martedì, agosto 26, 2014

Guccini vs De Luca #3


Si è formato un piccolo nugolo di spettatori improvvisati attorno al tavolo traballante. Qualcuno ha riconosciuto i due contendenti, altri li hanno scambiati per terze persone, altri ancora guardano nel vuoto e per caso intercettano le carte, il vino e le pagine scritte di Alzaia e Dizionario delle cose perdute. E’ l’ultima mano di questo incontro (Per vedere le precedenti si può buttare un occhio qui e qui).
Erri De Luca, senza perdere ulteriore tempo, butta giù la carta di un parroco, Don Alfredo (Alzaia, p.38). E' una carta giocata con coscienza, nel vivo dello scontro, un po' per chi gioca, ma soprattutto per chi segue: per te, lettore paziente, che ci stai accompagnando in questa estate. "Un ascolto partecipe” dice, con una trentina di denti schierati a sorriso, “ vale almeno quanto un buon consiglio". E' con questo pensiero ribalta la forza del prendere parte, dell'assistere. Anche Guccini- il suo sorriso è invece sornione, di parole sospese, senza punteggiatura - per non essere da meno, ci parla di un prete (Dizionario, p.124), ma non dirò altro in questa sede; per vedere a cosa si riferisce rimando alla sua lettura diretta. Le carte continuano a scendere, al ritmo di brandelli, gabbamondo, occasioni (Alzaia, p. 20 p. 51, p. 80) in risposta a targhe e pennini giocate a ritmo serrato dal cantautore emiliano (Dizionario, p. 33, p. 111). 
Forse con reattività non proprio tempestiva, mi domando come sia possibile - oltre alla lapalissiana spiegazione della mia pazzia - che questo agosto si sia stato spettatore di un tale incontro. L’alzaia, è la corda con cui venivano tirate a riva dei fiumi o dei canali i battelli controcorrente. Ed è così che De Luca riporta a noi i suoi pensieri, i suoi ricordi di emozioni,  invertendo il senso dello scorrere. Sullo stesso piano, Guccini sviscera, con l’ironia che lo contraddistingue, aspetti della vita di un tempo, per suscitare nel lettore quel senso di curiosità rinfocolata dall'illusione di tempi migliori. Quello che ha permesso di disputare la partita, di sedere allo stesso tavolino, è stato quindi il ricordo

Il foglio a fianco è rimasto bianco. Non ha traccia di punti. Si alzano e non c’è bisogno di alcun saluto tra i due, come tra vecchi amici induriti da anni comuni. Ognuno poi torna al proprio andare, agosto d'altronde sta per concludere il suo giro.

lunedì, agosto 25, 2014

Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo - Il ladro di fulmini

Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo - Il ladro di fulmini
Rick Riordan
Mondadori
Percy Jackson non sapeva di essere destinato a grandi imprese prima di vedere la professoressa di matematica trasformarsi in una Furia per tentare di ucciderlo. Le creature della mitologia greca e gli dei dell'Olimpo, in realtà, non sono scomparsi ma si sono semplicemente trasferiti a New York, più vivi e litigiosi che mai. Tanto che l'ultimo dei loro bisticci rischia di trascinare il mondo nel caos: qualcuno ha rubato la Folgore di Zeus, e Percy dovrà ritrovarla al più presto. Scagionando dalle accuse di colpevolezza Poseidone, dio del mare e padre perduto, che l'ha generato con una donna mortale facendo di lui un semidio. Nuove gesta e antichi nemici aspettano Percy Jackson, ostacolando la ricerca della preziosa refurtiva, mentre le parole dell'Oracolo alludono a un oscuro verdetto: un amico tradirà...

Una piacevole sorpresa è stato imbattermi alla mia veneranda età in una saga fantasy per adolescenti che ha totalmente catturato la mia attenzione.
Divertente ed ironico, il primo capitolo della saga Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo, dal titolo "Il ladro di fulmini" vi fa scorrere sulle pagine velocemente (lo potete davvero leggere in un giorno nonostante le sue 362 pagine!), perchè vi cattura dalla prima all'ultima parola.
I fan di Harry Potter potranno storcere il naso, ma Percy non ha nulla da invidiare ad Harry (anzi vi risulterà decisamente più simpatico!), e la stroria non ha la pretesa di essere talmente piena di dettagli da diventare complessa e farvi perdere il filo della narrazione.
Non ci sono maghi e maghetti, ma dei dell'Olimpo e creature sovrannaturali dell'antica Grecia, descritti con semplicità, ma anche con molta cura, tanto da farvi sembrare davvero possibile che Medusa abbia un negozio di nanetti da giardino e che i satiri mangino lattine di Diet Coca.
Percy dovrà affrontare tanti paricoli, ma il credere in se stesso, nei suoi amici, e nel suo papà "famoso" gli faranno sconfiggere ogni paura.
Una storia per ragazzi interessante e piacevole da leggere a qualunque età.

venerdì, agosto 22, 2014

Orange is the new black: every sentence is a story


Questa è stata un’estate particolare, bella, piena di cambiamenti. Tra i primi viaggi da sola, il mare con gli amici, le grandi città e una di quelle esperienze che non dimentichi facilmente e difficili da raccontare, c’è stato il vero miracolo di questi tre mesi di vacanza: ho visto per la prima volta nella mia vita una serie tv. Per intero. Cinque parole, un capolavoro: Orange is the new black.
Fino a questo momento avevo guardato l’elemento “serie tv” con il mio solito scetticismo, di cui tra l’altro vado poco fiera, ai tentativi di convincimento di una mia amica particolarmente amante dei telefilm, avevo sempre risposto un “no” categorico, niente ripensamenti. Forse per i tentativi che avevo fatto con altri show poi rivelatisi una delusione dopo la prima stagione o magari semplicemente per mancanza di volontà e di impegno nel vedere puntate, stagioni intere di una stessa storia e, come se non bastasse, piegata sullo schermo di un computer, oppure per paura di non riuscire più a smettere.
Alla fine del gioco, la mia amica ha vinto, io ho perso. Miseramente. Perché oltre ad aver fatto quello che più odio al mondo, ossia aver guardato due stagioni non poco impegnative in così poco tempo da non accorgermene neanche, sono caduta nella trappola nella quale sono caduti tutti i fans di questa serie: mi sono innamorata dei personaggi, dal primo all’ultimo, ognuno di loro è un pezzo di un puzzle che alla fine della giostra è impossibile non amare.
Orange is the new black, forse la serie più riuscita del canale americano Netflix, due stagioni e una terza in arrivo nel giugno del 2015, è una meravigliosa e sconvolgente opera corale ispirata alla storia di Piper Kerman che ha raccontato nel libro “Orange is the new black: My year in a Women’s Prison“ la sua esperienza in una prigione federale del Connecticut, condannata a quindici mesi per un reato compiuto dieci anni prima, ossia aver trasportato soldi sporchi provenienti dal traffico di droga gestito dalla sua ex fidanzata.
La serie tv è un libero adattamento ideato dal genio eccentrico di Jenji Kohan che ha posto al centro di tutto il quadro la biondina semi-sconosciuta Taylor Schilling nei panni di Piper (nel telefilm, Chapman), e la bruna Laura Prepon ad interpretare Alex Vause, la sensuale lesbica manipolatrice, ex amante della protagonista, nonché (per fortuna o purtroppo) il suo vero amore.


La narrazione incomincia in media res, con la voce di Piper che parla agli spettatori del suo amore per i bagni caldi e le docce, la bellissima sensazione di sentirsi puliti, profumati. Dopo qualche secondo c’è l’immagine straziante di lei che si vede costretta a lavarsi nelle fredde e sudicie docce della prigione, facendo sentire a chi guarda l’angoscia di quel piccolo e apparentemente insignificante dettaglio della vita quotidiana.
Fin dal primo momento la narrazione appare variegata e diversificata, si vedono con una certa frequenza flashback del passato di Piper, che forniscono varie immagini e versioni della protagonista di cui alla fine viene tracciato un ritratto perfetto. C’è la Piper ventenne che, annoiata da una vita agiata da ricca studentessa del college, incontra in un bar una sensuale e misteriosa criminale e malauguratamente se ne innamora, decidendo poi di seguirla nei suoi infiniti viaggi “di lavoro”. E poi c’è la Piper trentenne, più matura ed elegante, che con un uomo tranquillo accanto, ritornata nel suo habitat naturale, si divide tra saponi artigianali e locali chic di New York.
A questi flashback si contrappone la vita in prigione della protagonista che si ritrova ad essere guardata dalla testa ai piedi da un branco di donne arrabbiate col mondo ma che in un modo o nell’altro riescono a sostenersi a vicenda, ognuna di loro ha bisogno di un contatto, di un’amica e quasi tutte alla fine cedono al lato umano, cercando di non mostrarsi mai deboli. Sono una grande famiglia, anche se divisa in gruppi, e si guardano le spalle a vicenda.


Al contrario di quello che ho letto in alcune recensioni, la storia si evolve, così come il carattere di Piper, in un crescendo sempre più intenso che ti lascia senza fiato. Le puntate, soprattutto quelle della prima stagione, sono piene di sterzate e accelerazioni, cambi di rotta che vedono Piper protagonista di una grande evoluzione interiore, di grandi e obbligati cambiamenti per adattarsi a questa nuova “società” in cui è stata sputata e per affrontare il suo più grande fantasma: Alex. Ritrovarla in prigione da un lato la fa sentire di nuovo giovane, piena di quel senso di avventura e libertà, dall’altro la spaventa il modo in cui si sente ancora vertiginosamente attratta da lei.
Hanno un enorme potere l’una sull’altra e questo rende la loro relazione passionale e turbolenta e così come dice uno degli sceneggiatori della serie “Alex is the spider, Piper is the fly”.
  Laura Prepon e Taylor Schilling

Attorno alla loro storia, che si trasforma di giorno in giorno, vengono narrate attraverso flashback, ricordi e confessioni difficili, le storie di molte altre detenute, ognuna di esse rende chi assiste allo spettacolo più vicino ai personaggi, a queste figure femminili che spiccano in ogni punto della storia, sovrastando quasi del tutto i pochi uomini presenti, resi ridicolmente e spesso volutamente insignificanti, si va infatti dal consulente frustrato da una vita privata insoddisfacente e terrorizzato dalle lesbiche alle guardie carcerarie completamente inutili.
OITNB ti insegna a vivere, ad amare e a conoscerti a fondo. E’ una finestra su un mondo lontano da noi, ma che in certi momenti diventa molto più vicino di quanto pensiamo, perché man mano che vai avanti cominci ad immedesimarti e a riconoscerti in un personaggio in particolare, o magari in tutte quelle donne così diverse tra loro, ma alla fine tanto uguali, rivedi qualche tuo comportamento, una debolezza, un gesto.
Tra chi è felice per la serata tacos, chi baratta una coperta per una ciocca di capelli e chi cerca una prison wife, OITNB diventa un vero e proprio diario di sopravvivenza, un romanzo di formazione o semplicemente un insieme di storie. E credo che sia proprio questo a renderlo speciale: ognuno può vederci qualcosa di diverso.

E allora non fatevi spaventare dai soliti commenti negativi sempre uguali e neanche dalle 26 puntate da un’ora ciascuna, ne vale la pena!


“But I do know that I was somebody before I came in here. I was somebody with a life that I chose for myself and now, now it's just about getting through the day without crying. And I'm scared. I'm still scared. I'm scared that I'm not myself in here and I'm scared that I am. Other people aren't the scariest part of prison Dina. It's coming face-to-face with who you really are. Because once you're behind these walls there's no where to run, even if you could run. The truth catches up with you in here Dina and it's the truth that's going to make you her bitch.” 
(1x10, Bora Bora Bora)
Trailer Prima stagione:
 
Trailer Seconda stagione: 

mercoledì, agosto 20, 2014

Come lacrime nella pioggia

Come lacrime nella pioggia
Sofia Domino
Self published

Trama:
A ventidue anni Sarah Peterson è una comune ragazza di New York, appassionata di fotografia e di viaggi.
A quindici anni Asha Sengupta è una giovane ragazza indiana, venduta come sposa da suo padre.
D’improvviso il presente di Sarah s’intreccia con quello di Asha. L’amicizia tra due ragazze, diverse ma uguali, spiccherà il volo. Non solo Sarah si ritrova, con il suo fidanzato, a vivere per lunghi periodi in un villaggio remoto dell’India, ma scoprirà che cosa si nasconde in un Paese magico e allo stesso tempo terrorizzante. Asha farà di tutto per lottare per i suoi sogni, per avere dei diritti paritari a quelli degli uomini e per continuare a studiare, perché non vuole sposarsi così giovane, e non vuole sposare chi non ama. Sarah si schiererà dalla sua parte, ma nel suo secondo viaggio in India scoprirà che Asha è scomparsa. Liberarla dalla trappola in cui è caduta, per Sarah diventerà un’ossessione. Un romanzo che fa luce su una verità dei giorni nostri, una storia di violenze, di corruzioni, di diritti negati. Una storia sull’amicizia. Una storia in grado di aprire gli occhi sull’India, il Paese peggiore in cui nascere donna.

La prima cosa che mi ha spinta a leggere questo romanzo è stata sicuramente la curiosità verso l’India, terra così lontana e senza dubbio affascinante e fa davvero piacere vedere come il focus della vicenda sia stato concentrato su un piccolo villaggio, Kailashpur, e sulle sue ingiustizie piuttosto che in una delle più note città.

Il libro è diviso in tre parti, la prima e l’ultima dal punto di vista della newyorchese Sarah mentre la seconda dal punto di vista di Asha; scelta davvero azzeccata per trasmettere a pieno cosa significa essere una giovane donna indiana.

La storia si apre con il viaggio intrapreso da Sarah con il suo fidanzato Abhai, ragazzo indiano cresciuto in America che ritorna nel suo Paese natale per riscoprire le sue origini. La protagonista avverte subito come il modo di vedere le donne sia completamente diverso rispetto a quello a cui è abituata e dopo aver visto in Asha un barlume di ribellione ma anche un'amica e una degna alleata decide di cominciare una vera e propria battaglia per cercare di cambiare le cose.

All’inizio il romanzo sembra non riuscire ad avviarsi sembra piatto e ripetitivo, nonostante l’idea di fondo prometta davvero bene alcuni errori distolgono l’attenzione; più volte ci sono quasi disperati tentativi di creare attesa e suspense che in realtà risultano solo d’intralcio con la narrazione.
Sembra quasi di trovarsi di fronte due facce della stessa medaglia, da un lato un’idea di grande sensibilità, amicizia, forza e denuncia per le condizioni delle donne indiane, dall'altra parte l’atmosfera viene spezzata da alcuni errori grossolani.
Un grande aspetto positivo invece che bisogna riconoscere alla Domino è la tenacia nel volere denunciare la tristissima situazione in cui è costretta a vivere una donna indiana, alcune pagine ti distruggono dentro e ti lasciano il segno. Per noi occidentali sembrano situazioni quasi irreali eppure sicuramente ci sono luoghi in cui in questo preciso istante certe crudeltà sono all'ordine del giorno.

Nel complesso “Come lacrime nella pioggia” è sicuramente uno di quei libri che bisogna leggere, per aprire la propria mente su realtà differenti dalla nostra e per fermarsi a riflettere.

''Ogni donna dovrebbe essere libera. Ogni donna dovrebbe godere dei diritti basilari. Ogni donna dovrebbe poter scegliere se dire sì o no, se studiare, se viaggiare, se sposarsi, se partorire dei figli…''

martedì, agosto 19, 2014

Guccini vs De Luca #2



Sono ancora lì i nostri due narratori, seduti uno di fronte all'altro. Nella mia mente in cattività si confrontano con le pagine dei loro due libri (Dizionario delle cose perdute, Francesco Guccini; Alzaia, Erri De Luca) e nel mio raccontare, viso a viso con le carte da gioco in mano. Solo le carte e il vino che si accumula li separa. (Per vedere come tutto ha avuto inizio si può fare un salto qui).
Ad un certo punto qualcuno fa tremare il tavolo di appoggio, forse per colpa di un movimento poco coordinato. E' De Luca allora a riprendere in mano il gioco, calando la citazione di Isaia, Ubriachi (Alzaia, p.124) "Vacillerà terra come un ubriaco", riprendendo il tremolare incerto come fosse un terremoto. Non ha lunga esitazione il suo avversario che cita quindi, senza lesinare sulle roboanti risa, i Liquori (Dizionario, p.79), liquori fatti in casa. Guccini spezza infatti la gravità dei salmi, raccontandoci di alcuni liquori che in tempi passati, nella casa dei suoi nonni, prendevano vita in tempi natalizi: complicate soluzioni alchemiche contro distillati di magiche pozioni, per coprire le carenze di tempi più duri, per abbagliare i pargoli con intrugli da strega.
Riprendendo però gli abiti cuciti ad hoc per questo suo narrare di cose perdute - abiti di vecchio lamentoso che fatica a ritrovarsi - Guccini propone la sua nuova mano e parla di Naia (Dizionario, p. 90) con quel tono che sa di " Ah, i giovani d'oggi", che non porta proprio il suo nome. Del servizio militare obbligatorio, dei soldati nuovi appunto, delle leggende di quei mesi di attesa prima e di sopravvivenza poi, e infine di alcuni sprazzi della sua esperienza.
Ad ogni parola però, Erri (perdonate il passaggio al nome) assume un'aria composta, seria. E' da quando è cominciata questa manche che fatica a sollevare i muscoli del ridere, ma ora la sua maschera è di marmo. A sentire parlare di soldati, seppur in tono semiserio, butta sul tavolo il Sabato (Alzaia, p. 102). Ha gli occhi che parlano di questa estate 2014 (vogliate ancora scusarmi per la scelta, ma per me questo agosto porta anche queste cicatrici) di un lembo di terra che gronda sangue e dice della guerra, degli uomini che si fanno soldati, di nuvole arrabbiate che non distinguono i volti;  ma si spinge oltre, fino a darci una notizia di Dio presa nuovamente dai salmi: "Fa cessare guerra fino ai termini del mondo". Non è pago però, indaga il ancora verbo usato nella frase attribuita a Dio. E' lo stesso infatti che viene usato per il giorno del sabato, ci dice, per il riposo settimanale. "Non ci sono buone notizie su di noi, il Mediterraneo nostro è salato di sangue. Dio può solo dare un sabato alle guerre".
Il secondo confronto finisce qui. Non ci sono altre carte da mischiare.

martedì, agosto 12, 2014

Guccini vs De Luca #1


In questa estate che fatico a chiamare tale, a cui fatico non poco ad assegnare l'otto di questi cambi di luna che abbiamo trasformato in mesi, mi è capitato tra le mani il libro di uno dei miei cantautori preferiti: Dizionario delle cose perdute, Francesco Guccini, edito per la collana Libellule di Mondadori. Più mi addentravo nella lettura, più non potevo fare a meno di notare come la costruzione della raccolta di immagini perdute mi riportasse alla mente un altro insieme di pensieri, spunti e visioni. Mi riferisco al libro di Erri De Luca, Alzaia edito da Feltrinelli. Ho cominciato allora a immaginare un confronto tra i due autori, diversissimi tra loro, ma entrambi narratori ineguagliati dei nostri tempi. Ho subito scartato l'ipotesi di una partita a tennis, non me li vedo proprio in calzoncini e racchetta in mano. Allora ho optato per un confronto a carte, seduti comodi a scrutarsi negli occhi. In questo mese di agosto - per chi vorrà - si potrà assistere ad un confronto tra i due,  misurato in questi due libri e finzionato in questo improbabile scontro alle carte. 
Erri De Luca ha appena trascorso una giornata ad arrampicare, ha ascoltato le storie di un paio di bracconieri e ora si trova al bancone di un piccolo bar di montagna, mentre in testa gli frullano nuovi versi su un fiore, un'ape e il suo miele. Francesco Guccini invece si è svegliato tardi e nel pomeriggio ha preso parte a una seduta di lingue, con i vecchi del paese, per portare a termine il dizionario pavanese-italiano. Anche lui si trova ora allo stesso bar di montagna, ma la bottiglia di rosso davanti ai suoi occhi, vuota, ci lascia intuire che sia li dentro da più tempo. La sua mente invece ripercorre una ballata di Dylan, che apre gli orizzonti per un nuovo racconto, forse per una nuova canzone.
Con un solo sguardo di intesa, prendono posto allo stesso tavolo, uno dei due ha le carte in mano. Francesco è leggermente appesantito dal vino, ma non ne fa cenno. Erri allora da le carte (Alzaia, p. 25) con un sorriso sincero, ricordandoci come il cattivo sangue nel gioco e nella vita ci faccia correre sempre un passo dietro i nostri avversari.
Il primo scambio di colpi mi piace pensare che sia sulla parola Cinema (Alzaia, p. 26; Dizionario p.124). Erri esordisce così: "E' stato il più bel regalo del Novecento ai suoi coinquilini". Si concentra sulle pellicole, su quelle che lo hanno spinto a comprare un biglietto singolo, su quelle che ne hanno inspirato le sue idee sociali, politiche. Conclude con questa frase: " Non credo che il cinema cambi il mondo, però ne registra in tempo i mutamenti".
Francesco, affatto impreparato risponde con la sua mano. Lui racconta di cosa voleva dire andare al cinema anni addietro. Ci parla della "pioggia" che pareva venir giù nei cinema "di terza" e del fumo, come di un qualcosa legato a doppia mandata al prezzo del biglietto. Ci dice poi dell'assoluta anarchia dell'ora dell'ingresso e della conquista del posto. Tanto che ad un certo punto pronuncia questa frase: "Certo, oggi è più comodo, hai il posto sicuro, l' aria è più salubre, la sala è più pulita. Manca però quel senso di Selvaggio West che c'era nei cinema di una volta".

mercoledì, agosto 06, 2014

Vita da bambola: Vamos a la Playa

 
Anche questo mese vi teniamo compagnia con la rubrica "Vita da Bambola", questa volta in una versione sexy e abbronzata. Infatti in questa nuova puntata "Vamos a la Playa" vedremo i migliori costumi da bagno di Barbie, i suoi mestiri legati al mare, le sue mete marittime preferite, e alcune chicche legate al mondo dell'estate. Uno dei ricordi più vividi dell'infanzia che ho riguardanti Barbie è proprio una pubblicità su Topolino di Barbie e le sue amiche in bikini al mare, e quindi non potevo non dedicarle un appuntamento tutto suo.
Mettete il vostro costume da bagno, e mi raccomando, che siano pieno di lustrini!
Tanti i costumi da bagno sfoggiati da Barbie nel corso dei decenni, soprattutto perchè, specie agli inizi, la versione Basic era proprio quella in costume da bagno, e i vestiti erano acquistabili separatamente. La prima Barbie infatti indossava proprio quell'iconico costume intero zebrato, poi riproposto alcune volte negli anni successivi (ritornato nel 2014 fashion nella Barbie di Sports Illustrated). Come poi vedrete nel corso dell'articolo però, le mie Barbie preferite restano quelle anni '90, e i loro favolosi costumi da telefilm americano, spesso accompagnati da gioielli che si illuminavano, cambiavano colore con l'acqua o brillavano, risaltando sull'abbronzatura.
Una menzione speciale merita Malibu Barbie, la più famosa Barbie estiva. Dagli anni '60 ad oggi questa versione di Barbie è sempre stata in produzione, anche se a mio parere è quella più noiosa tra le bambole estive della Mattel.
Barbie al mare non ci va solo per prendere il sole! Anzi, spesso lavora, perchè più di una volta abbiamo visto Barbie elegantissima nella divisa della Marina, o l'abbiamo vista nei panni di una sub, e persino nelle vesti di una bellissima addestratrice di orche! Secondo voi Barbie poteva mai farsi mancare il mestiere marittimo per eccellenza? No, non ha fatto la pescatrice pensandoci bene, ma la bagnina si, nella versione Baywatch!
Molte le location marittime visitate da Barbie. Da Portofino a Capri, da Acapulco alle Haway, passando per la Florida e Saint Tropez. Insomma, più di qualunque altra vip, Barbie ha preso il sole su qualunque spiaggia del mondo, non dimenticando neanche la nostra Italia. Ovviamente le più belle sono quelle Hawaiiane con i loro gonnellini, e i loro costumi multicolori. Adoro alla follia la Hawaiian Fun, tanto tanto bellona anni '90.
Non vi sarete mica dimenticate le Barbie sirena? Visto l'enormità delle loro scatole ne ho postati solo pochi esempi, ma potremmo andare avanti per ore, tra sirene che nuotano, che cambiano colore alle pinne, che cambiano colore ai capelli, ricoperte di perline o lustrini, principesse o semplici sirenette, sparabolle, meccaniche, più o meno vestite, dai colori scintillanti.
Per ultime ho tenuto quattro Barbie,sempre legate al mare, ma davvero speciali. Vediamo persino Barbie passeggera di una crociera questa volta, a dimostrare che Barbie nella sua vita non si fa mancare davvero nulla, ed è sicuramente una delle sue versioni più divertenti, tra la macchina fotografica, il cappellino e quella giacca variopinta (ma devo confessarvi che mi sono innamorato del borsello dorato che porta al collo. Poi abbiamo Barbie e Ken al mare insieme, e lasciatemelo dire, è davvero gnocco questo Ken palestrato, abbronzato e con la canotta a rete e sopra l'ombellico, sembra di stare in quei film anni '90 pieni di figaccioni.
Adesso passiamo ad una delle mie preferite, Barbie Hula Hair, con i suoi capelli fucsia e arancioni e il suo gonnellino color oro. Meravigliosa. E chiudiamo con una principessa, una principessa del mare, elegantissima.
E voi quando andata al mare siete creativi e fashion come Barbie?

**per alcune immagini si ringrazia Barbie World

martedì, agosto 05, 2014

Sia pur vero che solo chi oserà



Carta marina et Descriptio septemtrionalium terrarum, (Olao Magno, 1539)

Sia pur vero che solo chi oserà
varcare quei confini che, di carta,
stringon da presso, potrà disvelare
quello che domina oltre Atene e Sparta.

Chi, ti chiedo, saprà poi ritornare
al luogo che dà vita all’arte alta?
Colui che si disperde nel cercare
è destinato a non più mai parlare.

Un albero che scorda le radici
potrà per poco viver di gran vaglia
ma presto morirà, secco e spezzato.

Tenete bene a mente, cari amici,
chi guarda spesso indietro non si sbaglia
perché il futuro è incerto come il fato.

lunedì, agosto 04, 2014

Venuto al mondo


“Torniamo tutti a casa da soli, Aska, tutti, nel fondo dei nostri corpi, nati per non durare”

Non so da dove cominciare, e non sono neanche sicura che riuscirò a scrivere qualcosa di sensato: questa è la verità. Mi siedo, appoggio le dita alla tastiera, cerco di mettere in ordine i pensieri e prendo un lungo respiro, una parte di me, quella più nascosta forse, vorrebbe incominciare a scrivere e non fermarsi più, per condividere quella che mi è sembrata più un’esperienza di vita che una semplice lettura, ma un’altra parte, senza dubbio quella più razionale, mi dice di non provarci neanche, perché in realtà è impossibile da descrivere una storia del genere, figuriamoci poi da “recensire”. Odio la parola “recensire”. Venuto al mondo è, come amo definirlo, una lunga poesia dolorosa ed è una storia che fa male, che si impossessa del tuo cuore, dei tuoi occhi e dei tuoi pensieri fin dalle prime parole: “Il viaggio della speranza”, che ti travolge come una tempesta e alla fine ti lascia letteralmente col culo per terra, dolorante e con un nodo alla gola che malauguratamente non si trasforma in lacrime.
Venuto al mondo è come una grande matrioska, un involucro che contiene in sé tante storie e ognuna di queste storie non può vivere, non può esistere senza le altre, così come i personaggi, ogni vita è legata ad un’altra formando una catena invisibile e indistruttibile. Gemma e Diego sono al centro di questo involucro, le loro vite, tanto diverse quanto uguali, si incontrano nella fredda e ancora accogliente Sarajevo dell’inizio degli anni 80, nella Sarajevo che si preparava alle Olimpiadi invernali con il naso all’insù sperando di veder cadere qualche fiocco di neve, nella Sarajevo di Gojko, poeta e venditore di jojo bosniaco dalla voce graffiata dal fumo, dall’alito caldo di alcool e dalle mani grandi che accompagneranno Gemma attraverso le salite e le discese della sua vita.
La Mazzantini si incunea nel primo sguardo di Gemma e Diego in quel vecchio pub polveroso e, come uno specchio, lo fa proprio e lo mostra a chi lo vuole guardare attraverso un riflesso, prende per mano chi vuole assistere a questo amore e lo porta nelle strade caotiche di Roma, sulle sponde illuminate del Lungotevere e nella chiatta invasa dalla luce soffusa delle candele dove Gemma e Diego  vivono i primi tempi del loro amore infinito.
E all’improvviso ti sembra di essere lì, quando invece sei sul tuo letto con il caldo di luglio che entra dalla finestra inutilmente aperta, a guardare Diego che salta come faceva da bambino nei carruggi di Genova, agita le braccia e grida “amore, amore!” nei suoi pantaloni rossi a sigaretta e con lo zuccotto di lana ben schiacciato in testa da cui cadono migliaia di riccioli, credi di essere nelle gambe di Gemma che corrono per raggiungerlo, prima verso quella fredda chiatta, poi lungo le scale della loro casa nuova e nelle dita di Diego mentre suona il pianoforte nel salone luminoso con gli occhi chiusi e una felicità infinita sul volto. Ad un tratto siamo in quell’unico occhio aperto di Diego mentre fotografa le pozzanghere, le immortala perché da un momento all’altro si muovono, si trasformano e quando andrà nella sua camera oscura e vedrà quelle foto, molto probabilmente ci sarà, in quello specchio d’acqua per terra, qualcosa che gli era sfuggito mentre scattava, il riflesso di qualcuno, una luce particolare. In quell’occhio aperto quando si butta per terra in metropolitana e fotografa i piedi impazienti delle persone che aspettano, quei piedi gli dicono tutto. Gemma tappezza la casa di quelle foto e all’improvviso le sembra di camminare in un mondo di pozzanghere, piedi che aspettano, nuche di persone sconosciute, e dappertutto c’è anche lei, la sua pancia, i suoi capelli disordinati dopo una giornata chiusa in redazione o mentre è seduta pensierosa sul divano. Diego non la fa mettere in posa, odia le foto programmate. La segue per tutta la casa come un gatto silenzioso, la fotografa senza che lei se ne accorga e poi le mostra le foto, le fa vedere i suoi pensieri, qualcosa di lei che le è sfuggito, le sussurra “amore, guarda come ti tormenti, guarda quanto sei stupida”, le restituisce l’immagine di sé stessa.


“Ma tu come fai ad essere sempre così felice?”
“Semplice, mi fa schifo la tristezza”



Con il loro amore cresce il desiderio di un figlio, la voglia di ridare qualcosa al mondo, di ricominciare a sperare, “la speranza appartiene ai figli. Noi adulti abbiamo già sperato, e quasi sempre abbiamo perso”. Gemma vuole un figlio con i piedi sottili di Diego e con la sua nuca perché lui dice che è da lì che nasce la vita, la nuca è il destino, la sorgente. Ma come in tutti gli amori infiniti, come in ognuno di noi, c’è un’imperfezione: Gemma è sterile, o come viene terribilmente definita dal medico dopo mesi di estenuanti visite e cure “incompatibile alla vita”. Si sente una donna inutile, asciutta, una “bicicletta senza catena”, il suo ventre vuoto diventa un’ossessione, la proiezione di una vita svuotata ormai da qualsiasi felicità e che si riempie lentamente ma inesorabilmente di rabbia, verso sé stessa, verso la natura contro cui ha perso miseramente, persino verso i bambini, perché sono capitati ad altre madri. Anche Diego si è svuotato. Di tutta quella invadente felicità che aveva negli occhi e nelle gambe.
Cercano il loro bambino dappertutto, negli occhi di un neonato, in un paio di gambe sottili che corrono dietro ad una palla. Lo cercano nella guerra che sta dilaniando Sarajevo, rappresenta la loro speranza di nascita in un mondo che sta morendo intorno a loro, un nuovo corpo sulle macerie della città dove è nato il loro amore. Si affidano alle braccia possenti di Gojko, trovano sollievo nelle poche ore passate con la piccola Sebina, sua sorella, nelle sue scarpe che si illuminano quando cammina, lei forse è  l’ unica luce della loro vita, è l’unica voce che copre il rumore delle bombe.
La Mazzantini gioca con le vite di Diego e Gemma, al loro declino si accompagna quello della città circostante, scrive in modo crudele e bellissimo, ti spezza il fiato e ti lascia galleggiare in un dolore sordo, in una sensazione di malessere, ti senti impotente, triste, colpevole, ma questa storia, così come tutte le belle poesie, ti lasciano con la fame d'amore, così come dice Gojko.
Sposta la sua visuale, entrando persino nei pensieri dei cecchini serbi, dei cetnici, nei loro movimenti prima di sparare, li descrive con sadismo e una vena di rassegnazione: “
Per me era come sparare sui conigli, disse uno di loro in un'intervista. Non si sentiva colpevole, non capiva nemmeno perché ci fosse tutto quell'interesse intorno a lui, non era pazzo o sadico o altro. Aveva semplicemente perso il senso della vita. La pietà muore insieme al primo che uccidi. Era morto anche lui, per questo sorrideva.”
Riesce a scavare nell’anima dei suoi personaggi, nella mente di Gemma che guarda il suo amato Pietro mentre dorme, la nuca del figlio tanto desiderato mentre lei cerca di ripercorrere la sua vita per le strade di Sarajevo.
Chi sei? Quante volte me lo sarei chiesta. Quante volte ti avrei guardato con sospetto. Sei scemo e intelligente, sei innocuo e pericoloso. Sei una possibilità tra milioni.”


Mi sembrava di essere di fronte a Gojko, il poeta che cerca di “arraffare un po’ di cielo” con i suoi versi, col fumo della sua sigaretta che mi bruciava gli occhi, con le parole della sua poesia più bella, quella dedicata alla madre, che risuonavano nelle mie orecchie.
“Tieni un capo del filo,  con l’altro capo in mano
 
io correrò nel mondo.
 
E se dovessi perdermi
 
tu, mammina mia, tira.”
E mi sembra di sentirlo ancora.




domenica, agosto 03, 2014

Leggere con Prudence: libri in uscita ad agosto.

Il veleno dell'oleandro
di Simonetta Agnello Hornby
IN USCITA IL 27 AGOSTO 2014
Pedrara. La Sicilia dei Monti Iblei. Una villa perduta sotto alte pareti di roccia tra l'occhieggiare di antiche tombe e il vorticare di corsi d'acqua carezzati dall'opulenza degli oleandri. È qui che la famiglia Carpinteri si raduna intorno al capezzale di zia Anna, scivolata in una svagata ma presaga demenza senile. Esistono davvero le pietre di cui la donna vaneggia nel suo letto? Dove sono nascoste? Ma soprattutto, qual è il nodo che lega la zia al bellissimo Bede, vero custode della proprietà e ambiguo factotum? Come acqua nel morbido calcare i Carpinteri scavano nel passato, cercano negli armadi, rivelano segreti - vogliono, all'unisono, verità mai dette e ricchezze mai avute. Tra le ombre del giorno e i chiarori della notte, emergono influenze di notabili locali, traffici con i poteri occulti, e soprattutto passioni ingovernabili. Le voci di Mara, nipote prediletta di Anna, e di Bede ci guidano dentro questo sinuoso labirinto di relazioni, rimozioni, memorie, fino a scavalcare il confine della stessa morte. Simonetta Agnello Hornby mette a fuoco un micromondo che pare allargarsi, con un brivido, a rappresentare i guasti, le ambizioni e le ansie di liberazione dell'universo famigliare, tutto intero.

Lo strano caso dell'apprendista libraia
di Deborah Meyler
IN USCITA IL 28 AGOSTO 2014
Di tutta New York Esme ama un posto speciale: The Owl, la piccola libreria nell’Upper West Side. Un luogo magico in cui si sente felice. Ed è lì che il destino decide di sorriderle, perché nel negozio cercano una libraia. È l’occasione che aspettava, anche perché a ventitré anni, sola e incinta, non sa cosa fare. Ama leggere, ma non ha nessuna idea di come funzioni una libreria. Ad aiutarla ci sono i sui curiosi colleghi: George, che crede ancora che le parole possano cambiare il mondo; Linda, che ha un consiglio per tutti; David e il suo sogno di fare l’attore; Luke, che comunica con lei con la sua musica. E proprio quando Esme riesce di nuovo a guardare al futuro con fiducia, la vita la sorprende ancora: il suo fidanzato scopre del bambino e vuole tornare con lei. Esme si trova così davanti a un bivio. Ma non è più un’apprendista libraia, ora è una libraia per scelta. «Un romanzo pieno di vita che apre il cuore e regala buonumore. E che vi mostrerà che le librerie, a volte, sono un posto magico.» Booklist «In poco tempo è diventato il libro più amato da tutte le librerie. Questo romanzo è un fenomeno.» Usa Today

Da quando sei scomparsa
di Paula Daly
IN USCITA IL 28 AGOSTO 2014
Che cosa fai se la figlia della tua migliore amica è scomparsa... ed è solo colpa tua? Lisa è una donna come tante, che come tante cerca di essere una buona madre, una buona moglie, una buona lavoratrice. Come tante, annaspa per tenere insieme tutti i pezzi della sua vita. Non come Kate, la sua migliore amica, che non avendo impegni di lavoro può dedicarsi anima e corpo alla cura dei suoi figli, trovando persino il tempo di occuparsi dei problemi altrui. Una donna perfetta. Lisa sa di non essere perfetta, ma fa del suo meglio. Finché, in un giorno particolarmente difficile di una settimana estremamente dura, accade qualcosa di terribile. Basta un attimo di distrazione, un tragico errore, e la figlia tredicenne di Kate, che le era stata affidata per un giorno, sparisce nel nulla. La prima, sconvolgente ipotesi è che sia stata adescata da un maniaco sospettato di aver rapito e violentato un’altra adolescente nella stessa zona. Comincia così per Lisa un lungo calvario, fatto di accuse spietate da parte della pubblica opinione e di inevitabili sensi di colpa, che la spinge però a intraprendere un’indagine privata. Un’indagine che rivelerà l’orrore nascosto sotto l’apparente tranquillità della vita quotidiana... Un romanzo d'esordio pieno di sespense, inquietante perché credibile, che ricorda il clamoroso successo di critica e pubblico di A.S.A. Harrison, La sposa silenziosa. I diritti di traduzione sono stati venduti in 13 paesi. «Una voce piena di passione e di energia, capace di indagare a fondo i tradimenti e le paure della vita quotidiana.», The Daily Mail. 

La dea delle piccole vittorie
di Yannick Grannec
IN USCITA IL 28 AGOSTO 2014
ROMANZO VINCITORE DEL PREMIO LIBRAI FRANCESI INDIPENDENTI 2013. «Quel soffio magico di una narrazione che abbraccia oltre mezzo secolo.», Le Figaro Magazine. «A tratti ricorda Dostoïevski. Un romanzo di rara finezza.», Le Nouvelle Observateur. IL DESTINO DI UN UOMO CHE AMAVA SOLO I NUMERI E DI UNA DONNA CHE AMAVA SOLO LUI. Ottobre 1980, Princeton: una giovane archivista, Anna Roth, riceve l’incarico di recuperare tutti i documenti di Kurt Gödel, il più affascinante ed ermetico matematico del ventesimo secolo. Per farlo deve avvicinare la vedova del grande genio, morto da due anni, un’anziana e spigolosa signora che sembra voler mettere in atto una sorta di vendetta tardiva nei confronti dell’establishment accademico rifiutandosi di cedere un archivio dal valore storico e scientifico incommensurabile. Fin dal primo incontro, Adele Gödel si mostra diffidente nei confronti di Anna eppure non la respinge. Si limita a imporle le proprie regole. Perché Adele sa che le resta poco da vivere ma c’è una storia che vuole assolutamente raccontare, una storia che nessuno ha mai voluto ascoltare. Dal grande fermento culturale della Vienna anni Trenta alla Princeton nell’immediato dopoguerra, dal maccartismo all’avvento delle armi nucleari, Anna scopre la vita di una donna che ha a lungo caparbiamente cercato un impossibile equilibrio fra genio, amore e follia.

sabato, agosto 02, 2014

Al cinema con Prudence: film nelle sale ad Agosto

Le città sono deserte e così anche i cinema si svuotano ma Prudence è sempre qui a ricordarvi che il buon cinema non va in vacanza :D

Io vengo ogni giorno
(dal 07 Agosto al cinema)

Rob Crabbe sta per vivere una giornata grandiosa: ha in programma un colloquio per l'ammissione all'università e un appuntamento con la bellona della scuola, che spera possa concludersi nel migliore dei modi. Peccato che tutto vada a rotoli: al colloquio fa una figuraccia, ed è talmente eccitato di essere accanto alla ragazza più "bollente" della città da concludere l'appuntamento in men che non si dica, con un inaspettato e imbarazzante "lieto fine". La performance da centometrista di Rob gli regala però la possibilità di ricominciare tutto da capo e, come per magia, rivivere di continuo la sua giornata, tornando indietro ogni volta che arriverà troppo presto al "traguardo"… Si prospettano tempi molto duri per Rob e chissà se riuscirà a risolvere il suo appiccicoso problema e ad andare avanti con la sua vita...

Genere: Commedia
    
                            
Hercules – Il guerriero
(dal 13 Agosto al cinema)

La semi-divinità Hercules (interpretato da Dwayne Johnson) guida un gruppo di mercenari con l’obiettivo di dare termine a una sanguinosa guerra civile sulle terre di Tracia e di ritornare a regnare sul proprio trono. Anima tormentata già dalla nascita, Hercules possiede la forza di una divinità ma vive le sofferenze di un uomo terreno. Furfanti e canaglie di ogni sorta metteranno alla prova la forza mitologica di Hercules.

Genere: Avventura, Azione





Dragon Trainer 2
(dal 16 Agosto nelle sale)

Il secondo capitolo dell'epica trilogia di DRAGON TRAINER ritorna con il fantastico mondo del vichingo Hiccup e il suo leale drago Sdentato. L'inseparabile duo dovrà proteggere la pace – e dovranno salvare il futuro degli uomini e dei draghi dal potentissimo Drago.

Genere: Animazione, Azione, Fantasy, Avventura









Step Up All In
(dal 20 Agosto al cinema)

Una delle saghe dance più famose della storia del cinema, porta la competizione a livelli incredibili con il nuovo Step Up All In. Lo street dancer di Miami Sean Asa (Ryan Guzman), si traferisce a Hollywood per inseguire i suoi sogni di fama e fortuna, solo per poi scoprire le quasi insormontabili difficoltà per sfondare nel mondo della danza professionista. Ma quando la nuova crew che ha formato insieme alla bella e testarda Andie West (Briana Evigan), raggiunge le fasi finali di un reality tv ad alto contenuto di adrenalina nella scintillante Las Vegas, Sean si trova ad un passo dal raggiungere il suo sogno, sempre se sarà in grado di mettere da parte vecchie alleanze e rivalità di lunga data e fare solo quello che ama di più al mondo: ballare.

Genere: Drammatico, Musicale, Sentimentale


Into the Storm
(dal 27 Agosto al cinema)

Nel corso di una sola giornata, la cittadina di Silverton viene colpita e devastata da una serie di tornado senza precedenti. Tutta la città è alla mercé di cicloni inaspettati e mortali ma i meteorologi che studiano i cicloni prevedono che il peggiore di tutti deve ancora arrivare. Molti cercano rifugio mentre altri corrono verso il vortice mettendosi alla prova per vedere fino a che punto un vero cacciatore di tornado si può spingere per ottenere lo scatto fotografico che si presenta una volta sola nella vita. Raccontato attraverso gli occhi e gli obiettivi dei cacciatori di tornado, dilettanti a caccia di emozioni e cittadini coraggiosi, “Into the Storm” ti lancerà subito nell'occhio del ciclone per vivere l'esperienza di Madre Natura nella versione più estrema.
Genere: Thriller



The Rover
(dal 28 Agosto al cinema)

Il film è una sorta di western futuristico e vede protagonista Eric, un uomo che ha abbandonato tutto quello che aveva e tutti quelli che conosceva per ritirarsi nell'outback australiano e vivere isolato dalla società. Mentre si trova in mezzo al deserto, Eric viene attaccato da dei banditi che gli rubano la macchina. Si trova così costretto a allearsi con Rey, membro della gang rimasto ferito durante la rapina e abbandonato dai suoi, per dare la caccia al resto della banda e recuperare l'unica cosa che gli era rimasta.

Genere: Drammatico




Planes 2 - Missione antincendio
(dal 28 Agosto al cinema)

E' una nuova avventura sulle seconde chance. I formidabili aeroplanini sono chiamati questa volta a proteggere lo storico Parco Nazionale Pistone Peak da un furioso incendio.

Genere: Avventura, Animazione, Azione










Under the skin
(dal 28 Agosto al cinema)

Il film è tratto dall'omonimo romanzo di Michel Faber Sotto la pelle e vede Scarlett Johansson nel ruolo di Isserley, un'aliena che percorre le autostrade deserte a caccia di prede umane, sfruttando la sua bellezza come esca. Isserley avrà modo di conoscere e apprezzare la natura degli uomini e delle donne e mettere così in dubbio la propria identità e origine aliena.

Genere: Fantascienza


venerdì, agosto 01, 2014

Editoriale - Agosto 2014.


Pensavate che vi avremmo lasciati naufragare da soli nelle acque bollenti della cultura in questo torrido agosto senza di noi?
Abbiamo deciso di dare totalmente spazio alla fantasia questo mese, senza un tema principale, ma con tante cose da raccontarvi.
Immaginateci tutti con i nostri taccuini, diari, quaderni, pc e ipad in giro per il mondo, tra mare e montagna, tra Italia e luoghi lontani, tutti  a scrivere qualcosa di particolare, di diverso, per questo lungo agosto prudente.
Vi racconteremo di viaggi infiniti, di amori estivi e tintarelle da bambola, di canzoni indimenticabili e di libri da leggere sotto l'ombrellone, di ricordi d'infanzia e materassini sgonfi, del profumo del mare e del sole di montagna, di passeggiate tra fiori di campo e sabbie bollenti.
Un mese senza tema per noi è una sfida, ma è un modo anche per raccontarvi qualcosa che non vi abbiamo mai detto.
Riusciremo in questa nuova avventura? Lo scopriremo solo vivendola...