venerdì, febbraio 09, 2018

Castelli di Puglia: Gioia del Colle, tra regine senza corona e set cinematografici.


Il castello di Gioia del Colle non è come gli altri castelli di Federico II. Lucera, Manfredonia, Trani, Bari, Brindisi, Castel del Monte svettano fuori dalle città. In quelle marinare difendono i porti; in quelle interne dominano la vista dai punti più elevati. Solo a Gioia, come scrisse lo studioso germanico Kohlrausch, “una solida, ben costruita fortezza si innalza immediatamente e diremo quasi improvvisa, impreveduta fra le case della città”.
Anche qui si ritrova la consueta pianta, col cortile squadrato dalle quattro torri agli angoli. Il cortile di un antico convento, perché in origine questo castello fu un chiostro e lo fu per ben cento anni. Poi un giorno Federico, al ritorno della sua strana crociata imbelle in Terrasanta, sbarcò nei pressi di Ostuni e con la sua solita nutrita corte si rifugiò nei pressi di Gioa del Colle.
Bisognava rendere gradevole la sosta all'harem di donne saracene, ai maghi, ai poeti, agli astronomi, agli architetti e via dicendo che lo seguivano in tutti i suoi spostamenti.
Così il rude castello normanno sorto per primo sul convento fu riformato e abbellito, coerente con una concezione della vita che non ne disdegnava affatto gli aspetti più piacevoli.
Questo però non è stato l'unico momento della costruzione degno di nota. Il castello è detto il più tedesco tra quelli di Federico per certi dettagli artistici, come le finestre incorniciate di marmo, che fanno pensare alla chiesa di Notre Dame de Sion a Colonia. Poi la felice fusione fra culture e stili lontani e che tuttavia si armonizzano: ad esempio l'arte araba e quella occidentale gotica, come le due facce della personalità di Federico.
Sale e appartamenti confluiscono e si affacciano sull'ampia corte, prendendo aria e luce da monofore, bifore e trifore. Tra gotico e islamico si erge la leggiadra sala del trono, cuore del castello. Sotto la sala del forno c'era l'antica prigione, un triste e buio sotterraneo nel quale chi vi veniva rinchiuso non resisteva a lungo. Su una parete sono scolpite due rotondità, che secondo la leggenda riproducono i seni di Bianca Lancia, amante di Federico II di Svevia, spesso chiamata la regina senza corona. Stando alla medesima leggenda, l'imperatrice partorì Manfredi, avuto dalla relazione con Federico II di Svevia, nelle prigioni del castello. Questi ambienti sono situati alla base della Torre dell’Imperatrice. Federico II e Bianca Lancia d'Agliano si conobbero nel 1225 pochi mesi dopo l’infelice matrimonio tra l’imperatore e Jolanda di Brienne, e condussero una relazione dalla quale nacque Manfredi di Sicilia, che erediterà il trono di Sicilia. Dopo aver partorito, a causa dell’offesa arrecatale da Federico, Bianca Lancia si uccise con un pugnale dopo essersi recisi i seni (da qui le due rotondità sulla parete del sotterraneo), che mandò all’imperatore su un vassoio assieme al neonato Manfredi. Si tramanda che il suo corpo fu tumulato nella prigione, ma nessuna tomba è stata mai trovata.
 L'esterno riprende più la tetra prigione che gli accoglienti interni, grige si stagliano le pesanti muragle. Esistono 1000 ingressi, anche se i più importanti sono solo tre: il principale è costituito da un ampio portale situato sul lato Ovest, un secondo è poco più di una porta sul lato Sud. Entrambi sono sormontati da una corona di bugnati a raggiera. Caditoie a due canne incombono al di sopra degli ingressi. Un terzo ingresso è stato recentemente portato alla luce attraverso la cortina Nord.
Nel 1964 Pier Paolo Pasolini scelse il castello per girare due sequenze per il film "Il Vangelo secondo Matteo", la reggia di Erode e la danza di Salomè, che si svolse nell'ala nord della corte dell'edificio, mentre nel 2014 il regista Matteo Garrone nel 2014 ha girato nel castello alcune scene del film "Il racconto dei racconti" , tratto dalla raccolta di fiabe Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile
Il castello di Gioia ospita al piano terra il Museo archeologico nazionale che raccoglie soprattutto i reperti di Monte Sannace.

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Oleh