venerdì, aprile 22, 2016

La giornata mondiale della Terra

Oggi, 22 Aprile, è la giornata mondiale della Terra. Quanto amiamo e rispettiamo la natura? Purtroppo, siamo ben consapevoli, che il progresso tecnologico, la nostra inciviltà stanno portando alla distruzione del  bene più prezioso: la terra. Ne è passato di tempo, quando la nostra unica preoccupazione era il buco nello ozono. Oggi, tra petroliere che inquinano i nostri  mari, scioglimento dei ghiacciai, mancata raccolta dei rifiuti attraveso la loro differenzazione, smog e tanto altro, il nostro pianeta sta morendo. Ciò che è più agghiacciante è il disinteresse della popolazione. Basti pensare al mancato raggiungimento del quorum per l'ultimo referendum, quello che chideva di mettere un SI per spondere le trivellazioni nei nostri mari. E' triste quanto tutti pensino che la terra duri in eterno. Non è così. La stiamo violentando ogni giorno, la calpestiamo, la deridiamo, la maltrattiamo. E ogni anno muoiono specie diverse di pesci, ogni anno pini, quercie si ammalano senza rimedi, ogni anno i nostri fiumi cambiano colori, le mezze stagioni non esistono più; passiamo dall'inverno gelido e pungente all'estate calda e afosa. I colori della primavera sfumavo via in poche settimane e l'autunno è solo un breve accompagnatore tra le due stagioni opposte.
La terra sta morendo.



E oggi, nel celebrarla, dovremmo tutti farci un esame di coscienza. Prendiamocene cura, è il posto che ci accoglie, nutre, culla, coccola. La madre terra è la Dea che ci consente di vivere e senza di lei.
Ricordiamoci di amarla sempre e rispettarla.



mercoledì, aprile 20, 2016

Reboot e remake, un fenomeno in forte crescita

Negli ultimi anni, le case di produzione del piccolo e del grande schermo sfornano con insistenza reboot e remake dei grandi colossal del passato; voglia di riportare alla ribalta i grandi successi del passato o mancanza di originalità?

Ormai i termini “Reboot” e “Remake” sono all’ordine del giorno per gli appassionati di cinema e serie tv, ogni grande major ha in cantiere almeno un lavoro su questa scia.
Quando si parla di “Reboot”  (riavvio), il termine indica quei prodotti filmici ma anche videogiochi, appositamente realizzati per tentare di dare un nuovo slancio a prodotti conclusi o in calo di popolarità. Il “Reboot” precede un nuovo inizio, con la totale o parziale riscrittura degli eventi avvenuti nella saga originaria. Tra le motivazioni che spingono alla realizzazione di un “riavvio”, c’è l’interesse da parte della casa produttrice di usare vecchi materiali per crearne di nuovi, tentando di avvicinare nuovamente il pubblico a una serie che potrebbe rivelarsi ben accolta e magari migliorarla utilizzando le più moderne tecnologie.

Il “Remake” (rifacimento) di un’opera si applica in particolare ai film, ma anche per serie televisive o videogiochi. Quando il “rifacimento” è trasversale, ossia si applica un “medium” diverso da quello originale, si utilizza di solito il termine “adattamento”. Il “Remake” può essere più o meno fedele all’originale, si può cambiare l’ambientazione, aggiungere o togliere qualche personaggio o modificare la trama. Se si tratta di pellicole tratte da racconti o romanzi, allora sarà più adatto parlare di “adattamento”.


Che si parli di uno o dell’altro, questa tecnica ha ormai preso piede nell’industria dell’intrattenimento ed è lecito chiedersi se si tratta di un esercizio stilistico o di un desiderio di sfruttare al massimo una fetta di mercato che ha già dato buoni risultati in passato.

Anche nell’ambito delle serie televisive non mancano degli esempi, basti pensare all’idea geniale di Netflix di riscrivere un degno finale per Gilmore Girls, già solo i rumors sui social dopo la riunione del cast originale, hanno messo nelle mani dei produttori un successo assicurato.
Ma nella lista dei nomi celebri non può mancare The X-Files, cult fantascientifico anni ’90 tornato alla ribalta dopo quasi 15 anni dalla sua conclusione, e Xena, altro cult targato anni ’90 che la NBC ha affidato ad Javier Grillo-Marxuach, noto per aver fatto parte della squadra di Lost.

Il rischio che si può correre in questo casi è però quello di allontanare i fans originali della serie, come potrebbe accadere nel caso di Streghe. La CBS, stando ai rumors che circolano sul web, sta lavorando a questo progetto ma senza includere nessuno degli interpreti del cast originale, notizia che ha scatenato immediatamente le reazioni dei fans più appassionati.

Di certo le premesse per un nuovo successo non mancano quando si parla di ridare lustro a storie che hanno affascinato generazioni per anni, ma è davvero necessario creare un reboot o un remake per ogni programma di culto? O sarebbe meglio sfruttare le nuove idee? A mio parere si tratta solo dell'ennesima strategia di mercato delle major per trasformare lo spettacolo del cinema, ma anche quello del piccolo schermo, in un mare di cose viste e riviste togliendo spazio per emergere alle idee originali e di nicchia. 

venerdì, aprile 15, 2016

Fuocoammare

    
Vincitore dell'Orso d'Oro alla Berlinale 2016, Fuocoammare è l'ultima fatica del regista Gianfranco Rosi. La prima domanda a cui dobbiamo provare a rispondere per analizzare quest'opera è che cos'è Fuocoammare? Partiamo da un punto fermo. Questo non è un film tradizionale. Per molti aspetti si avvicina alla narrazione da documentario, pur non avendo la struttura e la lunghezza per esserlo. Potremmo quasi dire che si tratta di un film alla Rosi, vista anche la sua precedente opera (Sacro Gra). Forse un film così reale da farsi vivo, oppure un documentario con una linea narrativa ben precisa. A parte il tentativo di inquadrarlo, non si può non constatare come tutto il racconto appaia privo di alcuna mediazione, una sorta immagine senza filtri, naturalmente tersa. Rosi racconta senza urlare, senza retorica, senza pregiudizi, quasi a dirci Io ti mostro cosa sta succedendo, sta a te aggiungere il resto. Se fosse una musica, l'alternanza delle pause sarebbe preponderante.
     Protagonista indiscussa della pellicola è senza ombra di dubbio Lampedusa, isola sulla quale il regista ha trascorso un interno anno per entrare in sintonia con ciò che si era ripromesso di raccontare. Il film si sviluppa seguendo due linee di narrazione ben distinte che si sfiorano continuamente, ma non si incontrano mai in modo diretto. Da una parte abbiamo la vita quotidiana di un bambino di Lampedusa, Samuele (di una spontaneità geniale!), incastonato in un epoca senza tempo e dall'altra le tragiche vicende dell'Africa che si protende per non affogare. L'unico punto in comune, è la figura del medico, Pietro Bartolo, vero ispiratore del film, che si prende cura di Samuele, ma deve fare i conti anche con gli arrivi senza sosta di uomini, donne e bambini stremati, collezionatori di disagi e malattie di ogni sorta, persone sull'orlo della morte e altre che hanno già varcato quella soglia. In tutto ciò, non ci vengono risparmiate immagini crude, pugni allo stomaco che non abbiamo il diritto di evitare.
    Adesso veniamo al titolo. Innanzitutto è una canzone lampedusana, che Rosi introduce come una delle richieste che vengo fatte alla radio di paese. Ma è soprattutto attraverso il racconto di un'anziana signora che la locuzione fuocoammare, ci viene svelata. Ricorda infatti i tempi di guerra, quei momenti in cui il mare e il cielo, nel loro punto di incontro, si facevano rossi a causa dei bombardamenti insistenti (Su tutti l'episodio della nave Maddalena, alla fonda davanti Lampedusa, bombardata assieme al porto nel 1943). Chi focu a mmari ca c’è stasira! Immagine che si ripropone sul finale, questa volta per giochi di luce naturali, che sembrano lasciarci un retrogusto di medesima tragedia, di bombe senza bombe, di guerra senza guerra.

lunedì, aprile 11, 2016

Eventi Prudenti: 'Il sindaco pescatore' all'Auditorium comunale di Adelfia.

Ieri sera presso l'Auditorium Comunale di Adelfia (Bari), si è tenuto lo spettacolo di prosa "Il sindaco pescatore", con la regia di Enrico Maria Lamanna, con protagonista Ettore Bassi nei panni di Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica ucciso nel 2010. 
Tratto dall'onimo libro di Dario Vassallo, lo spettacolo racconta la vita politica, ma non solo, di Vassallo, che da pescatore diventa sindaco, per il suo desiderio di cambiare le cose, anche in una piccola comunità, anche un po' alla volta, anche, solo, a piccoli passi.
Basta credere in ciò che si fa, e si può ottenere ciò che si vuole, si può ottenere il cambiamento.
La rappresentazione, che vede come unico protagonista uno straordinario Ettore Bassi nei panni del "sindaco pescatore", vede la partecipazione di alcune voci fuori campo, tra cui quelle di Sebastiano Somma e Pino Ammendola, e di alcuni ragazzi sul palco, che rappresentano un po' i giovani di Pollica, e la sua speranza. Le musiche originali sono state composte da Pino Donaggio.
Bassi, probabilmente nella sua interpretazione migliore, da vita al personaggio di Vassallo, raccontando la sua vera storia, in prima persona, pochi minuti di spirare, in quei 30 secondi prima che il suo ignoto assassino spinga il grilletto, e faccia fuoco su di lui, con quei nove colpi mortali.
Nonostante il momento in cui tutto questo sta accadendo, nella sua mente il personaggio ha la lucidità di spiegare al suo assassino perché il chiamarlo "sindaco di merda" e ucciderlo non abbiamo una vera ragione, e con molta spensieratezza racconta tutto ciò di buono che ha fatto nella sua vita politica, rimboccandosi le mani, senza mai paura di sporcarsi, sia fisicamente che moralmente.
E così Angelo ci racconta del coraggio di suo padre, il "collega", che aveva sfidato da bambino un delinquente pur di riavere il suo pallone, ci parla di come il richiamo del mare fosse troppo forte, e da una piccola imbarcazione lui e i suoi fratelli sono arrivate a averne tre, di cui l'ultima fatta apposta per loro, lavorando sempre senza sosta, ci racconta di come il richiamo politico fosse inevitabile, non per denaro, ma perché lui di vedere il potenziale del suo paese non ne poteva più. 
Una serie di aneddoti che mostrano un uomo nella sua interezza, un politico ma un pescatore, un marito e un funzionario dello stato, un animo buono ma a cui non importava inimicarsi nessuno, purché la sua terra prosperasse e progredisse. Un uomo tutto d'un pezzo, ma sempre disposto a aiutare tutti. 
L'attore barese riesce a spiegarci tutto con una tale semplicità disarmante da non permetterci mai di staccare gli occhi da lui per tutta la durata dello spettacolo. Un personaggio molto sentito da Bassi, come dimostrano il sentimento e la bravura che trasmette in ogni battuta, in ogni attimo del racconto, fino a quel momento di commozione finale per i lunghi applausi del pubblico, che lui dedica a Vassallo, un vero eroe moderno, che ha portato in un posto fino a allora dimenticato, provvedimenti poi attuati in tante altre città.
Uno spettacolo lineare, pulito, senza distrazioni, che cattura il pubblico, per l'efficacia del testo e la bravura del protagonista. Brillano di luce propria alcuni momenti, come il racconto divertente del depuratore (che mostrano un sindaco al servizio del cittadino nel vero senso della parola), o il brano tratto da "Il vecchio e il mare" di Ernest Hemingway, e infine il momento in cui il più piccolo dei ragazzi sul palco indossa la fascia da sindaco.
Lo spettacolo si chiude con la morte del protagonista, che rimane disarmato dall'assenza dei suoi concittadini in un momento come quello, e con il suo viaggio verso una nuova vita, rivestendo i panni del pescatore, e riponendo la fiducia nei giovani. Un messaggio di speranza quindi, perché quello che Angelo ha fatto non verrà di certo dimenticato, e anche se lui non c'è più, tutte le piccole comunità dovrebbero prendere esempio da quello che ha fatto lui, perché nella legalità c'è sempre la strada che porta a una rinascita.

Ma chi era Angelo Vassallo?
Angelo Vassallo è stato sindaco di Pollica, località in provincia di Salerno, per tre mandati. Oltre alla carica di sindaco, ricopriva anche quella di presidente della Comunità del parco, organo consultivo e propositivo dell’ente Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano ed era stato Presidente della Comunità Montana Alento Monte Stella. Era inoltre vicepresidente delle ‘Città slow’, aderenti al manifesto dell’associazione Slow Food ed era stato Presidente delle 'Città Slow' nel mondo.
Nel 2009 Angelo Vassallo si è fatto promotore della proposta di inclusione della dieta mediterranea tra i Patrimoni orali e immateriali dell’umanità. La proposta è stata accolta dall’UNESCO il 16 novembre 2010, a Nairobi. La delegazione del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, presente in Kenya per la proclamazione, ha dedicato il riconoscimento alla figura del suo promotore. Vassallo ha poi fondato il “Centro studi per la Dieta Mediterranea”. Il centro ha sede nel castello dei principi Capano di Pollica.
Vassallo era noto come il sindaco pescatore, per il suo passato di pescatore e per l’amore per il mare e la terra, che nella sua attività di amministratore lo aveva sempre guidato. Tra le opere che vanno ricordate non può mancare il “Museo vivo del mare”, istituito nella frazione di Pioppi, presso il castello di Vinciprova.
Ambientalista convinto, amato dai suoi concittadini, viene ricordato anche per le sue ordinanze singolari. Nel gennaio 2010 firma un’ordinanza che prevede una multa fino a mille euro per chi viene sorpreso a gettare a terra cenere e mozziconi di sigarette. Esempio di rigore nel rispetto della legge, con modi severi e fermi, che però permettono di mantenere intatta la bellezza di uno dei comuni più caratteristici del Cilento.
Angelo Vassallo ha travasato il suo amore per il mare, nelle buone pratiche di una bella politica. Ciò ha portato le acque di Pollica ad essere le più premiate, negli anni, con le 5 vele – massimo riconoscimento - della Bandiera Blu di Legambiente e Touring club. L’eredità di Angelo Vassallo ha consentito di proclamare Pollica, anche per il 2011, regina d’Italia, unica nella penisola a ricevere le prestigiose 5 vele.
La sera del 5 settembre 2010, mentre rincasava alla guida della sua auto, Angelo Vassallo è stato barbaramente ucciso, per mano di uno o più attentatori. I suoi assassini sono ancora ignoti.
Angelo Vassallo viene ricordato ogni anno il 21 marzo nella Giornata della Memoria e dell’impegno di ‘Libera’, associazioni, nomi e numeri contro le mafie.

Per altre info sulla stagione teatrale e altre attività:
Auditorium comunale
Adelfia (Bari)
Corso Umberto I, 119,
tel. 080-4597455

domenica, aprile 10, 2016

Football e granturco: Damariscotta e il borgo marinaro [IV]


Damariscotta è un comune statunitense dello stato del Maine, sito nella Contea di Lincoln.
Damariscotta è un'estrema corruzione del termine algonchino "Madamescontee", che significa "località con abbondanza di alose" (un genere di pesci della famiglia Clupeidae, cui appartengono anche aringhe e sardine), che scelgono il lago di Damariscotta per la riproduzione.


La zona fu una volta abitata dai Wawenock (o Walinakiak, che significa "Popolo delle baie") che lasciarono cumuli di gusci di ostriche vecchi di 2500 anni lungo le rive del fiume Damariscotta. Tali cumuli di "spazzatura antica" sono oggi considerati luoghi storici.
La terra divenne parte del Pemaquid Patent, garantita dal Consiglio di Plymouth nel 1631 a Robert Aldsworth e Gyles Elbridge, mercanti provenienti da Bristol, in Inghilterra. A Pemaquid (oggi Bristol). Essi eressero un forte ed un centro commerciale.
Alcuni coloni risalirono il fiume dal villaggio di Pemaquid verso il 1640 per sistemarsi ove ora si trova Damariscotta, ma l'insediamento fu attaccato nel 1676 durante la guerra di Re Filippo e gli abitanti massacrati o costretti a fuggire. Tentativi di ricostruzione si alternarono durante le guerre Franco-Indiane. La provincia della Baia del Massachusetts costruì Fort William Henry a Pemaquid nel 1692, ma questo venne distrutto nel 1696. Fu rimpiazzato da Fort Frederick, nel 1729, che resistette con successo ai due attacchi finali, ma fu demolito durante la guerra di indipendenza americana, per impedirne l'occupazione da parte britannica. Con la pace infine, Damariscotta crebbe come centro commerciale. Esso divenne una municipalità indipendente il 15 marzo 1848, staccandosi da Bristol e da Nobleboro.


Le prime industrie comprendevano segherie, una fabbrica di fiammiferi ed una conceria. Lungo il fiume si stabilirono numerose fabbriche di laterizi, che fornirono gran parte dei mattoni destinati alle costruzioni intorno alla Back Bay di Boston. Ma fu la cantieristica navale che diede la prosperità a Damariscotta nel XIX secolo allorché nei cantieri della località vennero lanciati i Clipper. Durante quel periodo furono eretti numerosi edifici, fini esempi di stile federale, neogreco e neorinascimentale italiano, dando al vecchio porto un fascino particolare che ogni estate attrae frotte di turisti.


La foce del fiume Damariscotta è la Gran Baia Salata, che è l'area più settentrionale del Nordamerica per l'accoppiamento dei granchi a ferro di cavallo e la prima area marina protetta dello Stato.


mercoledì, aprile 06, 2016

La brezza del vento

Sii come una foglia catturata dal vento,
liberati di ogni schiavitù
e
vola di posto in posto.

Sii come una farfalla,
posati su ogni fiore
catturane l'essenza.

Vivi di colori 
e magie.
Di suoni e
poesie.

Lasciati guidare dal vento...



domenica, aprile 03, 2016

CinePrudence: Perfetti Sconosciuti

Perfetti Sconosciuti
Italia 2016 | Genere: Commedia | durata 97'
Regia di Paolo Genovese
Con Giuseppe Battiston, Anna Foglietta, Marco Giallini, Edoardo Leo, Valerio Mastandrea, Alba Rohrwacher, Kasia Smutniak
Durante una cena, un gruppo di amici decide di fare una specie di gioco della verità mettendo i loro cellulari sul tavolo. Per la durata della cena, messaggi e telefonate sono condivisi tra loro, mettendo a conoscenza l'un l'altro dei propri segreti più profondi...

Begli quelli orecchini! Sono nuovi?”

Amici, nel senso stretto della parola a 360 gradi, o perfetti sconosciuti?
Questo è il senso del titolo, ma anche del film di Paolo Genovese, che nelle ultime settimane ha invaso le sale italiane, aprendo un grosso dibattito tra gli spettatori. Meglio vivere una vita come amici, perfetti sconosciuti, o vivere alla luce del sole ogni singola sbavatura, bella e brutta, della propria vita personale e di coppia?
Perché in realtà ognuno di noi ha i propri scheletri nell’armadio, e anche chi può vantare un robusto e consolidato gruppo di amici al suo interno ha sicuramente dei segreti che non confessa a nessuno di loro, per paura di essere giudicati o semplicemente perché sa di non condurre una vita chiara e pulita, cercando soddisfazione all’esterno della propria relazione.
C’è chi non sentendosi amata dal marito, o respinta cerca consolazione in una chat erotica giocando con un altro uomo, ma ponendosi come regola di non vedersi e non incontrarsi, sebbene ci sia un forte desiderio che attanaglia entrambi gli amanti.
C’è chi, invece, all’interno della stessa coppia, non riuscendo più a trovare uno stimolo sessuale con la propria moglie, si cimenta anche lui a giocare nelle chat erotiche facendosi inviare ogni sera una foto hot da qualche amichetta.
A monte di questo disagio di coppia c’è sicuramente un problema interno che i due partner non hanno affrontato e assimilato pienamente portando la loro relazione a questo punto.
C’è chi invece si cimenta in una duplice, o perché no triplice, relazione amorosa, sposandosi con una donna, mentre ne frequenta un’altra sposata e nel contempo sta per diventare padre di una terza donna. Ovviamente tutte incastonate perfettamente tra di loro, dove due donne su tre sono all’oscuro dell’esistenza delle altre.
E infine, un tasto dolente che ancora oggi è sicuramente il cancro della società moderna: la paura di fare outing, davanti ai migliori amici. C’è chi si sente offeso di avere un amico gay, perché a detta di alcuni “Avrebbe dovuto dirlo prima di fare alcune cose!”, c’è chi invece lo accetta con indifferenza e senza commentare. Ovviamente le varie reazioni sono commisurate anche al grado di cultura della persona con cui ci si rapporta.
Infine c’è chi ha solo qualche piccolo segreto, una bugia bianca se la si vuole chiamare così, che serve solo da ancora per aiutare quella che è la propria relazione amorosa in difficoltà.

Le dinamiche e gli scenari sono molteplici con diversi risvolti, soprattutto per come si rapporta la gente nel momento in cui si scopre la verità su un amico o su un partner che si pensava di conoscere. Perché si è si amici, ma non così tanto e così intimi, da doversi dire tutto.

La domanda che lo spettatore si pone alla fine del film è, ma il gioco che era stato proposto all’inizio è stato fatto o no, o quello che vediamo sono i risultati della verità venuta fuori da questo gioco, e il finale mostratoci è una finzione alternativa nella quale ognuno continua a vivere nella propria menzogna, ingoiando anche quelle che sono le verità più evidenti?
Le scene finali sono una sintesi di alcuni indizi lanciati all’inizio della pellicola dove in realtà l’unica persona che sembrava avere dei segreti, ma in realtà non ne aveva, sapendo a cosa si andava incontro facendo questo gioco ha tentato di dissuadere fino all’ultimo tutti dal farlo, poiché, infondo, sapeva che anche la persona che gli stava accanto da tutta una vita nascondeva una relazione con uno dei suoi migliori amici.

Il castello abbandonato di Château de la Mothe-Chandeniers


Il Château de la Mothe-Chandeniers è un edificio medievale che si trova nel bel mezzo di un grande bosco nei pressi del paese di Les Trois-Moutiers, nella regione di Poitou-Charentes, in Francia. Il castello risale al XIII secolo, quando era la roccaforte della famiglia Bauçay, dipendente direttamente dal Re di Francia. Durante il Medioevo fu conquistato per ben 2 volte dagli inglesi, per poi divenire uno dei luoghi più celebri per le sue sontuose feste e vasti ricevimenti. Durante la Rivoluzione Francese fu saccheggiato e abbandonato, ma all’inizio del XIX Secolo fu restaurato e ampliato sino a che, nel 1870, venne ricostruito per assomigliare allo stile romantico dei castelli della Valle della Loira. Intorno al 1870 appunto inizio' una ricostruzione massiccia nel gusto romantico, del quale Ludovico II di Baviera era il modello. Questa ricostruzione trasformò il castello dato che l' architetto inglese responsabile per il lavoro si ispirava ai castelli della Loira. In effetti, il castello è ancora circondato da acqua.

image host image host image host image host image host image host image host image host image host image host

Ma il 13 marzo 1932, mentre il barone Robert Lejeune aveva appena fatto installare il riscaldamento centrale, un violento incendio e' scoppiato. I vigili del fuoco provenienti da tutta la regione non sono stati in grado di evitare il disastro. Solo la cappella, la colombaia e gli annessi sono stati risparmiati.
Le perdite sono notevoli si parla in quantità di "diversi milioni", secondo i giornali che raccontano la notizia. Le Figaro nella sua edizione del 14 marzo, lamenta della " distruzione della ricchezza ", una biblioteca di libri rari, arazzi di Gobelins, mobili antichi e preziosi dipinti."
Nel 1963, dopo la guerra d'Algeria, l'industriale in pensione Jules Cavroy acquistò la tenuta (2000 ettari di cui 1.200 foresta di terreni agricoli e 800) alla vedova del barone Lejeune. Dei Rimpatriati dall'Algeria sfruttano le terre de la Mothe (550 ettari intorno alle rovine del castello), che figura come progetto pilota, si apprende in una memoria storica.
Nei primi anni ottanta, il Crédit Lyonnais ha acquistato il legno prima di venderli in lotti differenti e diversi proprietari. Questa zona è stata lasciata abbandonata per molti anni, ed è il motivo per cui la natura ha preso i suoi diritti gloriosamente su ogni parte. I boschi della proprietà ospiterà un Center Parcs nelle vicinanze.
Oggi il castello è uno dei luoghi preferiti dagli Urbex francesi (e non solo) che vogliono addentrarsi all’interno di un luogo così carico di storia per immortalarne la decadente bellezza.