martedì, settembre 30, 2014

Mi rialzo, ancora ed ancora.

You get up again, over and over.

Se abbiamo imparato qualcosa sui limiti, è che nessuno è insuperabile, e possiamo imparare a gestirli e a superarli. Cercavo una ispirazione per l'editoriale di fine mese e mi sono accorto che questo era lo spunto migliore, questo è quello che ho imparato nella mia vita.
Mi rialzo, ancora ed ancora. Sempre pronto a sfidare un nuovo limite. Ma non perché semplicemente mi annoio, non perché voglio sfidare tutto e tutti, non perché voglio oppormi a tutto, ma perché il senso della vita infondo è anche questo, sfidare i propri limiti, affrontare se stessi e gli altri, non per gioco, ma per necessità, per sopravvivere nella giungla che è diventato questo mondo.
Mi rialzo, ancora ed ancora. Sempre con la voglia di fare meglio. Sempre con il bisogno di essere una persona migliore. Sfidare i limiti significa sapere chi siamo davvero, scoprirlo per la prima volta.
Dobbiamo sbrigarci, stare fermi non serve a nulla, non serve a nulla essere ciò che gli altri ci dicono di essere, non serve a nulla urlare quello che urla la folla, o restare muti in un angolo.
Dimostriamo chi siamo, sfidando le nostre paure e le nostre ansie, non serve a nulla restare dietro la linea di partenza per paura di non saper arrivare alla fine.
Fai sentire la tua voce, sfida ogni limite, non per gioco, per necessità.

I'm not afraid to say I hear a different beat, oh
And I'll go out in the street, yeah
And I will shout it again
From the highest mountain.


sabato, settembre 27, 2014

Parlava alle stelle


Piotr Olbrychowski, A lonely sailor
I

Faceva il marinaio.
Aveva visto molto del mondo, eppure...
Spesso si sorprendeva a pensare a chi aveva lasciato a casa, sulla terraferma; non faceva più parte del loro mondo, ormai. Non avrebbe potuto nemmeno volendo.
Il mare era diventato la sua casa, con i suoi flutti in perenne movimento, con le impetuose ed inarrestabili correnti, le interminabili notti col cielo terso e punteggiato di stelle. Ognuna di quelle stelle era una storia per lui. E infinite stelle voleva dire infinite storie.
Ogni notte si perdeva nei propri pensieri, inventando una nuova storia per una nuova stella.
Pensava a chi non c’era più, ai compagni persi lungo il viaggio. Raccontava alle stelle la loro storia, immaginando che in questo modo il loro ricordo giungesse alle persone che li avevano amati, rimanendo indelebile nei loro cuori.
Raccontava dei suoi amori alle stelle, sperando che le sue parole raggiungessero le donne che aveva amato. Spesso calde lacrime solcavano il suo viso scavato dai colpi del destino. Avrebbe mai potuto desiderare di fermarsi?
Sì...
Era stanco, intimamente convinto di aver superato da tempo il limite. Era stanco.
Desiderava fermarsi, avere le cose semplici della vita; non doversi opporre ogni secondo agli arbitrari colpi degli dèi e degli elementi.
Dura la vita in mare, lo aveva sempre saputo. Ma nemmeno lui poteva lottare per sempre: era solo un uomo.
Tutto ciò che chiedeva adesso era poter trovare qualcuno con cui condividere quello che rimaneva della propria vita, qualcuno a cui donare la propria esistenza.
Un posto in cui stare, avrebbe dato tutto per avere qualcuno da cui tornare la sera .
Sogni affidati alle stelle.

II

Ciononostante andava avanti.
Covando nel proprio intimo un forte desiderio di fermarsi, agognando la terraferma ogni volta che la incontrava. Ma non poteva scendere a terra.
Avrebbe significato perdere tutte le sicurezze, per quanto povere di prospettive, che avesse mai avuto.
Avrebbe significato fidarsi ciecamente della sorte.
Poteva mai fidarsi di una cosa così incostante? la sorte? la fortuna?
E se avesse giocato d'azzardo con il destino ed avesse perso?
Non che avesse molto da giocarsi, a parte se stesso. Non teneva molto conto della propria vita, ma, nondimeno, era tutto ciò che aveva.
Avrebbe saputo giocarsi il tutto per tutto per un futuro incerto?
Un tempo gli avrebbero consigliato di provarci.
-Buttati, gli avrebbero detto, e accetta quello che il destino ti riserva!
Anche ora accettava quello che gli arrivava senza battere ciglio; non era nelle sue corde opporsi al fato... non più.
C'era stato un tempo, quanti anni fa non avrebbe saputo più dirlo, in cui avrebbe rischiato.
Ma all'epoca non era l'unico membro sopravvissuto dell'equipaggio .
Terra in vista.
Eseguì le manovre con studiata noncuranza, come se dovesse ancora far sembrare facili le cose difficili, a beneficio di qualche superiore, ma non ce n'erano più ormai. Il mare li aveva reclamati. Era lui il superiore di se stesso.
Passò a non più di un tiro di sasso dalla costa, segno che le acque rimanevano profonde anche in vicinanza della terraferma.
All'improvviso vide, in una baia nascosta da un breve promontorio, un grande fuoco.
Aguzzando la vista, provata da interminabili ricerche all'orizzonte, vide due figure vicino al fuoco, quasi nello stesso istante in cui la nave si stagliava nitida contro il tramonto e anche lui fu visto.
L'immediato agitarsi scomposto delle loro braccia poteva significare una sola cosa: naufraghi.
compagnia forse...
speranza...
  
III

Ancora solo.
I naufraghi erano sbarcati, rientrati nella vita che per lui non aveva più significato.
Erano un uomo e una donna. L’uomo provato dalla cattiva sorte e dall’aver provveduto alla compagna.
La donna era molto bella, nonostante le settimane passate su quella spiaggia. Gli si era offerta, ma lui da molto tempo aveva perso l'interesse per i piaceri del corpi e la rifiutò.
Scesero al primo segno di civiltà. Li avvicinò alla costa, al molo. Fu tentato di toccare un legno diverso da quello della sua nave.
Dopo che i naufraghi se ne furono andati, a metà trascinati per gli stenti, dovette imporsi di resistere alla tentazione di allungare la mano verso quella che gli veniva offerta.
Non voleva o non poteva?
Non si seppe rispondere. Remò verso la nave, scuro fantasma contro il cielo cristallino.
Alzò le vele e si allontanò dalla civiltà.
Aveva una nuova storia per una nuova stella. Quella notte raccontò di come quei due esseri umani fossero naufragati due volte, la prima in una nave e la seconda sulla terraferma.
Era quello che avrebbe significato per lui: affondare in un elemento sconosciuto e ostile, il mare per alcuni, la terra per lui


Lui non sarebbe naufragato.

mercoledì, settembre 24, 2014

Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo - Il mare dei mostri

Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo - Il mare dei mostri
Rick Riordan
Mondadori
La vita di un semidio a New York non è sempre facile, e quella di Percy Jackson è diventata una vera impresa da quando ha scoperto di essere figlio di Poseidone e deve trascorrere tutte le estati al Campo Mezzosangue, insieme ai suoi simili. Ma ora il campo è in grave pericolo: l'albero magico che lo protegge è stato avvelenato e non riesce più a difenderlo dalle invasioni dei mostri. Solo il Vello d'Oro può salvarlo! Ma è custodito su un'isola da Polifemo, nelle acque tumultuose del Mare dei Mostri. La missione è affidata alla figlia di Ares, ma Percy non può certo restarsene con le mani in mano... anche perché il suo satiro custode Grover è nelle grinfie di Polifemo! Accompagnato dalla fedele Annabeth e dal nuovo amico ciclope Tyson, Percy dovrà intraprendere un viaggio per mare e affrontare le mille insidie che nasconde, dalla maga Circe al canto delle sirene. E come se non bastasse, la profezia dell'Oracolo si complicherà... Chi sarà, tra i figli dei tre Grandi, a tradire gli dei dell'Olimpo?
 
Secondo capitolo della saga, e se il primo vi aveva appassionato, il secondo vi stupirà. Completamente una atmosfera diversa, non più una avventura sulle strade americane, ma un viaggio in un mare pieno di sorprese. Vecchi compagni di viaggio (Annabeth sempre al fianco di Percy), nuovi sorprendenti amici (Tyson vi conquisterà pagina dopo pagina), nemici ritrovati (Luke è simpatico come un calcio negli stinchi) e nuove alleanze (Clarisse vi farà ricredere in questa avventura). Tanti i personaggi mitologici, da una affascinante Circe al temibile Polifemo, con Ermes che si dimostra una divinità simpatica e generosa, sirene e cavallucci marini. Il viaggio in mare alterna attimi divertenti a momenti di pura adrenalina, con un nuovo tema principale. Se il primo volume infatti si basava sul valore dell'amicizia, questa volta si parla di famiglia, di come nonostante ciò che ci divida e differenzi dai nostri parenti, la famiglia è la cosa più importante, e si può e si deve trovare un modo di farla funzionare.
Vi è l'accettazione, Percy impara ad accettare Tyson per quello che è, nonostante quello che pensano gli altri, Clarisse deve affrontare un padre pieno di ira, e viene così spiegato il suo atteggiamento riottoso, Ermes cerca di recuperare suo figlio, nonostante l'odio che questo prova per lui. Tutti vogliono restare con la propria famiglia, nonostante le tante difficoltà.
Le ambientazioni sono sempre descritte in maniera coinvolgente, e ormai lo sapete, io amo quando lo scrittore mi fa credere di essere davvero li.
Il finale è vi lascerà senza parole, e non può che spingervi a leggere il seguito per capire cosa accadrà dopo. La profezia è stata davvero capovolta?

lunedì, settembre 22, 2014

Nell'oltre

Forever - Dramatic Black Art Painting Ultra Modern
acrilico su tela di 
Sharon Cummings
Era.
Avvertiva una vaga consapevolezza di non essere completo, ma sapeva di essere.
Sotto di lui (o sopra, per quello che riusciva a capire) si estendeva un vasto oceano, con onde in costante movimento.
No, non acqua, seppe. Il moto che vedeva/percepiva non era quello delle onde.
Era una corrente, un moto, ordinato e costante, verso un’unica direzione. Fasci di una fievole luminosità si allontanavano da lui (questo lo capiva chiaramente), perdendosi nel moto.
Non c’era orizzonte, non c’era fine e la luce proveniva da ogni lato allo stesso momento.
I fasci di luce vorticavano ovunque, unendosi man mano alla corrente che scorreva in basso/alto.
Le sagome luminose sbiadivano alle estremità, ma al centro risplendevano come scintille.

- Benvenuto Id.
- Id? Chi è Id?
- Io/tu/noi siamo Id.
- Dove mi trovo? Ricordo... no, ho la sensazione di essere stato altrove poco tempo fa.
- Il tempo non conta qui, conta solo il Moto, e non puoi stare fermo ancora a lungo. Devi muoverti.
- E per andare dove?
- Puoi entrare nel Moto o tornare.
- Tornare dove?
- Tornare. Nessuno sa dove.
- Il Moto è la corrente di luci?
- Luci? Il Moto è l’Id che compie il suo destino.
- Non capisco.
- Capirai se sceglierai.
- E dove porta il Moto?
- L’Id compie il suo destino.
- E qual’è il destino dell’Id?
- L’Id torna/cambia/termina/evolve.
- Non m’è d’aiuto questo.
- Non intendeva esserlo.

I suoi sensi (se ancora ne possedeva) colsero un rapido bagliore.
No, seppe che c’era stato.

- Cos’era?
- Alcuni arrivano con troppa forza.
- Con troppa forza?
- Quelli che arrivano troppo presto.
- E scompaiono così? Non possono entrare nel Moto?
- No.
- Ed io posso?
- Io/tu/noi siamo Id e possiamo entrare nel Moto. Il Moto è ordine e pace. Il Moto è tutto e niente.
  Il Moto fluisce in una sola direzione, in avanti.
- Ma hai detto che posso tornare!
- Tu non sei il Moto, non sei nel Moto. Scegli. Puoi tornare o andare.
- Come posso scegliere di tornare se non so a cosa devo tornare?
- Come puoi scegliere se entrare nel Moto.
- Il Moto è pace e serenità senza paura?
- Sì.
- Ho fatto la mia scelta.

MILANO. Antonio (il nome è di fantasia), un ragazzino di 13 anni, ieri notte si è suicidato gettandosi dal quinto piano. I vicini affermano che i litigi in famiglia erano all’ordine del giorno. Secondo quanto si è potuto ricostruire, il padre, un avvocato molto in vista nel capoluogo lombardo, spesso umiliava il figlio, anche in pubblico, per il suo scarso rendimento scolastico. Fino a ieri sera. Il ragazzino, miracolosamente sopravvissuto allo schianto sull’asfalto, è arrivato in ospedale in condizioni critiche ed è deceduto cinque ore dopo essere entrato in coma.”

domenica, settembre 21, 2014

Si alza il vento.


Giunto al decimo appuntamento con il nostro speciale dedicato allo Studio Ghibli pensavo che tutti gli aggettivi positivi su questa produzione e sul grande Hayao Miyazaki fossero terminati, pensavo di aver visto tutto quello che questa grande casa di produzione potesse mostrarmi, ma mi ero sbagliato.
Lontano da castelli erranti, città incantate e mondi sotterranei, "Si alza il vento" racconta una storia molto articolata ma realistica, parla di sogni ma di quelli realizzabili, con il sudore della fronte e l'impegno.
Jirō sogna di volare, nel Giappone del 1918, ma la sua miopia glielo impedisce. A quel punto capisce che c'è un altro destino che lo aspetta, quello di diventare ingeniere aeronautico e farà di tutto, nonostante le umili origini, per realizzare questo sogno.
Si racconta di un ragazzino, poi diventato uomo, che mette tutte le sue energie per realizzare questo scopo, credendo nelle sue capacità e mettendo tutto se stesso in quello che fa. Jirō farà carriera, diventando apprezzato ed importante nel suo mestiere, e troverà l'amore della fragile e dolce Nahoko.

Il film racconta la vita e la tragica storia d’amore di Jirō Horikoshi, l’ingegnere aeronautico che durante il secondo conflitto mondiale progettò numerosi aerei da combattimento utilizzati dai giapponesi nelle azioni di guerra contro gli americani, tra i quali il Mitsubishi A6M “Zero”, utilizzato nell’attacco di Pearl Harbor. Da ragazzo il protagonista incontra nei propri sogni l’ingegnere italiano Giovanni Battista Caproni, pioniere dell’ingegneria aeronautica.
 
Il resto della trama lo scoprirete vedendo il film, ma non posso che sottolineare che uno dei più grandi capolavori dello Studio Ghibli e di Miyazaki sarà proprio questo film, che si discosta per tanti aspetti dai lavori precedenti, lontano da personaggi fantastici e storie surreali, perchè questo è il primo film della casa produttrice che tratta di una storia realmente accaduta.
La forza del sogno non fa sentire la mancanza degli elementi magici, perchè in fondo il sogno è sospeso a metà tra magia e realtà, ed è l'anima pulsante del film.
I sogni sono realizzabili, e dobbiamo fare di tutto perchè essi si avverino.
Jirō riesce a farlo, nonostante i terremoti, la guerra, le difficoltà della vita. Jirō ci riesce, e dovrebbe essere un esempio per tutti, perchè il film è pregno di questo messaggio positivo.
La bellezza del film sta anche nei magnifici disegni, con colori talmente vivi da riempire gli occhi e il cuore degli spettatori, con paesaggi che sembrano fotografie per la loro perfezione, e altri che sembrano dipinti per la loro poeticità.
Tanti ancora i riferimenti all'Italia, sempre presente nei film dello Studio Ghibli, questa volta rappresentata magistralmente dal personaggio di Caproni. Tanta cultura giapponese, questa volta anche sotto la sfera dei riferimenti storici e sociali di quegli anni.
Tanti piccoli racconti che si intrecciano nella storia principale, come quella di Kayo, la sorella minore di Jirō, e personaggio quasi comico che strappa un sorriso a tutti ogni volta che compare sulla scena.
Una storia positiva, nonostante un finale dolce amaro, che coinvolge gli spettatori di tutte le età.
"Si alza il vento" è un film d'animazione ma non per questo è fatto per bambini, anzi. Ero il primo scettico per la presenza di tanti bambini piccoli alla proiezione di un film si d'animazione ma non necessariamente per i piccoli. Mi sono però ricreduto vedendo la reazione positiva dei bambini in sala e il loro silenzio religioso nonostante le due ore ininterrotte di film.
L'Italia però è segnata da una grande macchia, finchè i film d'animazione verranno considerati solo per bambini renderemo un prodotto così di valore sempre limitato, sempre di nicchia, ma al tempo stesso se escludiamo i bambini dalla visione di certi film loro stessi saranno limitati.
Un cane che si morde la coda, quando un film come questo andrebbe davvero visto da tutti, grandi e piccoli, perchè il cinema non dovrebbe avere età, e quello dello Studio Ghibli ne è la dimostrazione.

giovedì, settembre 18, 2014

Miss Marple nei Caraibi.

Miss Marple nei Caraibi.
Agatha Christie.
Mondadori.

Questa volta l'anziana signora si trova su una lussureggiante isola dei Caraibi, dove il nipote l'ha mandata in vacanza. Il luogo è splendido, il clima ideale, eppure Miss Marple non si trova a suo agio, è in preda alla noia. L'unico diversivo è ascoltare i racconti del maggiore Palgrave, instancabile narratore di avventure di caccia, vecchi scandali e omicidi rimasti impuniti. Proprio dopo uno di questi racconti, il maggiore viene ritrovato cadavere. Possibile che qualcuno abbia voluto tappare la bocca al vecchio ufficiale? E dove è finita la fotografia che Palgrave le voleva mostrare? Dimenticata la noia l'intrepida zitella è pronta per gettarsi a capofitto in una nuova indagine.

Prima ancora della Signora in Giallo, un'altra dolce vecchina disseminava morte ovunque andasse. Perchè Miss Marple, anche in vacanza ai Caraibi, lontana dalla sua St. Mary Mead, continua ad indagare sui tragici omicidi che la perseguitano.
Questa volta appunto una storia con una nuova ambientazione, con una sapore più fresco e accattivante, che può attrarre anche i lettori più giovani, ma sempre complessa e ben studiata.
Ormai giunto al quarto libro di Miss Marple nel mio viaggio nel mondo dei gialli, noto che i meccanismi di fondo sono intuibili, e l'assassino non impossibile da rintracciare per il lettore, nonostante tutto sia ben studiato per confonderlo.
Una storia a grandi tinte femminili, dettaglio sempre vincente in Miss Marple, che non annoia mai, lontano dal giallo poliziesco che non mi hai minimamente attratto.
Miss Marple è un cavallo vincente, perchè il pubblico ama che sia una persona comune a smascherare gli assassini, e non chi dovrebbe ovviamente farlo per mestiere, il lettore diventa investigatore insieme alla signorina Jane Marple, che ha creato un genere nello stesso giallo tutto suo.
Diversi i metodi investigativi in questo romanzo, più divertenti a tratti (migliore scena Miss Marple che finge di rompersi il tacco per spiare dietro la finestra del bungalow, sgattaiolando via a carponi!).
I gialli di Agatha Christie sono probabilmente i migliori mai scritti, perchè le sue spiegazioni finali dei misteri sono sempre chiare, ricche e credibili, e Miss Marple oggi può essere considerata come grande ispiratrice di gialli e serie tv anche dei nostri giorni.

mercoledì, settembre 17, 2014

Trainspotting: diario di bordo di Mark Renton


“Scegliete la vita; scegliete un lavoro; scegliete una carriera; scegliete la famiglia; scegliete un maxi televisore del cazzo; scegliete lavatrici, macchine, lettori CD e apriscatole elettrici. Scegliete la buona salute, il colesterolo basso e la polizza vita; scegliete un mutuo a interessi fissi; scegliete una prima casa; scegliete gli amici; scegliete una moda casual e le valigie in tinta; scegliete un salotto di tre pezzi a rate e ricopritelo con una stoffa del cazzo; scegliete il fai da te e chiedetevi chi cacchio siete la domenica mattina; scegliete di sedervi sul divano a spappolarvi il cervello e lo spirito con i quiz mentre vi ingozzate di schifezze da mangiare. Alla fine scegliete di marcire, di tirare le cuoia in uno squallido ospizio ridotti a motivo di imbarazzo per gli stronzetti viziati ed egoisti che avete figliato per rimpiazzarvi; scegliete un futuro; scegliete la vita. Ma perché dovrei fare una cosa così? Io ho scelto di non scegliere la vita: ho scelto qualcos'altro. Le ragioni? Non ci sono ragioni. Chi ha bisogno di ragioni quando ha l'eroina?”
Edimburgo, Scozia. Fine degli anni ’90. Mark Renton decide di non scegliere la vita. Come se stesse giocando una partita a carte di fronte ad un avversario sconosciuto, decide di non giocarsi quella carta, se la tiene per sé, non è pronto a buttarla sul tavolo, ad essere giocata invece è la carta dell’eroina, ossia quella dell’autodistruzione.  Mark non ha traumi, non proviene da una famiglia difficile, non ha problemi di soldi. A chi cerca subito di appioppare un nome, una causa alla tossicodipendenza di Rent (come lo chiamano gli amici), dico di cancellare queste cose dalla lista, non è qui in superficie che dovete cercare, ma più in fondo. E allo stesso tempo Mark non è il classico ragazzino annoiato e stupido che vuole solo “sconvolgersi” con gli amici per provare nuove emozioni o per fare un dispetto ai genitori.
La tossicodipendenza è solo l’ennesimo terribile tentativo di fuga da parte di un ragazzo che principalmente odia tutto quello che lo circonda, ogni cosa sembra soffocarlo, come se avesse un cappio al collo che diventa sempre più stretto. ‘Non ho scelto la vita’… continua a tornarmi in mente la voce di Mark mentre lo dice a sé stesso e a noi, sembra un’auto-condanna a morte, in realtà il suo è solo un modo per dirci che non vuole rispettare i limiti che gli hanno proibito di superare per tutta la vita, non vuole fare le cose che gli altri fanno, la maggior parte delle volte seguendo un copione già scritto. Mark vuole scriversele da solo le scene e le battute della sua vita, perché è una sola e non c’è tempo per seguire sceneggiature scritte da altri. Gli fanno schifo tutte quelle esperienze preconfezionate, quelle che gli altri cercano di fargli fare dicendogli che non sarà mai felice altrimenti, forse perché vedere qualcuno diverso da loro semplicemente li spaventa a morte, quel ragazzetto magrissimo e pallido con le braccia distrutte dagli aghi e le sue scelte sbagliate, mette in dubbio le loro convinzioni da brave persone con il televisore maxi schermo.
Certo che Mark ha scelto una strada tortuosa per superare quei limiti, ma è pur sempre la SUA strada, quella che si è scelto da solo. E la realtà non è che non ha scelto la vita in generale, ma “quella” vita, quella dei film, felice sopra e triste sotto, e chi sono io per contestare questa decisione?   
E poi Rent è solo, o perlomeno si sente così, anche quando sta con gli amici di sempre, i suoi compagni di vita, Spud, dolce e ingenuo, Sick Boy, affascinante e furbo, Begbie, violento e alcolizzato e Tommy, gentile e sincero. Hanno vite profondamente diverse tra loro ma insieme formano un improbabile e disastrato quadro umano. Quello che li accomuna, oltre alla presenza della droga in un modo o nell’altro nella loro vita, è il loro rapporto complicato e spesso persino comico con le ragazze, si va da Mark che frequenta Diane, una ragazza minorenne a Spud continuamente maltrattato dalla fidanzata.
                                      da sinistra Spud, Tommy, Begbie, Rent e Sick Boy
Ognuno a suo modo cerca di sopravvivere alla paura della realtà, ed è anche per questa paura che tentano in ogni modo di evadere dal mondo che li circonda, ma allo stesso tempo vengono perseguitati da quello che temono. Infatti Mark alla fine capisce che non potrà scappare dalle sue paure per sempre. E quindi dopo una traumatica e forzata disintossicazione nel letto chiuso in camera dai genitori durante la quale vede bambini sui muri, i suoi amici malati o in carcere, decide di cambiare. Si trasferisce a Londra. Nuova vita, niente droga. Sarà una sfida, vedrete come andrà a finire. Quello che è certo è che Mark Renton, da solo o in compagnia, correrà sempre fuori dai limiti.

martedì, settembre 16, 2014

Quando al fin giunge l’ultima dell’ore

Bologna, Basilica di Santo Stefano - Sarcofago Medievale
fotografia di Francesco Vitellini

















Quando al fin giunge l’ultima dell’ore
e non v’è che ombra e morte sul sentiero
s’innalza rapido, forse leggero,
lo sguardo, rinfrancato, dal dolore.

Ha fine allor ogni antico rancore,
e solo è spazio per l’amico vero,
l’amor dei cari, l’affetto sincero,
e nessun peso grava più sul cuore.

Triste, inver spaventoso, allora pare
dover penar tra tenere carezze,
sollevan un momento, lievi brezze,
che increspan onde e lascian poi il mare.

Diparte d’ogni vita l’alma ascosta,
ma mai lasciando solo chi s’accosta.

Il lancio


 
 
Oltre
i confini del cielo.
Oltre 
lo spazio infinto dei sogni.
Oltre
la paura.
Oltre 
il suono di un cuore spezzato.
Oltre
l'insicurezza.
Oltre 
la bellezza di un viso pulito.
Oltre
il sapore salato del mare.
Oltre
l'incoscienza.
Oltre
le diversità.
Oltre
l'incoerenza.
Oltre
le similitudini delle parole.
Oltre
i sorrisi finti, forzati, ingannevoli.
Oltre
il vuoto.
Supera i tuoi limiti.
Lanciati!

sabato, settembre 13, 2014

Risposta alla cronaca

E' capitato di imbattermi pochissimi giorni addietro, in un articolo di quelli in cui non ti accorgi neppure di essere arrivato al fondo, tanto ti ha preso. Se non poi tentare di scrollare verso il basso, per vedere se continua. Perché deve continuare! Non può finire. Non è giusto.
L'autrice è Diletta. Il pezzo è "Cronoca di  una fuga oltre i confini" e ha trovato spazio su questa stessa rivista. Per poter dare un’occhiata alle sue potenti parole potete fare un salto qui.

Lo avete letto? Sicuri? Lo dico per voi. Non mi assumo alcuna responsabilità se poi non capite di cosa sto blaterando. Bene, allora posso andare avanti. Ok, va bene, per i ritardatari o per chi avessi convinto solo in questo momento ripropongo il rapido "clic qui".

In questa foto sfocata evocata con la sua selvaggia saggezza, in questa notte in cui mi ritrovo a sfiorare i tasti, devo ammette che mi ci sento proprio dentro. Mi ci vedo assolutamente dentro, dalle scarpe al cappello (Per la cronaca, non sono solito portare cappelli). Spinto quindi dalla necessità di riscuotere risposte, parto e seguo, come una preziosa mappa in pergamena, le indicazioni citate da Diletta. (Per la cronaca-bis, a meno che non faccia proprio freddo. Il cappello intendo).
A Bologna ho la fortuna di incrociare Martino e il vecchio Alex (Enrico Brizzi, Jack Frusciante è uscito dal gruppo) sulla vespa special. Martino. Sì, lui mi urla del cerchio che ci hanno disegnato, di saltare fuori e di un fottuto gelato alla frutta con le amarene sopra. Il vecchio Alex invece è stranamente tranquillo, forse di contro riflesso. Come direbbe lui "Avrebbe potuto essere un altro, in un posto diverso, e invece era proprio lì, appollaiato dietro Martino che spronava la vespa a manetta per le strade dei colli, in una mattina pallida e fredda, col mal di testa cyberpunk per le troppe chiacchiere e stronzate e angosce e birre che avevano cullato quella strana notte da cani giovani". Bhe, lui mi dice della musica, del cinema, della nostra Aidi, della chitarra violino tromba, della. Ecco, tutta questa faccenda come chiave per andare, per uscire.
Depp (Neverland) invece, nel vedermi, esordisce gettandomi addosso un po' di polvere. Al mio indugiare incerto ci tiene a precisare che mai avrei potuto rivenderla e tantomeno sniffarla. Ma intanto mi parla di stelle, una seconda a destra mi pare, ma sicuramente mi mostra cosa farne dei desideri.
A Kerouac ho domandato e ridomandato. Ma a stento riesco a ripetere, non per altro, ma perché in realtà non sono in grado di fermarlo. Continua a scivolarmi tra le dita. "Io dormii e mi svegliai al suono indiavolato ed esultante della musica, con Dean e Marylou che parlavano e la vasta distesa verde della terra che scorreva ai lati" ( Jack Kerouac, Sulla strada).
E' con Cristopher di Into the Wild, che poco dopo mi trattengo. Mi racconta del suo andare, di ciò che ha lasciato, ma soprattutto dei colori che ha conosciuto. Diletta ben ci dice della sua concretezza. Se il limite lo si potesse mangiare, è da lui che andrei a farmelo cucinare. Poi però mi stupisce. Mi ferma, mi prende a due mani per il colletto della camicia e guardandomi dritto negli occhi mi scongiura di leggere le ultime pagine del suo diario. Lo farò. Lo faccio sempre.
E da ultimo sono con il signor Burbank. Non so perché, ma non riesco a dargli del tu in questo momento. A dir la verità non riesco neanche troppo a parlare, però osservo. (Sì, è vero. Parlo nuovamente di The Truman Show e chiedo quindi perdono a tutta la schiera del fun club stai-tranquillo-a-chi-vuoi-che-importi). Lo vedo lottare con le onde, con la sua paura. In questo momento neanche se urlassi mi potrebbe sentire. Ma è una lotta sana, avrà fine, io già lo so, quindi mi quieto e prendo appunti sul coraggio.

Non ho ancora avuto tempo per riguardare la foto, per vedere se sia meno sfocata, se qualcuno poi non l'abbia addirittura stracciata. Mi siedo in terra, sento il vento che mi viene a trovare e insieme ascoltiamo questa ...


martedì, settembre 09, 2014

Cronaca di una fuga oltre i confini



“La nostra unica esperienza del mondo esterno passa per la distorta percezione che ne abbiamo” diceva Kenny di A single man in un bar della California davanti a un bicchiere di scotch e con gli enormi occhi azzurri puntati sul suo grigio professore di lettere. “Siamo assolutamente, completamente, intrappolati nei nostri corpi. E’ davvero assurdo. Pensarci mi fa impazzire”. Il suo è un flusso di coscienza che lo ha colto in una serata forse più triste delle altre, ma quello che pensa, le parole che escono dalla sua bocca veloci e taglienti, sono vere, così come per lui, anche per me. Siamo bloccati, limitati nei nostri corpi, nelle nostre vite e non conosciamo mai fino in fondo cosa ci circonda, vediamo solo quello che crediamo che siano le cose, solo una parte della realtà e delle persone. C’è un confine tra noi e il mondo esterno, un muro che molte volte non ci lascia arrivare alla vera essenza delle cose, come in una fotografia sfocata, sappiamo cosa c’è in quello scatto, ma lo vediamo male, come avvolto in una nebbia e arranchiamo cercando di capire cosa ci sfugge, magari è solo un dettaglio del volto di uno sconosciuto o magari qualcosa di più. Se non cerchiamo non lo sapremo mai.

Ed è questo il punto: distruggere quel muro, varcare quel confine. Se pensate all’affascinante Johnny Depp in Neverland, vi dico di superare questo limite con la sola forza dell’ immaginazione, chiudendo gli occhi e magari scrivendo le cose che vi vengono in mente su un quaderno di pelle. Oppure, sempre a voi sognatori, dico di pensare alla soglia che varca Truman Burbank in The Truman show, deciso finalmente a lasciarsi la finzione alle spalle e ad avere davanti solo la realtà, a mettere a fuoco quella foto che per tanti anni gli era sembrata terribilmente sfocata per un crudele scherzo del destino, o forse solo per colpa sua.
O magari all’ Amelie Nothomb di Stupore e tremori che, ogni volta che si trova davanti ad una grande finestra, immagina di uscire dal suo corpo e buttarsi, non sa e non le importa se andrà a sfracellarsi sul marciapiede o se qualcuno la salverà all’ ultimo momento, lei è solo felice perché si è liberata del corpo che la intrappolava e  perché precipita alla velocità della luce, sentendo finalmente di essere libera da quei limiti che la bloccavano.
Invece ai meno sognatori, dico di superare i vostri limiti pensando a Christopher di Into the wild, che è il film per chi vuole partire sul serio, lasciare ogni orizzonte conosciuto, la storia per tutti quelli che non si “accontentano” della fantasia, ma vanno via davvero. Pensate alla luce cha ha negli occhi il protagonista mentre dice che “la gioia di vivere deriva dall'incontro con nuove esperienze, e quindi non esiste gioia più grande dell'avere un orizzonte in costante cambiamento, del trovarsi ogni giorno sotto un sole nuovo e diverso”. 
Immaginatevi, come me, di avere accanto il Kerouac di On the road con il suo amico Neal, chiedete a loro come si fa a uscire dai propri corpi, a rompere i muri che ci intrappolano dentro noi stessi, sapranno cosa rispondervi, vi diranno di spingere più che potete sull’acceleratore, di vedere quanti più tramonti possibili e di guardare gli occhi delle donne, è lì che si nasconde la felicità.
O fate finta di vivere nel 1992 con Alex D. di Jack Frusciante è uscito dal gruppo che cerca il suo posto nel mondo tra il rock, l’amore della sua vita e le birre, tentando continuamente di “saltare fuori dal cerchio” che lo rinchiude.
Vi dico anche di pensare ad Atticus Finch de Il buio oltre la siepe, al suo diverso tipo di liberarsi dai limiti imposti, al suo essere un usignolo tra tanti bluejays e ai suoi tentativi di vivere secondo una propria morale.
Ad ogni modo, continuiamo a cercare di superare i nostri limiti, a sognare, perché chi sogna è vivo e quando ci diranno che sappiamo solo crearci mondi che non esistono, risponderemo che “in ogni falso si nasconde sempre qualcosa di autentico”.

E intanto ascoltiamoci questa…

lunedì, settembre 08, 2014

Limite.


 
Cercherò di spiegare la mia concezione di limite , limitatamente a ciò che il limite, in quanto essere limitato, rappresenta. Il limite spesso non ci appartiene, ma ci viene attribuito. Ci viene attribuito quando abbiamo un sogno, e questo sogno, per errore o per nostra ingenuità viene raccontato ad altri. Ecco che la persona a cui abbiamo svelato le nostre piu' segrete ambizioni con aria disinvolta ci dice che ovviamente, quasi come se sull'argomento esistesse un teorema ben consolidato, non ce la faremo mai. Ecco che sul nostro capo inizia a germogliare il seme del limite. La sua pianta diventerà sempre più pesante, con radici ben salde nella nostra mente e noi , pian piano ci convinceremo di essere limitati. Miseramente limitati per il nostro sogno.

Limite è quando non puoi urlare che sei solo, perché ti prenderebbero per ingrato in quanto ti direbbero che c’ è sempre qualcuno che sta peggio di te. Limite è quando hai davanti chi attribuisce a te i suoi difetti o i suoi problemi perché è più bello dividerne il peso con altri. Limite è non poter correre dalla persona che ami perché l’amore forse non esiste e mentre corri forse ti verrebbe in mente che a volte è meglio che il passo sia lento, giusto per renderti conto della strada che percorri. Limite è aver bisogno di un complimento per sentirsi belli, di una carezza per sentirsi amati, di un sorriso per sentirsi qualcuno. Limite è non poter volare perché crescendo ti accorgi di aver riposto le ali in un cassetto. Limite è vedere che chi ti ama davvero è sempre lì a guardarti le spalle e tu sei così str…. da non dire mai un ‘grazie’. Limite è quando ti guardi allo specchio e non gioisci per ciò che sei perché vuoi essere qualcun altro. Limite è non capire che le cose belle finiscono e tutte le volte in cui finiranno sentirai sempre quella spina che ti attraversa il cuore, ma quando alzerai lo sguardo vedrai che a volte la fine ti regala nuove emozioni come la fine di un giorno può regalarti la bellezza del tramonto. Limite è essere schiavo di preconcetti, pregiudizi, presupposti e se avete un altro pre- aggiungetelo che è figo.

Limite è non guardare in faccia tutti questi limiti e quindi decidere di non affrontarli. Limitati o non limitati che siate o che vi sentiate, sappiate che il limite circoscrive; inizia dalla mente e si propaga sul corpo e sull’anima. Il suo aspetto però inganna, perché le vesti di colui che tradisce saranno sempre vesti pregiate e mai abiti sudici.
Katia Di Pede.

Oltre il fiume vivevano i mostri

Da Marco Caelio a Publio Caelio.
Amatissimo fratello, spero tu stia bene, perché se così è, sto bene anch’io.
Ti prego di perdonarmi se per oltre due anni non ti ho fatto avere mie notizie, ma finalmente sono riuscito a trovare del papiro decente che, solo gli dei sanno come, ha trovato una via per raggiungere la fine del mondo e cercherò di rimediare alla mia mancanza.
Sì, la fine del mondo, fratello. Da due anni sono stanziato a Castra Vetera, e sia ringraziato il Padre Giove se questo fato è toccato a me e non a te. Sei sempre stato quello tra noi due dal cuore più tenero e sensibile. Però questo posto, fratello mio, questo posto mi sta insegnando la paura dell’incertezza e il terrore del buio. Lo chiamano limes e si accontentano di questo, quasi che il suono e il significato di una nostra parola possa tenere lontane la follia e l’insensatezza di chi è così tanto diverso da noi come lo è un leone da un mastino. Quando guardo oltre la palizzata io vedo un fiume, non un muro reso invalicabile dagli déi. E un fiume si può attraversare, come può raccontare la V Alaudae, che sotto Lollio si coprì di disonore perdendo le insegne poco più di venti anni fa. Poveri eroi di Tapso! Privati di ogni dignità presso la Mosa. Certo, poi hanno recuperato le insegne, ma essere privati dell’aquila, e per di più da un’orda di barbari nudi e armati solo di aste di legno, è una macchia che rimane in eterno. Per non parlare delle centinaia di legionari massacrati o mutilati. Perché, vedi fratello, dall’altra parte di quel fiume, il Reno, vivono uomini che di umano non hanno nemmeno l’aspetto. Sono enormi, coi volti ispidi e orrendi. Combattono quasi nudi e non usano armi di metallo. Ma quello che manca loro nelle armi lo recuperano con la prestanza e, soprattutto, col loro cieco furore guerriero. Li vedessi, Publio, ne rimarresti sconvolto. Sai che una legione non ha ragione di temere nessun nemico e che le legioni di Roma sono state vittoriose su Celti e Iberici, Galli, Britanni, Parti, Greci, Cartaginesi e tutte le altre popolazioni del mondo conosciuto. Ma qui vivono i Germani. Con la forza o con l’astuzia siamo riusciti a vincere ogni nemico, o con la semplice superiorità dei nostri eserciti, ma fino a qui e non oltre. Il fiume che mi separa da questa foresta oscura, così carica di presagi di morte e dense brume, non mi dà alcun conforto, lo confesso. A volte siamo noi a passare dall’altra parte, di solito per punire qualche scorreria, e allora il cuore mi si fa pesante. Siamo armati fino ai denti, ma sotto quelle fronde nere non esiste luce, non c’è alcuna speranza di redenzione, e mi sembra di non poter mai più essere sereno o felice. Il sottobosco è quasi del tutto assente e la foschia avvolge le radici, e i nostri piedi, come serpi dell’Ade. Ogni passo può essere fatale. Gli alberi stanno in silenzio, nemmeno un fruscio ne smuove le foglie o i rami, e sembra allora che mille occhi malvagi e maligni ti osservino, nel silenzio della morte, fino a quando il richiamo di un qualche uccello infernale non ti fa sussultare, come può sussultare un fanciullo durante un temporale. Questi boschi, poi, sono popolati anche da animali che non si trovano in nessun’altra parte del mondo. Bestie con corna più grandi di un uomo, tori talmente enormi da sembrare l’incubo di un folle. Qui, oltre il fiume, bestie e uomini sono incubi che hanno preso vita.
Mi sono arruolato nell’anno in cui Cesare ricevette il nome di Augusto, fratello, e adesso, a cinquantatre anni, scopro cosa sia la paura, il terrore più cieco. Nel mezzo di una battaglia non ho mai temuto, sapendo che sarei potuto morire a maggior gloria di Roma, ma tra quegli spettri arborei sento che anche la mia morte non sarebbe più di una candela spenta con un soffio.
A poca distanza da qui c’è il forte Aliso. Si trova in territorio germanico e vi è stanziata la XIX. A volte vi ho dovuto portare dispacci e rifornimenti. Si potrebbe pensare che il cammino tra due nostri forti sia sicuro, ma, fratello caro, ogni singolo passo lungo il fiume Lupia l’ho fatto con la sensazione di essere osservato da qualche divinità silvestre ostile, pronta a ghermirmi in ogni istante. Tale è il potere degli dèi germanici. I germani sacrificano i loro nemici a questi dèi, per cui essi sono sempre assetati di sangue.
 É con gratitudine che prego i Mani e  Penati ogni volta che rientro da queste missioni.
Mai come adesso sento il bisogno di essere protetto anche nella mente, non solo nel corpo. Sì, amato fratello, se è vero che in battaglia gli occhi sono i primi a essere vinti, qui, dove tutto il bello finisce, qui è la mente la prima a essere sconvolta senza che gli occhi vedano alcuna cosa.
Tutto questo, però, rimane sconosciuto a Roma. Coloro che comandano da lontano credono di poter trovare alleati tra i Germani. Anche nel nostro forte ne circolano ogni giorno e, per di più, sono sempre i benvenuti alla tavola del Legato Varo. Anzi, proprio mentre ti sto scrivendo il Legato sta banchettando con alcuni Cherusci. Tra di loro spiccano per potere e posizione zio e nipote, di nome Segeste e Arminio. Sembrano non amarsi molto, tanto che il primo continua ad accusare il secondo di tramare ai danni del Legato, cosa che io non fatico a credere. Ma il Legato sembra non dar credito alle sue parole e continua a trattare Arminio con affetto quasi paterno.
Gli dèi mi perdonino, ma non credo che il Legato sia la persona adatta per occuparsi di questa parte del mondo. Crede di poter sottomettere i barbari con cavilli e parole, più che con l’acciaio e il fuoco. Ed è troppo fiducioso in se stesso e nei suoi alleati germanici.
Stamattina ci ha raggiunto una staffetta da Aliso con la notizia di una rivolta presso i Cauci, una tribù sconfitta da Druso durante la sua campagna nel nord. Il Legato ha dato immediatamente l’ordine di prepararsi a tre legioni, la XVII, la XVIII e la XIX, comprese le loro unità di cavalleria.
Ovviamente non prima di essersi consultato con gli alleati germanici, visto che il territorio dei Cauci si trova a undici giorni di marcia da qui e il pecorso è quasi del tutto in territori a noi sconosciuti.
Soffocare la rivolta di una tribù di barbari che nessuno di noi ha mai visto con quasi ventimila soldati, ecco il grande piano del Legato. Quanti dei nostri abbiano provato a far ragionare il Legato non so dirlo, ma so per certo che Arminio lo ha rassicurato sull’aiuto delle sue forze. E questo è bastato al Legato per prendere una decisione: la parola di un barbaro.
Partiremo domani mattina all’alba, ma ti confesso che ho solo brutte sensazioni per questa spedizione. Non vergognarti di me, fratello, ma tu non hai visto, tu non puoi capire cosa sia stare qua. Porterò cone me anche Privato e Thiamino, i miei liberti. Renderanno la marcia meno penosa, almeno di sera, quando monteremo l’accampamento.
Quanto vorrei essere a Bononia con te ora, a spaziare con lo sguardo sulle fertili pianure, invece che a prepararmi per una marcia estenuante in territorio nemico.
Che gli dèi abbiano pietà di noi. Prega anche tu per me.

Salute e addio, fratello amatissimo.

Scritto a Castra Vetera il settimo giorno prima delle Idi di Settembre nell’anno 762 dalla fondazione di Roma.

sabato, settembre 06, 2014

Al cinema con Prudence: film nelle sale a Settembre

Il bel tempo ci ha già abbandonati e ciò che ci vuole è proprio un bel film. Io faccio un salto al cinema, voi siete curiosi di scoprire le nuove uscite di Settembre?


Colpa delle stelle
(dal 4 Settembre al cinema)

L'incontro travolgente tra Hazel e Augustus, che si conoscono a un gruppo di supporto per giovani malati di cancro, rende i due adolescenti immuni a tutte le problematiche della malattia e proiettati solo verso la loro romantica e unica storia d’amore. Perché la vita non dev’essere perfetta per avere un amore straordinario.

Genere: Drammatico, Sentimentale








I Mercenari 3
(dal 4 Settembre nelle sale)

In questo nuovo capitolo dei Mercenari Barney (Sylvester Stallone), Christmas (Jason Statham) e il resto della squadra si ritrovano faccia a faccia con Conrad Stonebanks (Mel Gibson), che anni prima aveva co-fondato Gli Expendables con Barney. In seguito, Stonebanks è diventato un trafficante di armi senza scrupoli, uno che Barney era stato costretto a uccidere ... o almeno così pensava. Stonebanks, sfuggito alla morte, ha ora come principale missione quella di eliminare Gli Expendables - ma Barney ha altri piani. Ha deciso infatti di rinnovare i membri della squadra, per combattere la vecchia guardia con giovani reclute più veloci ed esperte di alta tecnologia.

Genere: Azione



The Giver - Il mondo di Jonas
(dal 11 Settembre al cinema)

La vicenda è ambientata in un futuro distopico nel quale l'umanità è stata privata di ogni emozione e ricordo, e il privilegio di provare sentimenti e rammentare il passato spetta a una persona chiamata il Receiver (il Ricevitore). L'eroe della storia è un ragazzo di nome Jonas che, durante l'apprendistato per diventare il nuovo Receiver, si rende conto di quanto sia difficile il cammino verso la conoscenza.

Genere: Drammatico, Fantascienza







Tartarughe Ninja
(dal 18 Settembre al cinema)

La città ha bisogno di eroi. L'oscurità è calata su New York City quando Shredder e il suo diabolico Clan del Piede hanno preso il controllo su tutto, dalla polizia alla politica. Il futuro è buio, o almeno lo sarà fino a che quattro improbabili ed emarginati fratelli usciranno dalle fognature per scoprire il loro destino come Tartarughe Ninja. Le Tartarughe dovranno lavorare senza paura con la reporter April e il suo fantastico cameraman Vern Fenwick per salvare la città e svelare il piano diabolico di Shredder.

Genere: Animazione, Fantascienza, Azione, Avventura





L'incredibile storia di Winter il delfino 2
(dal 25 Settembre nelle sale)

Sono passati molti anni da quando il giovane Sawyer Nelson e il team specializzato dell'Ospedale Marino di Clearwater, diretto dal dottor Clay Haskett, hanno salvato Winter. Con l'aiuto del Dr. Cameron McCarthy, che ha creato una coda prostetica unica per il delfino ferito, sono riusciti a salvargli la vita. Eppure, la loro battaglia non è finita. L'anziana madre surrogata di Winter, il delfino Panama, è morta, lasciando Winter da sola. Tuttavia, la perdita di Panama ha conseguenze peggiori per Winter, che, secondo le leggi statunitensi non può rimanere in solitudine, in virtù del comportamento sociale dei delfini che impone loro di accompagnarsi ad altri cetacei. Il tempo sta scadendo, e prima che Winter venga trasferita in un altro acquario, il personale del Clearwater dovrà trovarle un altro compagno.



Lucy
(dal 25 Settembre nelle sale)

Un thriller d'azione che racconta la storia di una donna casualmente coinvolta in loschi affari ma comunque in grado di prendersi la rivincita sui propri ricattatori, trasformandosi in una spietata guerriera capace di superare ogni logica umana.

Genere: Azione









Pasolini
(dal 25 Settembre al cinema)

Un giorno, una vita. Roma, è la notte fra il 1° e il 2 novembre 1975 quando il grande poeta e cineasta italiano Pier Paolo Pasolini viene assassinato. Simbolo di un'arte che si è scagliata contro il potere, gli scritti di Pasolini scandalizzano e i suoi film sono perseguitati dalla censura. Molti sono quelli che lo amano, non pochi quelli che lo odiano. Il giorno della sua morte Pasolini trascorre le sue ultime ore in compagnia dell'amatissima madre, degli amici più cari; poi esce di notte a bordo della sua Alfa Romeo in cerca di avventure nella città eterna. All'alba del 2 novembre il corpo di Pasolini viene ritrovato senza vita all'idroscalo di Ostia. Un film onirico e visionario, un intreccio di realtà e immaginazione.

Genere: Biografico, Drammatico