sabato, gennaio 30, 2016

Marco Mengoni - `Essenzialmente´ lui

2 dicembre 2009
“Il vincitore della terza edizione di X-Factor Italia è… (rullo di tamburi!) …
Marco Mengoni!!!”

(a momenti non ci crede nemmeno lui)

Nome: Marco
Cognome: Mengoni
Nato il: 25 dicembre 1988
A: Ronciglione, Viterbo
Professione: cantante, doppiatore
Statura: m. 1,85
Capelli: castani
Occhi: castani
Segni particolari: splendida voce, sorriso smagliante

Questa è la carta d’identità del personaggio di oggi.
Marco Mengoni, un ragazzo acqua e sapone che ha conosciuto il successo grazie al suo grande dono: la voce. Ha conquistato i cuori di tutti, dai più giovani agli adulti, nessuna eccezione.
Dopo una breve esperienza in un quintetto vocale, a soli 16 anni, decide successivamente di intraprendere la carriera da solista. La sua stella inizia a splendere nel 2009 dopo la sua incoronazione come vincitore di X-Factor Italia. Da allora la sua carriera ha preso il via.
Ma il giovane cantante non ha conosciuto solo il palco del talent-show, infatti l’abbiamo visto, (e sentito), nel 2010 sul famoso palco dell’Ariston mentre presentava il suo inedito “Credimi ancora”, con il quale è riuscito a conquistarsi il terzo posto. Successivamente partecipa di nuovo a Sanremo, nel 2013, presentando questa volta due inediti: “Bellissimo”, scritto in collaborazione con Gianna Nannini e Pacifico, (ma questa canzone fu scartata dal pubblico), e “L’essenziale”, brano con cui si è classificato al primo posto. Con questo stesso brano, Mengoni, è stato scelto per rappresentare l’Italia all’Eurovision Song Contest, (2013), classificandosi alla settima posizione. Ancora nel 2013, grazie al suo “esercito”, (così chiama i suoi fan), viene nominato come Best Italian Act e Best South Europe Act agli MTV Europe Music Awards. I riconoscimenti non sono mai mancati, ricordiamo alcuni come: 10 Wind Music Awards e 9 candidature ai World Music Awards. Inoltre, è stato il primo artista italiano ad esibirsi al Billboard Film & TV Music Conference di Los Angeles. Ha anche lavorato come doppiatore nel film di animazione Lorax – Il guardiano della foresta.
Un progetto che sta molto a cuore al nostro Marco è quello di poter trasformare i suoi ultimi album in spagnolo: ha già pubblicato diversi singoli e si vocifera di un eventuale tour in Spagna.

In questo mese ha iniziato un piccolo tour di firma copie, per le città principali, per promuovere il neonato album, (il 24 gennaio è stato nella nostra citta, Bari).

Tra qualche mese, invece, avrà inizio il vero e proprio Tour #MengnoniLive2016, che partirà il 28 aprile al Pala Alpitour di Torino e terminerà il 21 maggio all’Arena di Verona. Ecco le date.




Con questo termino l’articolo prettamente giornalistico e inizio a parlare un po’ della mia “amicizia” con la musica di Marco.
Credo di essermi innamorata della sua voce da subito, da quando l’ho sentito cantare per la prima volta durante i provini per X-Factor. A prescindere dall’aspetto fisico, apprezzo Marco per la persona che è e per la sua musica. Ha dato più volte la prova di essere un ragazzo come tanti, ma allo stesso tempo unico. La sua è una personalità “ambigua”, una sorta di “vedo/non vedo”. Vuole mostrarsi, ma poi cala subito il sipario. E’ un ragazzo enigmatico e dall’anima sensibile e fragile. E’ un vero controsenso, con tutte le accezioni positive di questo termine. Credo che il pezzo che meglio riesca a descriverlo è “Credimi ancora”, basta leggere il testo per capire che sta parlando di sé,



Spesso ho trovato persone in disaccordo con me e con i miei gusti musicali, persone che giudicavano Marco “come uno dei tanti uscito da un talent”… Beh, non sono l’unica che ha sempre portato avanti l’idea che Marco è stato l’unico in grado di distinguersi. Ha ricevuto molti complimenti da grandi della musica, partendo da Mina, passando per Lucio Dalla, fino ad arrivare a Sia (che ha scritto una canzone per lui, presente in “Le cose che non ho”, il nome del singolo è “Rock Bottom”) e a Giuliano Sangiorgi (anche lui ha scritto una canzone per il suo ultimo album, intitolata “Solo due satelliti”).
Seguo Marco dal principio e lo faccio con immenso piacere. Ogni sua nuova iniziativa, ogni suo album, ogni sua foto è sempre una piacevole sorpresa. Ho incontrato Marco più volte durante i suoi firma copie e si è sempre mostrato per quello che è: un ragazzo timido, ma un po’ pazzo.
Ascoltare le sue canzoni per me è una valvola di sfogo. Entro in un mondo in cui sembra che lui riesca davvero a capirmi. Le sue non sono mai semplice canzoni, ma nascondono preziosi consigli per poter affrontare la vita di tutti i giorni. Ho ricevuto in regalo il suo ultimo album ed è stato probabilmente uno dei regali più belli e apprezzati di sempre.
Posso affermare con estrema certezza che ormai, per il suo “esercito”, Marco è diventato “essenziale”.
Proprio ieri, 29 gennaio, vi è stata l’uscita del video del suo singolo “Parole in circolo”.

venerdì, gennaio 29, 2016

Vita da bambola: l'evoluzione di Barbie


Con l'hastag ‪#‎TheDollEvolves‬ (la bambola si evolve), ieri è stata lanciata la più grande innovazione nella storia di Barbie: tre nuove siluettes, che affiancano quella attuale, che rappresentano altre tipologie di donne. ‪E' un momento molto significativo per il brand. E questo è solo l'inizio.

"Con 4 diverse silhouette, 7 tonalità di carnagione, 22 colori degli occhi e 24 pettinature, siamo entusiati di poter offrire alle bambine una scelta più ampia che mai."


In questo modo la Mattel introduce le 24 Barbie Fashionistas di quest'anno, linea di successo dal 2009/2010, e che quest'anno si divide in quattro nuove categorie: Original (le classiche), Curvy (con una figura più formosa), Tall (Barbie più alte) e Petite (più bassine).
Un modo insomma per rappresentare ogni donna e ogni bambina, dopo anni di attacchi alla perfezione quasi irreale della bambola più famosa del mondo, accusata sempre di non rappresentare la donna vera. Ora ogni bambina potrà sentirsi una Barbie, senza dover ricercare un modello che non le appartiene. Anche se Barbie è semplicemente un sogno, e dovrebbero essere i genitori a dare l'esempio giusto ai propri figli e non una bambola.
CURVY
TALL
PETITE
ORIGINAL

Una mossa comunque bellissima della Mattel, che rischia il tutto per tutto, con una mossa poco commerciale, nonostante i detrattori dicano sia fatto tutto per marketing e il politically correct.
Non credo affatto sia così, Barbie è una di noi, è l'icona pop più importante di sempre, e giustamente deve adeguarsi ai tempi, alle mode, alle nuove tipologie di donne, come infatti il suo volto è cambiato nel corso dei decenni seguendo i nuovi canoni di bellezza, è giusto che lo faccia anche il suo corpo, insegnando finalmente che la bellezza non è assoluto, ma ognuno è bello a suo modo.
Era davvero necessario che fosse Barbie a dircelo? Forse no, ma perché non iniziare da qui, da lei, che tutti amiamo, e che finalmente rappresenta tutti?

La trasformazione di Barbie era iniziata qualche mese fa con lo slogan  #PuoiEssereTuttoCiòCheDesideri, e uno spot delizioso che aveva fatto il giro del mondo, e aveva incantato tutti. Barbie infatti ha fatto mille mestieri nel corso degli anni, e tanti nuovi sono in arrivo in questo 2016, come la progettatrice di videogames, votata come carriera dell'anno di Barbie (e in arrivo questa estate nei panni di Teresa).


"Tutto il mio pensiero intorno a Barbie si basava sull'idea che, attraverso la bambola, le bambine potessero essere tutto ciò che desideravano. Barbie ha sempre rappresentato la possibilità di scegliere per le donne."

giovedì, gennaio 28, 2016

Classici latini: quali acquistare?

Quando abbiamo voglia di leggere un libro, spesso, in libreria, ci basta sfogliarne qualcuno o cercare informazioni su internet ed è fatta, lo scegliamo senza esitazione. Ma non sempre è così facile: alcuni generi infatti richiedono una ricerca più curata e attenta. In particolare quelle sezioni dedicate ai classici antichi, ci lasciano sempre perplessi.

Quali scegliere? Ecco qui, quindi, una lista di quelli che potrebbero essere degli acquisti interessanti, dei testi redatti nell'epoca dell’antica Roma, eppure così attuali; una lista dei testi latini che non dovreste lasciarvi sfuggire:


Tratta dall'opera di Apuleio, "Le metamorfosi", La favola di Amore e Psiche narra della storia d'amore tra Psiche, mortale dalla bellezza eguale a Venere, e appunto, Amore, ovvero Cupido. La fanciulla ne diventa la moglie ma non conosce il volto del marito, il quale si presenta da lei solo nell'oscurità della notte. E' costretta ad affrontare una serie di prove prima di ricongiungersi a lui. Questa favola è di una dolcezza assoluta, e rappresenta il travagliato percorso dell'amore. Una chicca che è impossibile non conoscere.





Ritroviamo un'altra "Metamorfosi" ma in questo caso parliamo di quella redatta da Ovidio, in esametri. Si tratta di un insieme di versi, ultimati poco prima del suo esilio, che lo hanno reso celebre ai contemporanei. Qui troverete la metamorfosi di ogni personaggio, ovvero la loro trasformazione in un'altra forma. L'autore inoltre introduce l'idea di racconto nel racconto, dando la possibilità agli stessi protagonisti di narrare le proprie vicende o quelle altrui. Versi che definirei sublimi, di cui consiglio la lettura oltre che in italiano, anche in latino.




Raccolta dei Canti o poesie di Catullo. Il tema centrale è l'amore per Lesbia, donna che renderà il suo rapporto col poeta sofferente e travagliato a causa dei suoi numerosi tradimenti. Il Liber di Catullo (titolo originale dell'opera pubblicata post mortem) è impregnato di diversi canti e tematiche, ma ciò che è necessario leggere tra quelle righe è sicuramente il valore dell'amore. Il modo in cui è vissuto, sentito, provato, accettato, rifiutato. Una pagina innovativa e davvero eccellente della poesia latina.




Ovviamente non poteva mancare la famosa "Eneide" di Virgilio. Scritta per celebrare la dinastia di Ottaviano Augusto, il quale appunto pare che discenda da Eneo, esule da una Troia in fiamme. L'Eneide è un vero e proprio poema, narrante le gesta e il viaggio di Enea da Troia sino alla fondazione di Roma. Alcuni passi risultano davvero belli, ma è quasi impossibile non conoscere un'opera così importante e famosa per la tradizione romana.







Famoso e interessante è l'epistolario di Seneca con il suo allievo Lucilio. La lettera è il miglior mezzo per l'educazione e la comunicazione. Il filosofo esorta all'apprendimento, alla conoscenza, all'interiorizzazione. Seneca si sofferma anche sulla condizione del "saggio" e sulle norme che questo debba seguire. Importante citazione è "vindica te tibi": il maestro esorta a rivendicare il proprio diritto su se stessi, ad esserne padroni e a custodire con cura il proprio tempo che spesso è sfuggente.





Infine "Le odi" di Orazio, 103 poesie raccolte in quattro libri. Anche qui vi sono temi vari: dall'amore all'amicizia conforto per l'uomo, il famoso "carpe diem", cogli l'attimo, simbolo della fugacità della vita e invito a non sprecarne mai un momento, la celebrazione della poesia come scelta di vita per estraniarsi dalla massa, l'aspirazione ad una vita semplice e serena. Anche qui consiglio di avere il testo a fronte per sentire la musicalità latina e la scelta delle parole.





mercoledì, gennaio 27, 2016

La giornata della memoria

Dimenticare non è permesso. Dimenticare è un lusso che non ci è concesso. Le barbarie che l'uomo ha commesso non possono essere cancellate. Mai. E se è necessario istituire una giornata per non dimenticare, allora ben venga. Perchè ciò non si ripeta. Perchè l'uomo abbia bene a mente, sempre, che la storia resta storia se non commette nuovamente altre brutalità. In questa epoca, non tanto lontana da quella che ha segnato l'umanità intera, in cui il terrore prende il sopravvento sulle nostre vite, non si può lasciare nel dimenticatoio nulla di ciò che è accaduto. In questa epoca ancora le barbarie inacettabile. E stavolta, queste hanno altri volti, altri nomi, altre motivazioni. Resta sempre l'odio il protagonista indiscusso di queste guerre. Un odio rivestito di ignoranza. Un odio ceco che si nutre di pregiudizio, intolleranza, crudeltà, paura, terrore.
Non c'è molta differenza tra quello che è successo anni fa con quello che sta accadendo oggi.
Per questo, NON DIMENTICHIAMO.

Per questo, accendiamo la luce della speranza, della memoria.
Ieri come oggi.
No al nazismo. No al terrorismo. Nessun uomo è autorizzato a ucciderne un altro.
Siamo tutti fratelli, indistamente. Non importa il colore della pelle, la religione professata, la ricchezza, la povertà, la lunghezza dei capelli, l'altezza, l'ideologia politica, il veganesimo... Siamo tutti uguali e se non siamo in grado di difendere e proteggere la nostra ugualianza differenziale allora abbiamo fallito. E la fine del mondo è solo dietro l'angolo.
Oggi illuminiamo la nostra memoria.

‘È davvero meraviglioso che io non abbia lasciato perdere tutti i miei ideali perché sembrano assurdi e impossibili da realizzare.
Eppure me li tengo stretti perché, malgrado tutto, credo ancora che la gente sia veramente buona di cuore. Semplicemente non posso fondare le mie speranze sulla confusione, sulla miseria e sulla morte. Vedo il mondo che si trasforma gradualmente in una terra inospitale; sento avvicinarsi il tuono che distruggerà anche noi; posso percepire le sofferenze di milioni di persone; ma, se guardo il cielo lassù, penso che tutto tornerà al suo posto, che anche questa crudeltà avrà fine e che ritorneranno la pace e la tranquillità.’

-Anna Frank

lunedì, gennaio 25, 2016

Vanity Fair: La commedia è finita

"Il regista che siede sul palcoscenico 
davanti al sipario a contemplare la Fiera,
 si sente pervadere dal sentimento 
di profonda malinconia 
che gli ispira quel luogo brulicante di folla."


Iniziare questo articolo è un po' come fare un salto indietro di quasi cinque anni nella mia vita come studente universitario, in quanto vi parlerò del primo libro che ho letto in ambito universitario. Il lettore certamente abbandonerà l'articolo dopo aver letto la prima frase, pesando che recensisca un manuale universitario o che mi metta a spiegare gli aspetti tecnici e stilistici di un romanzo. In realtà voglio semplicemente parlarvi di come mi abbia profondamente colpito e trasformato la lettura del libro: "Vanity Fair: A novel without a Hero " (La fiera della vanità). Già il sottotitolo attira l'attenzione del lettore, in quanto non esiste una "novel" romanzo senza eroe, dove manca quindi la morale e l'anti morale (permettetemi questa licenza poetica).
Protagoniste della storia sono due ragazze Rebecca (Becky) Sharp e Amelia (Emmy) Sedley, due amiche talmente opposte, da poter quasi sembrare complementari ma molto, anzi totalmente distanti sul piano morale e sociale.
Becky è la ragazza che aspira ad essere una Lady, vuole diventare un qualcuno e ottenere lusso, potere e ricchezza, tutte cose che in giovane età le sono state negate a causa della condizione economica precaria in cui vessava la sua famiglia. La donna sarà disposta a tutto, pur di ottenere ciò che vuole.
Amelia è una ragazza dolce pacata, una inetta, se paragonata a Becky. Vive costantemente nel suo mondo patinato immaginario, se così lo si può definire, dove le sue uniche ragioni d'esistenza sono il marito George Osborne e il figlio George. Amelia idealizzerà la figura del marito per tutto il romanzo fino a quando non scoprirà che in realtà ha amato, e ha giurato amore eterno anche dopo la morte alla persona sbagliata.
Già l'introduzione di queste due protagoniste promette al lettore una grande serie di dinamiche che si amalgameranno nel corso della storia intrecciando i diversi personaggi su diversi piani, sia sociali che emotivi.
L'opera ha il sottotitolo di A novel whitout a Hero, poiché nella storia manca il vero e proprio eroe in quanto nessuno è capace di imporsi veramente sia nelle dinamiche che come un vero e proprio personaggio di spicco, che riesce a spuntarla. Sebbene forse ci sia un personaggio che solo nelle ultime pagine si può realmente definire un eroe: William Dobbin, migliore amico del marito di Amelia, segretamente innamorato di quest'ultima ma sempre rifiutato a causa dell'amore ossessivo della donna nei confronti del suo ex marito deceduto in guerra.
Dobbin, forse può essere definito l'unico eroe, poiché a differenza di tutti gli altri personaggi è l'unico che mantiene una coerenza morale dall'inizio alla fine, ed è l'unica persona leale e sincera sia per i personaggi che ruotano attorno a lui, e sia per il lettore in quanto l'unico punto fermo all'interno di questa vastissima Fiera della Vanità dove ogni personaggio ricopre un ruolo, come se fosse a teatro, ma cambia la sua maschera a seconda delle necessità.
Lo stesso autore/narratore ricorda questo dettaglio sia all'inizio del romanzo nella premessa che alla fine, quando conclude il romanzo con questa frase: "Ah! Vanitas Vanitatum! Which of us is happy in this world? Which of us has his desire? or, having it, is satisfied?-Come, children, let us shut up the box and the puppets, for our play is played out."
Personalmente ritengo la penna di William M. Thackeray, la più geniale e anche la più irriverente della letteratura inglese, poiché con una magistrale armonia, e con una grandissima padronanza è riusciuto a sfumare ogni singolo personaggio della storia, dai protagonisti fino a delle semplici comparse. E come lo sguardo d'insieme con il quale apre il libro, allo stesso modo riesce ad entrare scalfendo la superficie nella psicologia e nell'intimità di ogni singolo personaggio.

"In una splendida mattina di giugno, 
nel secondo decennio del nostro secolo, 
davanti al grande cancello di ferro 
dell'educandato femminile di Miss Pinkerton..."

domenica, gennaio 24, 2016

CinePrudence: Bianca come il latte, rossa come il sangue


Italia 2013 | Genere: Drammatico | durata 102'
Regia di Giacomo Campiotti
Con Filippo Scicchitano, Aurora Ruffino, Gaia Weiss, Romolo Guerrieri, Luca Argentero, Gabriele Maggio, Roberto Salussoglia
Come tutti i sedicenni, alla scuola Leo (Filippo Scicchitano) preferisce la compagnia degli amici, le uscite in motorino e la musica. Nessuno dei professori sembra essere in grado di destare il suo interesse fino all'arrivo nella sua classe di un giovane supplente di storia e filosofia (Luca Argentero) che, con i suoi metodi moderni, lo aiuta a vedere il mondo con occhi diversi. Innamorato di Beatrice, eterea ragazza dei suoi sogni, Leo divide il mondo per colori. Beatrice è il rosso dell'amore ma è costretto a confrontarsi con le proprie convinzioni e paure quando scopre che la ragazza è affetta da leucemia, malattia che lui ricollega al bianco, simbolo di vuoto e perdita.

Garbata pellicola che riesce a far divertire e a commuovere al tempo stesso. La vicenda vede come protagonista Leo, sedicenne per cui la realtà si può classificare come bianca o rossa. Il bianco è negativo, in quanto simbolo dell'assenza di colore e dunque delle emozioni, il rosso all'opposto è la positività in quanto amore, passione e vita. Leo si divide tra due ragazze, la sua migliore amica, Silvia, segretamente innamorata di lui, e Beatrice, la ragazza più bella della scuola, che inizialmente non si accorge neanche di lui. Il rosso è proprio il colore dei suoi capelli.
Tanto spavaldo con gli amici, Leo di fronte all'oggetto della sua passione si rivela goffo ed impacciato, ma proprio alla sua allegria e spontaneità riesce a attirare l'attenzione della ragazza.
A complicare il quadro d'insieme c'è poi l'arrivo in classe di un giovane professore di italiano, che stupisce per i metodi fuori dalle righe grazie ai quali raccoglie l'attenzione degli studenti, dopo essersi scontrato con la loro non curanza.
Leo inizialmente, nel suo atteggiarsi a ribelle ad ogni costo verso l'istituzione scolastica, rifiuta questa presenza e cerca lo scontro, ma la sfiducia di partenza si trasforma in un rapporto importante e in una presenza educativa al di là dei rispettivi ruoli.
Arriva la malattia di Beatrice, una di quelle patologie maledette che non danno speranza, di fronte alla quale Leo non fuggirà e che anzi affronterà per regalare qualche momento di gioia alla ragazza dei suoi sogni, e sarà proprio l'insegnante a diventare la sua spalla e suo confidente.
Qui è la parte migliore del film, la delicatezza con cui il regista (Giacomo Campiotti) affronta un tema così difficile, in cui il rischio di cadere nel patetico è sempre dietro l'angolo, rischio che viene invece evitato. Leo si scontrerà con i suoi genitori perché vuole diventare donatore di midollo, e la questione diventa motivo di scontro si ma anche di riflessione, di crescita, per tutti i protagonisti.
Non vi svelo di più della trama, ma basta dire che diverte la freschezza con cui Leo pone tutto in secondo piano per dedicarsi alla sua “missione”.
Non c'è pietismo né lieto fine a tutti i costi ma solo la gran gioia di vivere che Beatrice riesce comunque e nonostante tutto a trasmettere a chi le sta vicino.
Il personaggio di Leo cresce, nonostante alcune impuntate molto infantili, la vita lo costringe a crescere, e con lui crescono tutti quelli che lo circondano. Un personaggio interessante per essere un adolescente, così come il personaggio di Silvia, che resta quasi sempre dietro le quinti, ma che in realtà è una protagonista, come Beatrice, e infatti una delle scene più belle della pellicola è la conversazione tra le due ragazze, che parlano di Leo, del Leo che ognuna di loro conosce, così diverso ma così uguale.
I personaggi sono a tratti crudeli gli uni con gli altri, ma è grazie a questi scontri che i personaggi crescono. L'amore è importante in questa storia, ma non nella solita concezione di amore adolescenziale, è una forma di amore diversa, perché i sentimenti degli adolescenti sono forti ma passeggeri, mentre l'amore per la vita, e il desiderio di viverla e migliorarla dovrebbe appartenere a tutti, e come ci racconta questa storia, qualche volta abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti a ricordarlo.

giovedì, gennaio 21, 2016

CinePrudence: The Breakfast Club

The Breakfast Club
USA 1985 | Genere: Commedia | durata 96'
Regia di John Hughes
Con Emilio Estevez, Anthony Michael Hall, Ally Sheedy, Judd Nelson, Molly Ringwald
Marzo 1984, un sabato: cinque adolescenti, tre ragazzi e due ragazze, allievi di varie classi di una scuola superiore di Chicago, sono rinchiusi per punizione all'interno della biblioteca dell'edificio. Con loro c'è Richard, un professore che ha il compito di controllarli. Per ingannare il tempo, il prof. assegna un tema: "Chi sono io?". Le ore passano e i giovani finiscono per conoscersi e per parlarsi. Dopo le prime punzecchiature e gli inevitabili litigi, i cinque mettono a confronto la loro vita.

Prendete un gruppo di ragazzi, tutti diversi tra loro, negli anni del liceo, e rinchiudeteli di sabato in sala punizioni a scuola. Ci sono lo sportivo, l'alternativa, il nerd, la ragazza popolare, e il mascalzone della scuola. Siamo negli anni '80, anni di rivoluzione giovanile nel cinema americano, dove loro sono sempre protagonisti e sempre più audaci. Tutti i temi a loro cari vengono toccati, e sempre in maniera differente.
Questa pellicola unisce tutto questo, creando un mix di divertimento e drammaticità, una altalena di emozioni, come quella che vivono gli adolescenti tutti i giorni, per un film di successo che ha segnato una generazione.
Tutti diversi dicevo a proposito dei protagonisti, ma infondo tutti uguali, uniti dai problemi che hanno tutti i ragazzi, che possono sembrare banali ma non lo sono. Fiducia in se stessi, genitori padroni, sessualità, rapporto con i coetanei. E pian piano nel film tutti questi problemi vengono snocciolati, e i ragazzi imparano a conoscersi e a capirsi a vicenda, e alla fine persino a aiutarsi e migliorarsi a vicenda.
Come è possibile tutto questo? Quello che loro rappresentano sono solo stereotipi imposti dal liceo, dalla adolescenza, dalla scala sociale della scuola, una sorta di modo per sopravvivere, perché si riesce a andare avanti solo se si ha un ruolo, solo se si è un personaggio, positivo o negativo che sia.
E solo quando le maschere cadono, anche grazie alla cattiveria di quella età, tutti mostrano chi sono davvero, fragili e umani, piccoli adulti pieni di debolezze, che riescono finalmente a avere un rapporto tra loro, senza badare a re e reginette, facendo innamorare tra loro chi non ti saresti mai aspettato.
Così chi è duro dimostra quanto è debole, chi è chiuso dimostra il suo gran cuore, chi si crede brutta mostra tutta la sua bellezza, chi è timido dimostra il suo valore. 
Il film si svolge interamente nella scuola, con soli sei personaggi, i cinque ragazzi e il loro professore "carceriere", tutto nell'arco di poche ore.
Eppure con una trama così semplice e con così pochi mezzi riesce a comunicare più di quanto produzioni mastodontiche riescano a fare, perché sono ragazzi che parlano ai ragazzi, e questo è bastato a rendere un film per adolescenti IL film per adolescenti degli anni '80, e non solo.

La macchia umana - Philip Roth

Nella prima pagina del primo capitolo de La macchia umana dello scrittore americano Philip Roth, Coleman Silk, professore settantunenne di lettere classiche, porta Nathan Zuckerman, suo unico amico (e voce narrante), a conoscere Faunia Farley, sua amante ormai da mesi, nella fattoria in cui lavora come mungitrice di mucche in cambio di una stanza in cui poter dormire e qualcuno con cui parlare quando necessario. Coleman sceglie, per il fatidico momento delle strette di mano, un tardo pomeriggio d’estate, che carica l’atmosfera di una pacata eccitazione, di una serenità che pervade e inquieta. Nathan, scrittore solitario, ha rinunciato da tempo alla vita in società, per mancanza di forza o forse di volontà di affrontare quelle imponderabili fatiche che sono le relazioni umane, ma, nonostante la poca esperienza nelle vicende degli uomini, percepisce subito le sottili incrinature di quella che sembra essere una scena perfetta di un pomeriggio d’estate, e si accorge che, forse, è proprio quell’apparente e calda tranquillità, a dar vita al senso di profondo squilibrio che c’è tra i due: lui settantenne, colto, con alle spalle una vita serena e “convenzionale” da professore preparato, marito fedele e padre presente, lei poco più che trentenne, analfabeta, con un lavoro umile e un passato implacabilmente tragico.
Roth, come un prestigiatore che svela uno dei suoi oggetti nascosti scostando, con un abile movimento del polso, il mantello che lo copre, porta la nostra attenzione sul primo punto di fuoco del libro: la sfida alla convenzione, al politicamente corretto, al pettegolezzo e all’ottusità della mentalità di paese, una relazione che non ha e non DEVE avere futuro, un vicolo cieco, un fuoco prorompente, persino distruttivo e, per questo, destinato a durare il tempo di una notte. I due s’immergono in questa relazione senza futuro proprio perché è senza futuro, perché è immediata, schietta, senza sorprese, si rivela per ciò che è, niente complicazioni. Lei è stanca di ogni sorpresa, lui è stanco di avere un avvenire a cui pensare.  

Coleman Silk era stato per vent’anni professore di letteratura greca all’Athena College, sposato per tutta la vita con la sua amata Iris e padre di quattro bambini, tre maschi e una femmina. Una vita convenzionale, forse noiosa, ma un modo di esistere, di stare al mondo che Coleman aveva progettato nei minimi dettagli, senza lasciare spazio al volere del destino, alla forza delle tradizioni e all’importanza delle radici. Aveva ordinato al destino di rimanere al proprio posto, dimenticato ogni tradizione e sradicato ogni radice. Coleman Silk era stato, fino al terribile giorno delle proprie dimissioni, consegnate a causa di un’accusa (infondata) di razzismo mossagli da due studenti di colore, quello che Roth chiama “il più grande dei pionieri dell’io”, un nemico del caso e un difensore della fragilità dell’individuo contro la solida forza del gruppo, della categoria, un ragazzo, e poi un uomo, determinato a costruirsi da solo, passo dopo passo, la strada da percorrere. Eppure, arrivato a un punto della vita in cui non si sarebbe aspettato più nulla di nuovo, più niente da imparare, ecco che Coleman Silk si ritrova a dover riconoscere, completamente disarmato davanti alla perdita del suo ruolo di insegnante e alla morte della moglie, ciò che neanche studiando le più grandi tragedie greche aveva saputo capire: “di come accidentalmente sia fatto il destino e di come tutto possa sembrare casuale quando è inevitabile”.


La vicenda umana tra Coleman e Faunia, nella sua spoglia semplicità, è soffocata da un’opprimente “tirannia della decenza”, quotidianamente accolta da sguardi scandalizzati e da parole mozzate sussurrate da un orecchio all’altro, perché nessuno capisce fino in fondo quella relazione, ma tutti credono di sapere tutto, guidati dall’indignazione, dall’etica del giusto e dei doveri, immersi fino al collo nella palude della tipica ipocrisia americana della fine degli anni ’90. EVERYONE KNOWS: questo il titolo del primo lungo capitolo del libro. «TUTTI SANNO che stai sfruttando sessualmente una donna maltrattata e analfabeta che ha la metà dei tuoi anni». 
Ma nessuno sa niente: che lui in realtà la ama, anche se non vorrebbe, anche se ha cercato in tutti i modi di evitarlo perché non erano quelli gli accordi, “niente amore” si erano detti, che lei sarà l’ultimo amore della sua vita, non il primo né il più grande, ma l’ultimo, nessuno sa del suo segreto e del suo passato da “pioniere dell’io” e nessuno sa che, per lei, Coleman è una speranza, qualcosa che non può che farle bene. «Tutti sanno… Cosa? Perché le cose vanno come vanno? Cosa? Tutto ciò che sta sotto l’anarchia del corso degli avvenimenti, le incertezze, i contrattempi, il disaccordo, le traumatiche irregolarità che caratterizzano le vicende umane? Nessuno sa».

Ed è come se Coleman sia stato punito per aver desiderato troppo, per aver tentato di arrivare così in alto da toccare il cielo, là dove l’uomo, tutti lo sanno, non ha il permesso di arrivare, per aver sfidato chi non bisognava sfidare, per esser stato presuntuoso e impuro come gli dei greci che lo avevano accompagnato tutta la vita, per aver lasciato l’inevitabile “ macchia umana” che tutti gli uomini sono destinati a lasciare dietro di sé e per non aver avuto la presunzione di potersi purificarsi perché l’illusione della purezza è spaventosa, è folle, cos’è la ricerca di purificazione se non altra impurità?

“Noi lasciamo una macchia, lasciamo una traccia, lasciamo la nostra impronta. Impurità, crudeltà, abuso, errore, escremento, seme: non c'è altro mezzo per essere qui. Non ha niente a che fare con la disobbedienza. Niente a che fare con la grazia, la salvezza o la redenzione. E’ in ognuno di noi, insita, innata, definita. La macchia che è lì prima del marchio.”  

mercoledì, gennaio 20, 2016

#ColiandroIsNotDead


Al grido di #ColiandroIsNotDead, il commissario più imbranato della televisione torna sugli schermi dopo anni di assenza, e rivolte dei fan. Giampaolo Morelli torna infatti a vestire i panni dell'Ispettore Coliandro dopo che la Rai non aveva rinnovato la serie per una quinta stagione, nonostante i buoni ascolti.
Per sei lunghi anni i fan hanno cercato di riportare in tv il loro beniamino, e finalmente Rai2 è ripartita con la quinta stagione, prodotta nel 2015, e in onda ogni venerdì sul secondo canale.
Non sono qui per parlare però del palinsesto tv, perché Coliandro non è una semplice fiction, ma negli anni è diventato un vero e proprio cult della nostra televisione.
Lontano dai vari Distretti di Polizia, Carabinieri, o dai vari Montalbano e Manara, Coliandro, il cui nome volutamente non viene mai detto, perché di solito i poliziotti si chiamano solo per cognome, è l'anti poliziotto, perché non è mai capace di rispettare nessuna regola, non rispetta mai i comandi che gli vengono dati, e non arriva mai alla conclusione del caso in modo ortodosso.
Anzi... Coliandro è l'imbranato per eccellenza, che si maschera dietro la facciata da poliziotto belloccio e audace, convinto di essere più furbo degli altri, ma sempre ingannato da tutti, e per questo viene sempre retrocesso a mansioni minori, dal furto di una bicicletta allo spaccio alimentare della polizia.
Il bello di Coliandro però è questo, lui i casi li risolve sempre, e seppure in commissariato nessuno gliene da mai merito, è l'eroe del pubblico, perché infondo siamo tutti imbranati come lui nella vita reale. Non sarebbe Coliandro se fosse il poliziotto perfetto, quello delle altre fiction, perché lui è tragicamente divertente.
Coliandro ha un rapporto di odio/amore con le donne, che a loro volta lo odiano, dal suo capo il sostituto procuratore Longhi (Veronika Logan), sempre pronta a non dargli soddisfazione della sua bravura (seppur casuale!), alla sua collega "Bertuccia" (Caterina Silva), sempre pronta a metterlo in difficoltà, essendo palesemente più brava di lui, e le donne che lo amano, o meglio spesso lo usano, ovvero tutte le donzelle che si avvicendano puntata per puntata e per le quali lui o si mette nei guai, o ne crea da solo. Una serie di donne di tipi completamente diversi, dalle donne forti e indipendenti che
lo rifiutano ma che poi lui salva, alle pin up moderne che cadono tra le sue braccia e poi sono le vere cattive della storia. Infondo però bisogna ammetterlo, è quasi impossibile resistere al fascino maschile di Coliandro, sicuro di se ma goffo, sexy ma un po' rozzo, e Morelli riesce nell'impresa di essere affascinante ma pur sempre ironico, e la parte sembra cucita su di lui. Il classico piacione che ci prova con tutte, e prende più pali che cuori.
Non si deve però il merito solo ai personaggi, perché la storia, la ripresa, e l'ambientazione fanno il loro dovere. Una Bologna quasi sempre notturna, che affascina perché mostra tutti i lati oscuri di una grande città di cui spesso non si parla, in una realtà concreta seppur a tratti fumettistica, perché infondo la storia viene dai romanzi di Carlo Lucarelli degli anni '90, e il fascino di quegli anni si fa sentire nella serie seppur ambientata ai giorni nostri.
Questo è accentuato dal fatto che la serie è diretta dai Manetti Bros, grandi registi, specie negli anni 90, di videoclip (883, Max Pezzali, Tiromancino, Syria, Piotta), con quello stile inconfondibile che unisce fumetto e realtà, una sorta di Dylan Dog imbranato e meno tenebroso.
Insomma, tutti gli elementi riescono a rendere la serie un giallo avvincente e divertente, duro e realistico, scanzonato e multietnico, senza mai annoiare, anzi tenendo tutti col fiato sospeso, perché infondo tutti noi siamo un po' cretini e un po' furbi, insomma tutti siamo Coliandro, e ora che finalmente è tornato possiamo spegnere le luci e diventare tutti ispettori, almeno una sera a settimana.

Episodi imperdibili: 1x03 "In trappola" 1x04 "Magia nera" 2x02 "Sesso e segreti" 3x02 "Il sospetto" 3x04 "Cous cous alla bolognese" 4x02 "666"

I lineamenti essenziali del vuoto.

I lineamenti essenziali del vuoto. Mattino
di Vito Ricchiuto
Editore: Les Flaneurs
Genere: letteratura italiana
Una giornata di scuola. Gli amici, i compagni di classe, il viaggio in moto nel freddo con il vento tra i capelli. Le interrogazioni, i voltafaccia, le maschere che indossiamo tutti i giorni per nascondere ciò che siamo realmente. Questa la materia prima che Vito Ricchiuto scompone solo per poi ricomporla con voce giovane, fresca, dandole un sostrato filosofico. Nasce così un prosimetro che si emancipa dalla sua forma per farsi moderno, accessibile, in un melange caleidoscopico di prosa e poesia. Tanta è la vita che si nasconde dietro la quotidianità, tante le domande da porsi su quel che esiste e sui motivi della sua esistenza. Bisogna soltanto avere lo sguardo giusto, il coraggio necessario.

I lineamenti essenziali del vuoto di Vito Richiutto è un romanzo che ho avuto il piacere di presentare qualche giorno fa in un caffè, dopo averlo letto in meno di ventiquattrore. Dopo aver metabolizzato il la trama, finalmente ho l'opportunità di poterlo recensire per il blog.
I Lineamenti essenziali del vuoto, sostanzialmente non si può recensire, non perché non sia un bel romanzo, anzi, ma semplicemente perché ha una trama molto semplice ma altresì complessa dal punto di vista dell'articolazione. Non mi soffermerò sui personaggi, poiché credo che questo sia il compito del lettore, ma mi piacerebbe presentarvi un aspetto molto interessante di questo libro: la struttura, o come la si definisce l'impaginazione.
A colpo d'occhio il romanzo è in prosa, ma sfogliando le pagine ci si accorge di quello che è in realtà il vero stile dell'opera: il prosimetro, un insieme di prosa e versi che si alternano, in maniera molto intelligente. Ma questa è solo la superficie della pietra, poiché guardando a fondo certamente si noterà che sono presenti molti simboli, come ad esempio le freccette e i simboli di Play e stop, ma anche le famosissime emoticon che utilizziamo quotidianamente nelle nostre chat. Tutto questo per richiamare alla scrittura giovanile, ma anche per rendere più reale e vicino al pubblico la sua opera.
A una prima lettura il romanzo può sembrare molto confusionario e a volte come un flusso di coscienza, ma entrando sempre più all'interno della classe, ci si accorge che non è così, ma è semplicemente una visione che lo stesso autore vuole regalare al suo pubblico, tant'è che conscio di questa cosa riesce a condurre per mano il lettore fino alla fine. Una delle vicende che mi ha colpito i più è stata sicuramente quella della Moto, dove si alternano linguaggio giovanile di emoticon, poesia e stralci di canzone, che servono a descrivere perfettamente la situazione in cui si trova il protagonista.
Un piccolo accenno va sicuramente fatto anche ai personaggi della storia che sono molto spesso quasi a limite del paradosso, ma follemente e lucidamente reali e veritieri.  

martedì, gennaio 19, 2016

Pretty Little Liars, un ritorno senza risposte.


Le liars sono tornate e con loro le nostre giornate si sono arricchite di puro trash e di innumerevoli interrogativi, dopo ben sei anni riusciamo ancora a stupirci di fronte alle vicende assurde che siamo costretti a guardare. Il bello e il brutto di questa storyline è che volente o nolente ti tiene incollato allo schermo e anche se ci siamo chiesti mille e mille volte il perché delle loro insensate azioni, abbiamo passato sei stagioni in ansia nell’attesa di un nuovo episodio.

Questa volta l’attesa è stata ancora più ricca di aspettative, dubbi e domande, tutti noi ci siamo chiesti cosa sarebbe successo adesso che conosciamo l’identità di A, come sarebbe stato il rapporto fra Charlotte e le ragazze, avremmo voluto capire e conoscere meglio Charlotte e tutti i motivi che l’hanno portata a tormentare le ragazze. Ma è proprio qui che la temibile ideatrice dello show, Marlene King, ci lascia di nuovo senza parole. Ma si può uccidere il personaggio fulcro di tutta l’interminabile vicenda, dopo un solo episodio? Perché Marlene, perché?? Vi prego ditemi che c’è una spiegazione a tutto questo perché io proprio non la trovo!


Ma non finisce qui, per lunghi lunghissimi mesi sui social si sono susseguiti spoiler ed anticipazioni su questo attesissimo ritorno delle liars a Rosewood dopo ben cinque anni, anni che hanno stravolto le loro vite private e professionali. Come tutti voi mi aspettavo un episodio ricchissimo di novità ma soprattutto di spiegazioni e invece abbiamo ottenuto solo frasi spezzate, dialoghi insensati e ancora nuove domande senza risposte. Anche i vari personaggi sembrano aver perso il loro splendore, la brillante Spencer si è data alla politica, Aria lavora per una casa editrice, Hanna nel mondo della moda e Emily è finita a fare la barista. Con il salto temporale però ci siamo persi tutte le loro reazioni alla scoperta dell’identità di A, i loro modi di affrontare la vita senza A e una nuova realtà lontane da casa, non ci hanno permesso di seguire il processo di crescita dei personaggi. 


Le ragazze tornano a Rosewood su richiesta di Alison per testimoniare davanti ad un giudice, devono dichiarare se il rilascio di Charlotte potrebbe o meno condizionare le loro vite ed è proprio in questo caso che le liars ricadono nello stesso errore, sembra quasi che Alison non abbia mai perso l’influenza che ha su di loro. Solo Aria per fortuna ha il coraggio di dire tutta la verità e di mostrare il cambiamento caratteriale del suo personaggio. Chi mi ha deluso maggiormente è stata Mona, da sempre amo la sfrontataggine del suo personaggio, irriverente e schietto, e in questo episodio sembra davvero aver perso la sua forza.

Uno degli elementi che invece ho apprezzato sono stati i numerosi parallelismi quasi a voler marcare una linea di continuità fra l’adolescenza e la fase adulta della vita delle ragazze. Numerosi i parallelismi specialmente nelle scene del funerale, quando sembrava stessimo davvero rivivendo il pilot.



Con il cambio di impostazione del canale, da Abc Family a Freeform, per questa seconda parte della sesta stagione si prevede anche un cambio di storyline che affronterà tematiche più forti; spero davvero che questo possa ridare forza e splendore alla serie che abbiamo imparato ad amare.

C’erano le premesse giuste per una puntata coi fiocchi, tanti cambiamenti e tante cose da raccontare e da parte mia la delusione è arrivata di conseguenza. Sarà arrivata la fine anche per Pretty Little Liars o questo episodio è stato solo un incidente di percorso? A voi l’ardua sentenza! 

lunedì, gennaio 18, 2016

CinePrudence: Sherlock - L'abominevole sposa


Sherlock: The Abominable Bride
Regno Unito 2016 | Genere: Giallo | durata 90'
Regia di Douglas Mackinnon

Con Benedict Cumberbatch, Martin Freeman, Amanda Abbington, Rupert Graves, Louise Brealey, Natasha O'Keeffe, Una Stubbs, Jonathan Aris
Nella Londra di fine Ottocento, Thomas Ricoletti rimane stupito nel vedere la moglie vestita con il vecchio abito da sposa. Lo stupore è dato dal fatto che la donna ha perso la vita qualche ora prima e ciò che ha davanti è un fantasma, che sembra aggirarsi per le strade della città con un'insaziabile sete di vendetta. Toccherà a Sherlock Holmes e all'assistente Watson ricorrere a tutta la loro astuzia per combattere contro un nemico apparentemente già morto.

Boom! D'impatto, senza revisione e quant'altro, inizio a scrivere le mie impressioni sullo speciale di "Sherlock - L'abominevole sposa"
Uno special veramente speciale, anzi un vero e proprio regalo di Natale per i fan della serie, che dopo ben 2 anni dalla messa in onda dell'ultimo episodio, hanno potuto assistere al ritorno del loro amato investigatore, per di più sul grande schermo, per un evento speciale di soli due giorni. (Ho speso un quarto dei miei incassi natalizi per l'acquisto dei biglietti il 30 Dicembre.)
Benedict Cumberbatch e Martin Freeman sono ritornati sul set di Sherlock Holmes per rivestire rispettivamente i panni dell'eccentrico investigatore e del suo fidato braccio destro il Dr. Watson (Elementare Watson no...)
Per l'occasione anche il set è stato cambiato poiché l'intero episodio è ambientato a fine ottocento, durante il periodo vittoriano, proprio nel periodo storico in cui sono ambientate le vicende. Per l'occasione sono stati modificati molte ambientazioni del set, partendo dalla poltrona, passando per le cuffie sulla testa del cervo imbalsamato e finendo al tabacco nelle scarpe. Ovviamente anche l'abbigliamento dei protagonisti e il linguaggio è stato riadattato per rendere il tutto più credibile, sebbene ad un orecchio attento, come quello di Sherlock, non sono sicuramente sfuggite frasi e termini che rimandavano ad oggetti e persone esistenti solo a giorni nostri.
Sherlock, durante una conversazione con Watson parla di un Jet privato, oggetto totalmente anacronistico nell'epoca vittoriana. In realtà questo era un semplice campanellino d'allarme per far capire agli spettatori che in realtà questo non fosse un vero e proprio special ambientato nell'età vittoriana, ma un episodio ambientato nell'epoca vittoriana all'interno della mente di Sherlock Holmes. Tutto questo perché, il protagonista si "Imprigiona" all'interno del suo palazzo mentale per tentare di ricostruire la probabile messa in scena, montata da Moriartry per fingerà la sua morte. Per la prima volta, lo spettatore riesce ad entrare all'interno della struttura,e a capire come ragiona il cervello di Sherlock. L'intera trama è quindi una complessa analisi che il cervello dell'investigatore compie per capire cosa si realmente accaduto dopo il suicidio di Moriartry, poiché nella sua mente da qualche parte era nascosto questo avvenimento.

La trama si snoda principalmente nell'epoca vittoriana e in un tempo indefinito, mentre il ritorno al presente, funge da collegamento con la trama principale del presente. In fin dei conti è un perfetto regalo per i fan che ormai da tempo non vedevano il loro beniamini in TV, ma anche un ottimo espediente narrativo degli autori per introdurre e spiegare quelli che saranno gli avvenimento della prossima stagione. 

Eventi Prudenti: presentazione 'I lineamenti essenziali del vuoto' di Vito Ricchiuto


Nell'uggioso pomeriggio del 16 gennaio, nell'accogliente cornice del Caffè d'Autore di Triggiano, si è tenuta la presentazione del romanzo d'esordio di Vito Ricchiuto, "I lineamenti essenziali del vuoto", edito da Les Flaneurs Edizioni.
L'incontro con l'autore, mediato dal vice direttore di Prudence, Pietro Milella, ha permesso di spiegare al pubblico vari aspetti del romanzo, dalla sua nascita alla ricerca della casa editrice giusta, dal protagonista allo stile e linguaggio del testo.
Il pubblico presente infatti è rimasto affascinato dal modo di scrivere del giovane autore barese, che ha spiegato come varie poesie sono diventate lo scheletro del romanzo, con una fusione appunto di poesia e prosa, il prosimetro, alternato con frasi di canzoni, e linguaggio giovanile.
Come ha raccontato l'autore, la fusione di stili è stata voluta, vi è stata una vera intenzione di proporre un linguaggio nuovo, per distaccarsi dai canoni del romanzo moderno, in cui lui stesso non si rispecchia.
Un modo di avvicinare i più giovani alla lettura, e di spiegare agli adulti la vera visione che i ragazzi hanno della scuola e del mondo. 
Il romanzo, la cui stesura ha richiesto complessivamente quattro anni, racconta una giornata tipo della vita di un adolescente, un misto tra realtà e filtro letterario, come ci tiene a precisare l'autore, perché il protagonista è lui ma non è lui, una sorta di versione più cinica, cattiva e pigra, un suo "fratello minore", come lui stesso lo definisce, e che lui non vorrebbe avere mai come fratello. Questo perché il protagonista si pone in una posizione quasi superiore a compagni e professori, giudicandoli e criticandone gli aspetti peggiori, calcando sulle maschere che i vari amici utilizzano nelle loro relazioni interpersonali. Una ricerca di comunicazione, che oltrepassa quindi la faccia che ci imponiamo di utilizzare verso gli altri.
La scuola viene vista da dentro, ma non soffermandosi sugli aspetti che i romanzi giovanili sottolineano, come gli amori e i litigi, ma raccontando quel flusso di idee e pensieri spesso scollegati tra loro che passano continuamente nella mente degli adolescenti.
Il romanzo affascina e colpisce per la sua diversità da ciò a cui siamo abituati a leggere, e il pubblico ha dimostrato un particolare coinvolgimento, con domande e interventi, catturato dal linguaggio e dall'esposizione del romanzo.
L'autore monta e rimonta avvenimenti e personaggi, per ottenere in alcuni momenti un effetto più comico, in altri più amaro. Un insieme di personaggi veri e verosimili, dalla sua vita e che ognuno di noi può aver incontrato nella propria, ma snaturati perché infondo nessun personaggio della storia è volutamente ispirato a una persona realmente esistente.
Una storia autoconclusiva, come sottolinea Vito Ricchiuto, che ha in cantiere nuove idee che per adesso vuol lasciare maturare. Bellissimo il messaggio mandato dall'autore, quando dice al pubblico che la letteratura non è mai una cosa che si fa da soli, ma che bisogna condividere con gli altri, e cercando il riscontro del pubblico, un modo per non restare solidi su proprie convinzioni, perché la fiducia in se non deve essere mai cieca. Vito così ci dimostra l'umiltà e il coraggio di un giovane autore che crede in se stesso, senza dimenticarsi che l'arte la si fa per farla fruire anche agli altri.

Presentazione "I lineamenti essenziali del vuoto" di Vito Ricc...
Presentazione "I lineamenti essenziali del vuoto" di Vito Ricchiuto.
Posted by Prudence. Magazine di sopravvivenza culturale on Domenica 17 gennaio 2016



Vito Ricchiuto è nato nel 1994 a Bari, città in cui ha sempre vissuto. Studente della facoltà di Lettere nell’Ateneo del capoluogo, ha ottenuto diversi riconoscimenti in concorsi letterari e ha pubblicato suoi racconti e poesie in varie antologie, tra le quali “SOS Bangladesh” e “BangladesHelp” per fini umanitari. È socio del Movimento Internazionale “Donne e Poesia”.
Mattino – Una giornata di scuola. Gli amici, i compagni di classe, il viaggio in moto nel freddo con il vento tra i capelli. Le interrogazioni, i voltafaccia, le maschere che indossiamo tutti i giorni per nascondere ciò che siamo realmente. Questa la materia prima che Vito Ricchiuto scompone solo per poi ricomporla con voce giovane, fresca, dandole un sostrato filosofico. Nasce così un prosimetro che si emancipa dalla sua forma per farsi moderno, accessibile, in un melange caleidoscopico di prosa e poesia. Tanta è la vita che si nasconde dietro la quotidianità, tante le domande da porsi su quel che esiste e sui motivi della sua esistenza. Bisogna soltanto avere lo sguardo giusto, il coraggio necessario.

sabato, gennaio 16, 2016

Prudenti al cinema: Gennaio 2016

Il piccolo principe
Animazione, 107 min.
Regia di Mark Osborne. 
Da venerdì 1 gennaio 2016
Una bambina si traferisce con la madre in un nuovo quartiere. Qui dovrà impegnarsi nello studio secondo un planning estremamente articolato elaborato dalla madre la quale, donna in carriera, vuole assolutamente che la figlia si inserisca nei corsi della prestigiosa Accademia Werth finalizzata a formare i manager del futuro. Il nuovo vicino di casa è un anziano aviatore che prende a raccontare alla bambina del suo incontro, avvenuto tanti anni prima nel deserto africano, con un Piccolo Principe giunto sulla Terra dopo un lungo viaggio tra gli asteroidi. La bambina inizialmente sembra voler resistere alla narrazione ma progressivamente se ne fa catturare.

Quo Vado?
Commedia, 86 min.
Regia di Gennaro Nunziante. 
Da venerdì 1 gennaio 2016
Checco è stato allevato dal padre con il mito del posto fisso. A quasi 40 anni vive quella che ha sempre ritenuto essere la sua esistenza ideale: scapolo, servito e riverito dalla madre e dall'eterna fidanzata che non ha alcuna intenzione di sposare, accasato presso i genitori, assunto a tempo indeterminato presso l'ufficio provinciale Caccia e pesca, dove il suo incarico consiste nel fare timbri comodamente seduto alla scrivania. Ma le riforme arrivano anche per Checco, e quella che abolisce le province lo coglie impreparato: il suo status di single relativamente giovane lo rende idoneo alla richiesta "volontaria" delle dimissioni, a fronte di una buonuscita contenuta. Ma Checco, consigliato dal senatore che l'ha "sistemato", non cede alle richieste della "liquidatrice", la granitica dirigente Sironi e lei, al fine di liberarsene, lo spedisce in giro per tutta l'Italia, nelle sedi più disagiate e scomode. Checco si adatta e non molla. Alla Sironi non resta che tentare un'ultima carta: mandare l'impiegato al Polo Nord, in mezzo alle nevi perenni e agli orsi bianchi. Per fortuna al Polo c'è anche Valeria, una ricercatrice di grandi ideali e di larghe vedute che cambierà il destino del nostro eroe e gli farà scoprire i piaceri (e le responsabilità) di una vita civile.

Little Sister
Drammatico, 128 min.
Regia di Hirokazu Kore-Eda. 
Da venerdì 1 gennaio 2016
Nella cittadina di Kamakura vivono tre sorelle (Sachi, Yoshino e Chika) il cui padre le ha lasciate da 15 anni per iniziare una nuova convivenza. In occasione del suo funerale le ragazze fanno la conoscenza della sorellastra adolescente Suzu che accetta volentieri l'invito ad andare a vivere con loro.
Carol
Drammatico, 118 min.
Regia di Todd Haynes.
Da martedì 5 gennaio 2016
New York, 1952. Therese Belivet è una giovane donna impiegata in un grande magazzino di Manhattan. Richard vorrebbe sposarla, Dannie vorrebbe baciarla ma lei ha occhi solo per Carol, una cliente distinta, rapita da un trenino elettrico e dal suo interesse. Un guanto dimenticato e un trenino acquistato dopo, Carol e Therese siedono 'affamate' in un café. Carol ha un marito da cui vuole divorziare e una bambina che vuole allevare, Therese un pretendente incalzante e un portfolio da realizzare. Sole dentro il rigido inverno newyorkese e congelate dalle rigorose convenzioni dell'epoca, Carol e Therese viaggiano verso Ovest e una nuova frontiera, che le scopre appassionate e innamorate.

Macbeth
Drammatico, 113 min.
Regia di Justin Kurzel.
Da martedì 5 gennaio 2016
Macbeth, valoroso condottiero, cede alla propria sete di potere per seguire la profezia che lo ha indicato come il futuro re di Scozia, fomentato dalla moglie la cui ambizione è assai piu' intensa e frustrata della propria. L'ascesa al trono di Macbeth prevede l'eliminazione fisica del reggente in carica, e sarà seguita da una serie di delitti sempre più efferati, poichè l'uomo, divorato da dubbi e paure, vede ostacoli in chiunque. E Lady Macbeth si renderà conto di aver creato un mostro che non può più controllare.

Assolo
Drammatico, 97 min.
Regia di Laura Morante.
Da martedì 5 gennaio 2016
Flavia è una cinquantenne con due matrimoni finiti alle spalle e due figli grandi che la trovano "antica". Insicura e velleitaria, come si autodefinisce, è incapace di rendersi autonoma dagli ex mariti e dalle loro seconde mogli, che considera molto più risolte di lei. Per dare una direzione alla sua vita si rivolge ad una psicologa cui racconta qualcosa di tutti meno che di se stessa. Riuscirà Flavia a mettersi alla guida della propria esistenza a prescindere dai suoi rapporti con gli uomini, dal suo complesso di inferiorità nei confronti delle donne, e dalla sua "sessualità repressa"?

Creed - Nato per combattere
Drammatico, 132 min.
Regia di Ryan Coogler.
Da giovedì 14 gennaio 2016
Adonis Creed, figlio illegittimo di Apollo, non ha mai conosciuto suo padre, morto sul ring prima che Adonis nascesse. Educato nell'agio dalla moglie di Apollo dopo un'infanzia difficile, Adonis ha un lavoro sicuro ma sceglie comunque la boxe e la strada, non può opporre resistenza al richiamo del destino. Per diventare un pugile professionista si rivolge all'unico uomo che può aiutarlo e insieme avvicinarlo a quel padre che non conoscerà mai: l'amico-rivale di Apollo, Rocky Balboa.

La corrispondenza
Drammatico, 116 min.
Regia di Giuseppe Tornatore.
Da giovedì 14 gennaio 2016
Ed Phoerum, professore di astrofisica sessantenne, intrattiene una relazione extraconiugale con una sua ex studentessa fuori corso, Amy Ryan. Li lega una "corrispondenza" amorosa costellata di sms, chat, registrazioni video e chiacchierate via Skype, come si conviene ad un rapporto 2.0. Amy vede proseguire questa corrispondenza virtuale attraverso le tante missive che lui le fa pervenire anche dopo un evento decisivo, con l'aiuto di una serie di "complici" e del piano di consegne scadenzato del servizio postale. Ma questa conversazione mai interrotta sarà per lei un sollievo o una dannazione?

Revenant - Redivivo
Avventura, 156 min.
Regia di Alejandro González Iñárritu.
Da sabato 16 gennaio 2016
Sono gli anni Venti del diciannovesimo secolo. Soldati, esploratori, cacciatori di pelli, mercenari solcano i territori ancora sconosciuti d'America per trarne profitto. Glass è l'uomo che meglio di tutti i suoi compagni di spedizione conosce la terra impervia in cui si sono inoltrati. Il suo compito è riportare la compagnia al forte e tutto ciò che lo preoccupa è proteggero suo figlio, un ragazzo indiano. Lo scontro con un grizzly lo lascia in condizioni prossime alla fine. Il più arrogante della compagnia, Fitzgerald, si offre di restare per dargli sepoltura, ma lo tradisce orribilmente. La volontà di vendicarsi rimetterà in piedi Glass e darà inizio ad un'odissea leggendaria.

Piccoli Brividi
Commedia, 103 min.
Regia di Rob Letterman.
Da giovedì 21 gennaio 2016
La serie di libri scritta da R.L. Stine, Goosebumps, conosciuta in Italia con il nome Piccoli Brividi debutta con un live action. Zach Cooper (Dylan Minnette) è un adolescente sconvolto per il trasferimento da una grande ad una piccola città. La sua vicina di casa è una bella ragazza, Hannah (Odeya Rush), che vive con un padre misterioso che si rivela essere RL Stine (Jack Black), l'autore della serie di bestseller "Piccoli brividi". Zach scopre che il padre di Hannah è prigioniero della sua stessa immaginazione e che i mostri che hanno reso famosi i suoi libri sono reali. Stine protegge i suoi lettori tenendoli rinchiusi nei libri fino a quando Zach involontariamente libera i mostri dai loro manoscritti e questi iniziano a terrorizzare la città. Sarà compito di Stine, Zach e Hannah riportarli tutti indietro nei libri a cui appartengono...

Steve Jobs
Biografico, 122 min.
Regia di Danny Boyle.
Da giovedì 21 gennaio 2016
È il 1984 e manca pochissimo al lancio del primo Macintosh. Poi sarà la volta del NeXT nel 1988 e del iMac nel '98. Scortato dal suo braccio destro, la fedelissima Joanna Hoffman, nel backstage che muta col mutare dei decenni e dei costumi, Steve Jobs affronta gli imprevisti dell'ultimo minuto, immancabili contrattempi che si presentano sotto forma di esseri umani e rispondono al nome di Lisa, sua figlia, di Chrisann Brennan, la madre di Lisa, Steve Wozniak, il partner dei leggendari inizi nel garge di Los Altos, John Sculley, CEO Apple, Andy Hertzfeld, ingegnere del software.

Joy
Biografico, 124 min.
Regia di David O. Russell. 
Da giovedì 28 gennaio
Joy è una Cenerentola moderna: sogna un principe, ha una sorellastra che non perde occasione per denigrarla, e passa gran parte della giornata con le ginocchia a terra, a passare lo straccio sul pavimento. Sarà proprio il brevetto di un mocio a portarla dalle stalle alle stelle, ma la strada sarà tutta in salita, costellata di tradimenti, delusioni e umiliazioni, un po' come nelle soap opera che la madre, malata immaginaria, guarda giorno e notte, confondendo il sonno di Joy e annullando il confine tra fantasia e realtà.

L'abbiamo fatta grossa
Commedia, min.
Regia di Carlo Verdone. 
Da giovedì 28 gennaio 2016
Antonio Albanese è Yuri Pelagatti, un attore di teatro che, traumatizzato dalla separazione, non riesce più a ricordare le battute in scena. Carlo Verdone è Arturo Merlino, un investigatore squattrinato che vive a casa della vecchia zia vedova. Yuri vuole le prove dell'infedeltà della ex moglie ed assume Arturo credendolo un super investigatore. Ma Arturo non ne fa una giusta! Per errore entrano in possesso di una misteriosa valigetta che contiene... 1 milione di euro! Una serie di guai divertentissimi e di rocambolesche avventure, fino a un finale imprevedibile...