo millennio, è che hanno sempre una giustificazione per esserlo, e quindi alla fine tornano ad essere buoni.
La fata ha per tutti i sedici anni Aurora sotto le sue grinfie e non le fa del male? Che senso ha aspettare il compimento del sedicesimo anno a quel punto. E che senso ha prima lanciare una maledizione e poi perdere testa per la "bestiolina" Aurora?
Ma come, Maleficent non era il personaggio più cattivo di sempre?
Nota di merito invece per le tre fate madrine, vera anima pulsante del film, divertenti, ironiche e pasticcione.
Ho sentito la mancanza della loro litigata per il vestito di Aurora, ma sono state comunque perfette.
L'ambientazione del film è spettacolare, la Brughiera è il regno delle fate che abbiamo sempre immaginato, e i combattimenti sono meravigliosi.
La prima parte della storia avrebbe anche senso, Maleficent diventa cattiva per quello che il padre di Aurora le ha fatto, ma il volerla a tutti i costi farla diventare o meglio tornare buona alla fine annulla a mio parere il film.
Il fatto che Aurora scelga lei a suo padre alla fine è davvero discutibile, e il fatto che il bacio del vero amore non sia quello di Filippo, per quanto innovativo, è davvero deludente.
Tanti nuovi film, o libri, o serie tv, hanno totalmente rinventato i personaggi dei classici della Disney, e sono un grande sostenitore del meraviglioso Once Upon a Time che ha saputo trasformare ogni singolo personaggio (alla fine vi sarà simpatica la Regina cattiva e antipaticissima Biancaneve), ma quando è la Disney stessa a trasformare un "suo" personaggio ti lascia spiazzato, perchè quasi disprezza il film originale, un classico della stessa casa di produzione che fino al giorno prima le ha fatto guadagnare miliardi, con una crudele Maleficent e una stralunata Aurora.
Se siete andati al cinema per godervi un magnifico colossal fantasy avete scelto il film giusto, se siete andati al cinema per vedere la vera storia di Maleficent, potreste ancora aver scelto bene, ma se vi aspettavate la vera Maleficent che desideravamo vedere in azione da sempre, nella sua immensa cattiveria, be, rimarrete delusi.
Ve lo avevo detto io che la regina cattiva di Biancaneve resta la vera cattiva Disney...
Sei al cinema, seduto
sulla tua comoda poltrona, e immediatamente ti ritrovi catapultato,
come se non te ne accorgessi, dentro la fantastica Brughiera dove
vive Malefica, la fata di questo regno.
Tutti siamo cresciuti con
la favola della Bella Addormentata nel Bosco, sin dal 1959, ma non ci
siamo mai chiesti: perché Malefica è cattiva?
Il nome forse può trarre
in inganno, dare l'idea di un personaggio cattivo e negativo, ma in
realtà questa cattiveria non è nata con lei.
Malefica è una fata
buona, dolce, innamorata e ingenua, che si lascia trasportare dai
sentimenti, come ogni essere umano, ma come spesso accade in molte
favole, l'amore ti ferisce, ti brucia, e ti lascia dei marchi che a
volte sono indelebili.
Malefica è stata tradita
dall'uomo che lei credeva di amare, e che pensava l'amasse.
Stefano, futuro re del
regno confinante con la Brughiera, dove vive Malefica.
L'uomo per pura sete di
potere, inganna la fata, tagliandole le ali, in modo da indebolirla,
ma quest'atto renderà malefica non solo più forte e determinata a
proteggere il suo regno, ma causerà un guerra tra i due regni.
Assetata di vendetta, la
fata maledirà la figlia di Re Stefano con la maledizione del sonno
eterno.
Sarà questa stessa
bambina, Aurora, che nel corso degli anni farà nascere un forte
senso di protezione e di amore, nel cuore della fata, tanto che, nel
finale, sarà la stessa Malefica a rompere la maledizione che aveva
lanciati sedici anni prima.
Con la rivisitazione di
questo classico la Disney porta i suoi film, ma soprattutto i suoi
cattivi verso un nuovo livello.
L'idea di proporre la
storia di Malefica, dalle origini, fino alla sua redenzione, può
essere sotto certi punti di vista originale, ma tende a snaturare il
prodotto che per anni la stessa casa di produzione ci ha dato.
L'incantesimo lanciato da
Malefica può essere rotto solo con il vero amore, che nella storia
originale è il Principe Filippo, mentre nel film è la stessa
Malefica.
Ovviamente il personaggio
di Malefica, come anche tutte le sotto trame, sono state riviste, in
modo da rielaborare il personaggio, e da poterlo condurre al finale
che abbiamo visto, cambiando, o anzi stravolgendo gran parte della
storia.
È possibile quindi
definire Malefica un ottimo prodotto Disney, sotto tutti i punti di
vista tranne per il fatto che aveva un predecessore, quasi
impossibile da snaturare sotto alcuni aspetti.
Che vita da bambola sarebbe senza una casa?
Quanti di voi non hanno sognato una scintillante casetta rosa, piena di accessori in miniatura, vasca, letto, armadio, mini cucina e ascensore?
Sì, le case di Barbie hanno questo e tanto altro, ed è proprio questo l'argomento di questo appuntamento.
Pronti con i vostri mini phone e sedioline girabili per ammirare tutte le più favolose ed accessoriate case di Barbie?
BARBIE DREAMHOUSE 1962
Ebbe inizio tutto qui, nel 1962, con la prima dreamhouse di Britney. Ebbene si, niente rosa, assolutamente niente, e niente plastica. Tutto in cartone, con un giallo predominante, e richiudibile come una comoda valigetta da portare sempre con se. Ovviamente nulla in confronto alle case di Barbie moderne, ma magnifiche per essere state realizzate oltre cinquant'anni fa.
Country Living House 1973
Molto colorata, ancora in cartone, la casa di campagna di Barbie, che fa molto casa nella prateria, e molto anni '70.
Camera da letto, cucina e soggiorno, e uno splendido ingresso con portoncino di legno, il quale ci fa credere di entrare in una casa vera.
Molto dettagliata per l'epoca, anche se quasi tutti gli utensili sono solo disegnati.
Town House 1973
Questa è probabilmente la prima casa di Barbie a più pani, tre per l'esattezza, con l'ascensore e i primi mobili ed utensili in plastica. Il cartone sta sparendo e i dettagli aumentando. Abbiamo cucina, salotto, bagno, camera da letto. Elegante con le sue colonne e la sua carta da parati. Il rosa comincia ad espandersi, anche se giallo e arancione restano dominanti.
Barbie Dreamhouse 1979
Una villetta da città, con tanto di tetto spiovente con tegole, portoncino, piante, quattro blocchi di camere componibili.
Davvero molto grande e una delle più fornite.
Su due piani con accessori, dettagli meravigliosi, molto moderna e molto americana.
Barbie Townhouse 1983
Probabilmente la più triste ed inutile di tutte.
A parte l'ascensore, il resto è vuoto. Lo scenario è stampato sulle pareti di cartone, splendide camere arredate con gusto, ma tutto stampato. Come si può giocare con una casa disegnata?
Barbie Magical Mansion 1990
Arrivano gli anni '90 con il loro abbagliante rosa.
Tutto tutto è rosa.
Sei camere, tetto con balcone, utensili elettronici, con telefono che squilla, campanello che suona, e luci varie.
Tutto diventa molto sfarzoso, da diva, così come resterà da allora in poi, non seguendo più il decennio o la moda del momento.
Il caminetto e la vasca da bagno sono gli elementi più belli.
Barbie Deluxe Dreamhouse 1998
Forse una delle più belle. Al rosa e al bianco si abbina uno splendido verde acqua che fa molto marino.
Una casa molto femminile ma non da diva, con una cognolino nella sua cuccia.
Negli anni '90 scompare l'ascensore, per poi ricomparire solo negli ultimi anni.
BARBIE DREAMHOUSE 2009
La Nuova casa di Barbie una rivisitazione in chiave moderna della storica casa creata nel 1977 piu' di 55 accessori realizzata con nuovi materiali semplicemente stupenda!
Tre fantastici piani di divertimento ricchi di luci e suoni: ingresso, sala da pranzo, cucina, soggiorno con camino e tv, un lussuosissimo bagno, camera da letto e un fantastico balconcino con idromassaggio.
Luci e suoni funzionano davvero come il campanello d'ingresso, il timer della cucina, il camino, la doccia e lo sciacquone del wc.
Barbie La casa di Malibu 2011 La casa di Malibu è la villa da sogno per tutte le bambine e non solo! La casa si compone di 3 parti separate: una parte centrale e due laterali che la bambina può ruotare e comporre come vuole. La casa ha tre piani super accessoriati. Il primo piano è la zona giorno con la cucina e il salotto ricchi di dettagli. Prendendo l’ascensore si sale al secondo piano dove c’è la zona notte con la camera da letto e il bagno. Ma non è tutto! Salendo ancora più su c’è un magnifico terrazzo che oltre ad essere un’area relax è anche una postazione di osservazione delle stelle!
BARBIE DREAMHOUSE 2013
Il sogno di ogni bambina diventa realtà! Barbie si è trasferita in una nuovissima e grandissima Casa dei Sogni, che ha tre piani per giocare, luci e suoni in ogni angolo e — per la prima volta — due fantastici ascensori (uno fatto apposta per i vestiti di Barbie)! L’elegante casa completamente arredata è stata rinnovata da cima a fondo con tantissimi dettagli e tocchi fashion — per giocare e divertirsi in grande stile!
Suona il campanello, entra passando dalle due eleganti porte rosa e dirigiti verso la cucina per un gustoso spuntino. Prepara tanti piatti prelibati per Barbie e i suoi amici (non inclusi) con gli elettrodomestici rosa, un forno che si illumina e un frullatore completo di suoni. Visita poi la sala da pranzo dove puoi organizzare grandi feste in stile Barbie! Il centro del tavolo si capovolge per passare in un gesto dalla colazione alla cena!
Al primo piano gli ospiti possono usare lo spazioso bagno con specchio luminoso, un water con “l’acqua che scorre” e una doccia “canterina”. Quando arriva il momento di un bel riposino di bellezza, ti aspetta una camera da letto con dettagli super glam. Il letto a baldacchino è un vero sogno e sotto di esso c’è un letto aggiuntivo per organizzare mille pigiama party. C’è persino un lettino per il cucciolo, così potrà dormire accanto a Barbie!
Prendi l’ascensore per andare nel salotto all’ultimo piano, dove troverai una televisione che “cambia” canale e un meraviglioso balcone dove prendere il sole di Malibu. Poi vai a prepararti per una serata glam tra amiche scegliendo l’abito perfetto dall’esclusivo armadio, con tanto di specchiera e tutto lo spazio necessario per i mille abiti fashion di Barbie. Aiuta Barbie a scegliere quello perfetto e mettilo nell’ascensore per farlo arrivare direttamente in bagno!
Barbie® Glam Vacation House 2013
Lontano dalle telecamere e dalla folla, Barbie si rifugia nella sua Casa Vacanze Glam per rilassarsi con le sue amiche e allontanarsi dalla frenesia della sua vita da VIP! Che meraviglia entrare in casa passando dalla porta d’ingresso rosa e raggiungere la cucina super accessoriata. Estraendo la penisola Barbie e le sue amiche potranno pranzare all’aperto sugli sgabelli a forma di fiocchi.
Il salotto si aggancia lateralmente alla cucina consentendo di accedere al terrazzo per ammirare un tramonto mozzafiato. E una volta calata la sera, Barbie e le sue amiche potranno rilassarsi sul divano per guardare un film con la “TV” con schermo piatto oppure spegnerla per farsi una lunga chiacchierata.
Spostando il salotto dal primo al secondo piano, sopra la cucina, l’area si trasforma in una bellissima camera da letto per Barbie. E il divano si converte in un letto con cuscino. Fatevi un bel sonno ristoratore perché Barbie e le sue amiche vivranno un’altra giornata favolosa domani.
BARBIE Mariposa and the Fairy Princess Castle Play Set 2013
Persino le Barbie versione fata hanno una casa. Quando Mariposa si reca nel regno lontano, dimora in un fantastico
castello insieme alla sua nuova amica, la Principessa delle Fate. In
questo playset le bambine potranno riprodurre i loro momenti preferiti
del film. Al primo piano vi sono: sala da pranzo, soggiorno e doccia con
tenda. Salendo al secondo piano dalla scala fluttuante si arriva alla
camera da letto, arredata con un bellissimo lampadario. Tra gli
accessori: letto, 1 tavolo e 2 sedie decorate con farfalle, un servizio
da thè e una torta.
BARBIE CHELSEA Clubhouse 2013
Anche la piccola Chelsea ha la sua casetta per il te.
Una clubhouse per piccole amiche, con cucina e tavolino da te, con dolcetti e tazzine. C'è anche un piccolo lettino o divanetto sul secondo piano.
L'albero e la bandierina, insieme al cancelletto, rendolo il tutto più particolare.
La piccola Chelsea è contenuta nella confezione.
Respira ogni singola emozione che ti attraversa. Affronta a testa alta le avversità che incontri sul tuo cammino. Non avere paura di vedere quello che sei. Ama. Ama alla follia. Distruggiti di amore. Incontra nuovi amici. Alcuni rendili speciali, altri lasciali andare. Sconfiggi le tue paure. Cadi in basso, umiliati. E rialzati. Tradisci. Pentiti. Leggi un buon libro. Concediti un'uscita al cinema. Abbraccia tua madre. Ascolta tuo padre. Sostieni tua sorella. Lavora sodo. Non dimenticare di divertirti. Viaggia. Conosci nuove culture. Compi una follia. Saziati di cibo buono. Assapora una birra ghiacciata. Fatti riscaldare da un abbraccio insperato. Impazzisci per il sorriso dei tuoi figli Vedili crescere e commettere i tuoi errori. Disperati per il loro dolore. Allieva le loro lacrime. Gioisci per i loro successi. Prenditi cura di te. Del tuo corpo. Della tua salute.
La vita è la ribellione alla morte.
Sono morta. Ma mi sono beffata di lei, perchè ho vissuto.
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