mercoledì, marzo 02, 2016

Simonetta Sciandivasci: La domenica lasciami sola

In questo inizio mese tinto di rosa, mi sono lasciato tentare dall'opera di esordio dela scrittrice Simonetta Sciandivasci, La domenica lasciami sola. Superate le reticencenze - grazie alla splendida copertina e al consiglio di una amica - per cui la si voleva come una lettura dedicata unicamente al gentil sesso, posso confessare di aver fatto una piacevole scoperta.


    Simonetta Sciandivasci, leva 1985, è nata a Tricarico e cresciuta tra Matera e Ferrandina; attualmente vive a Roma. Ha collaborato con A, Donneuropa, Il Giornale, Pagina99, Nuovi Argomenti e Il Foglio, occupandosi di cultura, moda, costume sulla sua rubrica “Gioco Maschio”. Con il romanzo La domenica lasciami sola, edito da Baldini&Castoldi nell'ottobre del 2014 si affaccia a pieno diritto al mondo letterario italiano. Si tratta di un libro esilarante, zeppo di ironia e rovesciamenti di luoghi comuni. E' un impasto di riflessioni masticate e rimasticate, di dialoghi spassosi che in alcuni passaggi paiono estratti di copioni teatrali alla Carver.

   Per farla breve è il racconto delle dissavventure della protagonista, la signorina S, alle prese con il folgorante incontro con l'uomo della sua vita, Alessandro, che, storpiando il classico motto cristiano, ama il calcio come se stesso. Le avventure narrative hanno inizio nella serata della finale di Champions, Atletico Madrid vs Real Madrid. La signorina S è alle presa con la visione solitaria di questo epico match, mentre la sua attenzione rimbalza tra il tentativo di memorizzare in quale porta debba segnare quale squadra e la comprensione della decisione di Alessandro, ragazzo appena conosciuto in una strana serata al pronto soccorso, il quale ha preferito la visione di questa partita piuttosto che uscire assieme a lei. Da qui prende piede un’ approfondita e spietata analisi di confronto tra l’universo maschile e quello femminile, attraverso l'uso di linguaggi, atteggiamenti, reazioni e sogni colorati di azzurro e di rosa. Da ultimo, riporto un punto del prontuario con i vari consigli alle signorine, da sfoderare in casi di estrema necesità:
 
Se non riuscite a trattenervi dal chiedere cosa accidenti sia il fuorigioco (d’altro canto tacere per novanta minuti dentro il vostro salotto può essere pesante) e lui dovesse schernirvi per questo, ribattete con qualcosa di filosofico, alla Gorgia, tipo: «Nulla esiste; se anche il fuorigioco esistesse, non sarebbe conoscibile; se anche il fuorigioco fosse conoscibile, non sarebbe comunicabile agli altri». D’altronde, potrebbe anche essere arrivato il momento di cambiare i termini di questa annosa querelle e stabilire, appunto, che non sono le donne a non capire, ma o gli uomini a non saper spiegare o il problema a non sussistere. Pensate in grande, potreste essere le iniziatrici di una rivoluzione copernicana. Immaginatevi il capitolo di un sussidiario del Tremila dopo Cristo: «Anni zero, la donna scopre che il fuorigioco non esiste».


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Oleh